Sicurezza fisica e cyber: i cardini della strategia di crescita di Pilz

di Marco de' Francesco ♦︎ L'azienda tedesca guidata da Susanne Kunschert e Thomas Pilz offre soluzioni per l'automazione sicura. Il target sono i settori verticali: food&beverage, il packaging, l’automotive e semiconduttori. PITreader, per identificare le persone che si interfacciano alle macchine. I moduli I/O di sicurezza PDP67 PN. Il firewall SecurityBridge. E sull'IA... . Ce ne parla Fabio Mauri, manager della divisione sistemi di Pilz Italia

Come può un’azienda manifatturiera garantire la sicurezza del personale e al contempo evitare rallentamenti nella produzione? Sempre più si richiede che la macchina possa modificare la propria attività in relazione alle competenze dell’operatore con il quale si interfaccia: è inutile che il macchinario si arresti completamente, se nella sua sfera di azione si inserisce un tecnico esperto. Si parla, pertanto, di sicurezza (intesa come safety) adattiva. Lo sa bene Pilz, multinazionale tedesca che – guidata dal tandem Susanne Kunschert e Thomas Pilz – si occupa della fornitura di prodotti, sistemi e servizi per l’automazione sicura. Con 350 milioni di fatturato e 2.500 dipendenti, è una delle aziende pioniere della sicurezza adattiva.

Infatti, tra le soluzioni di Pilz c’è PITreader, che consente di identificare le persone che si interfacciano con la macchina o con l’impianto grazie a chiavi Rfid o sistemi badge card: la persona si fa riconoscere e il macchinario adatta la propria attività.







Pilz, peraltro, è molto attiva sul fronte della cybersecurity. A proposito, l’anno scorso la Commissione Europea ha proposto un nuovo regolamento in materia, il Cyber resilience act (Cra) che introduce requisiti obbligatori di cybersecurity per i prodotti hardware e software, per tutto il loro ciclo di vita e approvato la direttiva Nis 2 che ha come scopo l’adozione di misure, da parte delle aziende operanti in settori critici, atte ad ottenere un elevato livello comune di cybersecurity all’interno dell’Unione Europea. Pilz sta focalizzando la propria ricerca e innovazione anche in questo campo. È già disponibile SecurityBridge, un firewall che protegge le reti di automazione industriale da manipolazioni e accessi non autorizzati.

Di tutto ciò abbiamo parlato con il manager della divisione sistemi di Pilz Italia Fabio Mauri, nel corso di Sps Italia, la fiera dedicata all’automazione, al digitale e alla sostenibilità per l’industria manifatturiera.

D: Che cosa fa Pilz Italia, quali sono le sue dimensioni? Dove ha sede e quanto conta per la multinazionale?

R: Pilz è la grande multinazionale tedesca che ha 75 anni di storia e dispone di 42 filiali in giro per il mondo. L’obiettivo di Pilz è quello di automatizzare macchine e impianti in modo da garantire costantemente la sicurezza delle persone, delle macchine e dell’ambiente. Quanto a Pilz Italia, esiste da 30 anni. Ha sede a Meda (Monza e Brianza) ed è guidata dal Ceo Luca Bogo. In Italia ci sono le divisioni componenti e sistemi, e poi la parte di service; a sua volta, quest’ultima si divide in consulting, engineering e training (ad esempio, corsi di aggiornamento normativo).

D: Quali settori industriali sono maggiormente interessati ai prodotti di Pilz?

R: Pilz si occupa soprattutto della sicurezza delle macchine e degli impianti; i principali mercati sono in Europa il food&beverage, il packaging, l’automotive; in Asia cresce di importanza il settore dei semiconduttori.

D: Qual è il grado di digitalizzazione dei prodotti Pilz?

