Cloud, Ai, data center: le super tecnologie di Microsoft per la sostenibilità

di Renzo Zonin ♦︎ Il viaggio green di Redmond è in tre step: ridurre la co2 in house; abilitare i partner attraverso prodotti e servizi; influenzare l'ecosistema. Artificial Intelligence for Earth: gestione delle risorse naturali. Data center: 100% energia rinnovabile entro il 2025. Riciclabilità prodotti: 93%. Il percorso dei clienti. Illimity: Azure come ambiente It per efficientare le risorse. Maire: Sustainability Manager per una strategia verde sorretta dai dati. Unicredit: Togheter4Energy per l'assessment gratuito dei consumi energetici. Costim: sistemi Cad Bim per migliorare l'efficienza nella costruzione. Ne parliamo con Matteo Mille

Una sintesi grafica delle attività Microsoft relative alla sostenibilità

Negli ultimi mesi, sono sempre di più le grandi aziende che annunciano nuove strategie nelle quali è fortemente presente l’elemento Esg, in particolare i temi della sostenibilità ambientale e della decarbonizzazione. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Anche perché gli accordi internazionali e i regolamenti che stanno entrando in vigore pongono obiettivi sfidanti, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di CO2. Il rischio di partire troppo in ritardo, ritrovandosi “non compliant” alle date previste, si sta facendo di mese in mese più concreto. Fra tante aziende solo oggi folgorate sulla via di Damasco della CO2, però, ce ne sono alcune che, magari senza troppo clamore, da anni si pongono il problema della sostenibilità, e hanno messo in atto iniziative concrete in questa direzione già in tempi non sospetti.

Una di queste aziende è Microsoft. Il colosso del software ha iniziato nel 2009 a porsi il problema della propria impronta ambientale, e a ragionare su come ridurla. E fin dal 2013 ha iniziato una serie di azioni in tal senso. Ma non si è limitata a sviluppare idee e tecnologie da usare al suo interno: ha avviato un processo in più fasi, tramite il quale prima di tutto ha ridotto il proprio impatto ambientale e posto le basi per continuare a ridurlo in futuro, in modo da essere in regola con qualsiasi legge in materia; poi ha iniziato a creare prodotti e processi che permettessero ai suoi clienti e, in generale, al suo ecosistema, di intraprendere lo stesso tipo di percorso; infine, ha iniziato un’opera di “evangelizzazione“, tramite la quale da una parte cerca di sensibilizzare le altre aziende sull’importanza dei temi Esg e dall’altra punta a trasmettere know-how e competenze soprattutto alle piccole e medie imprese. A tutt’oggi, sono proprio queste ultime il fattore più critico, in quanto hanno bassa conoscenza del problema e, contemporaneamente, mancano delle persone in grado di indirizzare correttamente un’eventuale politica di decarbonizzazione.







Fra le direttrici di lavoro di Microsoft per ridurre la propria impronta ambientale ci sono iniziative in vari comparti, sostenute da uno stanziamento di un miliardo di dollari (Climate Innovation Fund). Si punta a essere carbon negative entro il 2030 e a rimuovere, entro il 2050, tutta la CO2 immessa nell’atmosfera fin dalla fondazione della società. Fra le iniziative sul fronte hardware, per esempio, citiamo il fatto che la casa di Redmond punta a una riciclabilità dei suoi prodotti elevatissima, già oggi superiore al 93%. Surface 4, Xbox S, i server per cloud sono stati progettati appositamente per raggiungere questo obiettivo. Sul fronte data center – Microsoft è uno dei maggiori provider di servizi cloud con i suoi centri Azure – sono state intraprese varie azioni, in particolare per ridurre la quantità di energia destinata al raffreddamento dei rack, ma anche per abbassare il consumo di acqua di raffreddamento, e per alimentare tutti i suoi i data center con energia rinnovabile al 100% entro il 2025. Sempre entro il 2025, l’emissione di CO2 dei data center Microsoft sarà ridotta del 98%.

Infine, l’azienda fondata da Bill Gates ha messo a punto, sperimentato internamente e da qualche tempo messo a disposizione dei clienti alcuni strumenti software (per esempio il Microsoft Cloud for Sustainability) che aiutano le aziende a monitorare, registrare e analizzare i propri consumi, dando loro modo di ridurli e ottenere una maggiore efficienza. Di tutto questo ha parlato recentemente Matteo Mille, chief marketing & operating officer di Microsoft Italia, nel contesto di un evento organizzato presso la Microsoft House di Milano. All’evento hanno partecipato anche alcuni clienti di Microsoft che hanno già iniziato a loro volta il percorso verso la sostenibilità e che hanno portato le loro esperienze in merito. In particolare, Illimity ha illustrato la sua filosofia di integrazione nativa dei principi Esg nelle strategie aziendali, attiva fin dalla fondazione della società; Maire (ex Maire Tecnimont) ha raccontato la sua esperienza nell’uso di Microsoft Sustainability Manager; UniCredit ha annunciato il nuovo progetto Togheter4Energy, per l’assessment gratuito dei consumi energetici delle aziende; e infine il Gruppo Costim, attivo nelle costruzioni, ha mostrato come le tecnologie Microsoft per la sostenibilità sono state integrate con sistemi Cad Bim per migliorare l’efficienza nella costruzione e nella messa in opera dello smart district Chorus Life.

