Protocollo lombardo per lo sviluppo sostenibile: focus su rinnovabili ed e-mobility. Anche Afil della partita

di Marco de' Francesco ♦︎ La Regione promuoverà un programma di iniziative che vanno dalla transizione energetica alle infrastrutture. La manifattura dovrà concepire nuovi modelli di business implementando strategie di riprogettazione, remanufacturing e riciclo. Afil e la roadmap per la ricerca e l’innovazione sull’economia circolare. Ne parliamo con il presidente Diego Andreis

Afil, il cluster regionale per il manifatturiero avanzato guidato dal presidente Diego Andreis, ha aderito al “Protocollo lombardo per lo sviluppo sostenibile”, ed ha invitato i suoi 143 soci (116 industrie, 15 università e centri di ricerca e 12 associazioni) a fare altrettanto. Si tratta di un documento con il quale la Regione Lombardia intende diventare la “locomotiva sostenibile” del Belpaese, promuovendo un programma di iniziative che vanno dalla conservazione della biodiversità alla transizione energetica fino allo sviluppo delle fonti rinnovabili e a quello della mobilità sostenibile.

E che c’entra l’Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia? Secondo Andreis il Protocollo non si può validamente realizzare a prescindere dalla manifattura, che svolge un ruolo centrale in questa partita: «Infatti, il manufacturing incide sia sulle risorse ambientali utilizzate per la produzione che sulle emissioni». E poi, Afil sta già contribuendo, nel suo ruolo, allo sviluppo sostenibile. Infatti, ha definito la Roadmap per la Ricerca e l’Innovazione sull’Economia Circolare, «che è stata approvata dalla Giunta Regionale nel 2020 e che ora costituisce un dettagliato documento programmatico dell’ente territoriale per la sostenibilità nel manufacturing».







Per Andreis, in Lombardia ci sono tutte le competenze per implementare strategie di di riprogettazione, remanufacturing e riciclo per l’economia circolare. Ora per la manifattura locale si tratta di «concepire nuovi paradigmi di produzione, e nuovi modelli di fruizione di beni e servizi – per esempio orientati all’uso e non al possesso, in grado di migliorare sia l’impatto ambientale, che la qualità di vita delle persone, generando al contempo opportunità di business». Tutto ciò secondo Andreis, che abbiamo intervistato.

Sostenibilità ambientale e industriale

Diego Andreis, maniging director Fluid-o-Tech e presidente di Afil

Che cosa si intende per “sostenibilità”? Ci si riferisce ad un modello sociale ed economico di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità di quelle future di realizzare i propri fini. L’idea è quella di preservare le risorse del pianeta, abbandonando le fonti fossili e passando all’utilizzo di quelle rinnovabili, che in quanto tali non hanno fine. Ovviamente questo concetto ha degli enormi riflessi sull’industria e sulla manifattura. La “sostenibilità industriale” implica anzitutto una politica di approvvigionamento che comporti, per una azienda, una minore dipendenza dall’esterno quanto a risorse critiche.

Un’impresa, di per sé, può valorizzare il risparmio energetico, ad esempio implementando cogeneratori o altrimenti pannelli fotovoltaici; ma il grosso della sostenibilità si ottiene grazie a filiere organizzate di aziende, centri di raccolta e smistamento e altri soggetti, in grado di promuovere il riciclo e il riuso, il disassemblaggio e il re-manufacturing. In particolare, queste due ultime pratiche richiedono nuove competenze nella manifattura; e, per una realizzazione ottimale e per semplificare le operazioni, una progettazione concertata tra esponenti di segmenti diversi della filiera. Insomma, il successo della sostenibilità dipende dal numero degli aderenti in un certo contesto sociale e industriale; e dalle politiche che lo Stato o gli enti territoriali sono capaci di mettere in campo.

