Autodesk e le nuove frontiere del Building Information Modeling

di Renzo Zonin ♦︎ La multinazionale ha ampliato la piattaforma cloud per il Bim - progettazione con inserimento dell’informazione direttamente sul modello di progetto - con tre nuove applicazioni. Obiettivo: centralizzazione della gestione dei dati in tutte le fasi della progettazione. I vantaggi? Sui tempi di realizzazione, sulla riduzione degli errori, sulla tracciabilità. Ne parliamo con Arianna Plutino, Cloud Product Specialist Autodesk

||Autodesk Fusion 360

Sebbene si tratti di una tecnologia relativamente recente, la progettazione BIM (Building Information Modeling) ha già dato ampia prova dei vantaggi concreti connessi con il suo utilizzo. E questo vale particolarmente per la gestione di progetti di grandi dimensioni, nei quali il controllo manuale dei dati di progetto e delle fasi di lavorazione comporta inevitabilmente tempi lunghi, elevata possibilità di errori e grande dispendio di energie per tenere allineate tutte le persone coinvolte. L’evoluzione naturale delle piattaforme di condivisione è il passaggio dal networking locale al cloud, e le soluzioni Cloud di Autodesk sono appunto inserite nell’ambito della piattaforma unificata Autodesk Construction Cloud (ACC), nata per integrare strettamente progetto e workflow. Della piattaforma unificata fanno anche parte le offerte Autodesk Build e Autodesk Takeoff, dedicate rispettivamente alla gestione della costruzione delle opere edilizie e alla quantificazione dei materiali necessari.

Le aggiunte più recenti alle offerte Cloud di Autodesk riguardano in particolare i software BIM Collaborate e BIM Collaborate Pro. BIM Collaborate è un software in cloud di collaborazione e coordinamento della progettazione, che consente ai team di restare in contatto per sviluppare l’idea progettuale e creare modelli realizzabili di elevata qualità con un’unica piattaforma. Consente di gestire al meglio i documenti relativi al progetto, garantendo accesso ai dati in qualsiasi momento tramite un semplice browser, anche da dispositivi mobile. Esso permette il monitoraggio dell’avanzamento del progetto, consente di prendere decisioni più consapevoli (grazie alla disponibilità di informazioni dettagliate) e rende possibile la valutazione dell’edificabilità grazie al rilevamento automatico delle interferenze.







BIM Collaborate Pro, già BIM 360 Design, è destinato a team che creano progetti in collaborazione, e aggiunge funzionalità di collaborazione in cloud per creare modelli, grazie all’inclusione di Revit Cloud Worksharing, Collaboration for Civil 3D e Collaboration for Plant 3D. Abbiamo parlato dell’utilizzo del cloud in un workflow BIM, e dei vandesigtaggi dati da questi software con Arianna Plutino, cloud product specialist Autodesk.

 

Il BIM, secondo Autodesk

Arianna Plutino, cloud product specialist Autodesk

Per cominciare, la prima cosa da capire è cosa è il BIM per Autodesk. «Il BIM è una metodologia di progettazione che prevede l’inserimento dell’informazione direttamente sul modello di progetto. Il modello 3D aiuta nella comprensione dell’informazione, del dato che viene inserito. Questo perché nel modello bidimensionale il dato non è completo, in quanto mancano le informazioni della terza dimensione, mentre nel modello 3D l’informazione geometrica è completa e al suo interno si possono inserire anche dati provenienti ad esempio dalle proprietà dei materiali, al colore, fornitore eccetera». Ma quindi un progetto in BIM per l’edilizia è qualcosa di simile al digital twin nella progettazione meccanica? «Il digital twin è il risultato di un corretto inserimento di dati in un modello virtuale. Noi passiamo da un mondo bidimensionale, quello classico del CAD, a un mondo tridimensionale ricco di informazioni. Più vengono inserite informazioni complesse, più vengono riportate informazioni relative al ciclo di vita dell’opera. Così il nostro modello diventa un gemello digitale, in quanto sempre più aderente alla realtà del costruito».

