Ucimu: bene Piano Transizione 4.0. Necessario rendere strutturali le misure in esso contenute

di Chiara Volontè ♦︎ Secondo lo studio dell’Associazione, nel 2021 la produzione di macchine utensili, robot e automazione segnerà un +16,6% rispetto allo scorso anno, a 5,8 miliardi di euro, trainata dall’export e dalle consegne dei costruttori sul mercato interno

«Bene il Piano Transizione 4.0 ma, per sostenere la trasformazione digitale del manifatturiero italiano, è necessario rendere strutturali le misure in esso contenute. La diffusione del piano vaccinale, la presenza di Emo Milano 2021, la fiera mondiale di settore che si terrà in ottobre a Milano e che da sempre agisce come moltiplicatore della domanda, insieme agli incentivi del Piano Transizione 4.0, sono i fattori che sosterranno e stimoleranno la ripresa».

È con queste parole che Barbara Colombo, presidente Ucimu-Sistemi per produrre, espone il pensiero dell’Associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione relativamente al Piano Transizione 4.0, ribadendo al contempo la necessità di rendere strutturali le misure in esso contenute.







«In particolare – afferma la presidente – i provvedimenti, già presenti nei piani precedenti, non solo sono stati confermati, ma sono stati anche potenziati. La dotazione economica è capiente e per la prima volta, oltre al tema della tecnologia, è stato dato grande valore al tema della formazione, inserendo nel conteggio del credito di imposta anche il costo del formatore, la voce di spesa senza dubbio più onerosa per una pmmi. Tutto questo ci fa dire che il Piano Transizione così strutturato è sicuramente un ottimo strumento per sostenere lo sviluppo del manifatturiero del Paese. Ma non è purtroppo sufficiente».

Rivolgendo lo sguardo al contingente, l’Associazione auspica che siano resi immediatamente disponibili i decreti attuativi che permetteranno alle imprese di fruire delle misure contenute nel piano, per sostenere il rilancio del manifatturiero. È altresì necessario pensare di conferire alle misure un respiro temporale più ampio. Nel settore delle macchine utensili e dei sistemi di produzione, infatti, il processo di digitalizzazione non è distribuito in modo omogeneo tra le imprese, e la forbice tra i due poli è molto ampia. In Italia ci sono aziende che sono già in una fase avanzata della transizione, altre invece che non hanno neppure cominciato e dunque hanno necessità di un’assistenza particolare che permetta loro di avviare la trasformazione.

«In particolare – aggiunge Barbara Colombo – le misure portanti relative agli investimenti in nuove tecnologie dovrebbero avere valenza strutturale poiché la transizione è ancora in piena fase di dispiego e poiché, per sua natura, l’innovazione è un processo continuo. Infine, in materia di formazione, sebbene sia apprezzabile lo sforzo fatto dalle autorità di governo relativamente all’inserimento nel calcolo credito di imposta anche il costo del docente impegnato nell’attività di formazione 4.0, molto deve essere ancora fatto. Anche in questo caso il tema va trattato in senso più ampio. Dal lato delle imprese, le aziende hanno bisogno di formazione intesa come consulenza sulla direzione da prendere in termini di tipologia di investimenti e di trasformazione dei processi, per questo occorre sostenere lo sviluppo dei Competence Center, come il Made, che devono divenire il punto di riferimento per l’innovazione delle aziende. Dal lato della scuola, occorre un radicale intervento che valorizzi il ruolo dei percorsi scolastici di formazione tecnica a livello di istituti superiori e di scuole post diploma come gli Its, così da favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Solo così potremo cominciare a porre le basi per risolvere due problemi che affliggono il nostro sistema paese: la difficoltà delle imprese di trovare giovani preparati e la difficoltà dei giovani di trovare un’occupazione. Ne ha parlato anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel suo primo discorso. Un passaggio, questo, molto apprezzato perché riguarda non solo le nostre aziende ma riguarda il futuro dei nostri giovani e, con loro, quello del paese. Ora speriamo che questa ispirazione trovi esplicitazione concreta nelle attività che le autorità metteranno in campo di qui ai prossimi mesi».

Positivi i dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, che prevedono per il 2021, un incremento a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici relativi all’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione. Crescerà la produzione a 5,8 miliardi di euro, il 16,6% in più rispetto al 2020, trainata dall’export, che si stima salirà del 12% a 3,2 miliardi, e dalle consegne dei costruttori sul mercato interno che dovrebbero sfiorare il valore di 2,6 miliardi, pari al 23% in più rispetto all’anno precedente. E crescerà anche il consumo, di oltre il 23%, a circa 4,2 miliardi.














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