Vedrai (IA) vede il futuro: investimenti, acquisizioni, Borsa, ampliamento offerta, internazionalizzazione e…

di Renzo Zonin ♦︎ La start-up nata a maggio 2020 ha completato il secondo aumento di capitale da 40 milioni e sta preparando un nuovo round con Azimut. La crescita tramite M&A – Indigo, Premoneo, divisione Data Intelligence di Altea Federation – e jv. La presenza all’estero: Spagna, Francia, Germania. Espansione della clientela, dalle pmi alle grandi imprese: Würth Italia. Ne parliamo con il fondatore Michele Grazioli

Continua la strategia di crescita su più fronti di Vedrai, la startup bresciana dell’Intelligenza Artificiale, fondata nel maggio 2020 (in piena pandemia) dall’allora venticinquenne Michele Grazioli. L’azienda cresce finanziariamente: lo scorso aprile ha completato il secondo aumento di capitale da 40 milioni di Euro e il presidente Grazioli ipotizza di portare Vedrai in borsa entro il il 2025, facendone una “public company“.

Vedrai cresce anche tramite acquisizioni e joint venture, con l’entrata nel gruppo di Indigo (specialista di AI conversazionale) e della divisione Data Intelligence di Altea Federation, annunciate rispettivamente in agosto e settembre. Con l’arrivo di nuove aziende e di ulteriore personale, si amplia anche la gamma di soluzioni che oltre ai sei “agenti virtuali” originali comprende ora anche servizi come la manutenzione predittiva o i sistemi conversazionali, commercializzati dalle varie società e joint venture del gruppo.







E infine, l’espansione di Vedrai ora punta fuori dai confini nazionali: l’ufficio di Madrid ha aperto i battenti a giugno e ora si stanno valutando le prossime aperture, probabilmente Francia o Germania. Abbiamo fatto qualche domanda al presidente Grazioli per capire come in Italia, in un momento così critico, si possa far nascere, crescere ed evolvere nel futuro una startup tecnologica di successo.

 

Investimenti, acquisizioni, nuovi mercati: la strategia di crescita di Vedrai

Michele Grazioli, presidente Vedrai

Quante probabilità ha una startup tecnologica nata in piena pandemia di raccogliere ingenti investimenti, presentare una innovativa lineup di prodotti, e crescere da 3 a 180 persone in meno di due anni e mezzo? Statisticamente quasi nulle. Eppure è esattamente quello che ha fatto Vedrai, l’azienda di Intelligenza Artificiale fondata a maggio 2020 dall’attuale presidente Michele Grazioli. Classe 1995, Grazioli è una sorta di imprenditore seriale, che ha cominciato a occuparsi professionalmente di IA ad appena 13 anni. La crescita di Vedrai, per quanto rapida, non è ancora finita, tutt’altro: mano a mano che entrano nuove risorse, Vedrai si sta espandendo su numerose direzioni. Prima di tutto sta preparando un nuovo round di investimenti, che anche stavolta sarà curato da Azimut. Quest’ultima è la maggiore realtà finanziaria indipendente nel settore del risparmio gestito in Italia, e non solo ha curato il secondo aumento di capitale da 40 milioni di Euro, ma ha anche investito direttamente in Vedrai, oltre ad essersi occupata in precedenza anche del primo “Club Deal”, quando 32 investitori d’eccezione finanziarono la neonata startup con 5 milioni di Euro. Sul lungo periodo, però, la società non fa mistero sul fatto che punta a quotarsi in borsa entro il 2025 per diventare una “public company”.

La seconda direzione è quella delle acquisizioni: Vedrai acquisisce tipicamente piccole aziende estremamente specializzate, dotate di uno specifico know-how nell’AI e con prodotti complementari ai propri. È di circa un anno fa l’acquisizione di Premoneo, azienda specializzata nelle soluzioni di pricing, forecasting e segmentazione, seguita a ruota dalla creazione di Fermai in joint venture con Motive, per la commercializzazione di soluzioni di manutenzione predittiva. Quest’anno, all’inizio di agosto, Vedrai ha acquisito il 60% di Indigo, che produce soluzioni AI conversazionali per la creazione di chatbot, voicebot eccetera. Mentre è di pochi giorni fa, 19 settembre, l’annuncio dell’acquisizione della divisione Data Intelligence di Altea Federation, tramite la costituzione di un’altra joint venture. Tutte queste acquisizioni hanno di fatto allargato l’impronta a terra di Vedrai, sia dal punto di vista del catalogo prodotti e sia da quello delle risorse umane da utilizzare nello sviluppo di nuove soluzioni.

