Inizia una nuova era in Cosberg: passaggio generazionale, codificazione del know-how, macchine come smartphone

di Marco de' Francesco ♦︎ L’azienda bergamasca della famiglia Viscardi è tra le più conosciute nel mondo del machinery su misura. Il passaggio di mano del capitale: la nuova generazione (Michele e Paolo, figli di Gianluigi) acquisisce le quote dei fondatori Gianluigi, Antonino ed Ermanno. Nuove strategie ed obiettivi di crescita

Passaggio generazionale alla Cosberg di Terno d’Isola (Bergamo), capofila del gruppo industriale che, con 25 milioni di fatturato e 110 dipendenti, costruisce macchine e moduli per l’automazione dei processi di montaggio, e che è stata guidata per 40 anni dal fondatore Gianluigi Viscardi, insieme ai suoi fratelli Antonino ed Ermanno. Grazie ad una operazione di family buyout, la proprietà passa ai figli Paolo e Michele; e quest’ultimo diviene amministratore delegato nonché presidente del Cda. Gianluigi Viscardi, che peraltro presiede il Cluster Fabbrica Intelligente, il Consorzio Intellimech e il Digital Innovation Hub Lombardia, mantiene la carica di presidente onorario di Cosberg. L’operazione è stata lungamente studiata e costituisce uno degli step fondamentali per il processo di managerializzazione che riguarderà l’azienda nei prossimi anni. È già definita, invece, la strategia di crescita dell’azienda, che si basa su due pillar fondamentali. 

Anzitutto, portare avanti la standardizzazione dei processi interni: tutto il sapere viene codificato, archiviatooggettivizzato, così da rimanere in azienda a disposizione di tutti, rendendo più efficiente l’operatività. Ad esempio, la gestione della commessa segue un iter ben definito da metodi, codifiche, procedure e strumenti digitali. Nello specifico, lo scambio di informazioni tra ufficio tecnico e officina è ormai affidato al cloud, sul quale i progettisti caricano i file completi con tutte le informazioni necessarie alla costruzione della macchina, permettendo così ai meccanici di visualizzare i 3D attraverso (appositi visualizzatori Cad posizionati in diversi punti dell’officina) e di procedere in modo autonomo al montaggio della macchina. Il flusso informativo quindi non avviene più a voce, come accadeva un tempo, ma utilizza canali che impongono a chi progetta di “mettere nero su bianco” ogni virgola di ciò che sviluppa e, al tempo stesso, permettono all’azienda di archiviare e tutelare il know-how che quotidianamente viene generato. Altro esempio sono le informazioni sugli acquisti e sulle vendite dell’azienda: sono esaminate all’istante, e ciò consente di ottenere un bilancio attualizzato real time, visualizzabile da tutti.







In secondo luogo, la semplificazione della programmazione e dell’utilizzo delle macchine, che devono potersi governare come oggi si fa con un telefono cellulare. Il fatto è che l’offerta di personale qualificato da parte della scuola e delle università non è destinata a coprire la domanda delle imprese. Chi costruisce machine tool o impianti deve tenerne conto. Inoltre, macchine più intelligenti, in grado di comunicare all’operatore non solo l’incombenza di problemi ma anche le soluzioni, facilitano le esportazioni e permettono di contenere i costi di manutenzione. Di tutto ciò abbiamo parlato con Gianluigi e Michele Viscardi, nel corso di una visita all’azienda. 

 

Il passaggio generazionale

1) Il Family Buyout

Gianluigi Viscardi, presidente Digital Innovation Hub Lombardia
Gianluigi Viscardi, presidente onorario di Cosberg

