Assolombarda: la crisi non fa calare la pressione fiscale su uffici e capannoni. Enorme la disparità della Tari fra differenti vari comuni

In nove anni di rilevazioni (2012- 2020), gli uffici hanno visto aumentare la pressione fiscale complessivamente dell’8,6%

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Nonostante la pandemia abbia dato un duro colpo a tutti i settori produttivi, la pressione fiscale su capannoni e uffici non accenna a diminuire, anzi, si rileva un leggero aumento (0,2%). Il Rapporto sulla fiscalità locale promosso da Assolombarda evidenza anche una significativa disparità tra l’imposizione della tassa dei rifiuti (Tari): dove l’imposizione è più forte sia gli uffici che i capannoni pagano 13 volte di più rispetto a quelli meno cari. Differenze che rischiano di costituire uno scollamento, nella competitività, anche tra imprese in territori limitrofi.

«Il tema della fiscalità locale è una delle leve di competitività grazie alle quali i nostri territori possono continuare ad essere attrattivi e facilitare la messa a terra delle risorse del Pnrr», ha dichiarato Alessandro Scarabelli, direttore generale di Assolombarda. «L’esistenza di forti disparità tra i territori, ad esempio per quel che riguarda l’imposizione della Tari, deve portare le amministrazioni locali a riflettere a vantaggio dell’attrattività del territorio e della competitività delle sue imprese. Da questo punto di vista un tema che vogliamo porre all’attenzione delle Amministrazioni Comunali è quello della detassazione, dal 2021, di tutte le superfici produttive dei capannoni industriali, compresi tutti i magazzini collegati a queste attività. Ci preoccupa, infatti, l’orientamento che l’Anci ha assunto recentemente sull’assoggettabilità alla Tari dei magazzini di prodotti finiti, orientamento che peraltro contraddice la posizione del Ministero della Transizione Ecologica e del Med. A questo riguardo quindi auspichiamo che le Amministrazioni locali seguano le indicazioni del Ministero, anche per evitare il possibile insorgere di lunghi e costosi contenziosi».







Ancora, se consideriamo, i nove anni della rilevazione 2012 – 2020, gli uffici hanno visto aumentare la pressione fiscale complessivamente dell’8,6%, pagando in media 615 euro in più: l’importo è, infatti, passato da 7.122 a 7.737 euro. Quasi della stessa intensità è stato l’incremento della pressione fiscale locale sui capannoni industriali pari al 8,4%: l’importo medio è passato da 36.581 a 39.671 euro. Il 2020 ha evidenziato un modestissimo scostamento medio rispetto al 2019 della tassa sui rifiuti per i capannoni (-0,4%) e una stabilità per gli uffici (0,0%). Dal 2012 la tassazione sui rifiuti è diminuita dello 0,1% per gli uffici e del 17,3% per i capannoni industriali.

Per quel che riguarda la TARI, fra le Amministrazioni dei territori di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia, nel 2020, sono stati registrati aumenti di oltre il 10% in 21 Comuni per gli uffici e in 18 per i capannoni industriali, mentre diminuzioni di oltre il 10% sono state osservate in 16 Comuni per gli uffici e in 21 per i capannoni. 

Complessivamente considerando tutte le imposte rilevate, i Comuni con il livello di pressione fiscale più alto sono quelli di grandi dimensioni e più vicini ai capoluoghi, soprattutto a Milano. Infatti, i primi cinque Comuni per carico fiscale complessivo sulle imprese (aggregando il dato di uffici e capannoni considerando tutte le imposte escluso gli oneri e l’Addizionale Irpef) sono MilanoSesto San GiovanniBollateRozzano Cologno Monzese. Anche i capoluoghi Monza Lodi si trovano in posizioni ad alta pressione fiscale: rispettivamente nella 7° e 10° posizione.














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