Zucchetti: il big del software verso manifattura, intelligenza artificiale e acquisizioni

di Marco De' Francesco ♦︎ L'azienda, 2 mld di fatturato, opera in diversi settori e continua la sua crescita, posizionandosi al top dell'Ict Made in Italy. Le acquisizioni, come Awms e Cybertec. La più recente Moxoff, spin-off del PoliMI specializzato in analisi dati e ingegneria del software. AI Factory: 25 data scientist a supporto dei mercati verticali. Il focus sull'integrazione. Ce ne parla il vp Giovanni Mocchi

«Con l’integrazione di software che gestiscono ambiti diversi, ad esempio il Mes o quello per la schedulazione della produzione, le aziende manifatturiere possono ottimizzare i processi, reagire in modo più agile e veloce alle variazioni di mercato e sviluppare più rapidamente i propri progetti. Possono ridurre la duplicazione dei dati e le discrepanze tra le diverse piattaforme, consentendo così un flusso di lavoro più fluido e coordinato. Per questo motivo il Gruppo Zucchetti sta puntando su soluzioni software integrate per il manufacturing». Lo afferma il vicepresidente di Zucchetti Group Giovanni Mocchi. L’azienda è leader tra le software house italiane. Il gruppo, con sede a Lodi, è guidato dal presidente e ceo Alessandro Zucchetti e da Cristina Zucchetti (presidente della holding) figli del fondatore Domenico “Mino” Zucchetti, nel cui studio di commercialista si realizzò, nel lontano 1978, il primo software italiano per l’elaborazione automatica della dichiarazione dei redditi. Da allora, secondo una precisa strategia, anche di acquisizioni, Zucchetti ha ampliato molto lo spettro delle proprie attività, realizzando applicativi in una pluralità di verticali diversi.

L’azienda è nota per i software di gestione delle risorse umane (paghe, presenze, formazione, accessi), per gli HR legati alla mobility (gestione di trasferte, flotte), per gli Erp (modulari, flessibili, personalizzabili), per i Mes, per i Crm (gestione clienti), per gli analytics, per i software di cost & planning, finanza e tesoreria, per i sistemi di safety & security e tanto altro. Sul fronte hardware, si occupa di rilevazione di presenze e controllo accessi. I servizi sono altrettanto importanti: cloud computing, data center e outsourcing di gestione documentale. Nel 2023 (considerata anche la parte della robotica, rappresentata ad esempio dall’azienda toscana Zucchetti Centro Sistemi) il fatturato dell’azienda, che ha 9mila dipendenti, ha superato i 2 miliardi.







Si diceva dell’impegno di Zucchetti nell’integrazione dei software. Si fa l’esempio di due recenti acquisizioni, Awms (da AzzurroDigitale) e Cybertec. Due realtà note per i software Awms e Cyberplan. Il primo opera nell’ambito del workforce management e migliora l’efficienza e la sicurezza della gestione del personale nei contesti produttivi e logistici; il secondo serve per la previsione, la pianificazione e la schedulazione della produzione. Una soluzione integrata avvantaggia l’azienda utente: con Awms si possono programmare in modo efficiente i turni e l’orario di lavoro dei dipendenti sulla scorta del demand forecasting definito da Cyberplan: in questo modo, si massimizza l’utilizzo delle risorse umane disponibili e si riducono i costi del lavoro. Integrabile anche OperaMes, il manufacturing execution system che consente di digitalizzare, gestire e monitorare i flussi produttivi, per la massima efficienza produttiva; e altre soluzioni.

In tutto ciò, irrompe l’intelligenza artificiale. La strategia di Zucchetti è quella di introdurla, gradualmente, in tutti gli applicativi. È la ragione per cui Zucchetti ha acquisito Moxoff, spinoff del Politecnico di Milano che utilizza l’analisi dei dati e l’ingegneria del software per aiutare le aziende a risolvere problemi complessi e migliorare il loro business. Combina queste competenze per trovare soluzioni innovative e crea modelli matematici che aiutano a capire meglio il mercato, ottimizzare i processi produttivi e prevedere tendenze future. Inoltre Zucchetti ha dato vita all’AI Factory, che dispone di 25 data scientist. Attualmente il team è focalizzato sull’interazione tra persone e macchine tramite la IA generativa, rendendo la tecnologia più facile da usare anche per chi non è esperto.

Di tutto ciò abbiamo parlato con Giovanni Mocchi.

