Assolombarda: industria 4.0, digitale, Recovery Fund chiavi per la ripartenza

di Chiara Volontè ♦︎ All’Assemblea Generale il presidente Spada ribadisce le priorità dell’Associazione delle imprese delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Pavia. Si punta su formazione tecnica, trasferimento tecnologico e semplificazione della burocrazia per uscire dalla crisi

Alessandro Spada, presidente Assolombarda

«Basta con la logica dell’emergenza: servono soluzioni strutturali, partiamo da tre priorità, da tre scelte chiare. In primo luogo, bisogna cambiare radicalmente una burocrazia che ostacola la competitività delle imprese e lo sviluppo del territorio. Un macigno che grava sul «fare». Il modello Genova, che ha consentito di ricostruire in poco più di un anno il ponte crollato invece che in dieci, deve essere la normalità. La seconda priorità: Industria 4.0. Quando una cosa funziona, va sostenuta e rafforzata. E oggi, Industria 4.0 va ripristinata nel suo ruolo di misura «dirompente», per accelerare il cambiamento che le aziende devono affrontare: non solo l’acquisto di macchinari nuovi e tecnologia più avanzata, ma anche una trasformazione dei processi di business, produttivi e gestionali. La terza priorità racchiude il senso dei prossimi anni: non possiamo perdere la grande occasione europea. Abbiamo una grande responsabilità: 209 miliardi per rilanciare il nostro territorio e tutto il Paese. 209 miliardi per dimostrare che l’Italia si lascia alle spalle l’epoca del «non fare». È la nostra occasione. Non sprechiamola. In questi tempi drammatici le nostre imprese e tutti i lavoratori hanno già fatto il loro piano di ripresa e di resilienza. Ora ci aspettano mesi altrettanto difficili e importanti, che richiedono tutta la nostra attenzione e tutto il nostro impegno».

Così Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda, espone le priorità dell’Associazione delle imprese delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Pavia durante la sua Relazione in occasione dell’Assemblea Generale 2020 all’Hangar di Linate. Un territorio che rappresenta una quota estremamente rilevante di valore economico per l’Italia: in una superficie pari ad appena il 2% del totale del Paese, si concentrano il 13% del PIL italiano (per un valore di 204 miliardi di euro) e il 13 % dell’export (per un valore di 63 miliardi di euro).







Per il numero uno dell’associazione di Via Pantano, la parola chiave per ricostruire è “fiducia”. Da qui, infatti, passa la creazione di un tessuto che funziona e diventa quindi un imperativo per tutti i soggetti coinvolti che, oltretutto, devono presentarsi coesi di fronte all’Europa, già in affanno prima del Coronavirus a causa delle crescenti tensioni tra Usa e Cina.

«Senza l’Europa – chiosa Spada – non avremmo la capacità per partecipare a un confronto mondiale che si gioca su scala sempre più ampia, nella demografia, nel commercio, nella tecnologia. Oggi, l’Italia ha buone ragioni per tornare a credere nel progetto europeo, per scommettere nella svolta degli ultimi mesi. Perché tra gli Stati membri è emersa una nuova consapevolezza: non si può uscire da una crisi di proporzioni inedite senza investimenti comuni, senza responsabilità condivise. Su questo, rispetto al passato, rispetto alla risposta deludente alla precedente recessione, a questa Commissione Europea va riconosciuto un cambio di passo. Questi mesi hanno dimostrato come non abbia senso minare il progetto europeo, o chiamarsi fuori da esso, mentre l’unica strada è esserne pienamente protagonisti. Il nostro futuro industriale passa per le priorità che l’Europa si è data a partire da quest’estate con il Recovery Fund. Infrastrutture, digitalizzazione, ammortizzatori sociali, scuola, sanità ed economia green, sono investimenti che non possiamo più rimandare. Per noi e per il Paese. L’approvazione del futuro quadro finanziario pluriennale e il nuovo programma Next Generation EU riconoscono l’ampiezza della sfida davanti a noi e ne indicano l’orizzonte: l’importanza di prendere le decisioni di oggi attraverso gli occhi della prossima generazione. Per questo, abbiamo in mente un’Europa che non sia timida, che passi rapidamente dai piani alle azioni, dalle buone intenzioni alla capacità di realizzazione. In questo percorso, non c’è e non può esserci un fossato tra Bruxelles e noi: noi siamo l’Europa. Dobbiamo avere una consapevolezza: i costi di quello che non facciamo oggi, si ritorceranno contro di noi domani. Quando, come imprese, ci troviamo davanti a un prestito a condizioni migliori di quelle del mercato, non perdiamo tempo: presentiamo un piano di investimento e prendiamo quel prestito. Questo è quello che occorre fare con il Mes, vista l’esigenza e l’urgenza che abbiamo nel nostro Paese di costruire la sanità del futuro».

