di Paolo Del Forno ♦ Mancanza di attori forti che stimolino il cambiamento, basso livello di consapevolezza, necessità di maggior diffusione delle conoscenze sono gli elementi critici sulla strada della trasformazione del manufatturiero lombardo
Dove si trovano le aziende lombarde nel percorso verso l’Industry 4.0? Riusciranno a cavalcarla per aumentare la competitività del manufatturiero? Quale la percezione e le aspettative degli imprenditori nelle cui aziende già è arrivata la trasformazione? La situazione e le problematiche connesse, vengono delineate in una serie di ricerche sviluppate dall’ Area Industria e Innovazione di Assolombarda Confindustria Milano Monza Brianza in coordinamento con team di esperti di diverse università, lombarde e non. Tutti questi approfondimenti fungono da base per articolare la strategia di Assolombarda per declinare localmente il Piano Industria 4.0 del governo.
Le ricerche sul posizionamento dell’ industria lombarda
Un “Position Paper” sull’ Industria 4.0, un “Approfondimento sulle tecnologie abilitanti,” ma soprattutto un terzo studio, il Progetto di ricerca “Focus Group Manifattura 4.0” indicano la direzione verso cui si sta incamminando la manifattura lombarda, i passi fino a qui percorsi, la percezione e le aspettative degli imprenditori lombardi. Nel Position Paper realizzato in collaborazione con il prof. Tullio A.M. Tollio, Direttore dell’ Istituto ITIA – CNR e con il prof. Carlo Altomonte dell’ Università Bocconi, vengono spiegate le ragioni del perché il nostro Paese, e l’area lombarda in particolare, più di ogni altro in Europa puo’ trarre vantaggio dall’ Industry 4.0: l’ Italia eccelle per produzioni customizzate ad alto valore aggiunto che richiedono dinamicità e flessibilità produttiva. Inoltre l’ Italia è, dopo la Germania, il secondo paese manifatturiero nel continente con riconosciuta capacità di integrazione di tecnologie innovative all’interno dei prodotti per fornire soluzioni ad alto valore aggiunto.
La road map di Industry 4.0 nel mondo
Secondo uno studio di Roland Berger la Quarta Rivoluzione industriale potrebbe portare complessivamente in Europa a un aumento della profittabilità aziendale dall’attuale 6 al 13 %, ma lo stesso studio indica come la Lombardia e l’ Italia, assieme a Francia e Giappone hanno subito in passato una forte riduzione della loro profittabilità, non compensata da un aumento di produttività. L ’evoluzione digitale potrebbe rappresentare per l’ Italia una opportunità storica di invertire la tendenza alla caduta di rendimento del capitale registrata nell’ ultimo decennio.
Le specificità del Sistema Paese
La via italiana a Industry 4.0, secondo lo studio, deve tenere fortemente conto delle specificità del sistema Paese. A questo riguardo uno degli aspetti emersi riguarda la capacità e la volontà di fare rete con un gioco di filiera. Questo è fortemente in contrasto con la logica delle Pmi italiane, che capiscono che devono cooperare, ma egualmente ritengono che la collaborazione non debba mettere a rischio i loro patrimoni commerciali, tecnici, reputazionali. Riassumendo, tra i fattori positivi ci sono un buon tessuto imprenditoriale, una buona reputazione internazionale del prodotto Made in Italy, buone competenze di Università e Centri di Ricerca. Tra quelli negativi mancanza di incentivi e supporti finanziari, PA e burocrazia non favorevoli alle imprese, diffusa cultura anti industriale.
La strada verso la Manifattura 4.0
La ricerca realizzata dal “Focus Group Manifattura 4.0” “ intitolata “ La strada verso la manifattura 4.0” è nata da esigenze conoscitive, posto che il tema della digitalizzazione delle imprese è un tema tanto discusso quanto poco definito. In essa viene condotta una analisi qualitativa attraverso interviste strutturate in focus group, a oltre 70 rappresentanti di imprese lombarde, scelte perché o già parte o interessate al processo Manifattura 4.0.
Un primo punto fermo evidenziato dalla ricerca è che gli attori ( imprese, fornitori di tecnologie, società di consulenza) posseggono territorialmente tutte le competenze per il rilancio in chiave digitale della manifattura lombarda. E’ difficile tuttavia individuare soggetti integratori, che riescano a combinare gli ingredienti tecnologici e le competenze per fare da traino verso un vero e proprio “ecosistema 4.0 “. Questo mix di fattori, assieme a un maggiore trasferimento tecnologico da parte delle università e dei centri di ricerca sarebbe un forte stimolo alla transizione. Dalle interviste infatti, emerge quella che i ricercatori definiscono “una sana curiosità per le opportunità 4.0”, ma al contempo una scarsa conoscenza e una bassa propensione al rischio negli investimenti, a parte le imprese di maggiori dimensioni.
