Easy Life, innovazione nell’health e social care

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Copyright: John Loo

di Marco de’ Francesco ♦ La soluzione della start-up guidata da Luca Concone consente ai famigliari di prendersi cura a distanza degli anziani e dei più giovani. La piattaforma, gestibile da smartphone, rivoluziona il concetto di assistenza, permettendo una presenza virtuale, ma effettiva ed efficace nei momenti critici della vita quotidiana

È in corso, da qualche tempo, un processo di allineamento dell’innovazione alle aspettative della società. L’idea è che il progresso tecnologico possa determinare un investimento nello sviluppo dei servizi in grado di determinare vantaggi concreti alle famiglie, migliorando la vita di tutti i giorni. In questo contesto, pratiche e procedure consolidate dall’uso quotidiano possono essere rielaborate a fini sociali, integrando così il concetto stesso di innovazione.







E possono diventare l’oggetto dell’attività di nuove aziende, farsi business a tutti gli effetti. Così, esigenze sociali, nuove idee e nuovi servizi possono trovarsi sullo stesso piano, nel contesto di progetti che riescano a produrre utilità sotto diversi profili. Un esempio è famil.care, piattaforma lanciata da Easy Life per consentire ad una parte della società attiva, la cosiddetta “sandwich generation”, di monitorare e prendersi cura dei propri cari a distanza. In pratica, una sola app per proteggere nonni e figli.

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Luca Concone, AD e Chief Designer Easy Life

Easy Life

Easy Life Ltd è una società con sede a Londra. È stata fondata da Luca Concone, ora AD e Chief Designer, e da Luca La Ferla, ora CTO (Chief Technology Officer). Il primo, già AD di Solar Investment Group – società con sede in Olanda che ha investito oltre 200 milioni di euro nel 2010-2011 su 49 progetti energetici – e senior manager del gruppo BravoFly-Last Minute, è ora anche presidente del consiglio di amministrazione di Raef (Real Assets Energy Fund), società di investimenti. Il secondo, invece, ha fondato diverse start-up dove ha vengono applicate tecnologie come le reti neurali, internet e cloud computing.

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Luca La Ferla, CTO (Chief Technology Officer) Easy Life

«L’idea – afferma Concone – risale a circa due anni fa. Io vivo a Londra; la mia famiglia tra Milano e la Francia. Mi sono reso conto che non c’era nulla che mi aiutasse a seguire i miei cari, e come questa circostanza rappresentasse una esigenza insoddisfatta nel mercato. Il lavoro vero e proprio è iniziato 15 mesi fa; io ho coordinato l’intero progetto, sul quale sono state investite somme davvero considerevoli. Ora ci lavorano 14 tra dipendenti e collaboratori, con uffici in Italia, Regno Unito, Germania e Francia. Partiamo con questi paesi ma anche con Belgio, Austria e Svizzera. Poi la Spagna e il Messico; ma l’idea è quella di mettere piede negli Usa».

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 I dati del potenziale mercato: la “sandwich generation”

Per coprire esigenze sociali è necessario identificarle. Di qui la ricerca commissionata alla Doxa da Easy Life e realizzata a febbraio del 2017 con metodologia Cawi (computer assisted web interview). L’indagine ha comportato 2.036 interviste, di cui 511 in Italia, 507 nel Regno Unito, 508 in Francia e 510 in Germania. Quanto al target, individui (per il 68% donne e per il 32% uomini) tra i 40 e i 55 anni di età, e quindi persone che, attive dal punto di vista lavorativo, sono potenzialmente in grado di aiutare i propri genitori e i propri figli. Di qui, appunto, l’espressione “sandwich generation”. In Italia si affidano alle cure di questa generazione, composta da circa 15 milioni di individui, 13,4 milioni di over 65 (si stima sfioreranno i 22 milioni nel 2050) e 5,2 milioni di ragazzi in età compresa tra i 7 e i 15 anni: nel complesso, quasi 19 milioni di persone. Quasi un terzo, cioè, della popolazione.

