A2a continua a correre nei primi 9 mesi del 2022: utile netto a 461 mln (+17%), ricavi a 16,86 mld (+161,7%)

Il margine operativo lordo si è attestato a 1.148 milioni di euro, in aumento di 193 milioni rispetto allo stesso periodo nel 2021 (+20%).

Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A

I risultati finanziari di A2a hanno registrato una serie di record che hanno permesso alla multituility italiana di triplicare i ricavi nei primi nove mesi dell’anno. Sotto la presidenza di Marco Patuano, il cda ha esaminato e approvato l’informativa trimestrale al 30 settembre 2022.

Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2a, ha commentato: «Nei primi nove mesi del 2022 il Gruppo si è confermato solido nell’affrontare gli impatti derivanti dalla crisi energetica iniziata alla fine dello scorso anno e su cui ha pesato anche la minore produzione idroelettrica dovuta alla siccità. In una fase caratterizzata dalle incerte dinamiche dei mercati energetici e da elevata volatilità dei prezzi delle commodities, A2a ha gestito responsabilmente le sue attività valorizzando al meglio la diversificazione dei propri business. Il momento complesso che stiamo attraversando e le pesanti ripercussioni su famiglie e imprese, stanno imponendo all’Italia l’attuazione di azioni concrete per aumentare il proprio livello di autonomia energetica. In questo contesto, il Gruppo ha continuato a dare il proprio contributo con investimenti, in crescita del 25% sul periodo, in infrastrutture nei settori chiave per favorire il processo di transizione ecologica del paese».







L’operatività del Gruppo si è dimostrata resiliente in uno scenario geopolitico complicato. L’idraulicità eccezionalmente scarsa del periodo ha determinato minori produzioni di energia elettrica da impianti idroelettrici che sono state compensate sfruttando al meglio la diversificazione delle fonti, caratteristica specifica del Gruppo. Le dinamiche dei mercati energetici, che hanno visto quasi quadruplicare il Pun (Prezzo unico nazionale) Base Load (322,9 €/Mwh; +275%) e più che quadruplicare il costo medio del gas al Psv (130,7€/Mwh, + 335%) rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, sono state opportunamente gestite attraverso il monitoraggio dei rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi delle commodities e dalla conseguente esposizione finanziaria e creditizia. A2a ha infatti adottato una politica prudente di stabilizzazione dei margini attraverso la copertura delle produzioni di energia elettrica a prezzo fisso e l’anticipo delle forniture in ottica di copertura delle vendite. In questo contesto, i clienti mass market del mercato libero di A2a Energia hanno beneficiato, nei primi nove mesi del 2022, di un risparmio rispetto alle tariffe del mercato tutelato del 39% per l’energia elettrica e del 40% per il gas naturale. Per le utenze di luce e gas sono state concesse rateizzazioni, in linea con le policy del Gruppo, per un valore 5 volte superiore allo stesso periodo dell’anno precedente e a 8 volte rispetto al periodo pre-pandemico. Anche sul fronte del teleriscaldamento sono state attuate azioni di mitigazione sui prezzi attraverso interventi straordinari che hanno garantito significativi risparmi ai clienti.

Nei primi nove mesi del 2022 i ricavi del Gruppo sono risultati pari a 16.869 milioni di euro, in aumento del 161,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, legati alle dinamiche eccezionali e contingenti del periodo. La variazione è principalmente legata alle dinamiche rialziste dei prezzi delle commodities che hanno caratterizzato il periodo in esame ed è riconducibile:

  • per circa il 60% ai mercati energetici all’ingrosso, in particolare, all’incremento dei prezzi dell’elettricità;
    il contributo legato alla crescita dei volumi venduti e intermediati è residuale;
  • per quasi il 40% ai mercati retail prevalentemente per i maggiori prezzi unitari elettricità, gas e calore.

A tale incremento è corrisposto un aumento dei costi di approvvigionamento di materie prime energetiche.