Allo stesso tempo, per il numero uno di Assolombarda è il momento di guardare al futuro, con un impegno in prospettiva. L’Europa riuscirà a incidere sulla trasformazione digitale e sulla sostenibilità solo con un pieno coinvolgimento delle imprese, con un patto comune delle imprese europee. «Noi, imprese lombarde, – aggiunge Spada – dobbiamo abbracciare questo cambiamento, questo crescente impegno europeo per l’Italia.  Le risorse destinate al nostro Paese vanno utilizzate per trasformare la nostra società, per costruire l’economia del futuro, per generare crescita. Se non saremo capaci di farlo, saremo schiacciati dal debito. E per la prossima generazione dobbiamo chiederci: come prepariamo i giovani? Come mettiamo le persone in condizione di esprimere al meglio il loro potenziale? La base per fare questo è la formazione: la migliore infrastruttura sociale. Questo è quello che deve tenerci svegli la notte. Il rapporto delle imprese con la scuola e le università è una delle nostre priorità più importanti.  In questi mesi abbiamo rafforzato le collaborazioni delle aziende sulla formazione, in particolare negli ITS, anche facendo tesoro delle migliori esperienze europee. La formazione tecnica non è di serie B. Al contrario, è uno dei tasselli su cui puntare per la ripartenza del manifatturiero all’insegna dell’innovazione. Puntare sulla prossima generazione vuol dire liberare una volta per tutte il principale potenziale inespresso della nostra società. Quello delle donne: nel lavoro, nella carriera, ai vertici del management. Quello dei giovani, che deve essere al centro della nostra idea di società. Non possiamo tenere le nostre migliori risorse in panchina».

La Lombardia è ovviamente in pole position per quanto riguarda l’innovazione e la formazione, così come per gli investimenti in ricerca e sviluppo, in cui concentra il 21% della spesa nazionale. Anche i brevetti sono un punto di forza: 1.493 sono stati depositati nel 2019, il 34% del totale italiano. Ma il fulcro dell’intervento di Spada continua a essere la spesa pubblica saggia, quella che porta occupazione e che consente di migliorare la ricchezza procapite. Da questo punto di vista sono ancora tante le opere incompiute, come nel caso della superstrada Vigevano-Malpensa. «Non possiamo permetterci – ha concluso il numero uno di Assolombarda – attese di vent’anni per opere centrali per i nostri ecosistemi produttivi. E, ancora peggio, rischiare di vedere sfumare questi anni di lavoro. È questo il momento nel quale la politica deve scegliere se proiettare il nostro territorio verso il futuro o lasciarlo ai margini. Occorre cambiare approccio: in materia tributaria ma non solo. Serve un fisco che sia davvero leva di sviluppo e crescita e non solo strumento per reperire risorse. Occorre «investire» sulla fiscalità. In questa crisi storica, la priorità è accelerare la crescita, anche col rinvio di parte delle imposte sugli utili prodotti dalle imprese e non distribuiti. Ed è essenziale rafforzare e rendere strutturali le agevolazioni sulla ricerca, sulla formazione e sugli acquisti di beni strumentali 4.0. Perché solo grazie al circolo virtuoso che la crescita può garantire, potremo contare sulle risorse necessarie per gli interventi di cui necessita il nostro Paese e che non sono certo rappresentati da misure come il Reddito di cittadinanza o Quota 100. È questa l’occasione per accelerare la cultura digitale all’interno delle imprese, a partire da quei divari infrastrutturali che il nostro Paese deve rimuovere al più presto. Dobbiamo farlo, pur consapevoli delle difficoltà attuali. In Lombardia abbiamo affrontato una situazione del mercato del lavoro critica: il calo registrato nel secondo trimestre 2020 è il saldo trimestrale più negativo dal 2009. Tra aprile e agosto, le imprese lombarde hanno richiesto 490 milioni di ore di Cig, che equivalgono in soli cinque mesi a più di una volta e mezza il record registrato nell’intero 2010».














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