La Lombardia è della partita con il protocollo sviluppo sostenibile 

Si è accennato al fatto che la Lombardia, che è il più importante motore economico del Paese, intende diventare la Regione leader in termini di sostenibilità. Appunto per questo ha deciso di dar vita ad un “patto” con tutti gli attori territoriali interessati al nuovo modello. Il Protocollo lombardo per lo sviluppo sostenibile è stato siglato il 18 settembre 2019 a Palazzo Pirelli del Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, dall’assessore all’ambiente e clima Raffaele Cattaneo e dai primi 50 sottoscrittori. Il Protocollo è stato poi presentato all’Sdgs Summit delle Nazioni Unite (New York, 24-25 settembre) quale “acceleration action” per l’implementazione degli obiettivi di Agenda 2030, quelli definiti per lo sviluppo sostenibile a livello territoriale. A fronte di questo impegno, la Lombardia dovrà presentare periodiche relazioni di monitoraggio per dar conto dell’avanzamento delle attività previste.

Si diceva del programma di misure e iniziative che i firmatari si sono impegnati a stabilire nei prossimi mesi: in pratica, la Regione Lombardia ha chiesto a tutti i soggetti coinvolti un proprio contributo, nonché di dare visibilità alle best practice già attive sul territorio su questi temi. Sulla scorta di ciò, nel novembre 2021 la Lombardia ha definito e presentato una Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile. La sezione principale – “Gli Obiettivi Strategici” – si articola infatti in cinque macro-aree che coprono l’intero spettro dell’azione per la sostenibilità: salute, uguaglianza, inclusione; istruzione, formazione, lavoro; sviluppo e innovazione, città, territorio e infrastrutture; mitigazione dei cambiamenti climatici, energia, produzione e consumo; e sistema eco-paesistico, adattamento ai cambiamenti climatici, agricoltura.

Il Protocollo lombardo per lo sviluppo sostenibile è stato siglato il 18 settembre 2019 a Palazzo Pirelli del Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, dall’assessore all’ambiente e clima Raffaele Cattaneo e dai primi 50 sottoscrittori

Afil e la sostenibilità

Si è accennato, prima alla Roadmap per la Ricerca e l’Innovazione sull’Economia Circolare, promossa da Afil e “adottata” dalla Regione. Come ci si è arrivati? Anzitutto, all’interno dell’associazione opera una «“Strategic Community” che indirizza proprio il tema dell’Economia Circolare con un approccio multi-settoriale, in sinergia con le altre Communities che offrono tecnologie, ed approcci abilitanti quali quelle sulla Fabbrica Digitale e Intelligenza Artificiale, sui polimeri avanzati e sostenibili, sull’additive manufacturing e sulla produzione alimentare sicura e sostenibile» – ha affermato Andreis. Ma cosa sono le strategic community? Costituiscono una delle innovazioni di Andreis: sono i motori della progettualità di Afil. Si tratta di comunità di esperti di imprese che individuano le esigenze di settore per consentire all’ente territoriale di sviluppare una programmazione di medio e lungo termine; inoltre, implementano iniziative di R&I in ottica di filiera e sfruttano le opportunità di finanziamento offerte dallo scacchiere regionale, ma anche nazionale ed europeo. In vista di una corretta ed efficace gestione, ogni community è coordinata da un Comitato Guida formato da almeno due responsabili, esperti nella materia trattata e capaci di indirizzare le discussioni e gli spunti sui più proficui canali di sviluppo.

l’unico modo per avanzare nell’economia circolare è quello di ragionare in ottica di filiera, che non solo va coinvolta, ma soprattutto va ripensata e riprogettata