D: Quali sono i pillar della vostra strategia di crescita?

Giovanni Mocchi, vicepresidente di Zucchetti Group.

R: Anzitutto, abbiamo l’obiettivo di aumentare la capacità di penetrazione su oltre un milione di clienti, che potrebbero attingere ad altre componenti della nostra vasta offerta. Noi gestiamo in maniera integrata i prodotti; ma le aziende clienti sono attive per meno del 10% dell’ampio offering. In secondo luogo, la transizione verso il Cloud. Le imprese non vogliono avere a che fare con i costi delle attività non “core”, pertanto si assiste a uno spostamento dalle licenze agli applicativi su Cloud, che sono gestiti da noi. Infine, le acquisizioni. Per noi sono essenziali, perché ci consentono di presidiare verticali molto diversi tra di loro: ad esempio, per il food& beverage ci occupiamo di tracciabilità alimentare, per il fashion e il retail con applicazioni integrate con sistemi di pagamenti digitali.

D: In effetti Zucchetti è considerata una “serial acquirer”: c’è qualche azienda nel mirino? Su quale settore puntate?

La sede di Gruppo Zucchetti.

R: Siamo considerati un po’ impropriamente “serial acquirer”; o, almeno, a me questo termine non piace molto. È vero che facciamo tante acquisizioni: ma non siamo una finanziaria, un fondo, e non guardiamo all’Ebitda. Noi valorizziamo le aziende che entrano nel nostro perimetro mantenendo i vertici a capo delle singole imprese e consentendo a queste ultime di beneficiare di una rete di partner, di centri studi e delle competenze diffuse nel nostro sistema. Così, esse maturano più velocemente e noi cresciamo di più nel verticale. È un vantaggio reciproco. Quanto al settore di interesse, credo che ce ne sia uno più rilevante di altri: l’IA. Non a caso abbiamo acquisito Moxoff, azienda che sviluppa soluzioni per potenziare il business delle imprese attraverso l’intelligenza artificiale e la modellistica matematica, ottimizzando i processi e generando innovazione tecnologica.

D: La vostra crescita è più organica o non organica?

R: Da noi la crescita organica è maggiore di quella non organica, perché non distribuiamo dividendi. Non lo si è mai fatto, in oltre 45 anni, e tutto viene re-investito nell’ampliamento delle nostre attività. È, secondo me, uno dei motivi del successo di Zucchetti.

D: Il mercato digitale però è in crescita. Questo non vi aiuta?

R: È vero: il mercato digitale è in crescita: nel 2024 dovrebbe attestarsi sugli 82,9 miliardi di euro; l’anno prossimo a quota 87 miliardi e nel 2026 a quota 91,7 miliardi. Ma ciò non spiega il successo dell’azienda. Infatti, la crescita del mercato digitale è del 4%, 5% all’anno, non a doppio digit.

D: Dunque, qual è il segreto della crescita di Zucchetti?

Assieme a Pasqualetto, rimarranno operativi anche gli altri due fondatori, Jacopo Pertile e Antonio Fornari

R: L’antifragilità. In tempi di incertezza, tante aziende chiudono, o finiscono fuori dal mercato; altre, quelle resilienti, sopravvivono ma propongono lo stesso business; altre ancora, quelle antifragili, lo modificano, esplorano nuove strade di continuo, acquistano aziende per alimentare la loro crescita, in modo da dar vita ad un hub imprenditoriale, come il nostro, con più di 100 aziende in ecosistema che lavorano per un progetto comune. Noi siamo cresciuti sempre: con il Covid e con i conflitti che stanno impattando su tanti settori.

D: Perché lasciate che i manager delle aziende che voi acquisite restino nella loro posizione? Non potete occuparvene voi direttamente?

R: Perché l’antifragilità è anche capacità di rinnovarsi con modello amministrativo decentrato, in un contesto di piena imprenditorialità diffusa.

D: Quanto al presente e al futuro prossimo, come si sta evolvendo l’azienda?

Alessandro Zuicchetti, ceo e presidente di Gruppo Zucchetti.