Chi si prende cura di chi :  gli anziani

È emerso che in Italia il 63% degli intervistati si prende cura di almeno un junior; e che il 74% aiuta almeno un senior. Quanto ai senior, la persona più seguita è la madre (51%); e in Italia il 77% degli intervistati abita al massimo a dieci minuti di distanza dalla persona anziana accudita; il 16% tra i 30 e i 40 minuti e solo il 7% a più di 40 minuti. Per il 41% il contatto telefonico avviene più volte al giorno; per il 28% quotidianamente.

La visita in prima persona viene effettuata tutti i giorni per il 35% e più volte alla settimana per il 46%. Il 63% dei senior ha un cellulare; il 24% uno smartphone. Sotto i 75 anni, solo l’1% non dispone di un telefonino; sopra, il 24%. Tra quelli che hanno il cellulare, il 56% è poco pratico del mezzo; tra quelli che posseggono uno smartphone, la percentuale si riduce al 30%. La maggioranza (59%) degli intervistati, comunque, vorrebbe avere a che fare con senior più smart.

Tra i bisogni più rilevanti legati all’area emergenziale, sono emersi: l’avviso tempestivo in caso di bisogno; una agevole rintracciabilità; la possibilità di contatto anche quando gli anziani non sentono il telefono e la possibilità di sapere dove sono senza disturbarli. Tra i maggiori timori: un malore improvviso; la caduta accidentale in casa (anche in bagno o sotto la doccia); quella fuori casa; la dimenticanza di pentole sul fuoco/gas accesso e l’allontanamento da luoghi sicuri.

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I giovani

Quanto ai ragazzi, le modalità di contatto sono per lo più whatsapp, le telefonate e gli sms. I care giver si sentono più tranquilli (44%) se, in caso di bisogno, possono chiamare lo junior; e più sicuri (40%) se possono comunque rintracciarlo. C’è però interesse, da parte degli adulti, alla limitazione dei contenuti e dei tempi di utilizzo, da parte dei ragazzi, dei social.

I “care giver”

Secondo Concone «è stata sviluppata una piattaforma di servizi pensando ai diversi bisogni di tutti i 3 soggetti coinvolti. Dai care giver, che sempre più a fatica conciliano i tanti impegni quotidiani con la responsabilità di prendersi cura delle persone care, ai familiari più anziani che tengono a salvaguardare la propria autonomia, ma sono consapevoli dei rischi dell’età, fino ai giovani che muovono i primi passi nella società digitale ma ne ignorano le minacce.»

«Famil.care – prosegue Concone – è una soluzione accessibile a tutti che, a fronte di un modesto canone mensile, aiuta non solo a prevenire e gestire le emergenze, consentendo di intervenire prontamente in caso di necessità ma anche a essere vicini ed avere tanti piccoli gesti di attenzione verso le persone che amiamo. È un nuovo compagno di viaggio adottato in modo convinto e condiviso da parte di tutti gli attori coinvolti».

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La app semplifica l’utilizzo dell smartphone da parte degli anziani .Copyright: Daniel Steuri

Come funziona famil.care

Ma cosa offre,in realtà, famil.care? «Quanto all’anziano – continua Concone – ci si pone in genere domande di questo tipo: è solo in casa. E se cadesse? O altrimenti: se gli accadesse qualcosa, chi potrebbe aiutarlo? Bisogna tener presente, come risulta dalla ricerca, che ci sono cinque milioni di anziani che vivono da soli e che non hanno uno smartphone. In genere, anzi, non hanno molta dimestichezza con i telefonini. Noi però, possiamo semplificare l’interfaccia dello smartphone, dove compaiono i volti delle persone da chiamare. Inoltre, famil.care senior si avvia automaticamente all’accensione del telefono senza bisogno di cercare l’app e aprirla.»