Il margine operativo lordo si è attestato a 1.148 milioni di euro, in aumento di 193 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2021 (+20%). Al netto delle partite non ricorrenti (+17 milioni nei primi nove mesi del 2022, +13 nel corrispondente periodo del 2021), il margine operativo lordo ordinario è aumentato di 189 milioni di euro (+20%): la contrazione di marginalità registrata nella business unit Mercato è stata più che compensata dai risultati delle business unit Generazione & Trading e Ambiente.

Il risultato operativo netto si attesta a 561 milioni di euro, in aumento di 105 milioni rispetto al 2021 (456 milioni di euro). Tale incremento è riconducibile all’aumento del margine operativo lordo che ha più che compensato i maggiori costi derivanti da:

  • incremento degli ammortamenti (45 milioni di euro) relativi principalmente agli investimenti effettuati da tutte le business unit nel periodo ottobre 2021-settembre 2022 e all’ammortamento degli asset delle nuove società acquisite;
  • maggiori accantonamenti netti per 43 milioni di euro a fondo rischi e accantonamenti al fondo svalutazioni crediti, principalmente legati alla maggiore esposizione creditizia verso la clientela per l’eccezionale aumento del fatturato, al netto dei rilasci su fondi rischi eccedenti per l’effetto dell’incremento dei tassi di attualizzazione.

L’utile netto ordinario di pertinenza del Gruppo risulta pari a 319 milioni di euro, in aumento di 63 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2021. La variazione è riconducibile all’aumento del risultato operativo netto, in parte compensata dai più elevati oneri finanziari e dalle maggiori imposte. Al netto delle poste straordinarie che hanno interessato:

  • l’anno in corso per complessivi 142 milioni di euro relativi alle plusvalenze, al netto della tassazione, sulla cessione di alcuni asset (vendita immobili e Atem gas ritenuti non strategici)
  • l’anno precedente per complessivi 138 milioni di euro relativi agli effetti del riallineamento civilistico – fiscale dei beni materiali e immateriali del Gruppo

L’utile netto di pertinenza del Gruppo risulta pari a 461 milioni di euro, in aumento del 17% rispetto a quello registrato nel medesimo periodo del 2021.

Gli investimenti effettuati nel periodo in esame sono stati pari a 802 milioni di euro, in incremento del 25% rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente. Nel dettaglio, sono stati realizzati investimenti di sviluppo per 525 milioni di euro (+36% rispetto al medesimo periodo del 2021) finalizzati a contribuire alla flessibilità, all’adeguatezza e alla sicurezza della rete elettrica nazionale, alla crescita degli impianti eolici e fotovoltaici, al recupero di energia e materia, al miglioramento della qualità delle reti di distribuzione, al potenziamento delle reti idriche e fognarie, allo sviluppo degli impianti di depurazione e alla digitalizzazione del Gruppo.

Le operazioni di M&A sono state pari a 599 milioni di euro, focalizzate nel settore della transizione energetica. Oltre alle operazioni già concluse nel corso del primo semestre, il Gruppo ha acquisito Sea Energia, società che produce energia elettrica e termica, con l’obiettivo di favorire il processo di decarbonizzazione dei due aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa. Sono stati inoltre razionalizzati gli asset della distribuzione gas con la vendita di Atem non strategici per un importo pari a 127 milioni di euro. Il valore delle operazioni di M&A al netto della vendita degli asset non strategici (già conclusa nel primo semestre) risulta pari a 472 milioni di euro.

La posizione finanziaria netta al 30 settembre 2022 risulta pari a 4.911 milioni di euro (4.113 milioni di euro al 31 dicembre 2021). Escludendo le variazioni di perimetro intervenute nell’arco del periodo in esame, pari a 472 milioni di euro, la Pfn si attesta a 4.439 milioni di euro, registrando un assorbimento di cassa netto pari a 326 milioni di euro, dopo investimenti per 802 milioni di euro, pagamento di dividendi per 283 milioni di euro e incassi per cessione di alcuni asset immobiliari per 221 milioni di euro. Tale variazione è principalmente riconducibile all’aumento dei crediti commerciali, in particolare della business unit Mercato, effetto legato al significativo incremento dei prezzi delle commodities.














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