Impronta di carbon footprint del cloud Azure

Una situazione nuova

Matteo Mille, chief marketing & operating officer di Microsoft Italia

Secondo Matteo Mille, l’umanità si trova in una situazione in cui non si è mai trovata prima. «Siamo in una situazione in cui abbiamo scarsità d’acqua a livello mondiale, un utilizzo sconsiderato dell’energia, e una gestione dei rifiuti che non è assolutamente allineata con gli obiettivi che le aziende si sono prefissate. La mission di Microsoft è di permettere a ogni persona e organizzazione del pianeta di raggiungere migliori risultati. E non è un caso che Satya Nadella abbia usato il termine “pianeta” nel 2015, quando ha ridefinito la mission dell’azienda. Lo ha fatto proprio per ribadire che i temi della sostenibilità, per Microsoft, sono fondamentali». Lo erano, in effetti, già dal 2009, quando sono iniziati i primi progetti ambientalisti dell’azienda di Redmond. Da allora, l’impegno è cresciuto ed è diventato più sistemico, espandendosi dalla sede centrale a tutte le Region. La regione Europea, poi, da qualche tempo è anche avvantaggiata sul resto del mondo. «In Italia ci troviamo sicuramente in una situazione privilegiata, così come molti Paesi europei, perché possiamo contare sui fondi del Pnrr – prosegue Mille – Bisogna ricordarsi che una delle due mission più rilevanti del Pnrr è proprio legata ai temi del green e della sostenibilità. L’altra è la digitalizzazione, e secondo me i due temi sono convergenti o almeno correlati» Riassumendo, il mondo è in emergenza, ci sono gli strumenti e ci sono i soldi per uscirne, non impegnarsi sarebbe eticamente inaccettabile: ne va del futuro dei nostri figli.

 

Fattori esogeni

Il fatto è che chi parte oggi è già in ritardo, almeno a giudicare da quanto emerso all’evento Cop27, svoltosi lo scorso novembre a Sharm El Sheik. A quanto pare, la gran parte delle aziende che, secondo gli accordi di Parigi, dovrebbero ridurre le loro emissioni di CO2 del 90% entro il 2050, sono nettamente in ritardo sulla tabella di marcia. E quando verranno approvati i regolamenti attualmente in discussione al Parlamento Europeo, nel nostro continente ci saranno 50.000 aziende (4 volte quelle attuali) che dovranno condividere pubblicamente i risultati delle loro azioni in ambito di riduzione della CO2. Negli Usa sembra siano ancora più avanti: la Sec ha fatto sapere che è in via di approvazione un regolamento secondo il quale le aziende quotate, entro il 2024, dovranno essere in grado di condividere la loro Analisi di Rischio Ambientale.

La buona notizia, invece, è che anche ai piani alti cominciano a valutare le politiche di sostenibilità come buone per il business, anche a prescindere dalle implicazioni etiche. «Secondo Gartner, il 65% dei dirigenti, sta valutando un miglioramento del consumo energetico grazie a politiche di sostenibilità ambientale» afferma Mille. Inoltre, il 73% degli investitori vede l’attenzione e il focus su operazioni di green economy come a un fattore di attrazione per l’investimento. Detto in altre parole, ormai anche i grandi fondi finanziano più volentieri aziende con una forte caratterizzazione strategica, di focus o di operatività nel comparto del green. Un ultimo punto interessante è la dimensione del mercato della sostenibilità. «Gli investimenti in sostenibilità potrebbero avere sulla global economy un impatto pari a 43 trilioni di dollari entro il 2070 – puntualizza Mille – e a livello europeo, parliamo di circa 5 miliardi di euro entro il 2025. Quindi non è solo una necessità, è anche un’opportunità di business».

