Siderweb: nel 2022 le quotazioni dei coils hanno sfiorato i 600 euro la tonnellata in Italia

«Contrariamente a quanto si pensava qualche mese fa, credo che il consumo apparente del 2023 possa essere leggermente migliore rispetto a quello del 2022» ha dichiarato Antonio Marcegaglia, presidente e ceo di Marcegaglia Steel

Antonio Marcegaglia, ceo e presidente di Gruppo Marcegaglia

Il deficit commerciale italiano di prodotti laminati piani è sensibilmente aumentato negli ultimi 10 anni: dai 2,8 milioni di tonnellate del 2010 è passato ai quasi 7,2 milioni di tonnellate del 2022. Di questo, una quota di circa l’85% è rappresentata dai coils (circa 6,2 milioni di tonnellate). Questo è quello che emerge dal webinar “Mercato & Dintorni” illustrato da Ufficio Studi siderweb, con Gianfranco Tosini, focalizzato proprio sui prodotti piani. I consumatori italiani di piani, ha spiegato, «sono molto esposti e molto legati al mercato internazionale, nel bene e nel male». Il motivo è da ricercarsi anche «nei problemi del più grande produttore italiano di piani, l’ex Ilva, che ha dovuto ridurre la produzione a causa della compatibilità ambientale – ha ricordato Tosini –. Questo calo è stato in parte compensato dall’aumento della produzione del Gruppo Arvedi, che però produce piani con forno elettrico, con dinamiche di prezzo ben diverse» rispetto a quelle del ciclo integrale con altoforno. Critica la situazione anche per banda e lamiere stagnate e cromate e lamierini magnetici. «Il saldo commerciale è negativo per circa 1,2 milioni di tonnellate ed è aumentato negli ultimi anni. La produzione è al minimo, circa 300mila tonnellate, ma – ha ricordato Tosini – soprattutto il lamierino magnetico sarà il prodotto del futuro, con l’espansione del mercato dell’elettrico».

La produzione nazionale di lamiere a caldo e larghi piatti, di lamiere zincate e di lamiere a rivestimento organico, invece, consente di soddisfare la domanda interna e di esportare. Quanto alla domanda di prodotti piani, secondo Tosini «ancora per qualche mese sarà relativamente fiacca; sarà più tonica nella seconda parte dell’anno, quando potrà esserci il ribaltamento dei costi sui prezzi finali», con una minore compressione dei margini che «potrà dare respiro ai necessari investimenti sulla decarbonizzazione».







Sul versante dei prezzi, le quotazioni dei coils a livello internazionale sono in crescita; tuttavia, la durata di questa ripresa rimane incerta. «Per molto tempo dopo l’emergenza pandemica – ha spiegato Emanuele Norsa, Kallanish e collaboratore siderweb – avevamo pensato che i prezzi dei coils a caldo europei avessero trovato una nuova normalità al di sopra dei 700 euro la tonnellata, a fronte anche dei costi dell’energia e delle quote di emissione». Ciò nonostante, alla fine del 2022 il prezzo ha sfiorato i 600 euro la tonnellata in Italia. Da allora c’è stato un rimbalzo e i prezzi sono tuttora in crescita, ma ci si domanda quanto durerà ancora questo movimento.

Parola all’Operatore – «Per quanto concerne il consumo finale, vedo una domanda discreta, ma non euforica rispetto al 2022 – ha dichiarato Antonio Marcegaglia, presidente e ceo di Marcegaglia Steel -. Contrariamente a quanto si pensava qualche mese fa, credo che il consumo apparente del 2023 possa essere leggermente migliore rispetto a quello del 2022, perché la frenata molto brusca registrata nell’ultimo trimestre del 2022, ma già avvertita a partire da settembre, ha segnato i risultati dell’anno in maniera abbastanza significativa. Il 2022 è stato certamente buono per marginalità e profittabilità – ha continuato -, ma in termini di volumi abbiamo fatto un passettino indietro».

Il presidente Marcegaglia ha poi fornito anche i dettagli della nuova strategia del Gruppo, sintetizzata in quattro numeri, “10-1.0.0”: «10 miliardi di fatturato da raggiungere e consolidare; un miliardo di Ebitda; zero debiti; zero emissioni. E ci siamo quasi: l’anno scorso Marcegaglia Steel, da sola, ha toccato gli 8,3 miliardi di euro» prima dell’acquisizione della divisione lunghi di Outokumpu, ha spiegato Marcegaglia. «Vedremo come si muoveranno i prezzi, ma non siamo poi così lontani. Il 10% di Ebitda – ha continuato – è un obiettivo ambizioso per la prima trasformazione, ma negli ultimi anni abbiamo dimostrato che non è impossibile, anche se il 2021 e il 2022 sono stati di certo anni “speciali”. Oltre alla crescita in termini numerici, la nostra vuole essere anche una crescita di qualità, sia come solidità patrimoniale sia come attenzione a una sostenibilità economica e sociale. Gli investimenti – ha concluso – sono finalizzati a un rafforzamento strategico e del nostro business model, in una logica che include anche la formazione, intesa come sviluppo di una sana e innovativa cultura aziendale, e in una presenza sempre più positiva e inclusiva sui territori».














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