Il relè di sicurezza modulare myPNOZ si configura sul web e viene prodotto su misura, in conformità alla configurazione richiesta

R: Mantenendo il nostro focus sullo sviluppo di prodotti e soluzioni per la sicurezza di macchine e impianti, Pilz ha da sempre avuto un ruolo di rilievo nell’innovazione del mercato dell’automazione. Si pensi che la nostra managing partner Susanne Kunschert è stata coinvolta fin dal principio nella definizione del piano Industrie 4.0, il primo del mondo e quello che era destinato al rilancio della manifattura tedesca. Pilz ha fatto suoi i concetti del piano industrie 4.0, uno dei primi risultati è quello di fornire prodotti customizzabili dai clienti: il relè di sicurezza modulare myPNOZ si configura sul web e viene prodotto su misura, in conformità alla configurazione richiesta, in dimensione di lotto 1. Accanto a questo uno degli obiettivi che ci siamo posti è quello di sviluppare un novo concetto di sicurezza. Fino ad ora abbiamo assistito a due step evolutivi nella realizzazione di funzioni di sicurezza: un primo step in cui l’intervento delle funzioni di sicurezza va a fermare il macchinario e la produzione; un secondo step, con funzioni di sicurezza evolute, in cui l’intervento delle funzioni di sicurezza non ferma ma rallenta il macchinario. Il nuovo concetto di sicurezza, che risponde all’esigenza di una sempre maggiore interazione uomo-macchina, per il quale il macchinario deve “adattarsi” alle competenze della persona con cui si interfaccia. In questo contesto è centrale il tema dell’identificazione, che oggi si basa sulla memorizzazione di dati in particolari dispositivi elettronici passivi, capaci di rispondere a chiamate di prossimità da parte di dispositivi attivi, chiamati reader o lettori Rfid. Diciamo che si va verso una sicurezza adattativa.

D: C’entra con l’intelligenza artificiale?

R: Anzitutto tutto questo comporta un alto grado di digitalizzazione, perché è legato alla gestione centralizzata degli utenti, che si ottiene con piattaforme; quanto all’intelligenza artificiale, giocherà un ruolo essenziale, a mio avviso, nella sicurezza adattiva. I vantaggi dell’applicazione dell’IA in questo campo saranno evidenti nel prossimo futuro, specie con nuove tipologie di sensori. Noi, come dicevo, ci stiamo lavorando: il problema è che non è solo una questione di algoritmi o di altri avanzamenti della scienza e della tecnica; ci sono di mezzo questioni normative, e la normazione è in genere più lenta della tecnologia. Comunque sia, la sicurezza è sempre al centro dell’attenzione delle istituzioni europee, come dimostra il Regolamento Macchine.

D: Cos’è il Regolamento Macchine?

R: Il Regolamento Macchine entrerà in vigore nel 2027: aggiorna la direttiva del 2006 e armonizza i requisiti essenziali in termini di sicurezza e di tutela della salute applicabili alle macchine nell’UE, promuovendone la libera circolazione. Il Regolamento rende più chiara l’obbligatorietà di una valutazione della conformità da parte di terzi per diverse categorie di macchinari che presentano rischi elevati; peraltro, le informazioni sulla sicurezza dovranno essere fornite per tutti i prodotti ma, in linea con la transizione digitale, il Regolamento stabilisce che le istruzioni digitali saranno l’opzione predefinita. A questo si aggiunge un aspetto molto importante, la necessità di considerare gli aspetti di security che possono andare ad impattare sulla safety. Insomma, i nostri clienti produttori di macchine avranno parecchio da fare. E noi siamo qui per aiutarli.

D: Cos’è esattamente PITreader? Di che si tratta? Perché è un’innovazione? Quali esigenze industriali incontra?

PITreader permette di identificare le persone che si interfacciano con la macchina o con l’impianto grazie a chiavi Rfid o sistemi badge card

R: È una soluzione strettamente legata alle tematiche di cui abbiamo parlato: permette di identificare le persone che si interfacciano con la macchina o con l’impianto grazie a chiavi Rfid o sistemi badge card: la persona si fa riconoscere e la macchina adatta la propria sicurezza e consente o meno determinate operazioni. I dati possono essere letti anche per adattare l’ergonomia della strumentazione: ad esempio, una tavola di lavoro può essere più alta o più bassa a seconda di certe caratteristiche biometriche dell’operatore; o ancora, una macchina può utilizzare una lingua o l’altra a seconda della nazionalità o della provenienza del lavoratore.

