L’industria italiana torna a muoversi: a giugno produzione +3,9%

di Aldo Agosti ♦︎ Nonostante questo piccolo balzo, nel secondo trimestre l'attività risulta in calo del 21,6%. I livelli dell’anno passato rimangono ancora irraggiungibili

Eppur si muove. Piano piano l’industria italiana dà segni di risveglio. Ma non basta, no davvero. A giugno si registra un’ulteriore recupero della produzione industriale su maggio (+3,9%), ma i livelli sono inferiori del 18,9% rispetto a un anno prima. Nel secondo trimestre l’attività risulta in calo del 21,6%. Nei due mesi di rilevazione, dice Confindustria, lattività registra un recupero dai minimi toccati ad aprile, seppure rispetto a un anno fa la diminuzione risulti ancora particolarmente profonda. Nel secondo trimestre si accentua la caduta dell’attività dopo che nei primi tre mesi era diminuita dell’8,4%. La domanda resta debole, in particolare quella estera, sulla quale continua a pesare la diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo. In questa fase risultano più penalizzate le esportazioni italiane in Usa e Sud America.

Il rimbalzo di giugno (+3,9%) sul mese precedente segue quello di maggio (+32,1%). Gli ordini in volume, sottolinea il centro studi di Confindustria, sono diminuiti del 34,6% annuo a giugno (+6,3% sul mese precedente) e del 48,5% a maggio (+13,7% su aprile). Dopo la riapertura delle attività industriali e dei servizi a partire da maggio, l’aumento della domanda, benché ancora modesto, ha attivato un recupero dellofferta che nei due mesi della rilevazione è stato significativo in termini percentuali.







I livelli, invece, restano notevolmente depressi e lontani da quelli pre-Covid (-21,4% lindice di produzione rispetto a gennaio). Nel secondo trimestre l’attività nell’industria è stimata diminuire del 21,6% in netto peggioramento rispetto all’andamento registrato nel primo (-8,4% sul quarto 2019). I dati dell’indagine rapida hanno evidenziato una significativa differenza della performance per tipologia di impresa: quelle con un’elevata propensione all’export (quota di fatturato esportato maggiore del 60%) hanno evidenziato un recupero più lento rispetto a quelle più orientate sul mercato interno.

Perché questo quadro? Questa tendenza è spiegata dalla diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo. A causa di ciò la domanda di prodotti italiani si è interrotta o si è notevolmente ridimensionata nei partner commerciali che stanno attraversando la fase acuta della pandemia (in particolare Usa e Sud America).














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