Facciamo un esempio di come si procedeva prima e come si lavora oggi? «Con la procedura “classica” di progettazione, tipicamente parto da un concept design, nel quale mostro il mio intento progettuale. Successivamente vado a lavorare su quella che è la definizione di un progetto preliminare, con le caratteristiche geometriche di massima che deve avere per poter essere realizzabile , e passo infine a un progetto di cantiere che segue e ricalca i momenti della costruzione stessa. Una volta che ho concluso il cantiere ho il mio edificio, chiavi in mano. In questa procedura, i dati vengono gestiti per silos separati senza mai essere integrati tra le differenti fasi. Ma cosa succede nel momento in cui abbiamo un BIM con il quale creare il gemello digitale? Tutti questi dati provenienti dalle differenti fasi vengono inseriti all’interno del mio modello digitale, che cresce nel contenuto di informazioni tanto quanto cresce l’edificio stesso. Quindi quando alla fine si danno le chiavi dell’edificio al committente, non si consegnerà la struttura e i documenti cartacei relativi totalmente sconnessi, ma un modello digitale contenente le informazioni per il mantenimento dell’opera nel tempo».

E questi dati continueranno a essere aggiornati durante la “vita” dell’edificio? «Assolutamente sì, noi arriviamo al giorno zero, la consegna dell’opera, con una serie di dati già inseriti, poi questi dati verranno aggiornati nel tempo a seconda dello stato dell’edificio stesso. Se cambiamo un colore, un materiale, un elemento, facciamo una manutenzione, ovviamente possiamo andare a inserire il nuovo dato nel gemello digitale e avremo le informazione aggiornate».

 

Gli strumenti di lavoro per i progetti in BIM

I software per la produzione del modello sono quelli che costituiscono la AEC Collection di Autodesk, che comprende Revit, Civil 3D, Robot, Plan 3D che aiuta nel MEP design

Che software si usano per inserire questi dati in quello che altrimenti è ancora un disegno, anche se in forma digitale? «I software per la produzione del modello sono quelli che costituiscono la AEC Collection di Autodesk, che comprende Revit, Civil 3D, Robot, Plan 3D che aiuta nel MEP design. E poi ci sono tutti i software di gestione dell’informazione, perché una volta prodotta, l’informazione va analizzata e gestita. E questi sono i software di collaborazione cloud dell’Autodesk Construction Cloud, che è la piattaforma nella quale si analizzano i dati provenienti da tutte le fasi del nostro progetto».

Il modello virtuale dell’edificio vive di vita propria? O viene passato da un programma all’altro mano a mano che il progetto procede? «In realtà Autodesk ha creato la piattaforma di collaborazione proprio per centralizzare il dato, per evitare che ci siano questi silos di informazioni stagnanti che vengono utilizzate nelle differenti fasi di lavoro. È vero che la produzione del dato passa per differenti software, ma è anche vero che l’accesso al dato passa da un’unica piattaforma. Quindi accedere alla piattaforma è più semplice e immediato, mentre le varie fasi del progetto vengono gestite da software differenti. È simile al concetto dello smartphone: non abbiamo una sola applicazione, ma tante app che ci aiutano, ciascuna per le proprie caratteristiche, mentre usiamo il telefono, ma il tutto avviene su un unico device che ci permette di accedere ai dati».

 