Quella dell’allargamento dell’offerta è la terza direzione di crescita. Vedrai è nata con l’intento di “democratizzare” l’intelligenza artificiale, fornendo soluzioni a costi così bassi da essere alla portata delle Pmi. La prima piattaforma cloud comprendeva 6 “agenti virtuali”, ciascuno dei quali era stato studiato per aiutare una determinata figura manageriale a svolgere i suoi compiti: dal ceo al responsabile acquisti, dal marketing manager al responsabile di produzione, dal financial officer al direttore vendite. Con l’arrivo delle acquisizioni e delle joint venture, agli agenti virtuali sono state integrate altre tecnologie come la manutenzione predittiva, i sistemi conversazionali, il dynamic pricing. C’è infine una quarta modalità di espansione: dopo l’apertura di tre sedi in Italia (Brescia, Milano e Pisa), Vedrai ha inaugurato in giugno il suo primo ufficio all’estero, a Madrid, e conta di aprirne altri nei prossimi mesi. Molto probabilmente, le prossime aperture europee potrebbero riguardare Germania e Francia.

 

Dall’esigenza delle Pmi al prodotto: così è nata Vedrai 

Vedrai – Dashboard. La startup bresciana dell’Intelligenza Artificiale è stata fondata nel maggio 2020 (in piena pandemia) dall’allora venticinquenne Michele Grazioli. L’azienda cresce finanziariamente: lo scorso aprile ha completato il secondo aumento di capitale da 40 milioni di Euro e il presidente Grazioli ipotizza di portare Vedrai in borsa entro il il 2025, facendone una “public company”.

Secondo una leggenda metropolitana, il 90% delle startup chiude nel giro di qualche anno. In realtà, le cifre non sono assolutamente così apocalittiche, ma è interessante notare che la quasi totalità delle startup che falliscono hanno una caratteristica in comune: vengono create per lanciare un prodotto che, a posteriori, si scopre non essere richiesto dal mercato. Le famose “soluzioni in cerca di problema”, come venivano definite una volta. Vedrai, invece, è nata in modo opposto: in pratica, Grazioli ha individuato un’esigenza delle Pmi che non veniva soddisfatta da nessun prodotto esistente, e partendo da lì ha creato una squadra per realizzare il prodotto necessario a soddisfare l’esigenza. Ma facciamoci spiegare direttamente da lui come sono andate le cose.

«L’idea di Vedrai è nata per soddisfare due esigenze – racconta Grazioli – La prima è aiutare imprenditori e manager delle Pmi a prendere decisioni migliori in condizioni di incertezza, risparmiando tempo e riducendo i costi di scelte sbagliate. È un bisogno di tutti i giorni anche in condizioni di stabilità, che la pandemia ha evidenziato ulteriormente. Io sono nato e cresciuto in una frazione di Soncino, a pochi chilometri da Codogno, il primo focolaio della pandemia. Durante il primo lockdown ho avuto modo di parlare con diversi imprenditori che, di fronte a uno scenario che poteva cambiare ogni giorno, non sapevano se fermare o continuare la produzione, se e quanto riempire i magazzini, se dire ai propri dipendenti di venire a lavorare quel giorno oppure no. Avevo programmato di fondare Vedrai più avanti, ma quello era il momento in cui c’era il bisogno di una soluzione che aiutasse gli imprenditori a migliorare il processo decisionale e ridurre i rischi di decisioni errate. La seconda esigenza era quella di realizzare una soluzione che fosse alla portata delle piccole e medie imprese, che non hanno la disponibilità economica né l’infrastruttura tecnologica e le competenze che servono per utilizzare le soluzioni complesse già presenti sul mercato e impiegate dalle grandi aziende. I nostri agenti virtuali sono piattaforme che le imprese possono utilizzare in cloud, senza dover disporre di un’infrastruttura dedicata, hanno una curva di apprendimento molto rapida e possono essere integrate subito e facilmente nel processo decisionale».

 

Numeri e valori: come si finanzia una start-up 

L’interno di Tecnofil, un’azienda manifatturiera del Bresciano cliente di Vedrai

Nel nostro Paese, la maggior parte delle piccole e medie aziende sono sotto-capitalizzate, e quindi hanno forti problemi a trovare denaro per crescere. Se gli imprenditori non citano più al primo posto nella loro “lista dei problemi” la difficoltà di ottenere credito, è solo perché tra pandemia, guerra in Ucraina e crisi energetica hanno nuove problematiche, parecchio più complicate delle precedenti, con le quali confrontarsi. Ma proprio mentre le infrastrutture produttive italiane affrontavano il periodo di lockdown, Vedrai nasceva, veniva valutata 50 milioni di Euro e riusciva ad aggiudicarsi un finanziamento di ben 5 milioni di Euro da 32 investitori molto speciali, fra i quali si contavano diversi Vip (dal calciatore Chiellini al tenore Bocelli, oltre a rappresentanti di alcune delle principali famiglie imprenditoriali italiane). Viene da chiedersi quale sia stato l’ingrediente segreto che ha permesso agli investitori di capire il valore intrinseco di Vedrai.