D: E invece cos’è PDP67 PN?

R: Si tratta di moduli I/O di sicurezza (input/output: componenti hardware che consentono la comunicazione con un sistema di elaborazione). Grazie alla particolare custodia IP67 che protegge da sporco e acqua, i moduli PDP67 possono essere utilizzati anche in ambienti industriali gravosi; sono sicuri anche in presenza di temperature comprese tra i -30°C e i 70°C. Si configurano semplicemente; e immediatamente in reti Profinet/Profisafe esistenti. L’onere di cablaggio risulta poi considerevolmente ridotto potendo rinunciare a quadri elettrici e grazie all’impiego di semplici connettori M12. In questo modo si risparmia tempo in fase di messa in servizio ed è possibile espandere con semplicità gli impianti produttivi modulari.

D: E SecurityBridge che cos’è?

Security Bridge è un firewall progettato per la difesa dei sistemi industriali

R: Pilz non si occupa solo di safety, e cioè della sicurezza del personale; ma anche di security. Perché safety e security sono due facce della stessa medaglia come viene evidenziato anche nel nuovo Regolamento Macchine. Security Bridge è un firewall, un prodotto per il settore della Industrial Security, semplice da configurare che non richiede particolari conoscenze legate al mondo IT. Protegge le reti di automazione industriale da manipolazioni e accessi non autorizzati. Ad esempio, lo spionaggio e la manipolazione non possono verificarsi: ciò significa garantire la disponibilità della macchina e la continuità della produzione. SecurityBridge è stato sviluppato in linea con lo standard IEC 62443-4-1 e consente anche il controllo della comunicazione dati anche con dispositivi al di fuori della gamma Pilz.

D: Come si innestano questi prodotti nella strategia di ricerca e innovazione di Pilz? Quali sono i pillar di quest’ultima?

Fabio Mauri, manager della divisione sistemi di Pilz Italia

R: In questo momento la ricerca e innovazione di Pilz è molto focalizzata sulla cybersecurity, perché il legame safety e security è sempre più stretto quindi per garantire un elevato livello di safety per i nostri prodotti sarà fondamentale implementare anche aspetti di security. Il fatto è che alla fine dell’anno prossimo ci aspettiamo un draft definitivo del Cyber Resilience Act. Quest’ultimo mira a stabilire le condizioni limite per lo sviluppo di prodotti sicuri con elementi digitali, garantendo che hardware e software siano immessi sul mercato con meno senza vulnerabilità note; si richiede inoltre ai produttori di monitorare la security durante l’intero ciclo di vita di un bene.  È un passaggio molto importante: si pensi che attualmente oltre il 50% dei prodotti immessi sul mercato presentano vulnerabilità note. Accanto al tema della security la strategia di Pilz è quella di andare verso sistemi sempre più connessi e che possano adattarsi autonomamente, attraverso algoritmi predittivi al contesto applicativo.

D: Quali sono i pillar della strategia di crescita di Pilz?

R: Stiamo puntando molto sui servizi, sulla consulenza, sul training per le aziende clienti. Lato prodotti ora stiamo portando avanti grossi investimenti sulle nostre business unit verticali: vogliamo essere un player di riferimento globale nel ferroviario, ad esempio, dal momento che questo comparto è impegnato nella trasformazione digitale con una forte spinta innovativa. In generale puntiamo sullo sviluppo di sistemi di controllo per specifiche applicazioni verticali che avranno sempre come focus la safety ma potranno fornire anche una soluzione completa di automazione. Poi, ovviamente, ci stiamo focalizzando molto sulla sensoristica, che costituisce un elemento fondamentale per garantire la sicurezza delle persone: aumentando la profondità della nostra già ampia gamma di sensori, attraverso sensori smart che implementino la fusione di più tecnologie. Sotto questo profilo, ci sono avanzamenti continui.

(Ripubblicazione dell’articolo del 27 luglio 2023)














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