I nuovi software della Autodesk Construction

Quindi i software della Autodesk Construction possono vedere il modello di dati e aggiungere la loro parte di dati. Come funziona invece la nuova offerta di software Cloud di Autodesk, con BIM Collaborate e BIM Collaborate Pro? «Questi software fanno parte della piattaforma Autodesk Construction Cloud. È la piattaforma che permette di analizzare, collezionare e accedere più facilmente ai dati di progetto. Se la creazione del dato e del modello passa sempre dai software della AEC Collection (Revit, Civil 3D eccetera), l’analisi del dato avviene all’interno della piattaforma cloud, tramite differenti tool che aiutano sia nell’analisi sia nella reportistica. Quando si producono molti dati, per analizzarli bisogna metterli in ordine, ed è proprio questo che fa la nostra piattaforma: mette i dati in ordine a seconda della specifica lavorazione. Le offerte BIM Collaborate e BIM Collaborate Pro sono piattaforme che servono nella gestione del dato, e svolgono compiti come l’immagazzinamento, la gestione dei flussi di approvazione, la gestione anche visuale dei dati stessi, con il controllo delle interferenze e delle sovrapposizioni delle fasi di progetto. BIM Collaborate Pro in particolare è un software molto avanzato che permette di collaborare su un modello direttamente online. Ciò significa che tutti gli attori facenti parte di un progetto, che sia Revit o Civil 3d o Plant 3D, possono partecipare allo stesso progetto online. È come avere una maquette sul web e tutte le persone che devono lavorarci possono farlo accedendo direttamente al modello, senza aspettare che l’altra persona abbia terminato il suo lavoro. Il beneficio che questo produce è che possiamo vedere in tempo reale cosa stanno facendo i nostri colleghi, cosa che non si può fare con un sistema tradizionale con trasmissione dei dati. Ad esempio posso lavorare sul progetto di un edificio qui a Milano e nello stesso momento un collega a New York può intervenire sullo stesso progetto sapendo in tempo reale quali modifiche sto apportando. E questo fin dalle primissime fasi della progettazione».

Questi software permettono di aiutare nella gestione della parte burocratica? «Sì, aiutano moltissimo nella gestione della burocrazia. Si può tenere traccia di cosa viene fatto, depennare i compiti conclusi, sapere cosa viene inviato, cosa viene recepito. Aiutano nella parte gestionale della burocrazia e amministrazione di progetto. Sfortunatamente non riducono il numero di documenti da preparare, che sono necessari alla buona riuscita del progetto, ma ci aiutano a tenerne traccia, a non duplicarli, o a non doverli inviare tante volte alle stesse persone perché si perdono le mail. C’è una tracciabilità all’interno della piattaforma che ci permette di sapere quando un documento è stato inviato, recepito, controllato, accettato e approvato, e quindi posso procedere con le altre procedure burocratiche che mi porteranno alla fine del progetto».

 

BIM Collaborate Pro è destinato a team che creano progetti in collaborazione, e aggiunge funzionalità di collaborazione in cloud per creare modelli, grazie all’inclusione di Revit Cloud Worksharing, Collaboration for Civil 3D e Collaboration for Plant 3D. Ma come funziona?

 

I vantaggi del BIM in cloud

BIM Collaborate Pro in particolare è un software molto avanzato che permette di collaborare su un modello direttamente on line. Ciò significa che tutti gli attori facenti parte di un progetto, che sia Revit o Civil 3d o Plant 3D, possono partecipare allo stesso progetto online

Quali sono gli altri vantaggi dell’uso di un tool di questo tipo ? «Il vantaggio principale, oltre alla tracciabilità di che cosa viene prodotto, e di avere uno spazio illimitato nel quale inserire i dati e, il beneficio più grande, è che non si creano dei silos di dati per indirizzo, bensì il dato diventa utile e necessario per le fasi successive a quella in cui ci troviamo. Nel metodo tradizionale, se sono un architetto e sto progettando, nel momento in cui il progetto passa all’ingegnere io passo una quantità di dati che secondo me sono utili per il suo lavoro, ma poi l’ingegnere magari li scarta e ne produce altri dei quali non ho visibilità, quindi si creano silos di informazioni dove ciascuno sta producendo qualcosa e nessuno sa cosa stanno facendo gli altri. In un sistema di gestione del dato, se io architetto metto la mia produzione online, l’ingegnere che viene dopo di me potrà andare a vedere tutto quello che produco in tempo reale. Quindi non si duplica il lavoro e si ha maggiore efficacia».

Quindi si possono eliminare tutti quei passaggi avanti e indietro che succedono se viene fatta una variante che mi costringe a modificare a mia volta il lavoro già fatto eccetera? «Diciamo che ora queste procedure di modifica possono essere fatte in tempo reale. L’architetto farà sempre il suo mestiere, così come l’ingegnere; ma se quest’ultimo modifica un pilastro, oggi si perdono un paio di giorni per avere i dati modificati e provvedere ad aggiornare il progetto, mentre con questo sistema di gestione del dato la modifica è visibile in tempo reale e quindi l’architetto può intervenire subito o comunque prendere decisioni sulla prosecuzione del progetto sulla base di informazioni aggiornate. Questo è possibile in tutte le fasi del progetto, e quindi è possibile far convergere e utilizzare in tempo reale anche dati che arrivano da altre sorgenti».