È stata appunto la strategic community sull’Economia Circolare a curare l’elaborazione della citata Roadmap. «Anche se – ha affermato Andreis –  il documento è stato l’esito di un percorso inclusivo che ha visto il contributo degli altri Cluster lombardi e di importanti stakeholder nel territorio». Ancora per Andreis, «sempre in questa strategic community abbiamo concepito ed avviato, sempre in una logica di filiera, importanti progettualità regionali, nazionali ed europee su temi strategici quali ad esempio il fine vita di prodotti meccatronici, materiali avanzati, veicoli elettrici e batterie, nuove tecnologie per l’End-Of-Life, e altro». Il fatto che la Regione si sia dotata di una Roadmap sull’economia circolare può portare ad ulteriori sviluppi. La Lombardia ha infatti dichiarato di voler realizzare, per il prossimo futuro, un Hub per la Circular Economy, e cioè un centro di dimostrazione e di trasferimento tecnologico relativo a soluzioni in materia per le aziende e con un approccio multisettoriale. La Regione, come primo passo, ha chiesto alle università e ai centri di ricerca di definire soluzioni ad alto Trl (livello di maturità tecnologica), per renderle più “appetibili” alle aziende. Hanno risposto il Cnr Stiima, il Politecnico di Milano, l’Università di Milano, quella di Pavia e la Bicocca. Tra questi enti e la Regione è stato stipulato uno specifico accordo, EcoCIRC (“per la realizzazione di una innovativa infrastruttura pilota regionale di supporto alla transizione verso l’economia circolare”). Ora si tratta di coinvolgere le aziende.

Le priorità di Ricerca e Innovazione sono state esplorate facendo riferimento alla catena del valore dell’Economia Circolare che raccoglie tutte le fasi del ciclo di vita, dalla produzione al riciclo

Altre ragioni che spingono l’adesione di Afil

Perché Afil ha deciso di aderire al Protocollo? Perché, secondo Andreis, la sostenibilità è una assoluta priorità del settore manifatturiero, anche lombardo. E non si tratta soltanto – e non è poco – di preservare le risorse naturali; ma di far evolvere positivamente il modello industriale regionale. «Senza la sostenibilità, non saremo più in grado di mantenere la competitività che ci contraddistingue nel mondo né di garantire i posti di lavoro nell’industria che impiegano una grande parte della popolazione della Lombardia». Secondo Andreis, per la Lombardia non si tratta soltanto di adeguarsi ad un trend globale anche grazie al contributo della manifattura; si tratta di primeggiare, partendo avvantaggiati rispetto ad altri territori del Belpaese e del Vecchio Continente: «Possiamo beneficiare di una situazione ideale che potrebbe portarci nei prossimi anni a diventare una delle regioni di riferimento nel mondo sul Manifatturiero sostenibile e Circolare».  Perché? Ci sono delle ragioni che non dipendono direttamente dalla manifattura. Ad esempio, per Andreis in Lombardia c’è una spiccata cultura ambientale, tra le più sviluppate in Europa e nel mondo.

Altre, però, sono strettamente collegate al manufacturing. Si pensi al fatto che in Lombardia «sono operativi praticamente tutti i settori di produzione e quindi si può realizzare un ecosistema integrato di massa critica in cui gli scarti di un settore possano diventare input di altri»; o a quello che sul territorio ci sono produttori «in grado di riprogettare i propri prodotti per abilitare l’economia circolare ed accrescerne la sostenibilità». Inoltre, in Lombardia ci sono «sia l’industria dei materiali e di processo, che quella di assemblaggio e della manifattura discreta: si può quindi chiudere il cerchio dalle materie prime ai prodotti finiti»; ancora, la regione è «leader nel settore delle tecnologie e delle macchine di produzione, quindi siamo in grado di realizzare in-house tecnologie innovative per la de-produzione, il remanufacturing ed il riciclo, potendole anche esportare in tutto il mondo ad ampliare il loro impatto»; infine, «ci sono competenze importanti nella ricerca e innovazione, e le nostre Università, Centri di Ricerca ed Aziende sono già parte dei più avanzati network di ricerca e innovazione europei e globali». In buona sostanza, in Lombardia c’è tutto ciò che serve.














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