Acimga: allarme forniture per le macchine della filiera carta e grafica

A causa dei ritardi negli approvvigionamenti e dell'aumento del costo delle materie prime, c’è il rischio concreto che molti accordi vengano annullati

Andrea Briganti, direttore generale di Acimga

Un documento predisposto da Acimga (Associazione confindustriale dei costruttori di macchine per l’industria grafica, cartotecnica cartaria e di trasformazione), sottoscritto anche da Federazione Carta e Grafica, ha certificato alla clientela internazionale che le imprese associate, causa eventi di forza maggiore (conflitto in Ucraina), non sono in grado di garantire tempi di consegna e prezzi certi per i propri prodotti. Praticamente un modo per “autorizzare” le imprese a inserire clausole di protezione dall’inflazione che consentano di rinegoziare i contratti di fornitura.

Le macchine per l’industria del printing e del converting, d’altra parte, sono prodotti built to order e richiedono mediamente dai 10 ai 12 mesi a partire dall’ordine per essere costruite. Nel 2021 c’è stato il record storico di ordini (+45% sul 2020) e le linee produttive sono sature fino alla metà del 2023: tuttavia, causa ritardi negli approvvigionamenti e aumento del costo delle materie prime, c’è il rischio concreto che molti accordi di fornitura vengano annullati e, più in generale, che (nonostante il boom di ordini) i margini per le imprese si assottiglino notevolmente.







In ballo ci sono non solo i fatturati delle aziende, ma la competitività di un intero sistema che vede la posizione dell’industria italiana, terzo produttore al mondo nel settore, minacciata dalla concorrenza di altri paesi (Cina). Secondo l’ultima rilevazione Istat, in particolare, nel 2021 il comparto presidiato da Acimga ha registrato una forte crescita delle esportazioni, che hanno superato i 1.600 milioni di euro, segnando +16,4% sul 2020. L’aumento è più forte in Europa, che assorbe il 53% dell’export italiano, più debole in Asia e in America, mentre si registra diminuzione degli acquisti di macchinari italiani in Africa. Primo mercato di sbocco sono gli Stati Uniti, seguiti da Germania e Turchia. Si registra una crescita particolarmente marcata delle esportazioni sui mercati turco (+51,9%), polacco (+83,6%) e britannico (+52,1%).














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