I commitment di sostenibilità per Azure

Le sfide da affrontare

Microsoft Surface Pro 4 ha un indice di riciclabilità del 93%

Quali sono le sfide che le aziende dovranno affrontare per diventare sostenibili? In primis, devono predisporsi ad adottare nuove policy e nuovi regolamenti, che richiederanno una certa attenzione: per esempio, se siete un’azienda europea ma siete fornitori di un’azienda americana, dovrete molto probabilmente diventare compliant anche con i regolamenti d’oltreoceano, in quanto lo Scope 3 dei criteri di controllo delle emissioni prevedono l’estensione degli obblighi alla filiera. Questo richiederà, quasi sicuramente, una formalizzazione e automazione dei processi di monitoraggio e analisi, che oggi oltre la metà delle aziende ancora espleta a mano (sul classico foglio Excel). Un’altra difficoltà è rappresentata dal fatto che oggi le aziende tracciano il loro impatto a livello individuale, senza condividere le informazioni tra un’organizzazione e l’altra.

Ma il problema più grosso, in particolare in Italia, è un altro. Secondo Mille, «la maggior parte delle aziende con le quali abbiamo a che fare in ambito mid-market, in ambito Pmi, non hanno ancora la cultura, o l'”awareness” dell’importanza dei temi legati alla sostenibilità». In un tessuto economico come quello italiano, composto prevalentemente da Pmi, si tratta di un fattore molto critico. Le grandi aziende hanno capito benissimo quale sia il problema e quanto sia importante la sostenibilità. Le Pmi non ancora. I media e le università potranno sicuramente aiutare a far crescere la consapevolezza del problema, ma probabilmente quelli che sono nella migliore posizione per farlo sono le grandi aziende, che potrebbero spingere queste tematiche all’interno delle loro filiere, incoraggiando fornitori e clienti ad adottare politiche adeguate.

 

Tre passaggi verso la sostenibilità

C’è da dire che un’azienda, prima di spingere la sua filiera lungo il percorso della sostenibilità, dovrebbe iniziare essa stessa un percorso strutturato in tal senso. Microsoft ha individuato tre passaggi fondamentali in questo viaggio green verso un’economia a emissioni compensate. «Il primo passaggio è: sistema le cose in casa tua – spiega Mille – poi, il secondo passaggio è di abilitare attraverso la tua rete di partner, attraverso i tuoi prodotti e le tue piattaforme, le soluzioni e i servizi che eroghi sul mercato; il terzo passaggio, infine, è di influenzare l’ecosistema». Il primo passaggio è iniziato in Microsoft nel 2009, con i primi obiettivi di riduzione della CO2, seguiti mano a mano da nuovi e più ambiziosi propositi. Qualche esempio: Nel 2012 l’azienda decise di diventare 100% carbon neutral. Nel 2017 rilasciò Artificial Intelligence for Earth (AI for Earth – Microsoft AI), una miniera di informazioni per la gestione delle risorse naturali. E sempre nel 2017 ottenne la certificazione Leed per i suoi data center. Nel 2018, il campus di Redmond venne attrezzato per recuperare l’acqua piovana e utilizzarla per il raffreddamento ambientale (con un risparmio di oltre 16.000 metri cubi d’acqua potabile).

I progressi sulla sostenibilità dei data center

Potremmo proseguire a lungo, ma il concetto è che per raggiungere questi obiettivi Microsoft si è impegnata a fondo, creando nel tempo un sistema di monitoraggio, e controllo dei risultati ottenuti. E questo si sta riverberando sull’offerta verso i clienti. «Microsoft vuole diventare il fornitore di piattaforma leader per abilitare, tracciare , misurare e ridurre le sfide ambientali – conferma Mille – inoltre, abbiamo preso e comunicato diversi commitment. Entro il 2030, diventeremo carbon negative, avremo la qualifica di Zero Waste, e saremo water positive. E abbiamo preso un ulteriore impegno: entro il 2050 rimuoveremo dall’atmosfera tutta la CO2 che abbiamo generato dalla fondazione di Microsoft, avvenuta nel 1975». Per quanto riguarda il secondo passaggio, ovvero abilitare prodotti e piattaforme alla sostenibilità, citiamo solo qualche esempio. Il primo è il cloud: spostare i processi aziendali dall’on-prem al cloud Azure rappresenta un enorme vantaggio in termini di minore impatto ambientale. Tenendo conto del fatto che i data center Microsoft usano energia prodotta da fonti rinnovabili, si può calcolare una riduzione dell’impronta di carbonio compresa fra il 72 e il 98%.