C’è una ricetta che altre aziende potrebbero seguire? «Fortunatamente non ci sono ingredienti segreti – puntualizza Grazioli – In poco più di due anni siamo passati da 3 a circa 150 dipendenti, abbiamo realizzato quattro fra acquisizioni e joint venture con altre importanti realtà che operano nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale con un’offerta complementare alla nostra, abbiamo acquisito clienti in diversi settori, dal retail al manifatturiero. Con numeri come questi, gli investitori arrivano. Era però importante per noi trovare non soltanto un investitore, ma un partner che ci accompagnasse nel nostro percorso di crescita, che fosse già passato per le tappe che stiamo vivendo noi adesso, pur in settori diversi, e che condividesse i nostri stessi valori. Queste sono le ragioni per cui abbiamo scelto Azimut, la maggiore realtà finanziaria indipendente nel settore del risparmio gestito in Italia, per guidare la nostra recente raccolta di capitale da oltre 40 milioni di euro: Azimut non solo ha offerto la possibilità ai propri clienti di sottoscrivere l’investimento tramite un veicolo ad hoc, ma ha anche investito direttamente in Vedrai».

 

Non solo pmi: l’espansione della clientela

L’offerta di soluzioni di Vedrai è stata calibrata, fin dall’inizio, sulle necessità delle Pmi, quelle aziende sotto i 25 milioni di euro di fatturato per le quali l’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale sviluppate “ad hoc” era impossibile, a causa dei costi insostenibili. Il sistema ad agenti virtuali su cloud eliminava in un colpo solo sia il problema dei costi elevati (le soluzioni Vedrai arrivano a costare anche un decimo delle soluzioni dedicate), sia il problema del know-how necessario per manovrare algoritmi e modelli di IA. Ma gli stessi modelli creati per le Pmi sono perfettamente adatti a essere usati da aziende medio grandi, le quali anzi potrebbero sfruttare la piattaforma AI di Vedrai in modo più articolato e non solo da “utente finale”. Di fatto, potrebbero anche sfruttare Api, algoritmi e base dati per creare propri modelli previsionali su misura. Ma le grandi aziende sono entrate nel radar di Vedrai? «Siamo nati per supportare le Pmi e queste saranno sempre al centro dei nostri progetti – chiarisce Grazioli – ma le nostre soluzioni possono essere utilizzate anche dalle grandi aziende, con cui stiamo iniziando a collaborare. Un esempio è Würth Italia, uno dei principali distributori di prodotti e sistemi per il fissaggio e il montaggio per l’automotive, l’artigianato, l’edilizia e l’industria, che sta utilizzando Becky, il nostro agente virtuale che assiste il Responsabile Acquisti, per prevedere disponibilità e prezzi di cinque materie prime che compongono il suo parco prodotti e ottimizzare la gestione dei costi».

Le Ia di Vedrai confrontano milioni di variabili interne ed esterne per offrire suggerimenti e previsioni ai dirigenti

Acquisire o essere acquisiti?

Finora, Vedrai ha potuto lavorare in un certo senso “sottotraccia”, perché da piccola startup non suscitava particolare attenzione nei colossi multinazionali del software e dei servizi AI. Ma con l’inizio della fase di espansione internazionale, una società con un così elevato potenziale tecnologico potrebbe entrare nelle mire di qualche grande gruppo. Senza contare che Vedrai opera in un settore, quello dell’intelligenza artificiale, che l’Europa ha classificato come “fondamentale” per il futuro e che in Paesi come Germania e soprattutto Francia è considerato assolutamente strategico. Ora, un’ipotesi sul tavolo per l’apertura di una sede in Francia è di acquisire un’azienda francese del settore. Ma sappiamo qual è l’atteggiamento della Francia quando dall’estero si tenta di acquisire un’azienda che essa ritiene strategica. Ma anche rimanendo a livello italiano, Vedrai è estremamente appetibile per il valore intrinseco della sua piattaforma tecnologica e per il suo capitale umano (data scientist, analisti ed esperti di AI con un’età media sotto i 30 anni).

Potrebbe succedere di andare a comprare e finire comprati? «Il nostro obiettivo è creare un polo dell’Intelligenza Artificiale a livello italiano ed europeo, aggregando competenze e risorse attraverso una strategia di acquisizioni delle realtà più promettenti che operano in ambito AI, per allargare e integrare la nostra offerta di prodotti e servizi – dichiara Grazioli – Abbiamo aperto una sede in Spagna, a Madrid, e per il futuro guardiamo con interesse a Francia e Germania. In questo percorso potrebbe arrivare il momento di scegliere tra restare indipendenti e cedere il controllo. L’indipendenza è sicuramente un valore, ma per noi è fondamentale portare avanti la nostra mission e rispondere alle esigenze degli imprenditori: la scelta dipenderà quindi dalla possibilità di far coesistere i nostri obiettivi con quelli dell’altra parte. Al momento stiamo crescendo rapidamente e abbiamo già partner come Azimut che ci accompagnano in questa crescita, vogliamo continuare su questa strada. Il mio obiettivo è trasformare Vedrai in una public company e quotarci in Borsa entro il 2025: un’azienda come Vedrai, con una forte mission sociale e incentrata sulle Pmi, deve essere aperta anche al contributo dei piccoli investitori».














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