R: Si sta enormemente diversificando: anche se qualcuno ci collega esclusivamente al mondo dei commercialisti, per via del primo software per le dichiarazioni dei redditi, quello di Mino Zucchetti, la realtà è oggi ben diversa. Si pensi che il mondo dei servizi per i professionisti oggi conta meno del 10% del nostro business. Oggi, invece, dal momento che Zucchetti si occupa di Mes, Erp, Hr, di fatto gestisce la governance dell’impresa. È tutta un’altra cosa. E poi Zucchetti è impegnata in campi molto differenti. La maggioranza dei cedolini paga elaborati ogni mese in Italia, nel settore privato, è fatta grazie a Zucchetti. Noi amministriamo i processi operativi di strutture per l’hospitality e per gli agriturismi: si pensi al booking, o alla gestione delle camere. E ci occupiamo anche di sicurezza degli spazi fisici: non è noto, ma abbiamo la leadership per gli stadi, di serie A, B e Lega Pro; ma anche per quelli dei Mondiali, avendo gli appalti per quelli in Canada, Usa e Messico. Sotto questo profilo, abbiamo un know how riconosciuto a livello internazionale, già sperimentato in Qatar.

D: Voi siete operativi in diversi Paesi europei (oltre che in America e in Brasile). Qual è il maggior ostacolo, in Europa, per un’azienda italiana del vostro settore?

R: In Europa cresciamo, ma in 15 Paesi troviamo legislazioni diverse e così dobbiamo strutturare soluzioni differenti per le paghe e per il fisco, ad esempio. Per certi versi, operare in Spagna è come farlo in Asia. In un contesto così frammentato, è difficile per un’azienda non italiana, ma europea in generale, crescere. È uno dei motivi, secondo me, per i quali in Europa non ci sono Big Tech. Noi cresciamo lo stesso, siamo una mosca bianca. Ma è così.

D: C’è qualche Paese particolarmente interessante per voi?

R: Il tema per noi è ampliare l’offerta nelle aree geografiche già conquistate, diffondendo più prodotti, non quello di conquistare altre aree geografiche. In ogni caso, benché siamo presenti, direttamente o indirettamente, in 55 geografie diverse, il 90% del fatturato lo facciamo in Italia.

D: Ci sono degli obiettivi di fatturato che si possono dichiarare?

R: Cresciamo a due digit da 45 anni e la lettura del futuro è basata, a mio modo di vedere, su questo dato storico. Ma non è il principale obiettivo; i numeri non sono una priorità, dal momento che non abbiamo una finanziaria dietro le spalle che ci fa pressione. L’idea è invece quella di creare valore per i clienti, software per il loro successo. La tecnologia è l’elemento abilitante. Più generiamo valore, più possiamo investire e innovare. Non a caso, su 9mila dipendenti abbiamo 2mila sviluppatori.

D: Su quale tecnologia particolare puntate? Cosa farà la differenza?

Awms è una delle aziende recentemente acquisite da Zucchetti. Sviluppa soluzioni di workforce managament per la digital factory.

R: Quanto all’IA, stiamo integrando la citata Moxoff per rendere più “intelligenti” gli applicativi. Vogliamo contribuire alla digitalizzazione delle aziende, consentendo loro di diventare organizzazioni “data driven”, cioè quelle che basano le loro decisioni strategiche e operative sull’analisi dei dati. Ciò implica la raccolta, l’elaborazione e l’interpretazione sistematica di questi ultimi per informare ogni aspetto delle attività aziendali. E l’IA conta, perché consente nuove capacità analitiche. Conta anche il Cloud. Peraltro, grazie a quest’ultimo noi siamo in contatto continuo con le aziende clienti, siamo in grado di comprendere quali release stanno utilizzando, di quale base di dati stanno usufruendo; e quindi tramite l’IA si possono individuare i loro pattern di bisogno. Grazie a tutto questo, le aziende clienti possono governare meglio il proprio business. A parte l’acquisizione di Moxoff, abbiamo dato vita all’AI Factory.

D: Che cos’è l’AI Factory?

R: Una struttura con 25 data scientist a supporto dei verticali di cui si occupa Zucchetti. Stiamo lavorando sulla capacità di interazione uomo macchina attraverso l’IA generativa. L’assistente virtuale offre numerosi vantaggi, ad esempio la facilità d’uso: si elimina la necessità di imparare comandi complessi, rendendo la tecnologia accessibile anche a chi non è esperto. Inoltre, si permette agli utenti di compiere compiti velocemente, come inviare messaggi, impostare promemoria o controllare dispositivi domotici, senza bisogno di passare da menu o applicazioni. Inoltre, dal momento che gli assistenti vocali possono essere integrati con dispositivi intelligenti e sistemi aziendali, consentono un controllo centralizzato e semplificato. Ovviamente l’intelligenza artificiale gioca un ruolo cruciale in tutto ciò. I sistemi di IA imparano dai dati raccolti per migliorare le risposte nel tempo e personalizzare le interazioni in base agli utenti.