L’operazione nesce nel gennaio del 2021: l’azienda intendeva affrontare in modo razionale e produttivo la questione del passaggio generazionale. Quest’ultimo, infatti, è un processo molto complesso, che va realizzato con strumenti giuridici adeguati: in Italia, circa l’85% delle imprese sono di tipo familiare, e solo il 30% di esse sopravvive con la seconda generazione.  Quanto alla percentuale che esprime quante imprese sopravvivono alla terza generazione, il dato è davvero molto basso: tra il 5% e il 15%. Così, il 27 aprile 2022 i figli di Gianluigi, i citati Michele e Paolo, comprano le quote dai tre soci fondatori, acquisendo rispettivamente il 55% e il 45% della proprietà. L’iter burocratico necessario per portare a termine l’operazione ha richiesto diversi mesi e «il 2 dicembre si è data vita ad un nuovo Cda. Io sono diventato amministratore delegato nonché presidente del Cda; mio padre Gianluigi resta presidente onorario, e continuerà ad arricchire l’azienda con il suo carico di esperienza. Altri membri del Cda sono mio fratello Paolo e – per la prima volta nella storia di Cosberg – un esterno, Giuseppe Linati, che ha una grande esperienza di Ict maturata all’interno di aziende multinazionali ed è stato direttore del Digital Innovation Hub Lombardia» – afferma Michele Viscardi.

2)  La managerializzazione

L’assetto attuale non è però quello definitivo. Si va verso la managerializzazione: si tratta di costituire un gruppo dirigente per gestire la crescita dell’azienda. Il modello dell’uomo solo al comando, se non gestito bene, può essere un freno per lo sviluppo di un’azienda. Quello che si vuole fare in Cosberg è mantenere un assetto familiare, ma adottare una gestione manageriale. La realtà industriale attuale, infatti, è articolata, e questa complessità richiede un’attenta suddivisione delle responsabilità. Occorre trovare un equilibrio per mettere insieme figure con competenze diverse. «Bisogna trovare le persone giuste» – afferma Gianluigi Viscardi.  

 

La Cosberg e la sua trasformazione

1) Nascita di una multinazionale tascabile

Michele Viscardi, amministratore delegato Cosberg

«Ai miei tempi non c’era la Silicon Valley, né un contesto che ti consentisse di assumere le competenze necessarie, anche per imitazione, per dar vita ad un’azienda. Quando io e i miei fratelli abbiamo dato vita alla Cosberg, l’impresa era un garage; e anche trovare i soldi per il notaio è stata cosa ardua» – afferma Gianluigi Viscardi. «Come tanti attuali imprenditori bergamaschi, dopo le medie avevo fatto le serali all’Esperia (istituto tecnico industriale). Nel frattempo avevo svolto diversi lavori: saldatore, archivista. Poi qualcuno, riconoscendo le mie capacità nella meccanica, mi aveva offerto il 10% di un’azienda che però navigava in cattive acque. Così, quando ho fondato la Cosberg nel 1982, ho cominciato con molti debiti ma non senza convinzione» – afferma Gianluigi Viscardi.

Le prime macchine realizzate? «Ad esempio, uno strumento che inseriva un cappuccio di ottone nella punta dell’ombrello, e assicurava tutto con dei chiodi; ma anche un dispositivo che innestava un gancio in un componente di plastica dotato di bioadesivo. Quest’ultima macchina realizzava 3mila pezzi all’ora» – continua Gianluigi Viscardi. Erano tempi in cui la produzione non era controllata dal Plc. C’erano i relè, gli interruttori elettromeccanici. Comunque sia, i primi successi generano invidie e un ambiente ostile nel bergamasco. «Terra bruciata. A quel punto ho preso tutti i miei disegni e li ho caricati su una 126, con la quale mi sono recato a Trieste; qui ho noleggiato una vettura un po’ più vistosa e mi sono recato in Jugoslavia, dove da una parte ho appaltato la realizzazione di pezzi, dall’altra ho ottenuto royalty importanti per la proprietà intellettuale (l’8% del fatturato dei produttori). Soldi importanti, per la Cosberg» – afferma Gianluigi Viscardi.   