Un esempio interessante visto durante un seminario Autodesk mostrava un progetto di capannone industriale: mentre il team di costruzione si occupava dei dettagli dell’edificio, un altro team utilizzava il modello 3D della costruzione per inserire virtualmente i macchinari delle linee di produzione, in modo da poter procedere con i test di dimensionamento e di ergonomia prima ancora di posare la prima pietra. I modelli delle linee di produzione, tra l’altro, erano in parte dei veri e propri gemelli digitali dei macchinari, cioè progetti CAD forniti dal produttore della linea, e in parte, dove non era disponibile il digital twin, si trattava di rilievi fotogrammetrici tridimensionali di un macchinario identico installato in un altro capannone. Questo era reso possibile dal fatto che la piattaforma Autodesk di gestione è agnostica rispetto al dato che viene inserito, e si comporta come una sorta di “digestore” di informazioni, capace di organizzare tutti i dati a seconda della fase di progetto nella quale ci troviamo. «La piattaforma gestisce il dato, se poi esso è prodotto con sistemi di rilevazione laser scanner, o da sistemi di progettazione che arrivano da un ambiente manifatturiero, non importa. Quello che mi interessa è avere l’informazione corretta per prendere decisioni in maniera rapida su dati affidabili. Se ho un edificio che deve contenere una fabbrica, posso far sì che i due macro ambiti nei quali lavora principalmente Autodesk, quello dell’AEC (Architecture, Engeneering and Construction) e quello del D&M (Design & Manufacturing) convergano nello stesso progetto, anche se c’è una sovrapposizione di due mondi, si possono prendere decisioni migliori proprio perché i dati vengono analizzati usando un’unica piattaforma».

 

È possibile calcolare un ROI per questa piattaforma?

Questi software fanno parte della piattaforma Autodesk Construction Cloud. È la piattaforma che permette di analizzare, collezionare e accedere più facilmente ai dati di progetto

Ma al di là dei vantaggi operativi, è possibile avere un’idea del ROI che un’azienda può ottenere dall’adozione di una piattaforma BIM in cloud? Magari citando qualche caso specifico? «Abbiamo molti clienti che hanno ridotto tantissimo i tempi e quindi i costi. Ho un cliente che in Spagna ha ridotto i tempi nella soluzione di problematiche in cantiere del 75%. In pratica, se prima per risolvere un problema impiegava 10 giorni, oggi ci riesce in due, semplicemente usando la piattaforma. E dal punto di vista della progettazione abbiamo dei clienti che risparmiano fino all’80% del tempo di progettazione solo utilizzando una piattaforma condivisa. Quindi la piattaforma cloud porta un beneficio economico non indifferente sul workflow dei clienti».

Chi è il cliente tipo? È una piattaforma solo per grandi imprese o può essere adottata anche da piccole aziende di costruzioni? «È un software trasversale, può essere usato da tutte le aziende per la sua semplicità e l’accessibilità a livello economico. Sicuramente quelle che hanno il beneficio economico più rilevante sono le aziende più grandi, con molte persone. Le aziende più piccole hanno vantaggi soprattutto in termini di workflow e accesso ai dati». Tra l’altro, le piccole imprese di costruzioni potrebbero comunque ritrovarsi nella necessità di utilizzare la piattaforma quando, per esempio, agiscono da subcontractor in un progetto più grande gestito da un’azienda capocommessa che ha implementato il cloud Autodesk. «È l’idea alla base della collaborazione, non ci sono vincoli se voglio invitare un’altra azienda a partecipare al mio progetto. Con questi software possiamo usare gli stessi accessi, possiamo aprire l’accesso a compagnie esterne in modo che possano collaborare. L’importante è condividere per crescere».














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