D: Quali novità state portando avanti per il manufacturing? Perché sono innovative?

R: La novità l’abbiamo portata al Mecspe: in pratica, si tratta dell’integrazione tra Erp, schedulazione della produzione, Mes, workforce management, insieme alla capacità di sviluppare progetti sulla scorta dell’ IA di Moxoff. L’idea non è quella di portare alle aziende manifatturiere un’unica soluzione, ma di offrirne diverse ma integrate. Si pensi a Cybertec e Awms.

D: In che modo le acquisizioni di Cybertec e Awms sono importanti?

La sede di Cybertec, azienda che ha sviluppato Cyberplan, software per la previsione, la pianificazione e la schedulazione della produzione. Utilizza algoritmi avanzati per analizzare il mercato e fornire previsioni accurate di vendita.

R: Cybertec è nota per il software Cyberplan, che serve per la previsione, la pianificazione e la schedulazione della produzione. Utilizza algoritmi avanzati per analizzare il mercato e fornire previsioni accurate di vendita. Con piani di produzione ottimizzati, consente alle aziende di simulare rapidamente diversi scenari e adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato. Awms l’acronimo di Advanced Workforce Management System è un software che migliora l’efficienza e la sicurezza della gestione del personale nei contesti produttivi e logistici. Offre una pianificazione mirata del personale, gestione dei turni, skill matrix per monitorare le competenze, promozione della sicurezza sul lavoro e gestione delle assenze. Cybertec e Awms sono entrate nel perimetro di Zucchetti nello stesso periodo, nel 2020. Awms è stato acquisito dalla società padovana che lo aveva sviluppato, AzzurroDigitale. I due software sono destinati a rimanere differenziati in quanto riguardano processi diversi, anche se complementari. Tuttavia, i rispettivi team di sviluppo collaborano scambiandosi informazioni per far progredire entrambi i prodotti in modo coordinato e sincrono. Si prevede che nel tempo i due prodotti convergeranno in una soluzione integrata. Ma già adesso, l’azienda che dispone di entrambi i software è avvantaggiata: con Awms può programmare in modo efficiente i turni e l’orario di lavoro dei dipendenti sulla scorta del demand forecasting definito da Cyberplan: in questo modo, si massimizza l’utilizzo delle risorse umane disponibili e si riducono i costi del lavoro. È questo il valore dell’integrazione.

D: Ma nella pratica come si realizza l’integrazione?

OperaMes, la soluzione di Zucchetti per l’industria 4.0.

R: Con le Api (Application programming interface), che sono interfacce che permettono la comunicazione tra diverse applicazioni software. Forniscono un insieme di regole e protocolli che definiscono come i diversi componenti software possono interagire tra loro. Le Api consentono agli sviluppatori di utilizzare funzioni o dati di altri servizi o applicazioni senza doverle sviluppare da zero. Peraltro, facilitano l’automazione di processi e workflow e permettono alle aziende di aggiungere funzionalità ai propri prodotti integrando servizi di terze parti. Comunque sia, con questa integrazione, l’utente nell’uno o nell’altro software di Zucchetti, ha l’impressione di essere nello stesso ambiente. C’è poi un altro tema legato all’antifragilità, che è la Human Revolution.

D: Che cos’è esattamente la Human Revolution?

R: Il Covid ha mutato drasticamente il mondo del lavoro e il modo di lavorare in azienda. Ad esempio oggi si parla molto di più di lavoro in presenza o di bilanciamento tra vita e lavoro. Per la precisione, direi che la rivoluzione riguarda quando lavoriamo, ma anche dove e come lo facciamo. E direi che in una modalità ibrida ci sono quattro modi per lavorare: insieme agli altri, fisicamente nello stesso contesto; con gli altri, nello stesso spazio, ma isolatamente; insieme agli altri, da remoto; da soli, da remoto. La grande differenza è che oggi una persona può passare da una modalità all’altra, e in definitiva a tutte, nell’ambito della stessa giornata. Per questo Zucchetti ha rielaborato i propri spazi, per offrirne di nuovi alle persone e per consentire loro di scegliere la modalità più in linea con le proprie esigenze. Il focus, cioè, non è più sul tempo speso a lavorare, ma sul risultato da raggiungere o conseguito.














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