«E poi c’è la questione della memoria: gli anziani tendono a dimenticare gli appuntamenti.- aggiunge Concone -. Poniamo che mia madre debba andare dal cardiologo, martedì prossimo alle 15. Io abito a Torino e lei a Salerno. Grazie alla piattaforma, posso aggiungere un messaggio vocale in agenda. Il telefono di mia madre squilla all’ora e al giorno stabiliti per ricordarle l’appuntamento. Sente la mia voce che le ricorda di recarsi dallo specialista. E se mia madre non clicca sull’ok, ricevo io una chiamata che mi avverte della situazione. Con la funzione mappe, vedo che mia mamma è in casa. Premo allora io un pulsante che attiva in vivavoce il telefono di mia madre, anche se lei lo ha configurato come silenzioso. In realtà, la piattaforma consente l’integrazione di diversi servizi. Peraltro, quando la batteria del telefono del nostro caro è quasi scarica, famil.care avvisa sia l’anziano che il care giver».

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famil.care: il package senior

Una rete di assistenza versatile e di facile definizione

Per attivare il servizio è sufficiente scaricare una delle app famil.care da iTunes Store o Google Play sullo smartphone del care giver e del junior o del senior, e procedere con l’attivazione del servizio sul sito www.famil.care. La società spiega che «dopo aver compilato il proprio profilo (nexus) e quello del caro protetto, il care giver potrà gestire tutte le attività anche in remoto dal proprio smartphone. Tramite famil.care è possibile configurare infiniti utilizzatori tra senior e junior e volendo anche infiniti co-nexus (che aiutano nella cura dei nostri cari)».

Il sistema non solo consente di registrare promemoria vocali, definire zone sicure (il care giver riceve alert se l’anziano oltrepassa una zona ben definita), attivare l’altoparlante e inserire contatti nella rubrica; è infatti previsto nel kit uno speciale bottone salvavita con SOS e allarme caduta che permette interventi tempestivi. Nella pratica, infatti, il bottone è indossabile, impermeabile sino a un metro di profondità e dotato di accelerometro. La piattaforma rileva automaticamente la caduta e comunica subito l’emergenza agli interessati. D’altra parte le cadute possono avvenire sia in casa che fuori, in bagno come al parco. Costituiscono uno dei timori più rilevanti per i care giver. Ed è anche vero che gli anziani, una volta caduti, possono trovare difficoltà nel rialzarsi e chiedere aiuto.

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Le funzioni della app per i più giovani

Quanto ai ragazzi, famil.care svolge diverse funzioni. «Per esempio – continua Concone – segnala al care giver il superamento di limiti di aree sicure, di partenza e di arrivo (casa, scuola, palestra e altro); ma quello dei limiti di velocità (in motorino, ad esempio). Inoltra alert sia al ragazzo che al care giver qualora il cellulare sia utilizzato troppo per i videogiochi o per i social, per indirizzare il giovane verso una fruizione responsabile e consapevole delle nuove tecnologie. Consente la ricezione di messaggi registrati dalla viva voce del care giver per ricordare appuntamenti, impegni e scadenze; e d’altra parte la funzione vivavoce permette di attivare da remoto l’altoparlante del telefono del ragazzo.»

«È prevista la richiesta “vieni a prendermi” con indicazione di luogo e ora. Ma soprattutto, in caso di emergenza i ragazzi possono chiedere aiuto con un click; infatti, il care giver può scegliere se dare al ragazzo il bottone SOS (come quello degli anziani) oppure se affidargli la responsabilità del bottone virtuale dell’applicazione famil.care junior. In pratica, se il ragazzo tiene premuto il bottone SOS per più di 5 secondi o schiaccia il bottone virtuale, scatta l’allarme. Un intervento tempestivo, del resto, può essere rilevante in diverse circostanze della vita del giovane: si pensi ai casi di bullismo, o ad una caduta in bicicletta».

Il sistema è già disponibile per Android, e a brevissimo lo sarà anche per iOS. L’azienda punta sulla massima diffusione, da raggiungere con una politica dei prezzi impostata sulla moderazione. «La decisione di aderire non deve dipendere da questioni economiche» – termina Concone. Ed in effetti sono previsti abbonamenti mensili o annuali, comprensivi di bottone SOS, a costi assai contenuti.

 














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