2) La Cosberg oggi

Cosberg è stata guidata per 40 anni dal fondatore Gianluigi Viscardi, insieme ai suoi fratelli Antonino ed Ermanno. Grazie ad una operazione di family buyout, la proprietà passa ai figli Paolo e Michele; e quest’ultimo diviene amministratore delegato nonché presidente del Cda

Oggi Cosberg progetta e costruisce macchine e moduli per l’automazione dei processi di montaggio. Le tecnologie sono quelle dell’alimentazione, della manipolazione, dell’avvitatura e dell’inserimento, delle applicazioni speciali (ad esempio rivettatura, foratura, filettatura), quelle dei controlli di diversa natura (ad esempio della presenza dei componenti) e del software di monitoraggio (ad esempio, analisi di prestazione e diagnostica). «Prima di arrivare al software, abbiamo imparato a costruire i componenti delle macchine in casa. Noi avevamo riscosso un certo successo in Italia, e abbiamo iniziato ad esportare all’estero. A quel punto abbiamo fatto una riflessione sulla nostra attività: vogliamo essere un’azienda che fa assistenza o una che costruisce macchine? Volevamo essere quest’ultima. Pertanto abbiamo impostato la produzione per essere anzitutto un’azienda maker, che fa anzitutto impianti e solo dopo assistenza. La focalizzazione è sul prodotto» – afferma Michele Viscardi. Si è dato vita ad un particolare indice di esportazione. «Se l’azienda vende una macchina a 100 km o a 15mila km di distanza, il costo dell’assistenza cambia parecchio. Il rischio è che il monte ore dei dipendenti sia assorbito in questa attività: per un’azienda media che costruisce macchine, parliamo anche del 15%. In Cosberg siamo riusciti a rimanere entro la soglia dell’1%. Come? Per essere più flessibili e distribuire un prodotto più affidabile in giro per il mondo, e per conferire un maggior grado di autonomia alle aziende clienti, abbiamo portato in casa, come si diceva, tutte le tecnologie necessarie, e abbiamo ridisegnato le macchine per avere un prodotto plug and play, che riduce notevolmente i tempi di installazione e manutenzione e risulta così più esportabile».

Quanto al software, «anche qui, negli anni abbiamo acquisito competenze relative al Plc, ai robot, ai sistemi di visione: programmiamo tutto ciò che è programmabile. Già nel 1986 abbiamo realizzato un sistema-prototipo che rilevava alcune performance delle nostre macchine; poi, nel 1998, ha visto la luce un vero e proprio software di monitoraggio, interamente sviluppato da noi. Vent’anni dopo, nel 2018, sebbene il nostro software continuasse a funzionare perfettamente – portando oggettivi vantaggi sia a noi che ai nostri clienti – ci siamo resi conto che era arrivato il momento di compiere un ulteriore passo in avanti.  Da qui è nata la partecipazione in Miraitek, spin-off del Politecnico di Milano, con cui abbiamo sviluppato – congiuntamente, a 4 mani – un applicativo molto evoluto in grado di raccogliere, leggere e analizzare i dati di funzionamento degli impianti produttivi e di trasformarli in informazioni per massimizzare l’efficienza delle risorse produttive. E oggi, partendo proprio da questo nuovo software di monitoraggio – che permette di individuare in tempo reale eventuali problematiche – stiamo muovendo i primi passi in direzione dell’AI, perché le aziende devono disporre di prodotti più intelligenti: i processi incontrano dei problemi e i tecnici devono decodificarli; noi dobbiamo lavorare in modo che siano le macchine stesse a suggerire la soluzione» – conclude Michele ViscardiDel gruppo Cosberg fanno parte anche la Cosvic di Torri di Quartesolo (Vicenza) che, come Cosberg, realizza sistemi per l’automazione industriale ed è specializzata nell’assemblaggio di motori elettrici, e la Automac di Bottanuco (Bergamo) che produce macchine per di montaggio e collaudo ed ha una lunga esperienza nel comparto automotive.    