Il motore degli investimenti
Tutti concordano che il passaggio alla manifattura 4.0 non comporti investimenti ingenti da compiere contemporaneamente, ma che il passaggio possa essere graduale e modulare, pur richiedendo una visione globale sulla strategia del cambiamento e la consapevolezza che la trasformazione implica anche un cambio nel business model. Per questo è opinione concorde che la governance dei progetti 4.0 interni all’azienda debba essere nelle mani dal capo azienda e non del direttore ICT. Ma, a proposito di investimenti e convenienza, qual è il principale motore della trasformazione? Senz’altro ricerca di maggiore efficienza nella produzione, velocità nel time to market, snellezza nelle supply chain.
La grande necessità di informazione e formazione
Risulta invece secondario il rapporto con la filiera. Per le imprese medio-piccole, talvolta il key player è la grande impresa cliente che impone degli standard di prodotto e di processo in ottica 4.0, a volte è invece la normativa a trainare verso interventi di digitalizzazione, in particolare in settori quali la farmaceutica e la chimica. E’ comunque unanime, tra le 70 imprese intervistate, l’opinone che le conoscenze e le competenze relative ai concetti e alle pratiche del Modello 4.0 siano ancora frammentarie e scarsamente diffuse, e che si renda necessario quindi un intervento massiccio con iniziative mirate di informazione e formazione.
La preoccupazione per la sicurezza
Lo studio consegna anche alcune riflessioni trasversali. Innanzitutto nel contesto lombardo e italiano non si vedono attori forti in grado di stimolare il cambiamento e sarebbe utile una istituzione tipo Fraunhofer. Potenzialmente un soggetto analogo si formerebbe mettendo in rete i centri di ricerca italiani che al momento non operano in maniera coordinata. Le imprese lombarde, ad eccezione di quelle di grandi dimensioni e quelle del settore automotive non sembrano pronte a compiere passi decisivi verso la Manifattura 4.0. Emerge poi il tema della sicurezza e riservatezza dei dati, ritenuto critico e di difficilissima gestione. Le applicazioni IoT distribuite lungo le filiere, a parte i problemi di Cybersecurity, producono ad esempio dati che rendono tracciabili le fonti delle materie prime e i canali distributivi e questo non è gradito alle aziende.
L’organizzazione del lavoro
Un approfondimento a parte, nell’ ambito della ricerca del “Focus Group Manifattura 4.0” merita il capitolo dedicato all’ impatto che la trasformazione sta già avendo sull’organizzazione del lavoro. Il lavoratore del futuro, nelle aspettative imprenditoriali, dovrà avere piu’ competenze e responsabilità sin dalle figure piu’ basse. Problem solving, autonomia professionale, gestione della complessità dei processi saranno tutte capacità richieste, per cui sarà necessaria una forte riqualificazione e un adeguato aggiornamento professionale ( e questo è particolarmente critico per gli over 50 ) se si vorrà evitare la perdita di posti di lavoro. Sui riflessi occupazionali le valutazioni non sono univoche: da un lato ci si aspetta che le innovazioni lungo le linee produttive possano anche “dimezzare” l’organico, dall’ altra si ritiene che l’ampliamento dei servizi offerti genererà una domanda per figure professionali diverse.
Le nuove figure professionali
La nuova organizzazione del lavoro inizialmente riguarderà aspetti più pratici, come l’orario di lavoro, ma cambierà radicalmente nel medio lungo periodo e secondo gli imprenditori dovrà essere precedente l’installazione di nuove linee di produzione innovative. Per fare i conti con tutto questo dovrà cambiare anche la forma mentis del management, ancora orientato a una mentalità fordista, che privilegia il controllo e la struttura gerarchica. Solo un nuovo atteggiamento potrà consentire la valutazione adeguata della singola produttività del lavoratore, che non sarà più misurabile con gli strumenti tradizionali sia nel caso di smart-working che di prestazione a distanza. Sul mercato del lavoro la domanda futura sarà concentrata su profili differenti e sulla fascia giovanile che ha più familiarità con il mondo digitale, anche se viene sottolineata la difficoltà già presente oggi di reperire alcuni profili professionali che resteranno centrali nei processi produttivi.
L’azione di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza
“Il capitale umano risulta il fattore centrale” verso la Manifattura 4.0.- ha detto Andrea Dell’ Orto, Vicepresidente dell’Associazione con delega allo Sviluppo Manufatturiero e Medie Imprese.- “Assolombarda prevede un approccio di sistema che, attraverso l’attivazione di una partnership strategica tra Assolombarda, il sistema confindustriale lombardo e la Regione Lombardia, declini a livello territoriale un Piano operativo per l’Education, misurabile e compatibile con le esigenze di mercato, a favore della diffusione delle skill 4.0.” Secondo Gianfelice Rocca, Presidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza Brianza “ Il Piano Industria 4.0 messo a punto dal governo costituisce l’ultima chiamata per fermare la deindustrializzazione italiana. Occorre lavorare” indica Rocca “ su tre concetti chiave: garantire procedure attuative semplici, certe nei tempi; attivare collaborazioni pubblico-private; avviare una rivoluzione culturale diffusa e adottare politiche di formazione volte a sviluppare nei giovani competenze adeguate, che consentano loro di diventare i veri motori del 4.0”.