3) Tre i settori merceologici principali

Gran parte del fatturato dipende da tre settori di destinazione, che si spartiscono quote equivalenti: l’automotive (ad esempio, sistemi frenanti), gli accessori per i mobili (ad esempio, le cerniere per i cassetti) e l’elettromeccanica

Cosberg: il futuro del machinery, tra servitizzazione e revamping

 

Obiettivi di fatturato a medio termine

«Contiamo di conseguire un fatturato a quota 40 milioni in un quinquennio, che costituirebbe un aumento del 60% rispetto ai valori attuali» – afferma Michele Viscardi.

I pillar della strategia di crescita

1) L’Azienda “che si guida da sola” 

prodotti realizzati dalle macchine Cosberg

Fin dagli inizi, Cosberg ha investito il 10% del fatturato in R&D. Più recentemente, ha raggiunto quota 15%. D’altra parte, Cosberg sta portando avanti un progetto ambizioso, che Gianluigi Viscardi definisce “l’azienda che si guida da sola”. Di che si tratta? È un progetto già a buon punto. «Si tratta di oggettivizzare e standardizzare tutti i processi interni. Si pensi a quelli che portano a gestire il cliente. Normalmente, il know how che consente queste operazioni è di pertinenza del singolo operatore che le porta avanti sulla scorta di un’esperienza personale. In genere, tutto ciò rimane nelle mani di una persona – le cui vicende in azienda possono condizionarne il buon funzionamento» – afferma Gianluigi Viscardi. Di qui il percorso dell’azienda. «Anzitutto, si è trattato di cambiare il mindset degli operatori; in secondo luogo, si è dato vita ad uno speciale sistema – costituito da strumenti, procedure e software – dove tutti i dati e tutte le informazioni relativi ad un processo sono inseriti e poi resi disponibili a tutti i collaboratori dell’azienda. Quanto alla progettazione, anche le tolleranze le individua il Cad» – continua Gianluigi Viscardi.

 

2)  Il prodotto come uno smartphone

Cosberg interno plant

La Cosberg, come si è detto, vende macchine che finiscono nello shopfloor delle aziende; ora, perché funzionino, normalmente servirebbe un personale competente. Che è sempre più irreperibile. Da una parte la digitalizzazione ha incrementato la necessità di ricorrere a figure specializzate; dall’altra l’offerta degli istituti tecnici e delle università non è aumentata. La soluzione consiste nel produrre strumentazioni alla portata di tutti, anche di persone «che non hanno mai fatto un’ora di informatica» – afferma Gianluigi Viscardi. Come si fa? Occorre creare una piattaforma unica, che consenta di programmare in maniera intuitiva i sistemi di visione, i robot e tanto altro. Occorre che le macchine, siano in grado di indicare all’operatore non solo i problemi che stanno per verificarsi, ma anche le soluzioni da intraprendere.

Non solo. «Da oltre due anni stiamo investendo in un progetto molto importante per il nostro futuro: il JOiiNT Lab  Robotic Intelligence League Bergamo un laboratorio avanzato nato dalla joint venture tra IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova e il Consorzio Intellimech» – continua Michele Viscardi. Il Laboratorio, situato al Kilometro Rosso di Bergamo, promuove soluzioni pionieristiche nella robotica industriale e vede la partecipazione di nove aziende Champion, tra cui, appunto, Cosberg. «Al JOiiNT Lab stiamo sviluppando un progetto focalizzato sulla gestione da remoto anche della parte meccanica delle nostre macchine. Una sfida davvero grande, un ulteriore passo verso uno dei traguardi commerciali più ambiziosi di sempre, ovvero il noleggio di capacità produttiva. Un risultato che ci consentirebbe di cambiare il nostro modello di business per anticipare, ancora una volta, gli scenari futuri».

 

Altri progetti futuri

Nuovi mercati

Ci sono mercati in cui Cosberg è appena presente, con qualche rappresentanza, ma che potrebbero rappresentare una fonte più consistente di fatturato. Ad esempio, la Cina, l’India, l’Indonesia, il Vietnam, la Malesia. Insomma, in generale il Sud-Est asiatico. «Il fatto è che dobbiamo potenziare la rete commerciale. Per lungo tempo abbiamo vissuto di passaparola: non basta più» – afferma Gianluigi Viscardi.    














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