Project Natick è un data center sottomarino con 832 server, più efficiente ed efficace delle controparti terrestri

Altro esempio è la riciclabilità dell’hardware. Il nuovo Surface 4, dotato di una scocca metallica, ha un indice di riciclabilità del 93% – ovvero, il 93% dei materiali che lo compongono può essere riutilizzato. Lo stesso vale per le console di gioco Xbox serie S e Serie X, progettate fin dall’inizio tenendo conto del riutilizzo dei materiali a fine vita. Terzo e ultimo esempio è quello dei data center. Essi sono strutture decisamente energivore, e la piattaforma cloud Azure ne possiede oltre 200 sparsi in tutto il mondo (presto, probabilmente quest’estate, ne verrà aperto uno anche in Italia). «Il data center che abbiamo aperto in Svezia ha caratteristiche di sostenibilità ineguagliabili a livello mondiale – asserisce Mille – E molto interessante è anche quello che abbiamo testato al largo delle coste scozzesi, con 834 server inseriti in un cilindro metallico immerso a 20 metri di profondità». Lo scopo del data center sottomarino – denominato Progetto Natick – era di testare l’efficacia e l’efficienza della soluzione immersa, che sfrutta l’acqua che circonda il cilindro per il raffreddamento, rispetto alle soluzioni tradizionali. I risultati sono stati molto promettenti: +30% di efficacia e + 40% di efficienza.

Tre focus fondamentali in ottica prodotti, servizi, piattaforme

Per Microsoft, quando si ragiona in ottica di prodotti e servizi, ci sono tre focus fondamentali. «Il primo è la costruzione di una piattaforma sostenibile – elenca Mille – Il secondo è la revisione dei processi interni, in ottica di riduzione dell’impatto ambientale. Terzo, la creazione di catene del valore (ma anche supply chain) progettate per essere sostenibili. Non è una coincidenza che corrispondano a Scope 1 e Scope 3 dei criteri energetici/Esg. E va da sé che lo Scope 3, ovvero il tracciamento della sostenibilità della catena, della supply chain, è quello più complesso». Alla luce di questi focus, soluzioni come Microsoft Cloud for Sustainability (Microsoft Cloud for Sustainability | Microsoft), e Microsoft Sustainability Manager (Microsoft Sustainability Manager overview | Microsoft Learn) sviluppati inizialmente per uso interno, rappresentano dei framework in grado di dare risultati concreti alle aziende che li adottano. E su questo tipo di soluzioni Microsoft sta continuando a investire. «Con Ms Cloud for Sustainability mettiamo a disposizione la nostra esperienza, i nostri sviluppi, a partner e clienti – conferma Mille – ma tutto questo non serve a nulla senza una chiara strategia, che noi definiamo “delle tre R”».

Le tre R stanno per Record, Report e Reduce, ovvero Registra, Riporta e Riduci. Il significato è presto detto: per implementare una corretta strategia di sostenibilità bisogna cominciare registrando i dati (Record) e analizzandoli, poi bisogna poter tracciare e misurare i risultati raggiunti (Report), e infine in base ai risultati dell’analisi e delle misure si procede a prendere le iniziative che porteranno a una riduzione delle emissioni Reduce). Il Ms Sustainability Manager consente appunto di implementare correttamente la strategia. «È un prodotto molto semplice, immediatamente adottabile, facilmente utilizzabile, che però segue questo approccio» chiosa Mille.

Strategia delle Tre R – Record, Report, Reduce

Le esperienze dei partner

Abbiamo detto più sopra che i tre “momenti” della strategia Microsoft erano prima “pulire in casa propria”, poi dare ai partner gli strumenti per fare lo stesso in casa loro, e terzo far comprendere al mercato quanto siano importanti questi temi e queste azioni, sostenendo la ricerca scientifica e spingendo l’accountability e il tracciamento dei progressi. Durante il Summit alla Microsoft House, erano presenti quattro partner Microsoft che hanno già iniziato il loro viaggio verso la sostenibilità e hanno presentato le loro esperienze.

Fabio Aprile, team leader cloud engineering di Illimity

Illimity (La banca di nuova generazione | illimity Bank), banca diretta con sede a Milano, fondata e guidata da Corrado Passera, è nata nel 2018 e a scelto, fin dall’inizio, il cloud Azure come ambiente It, utilizzando anche gli strumenti per il monitoraggio dell’impatto ambientale.

«Fin dal lancio, Illimity ha avviato in modo nativo un percorso di integrazione dei principi Esg nelle strategie, nei processi e nella governance del Gruppo – ha dichiarato Fabio Aprile, team leader cloud engineering di Illimity – Inoltre, dal 2020 la banca è Carbon Neutral, questo anche grazie al proprio modello di business che, con un’infrastruttura interamente digitale e in cloud – supportata da Microsoft come partner impegnato su chiari obiettivi di sostenibilità – minimizza gli impatti ambientali diretti del Gruppo ed efficienta l’uso delle risorse».

Secondo Aprile, proprio la sostenibilità è uno dei fattori che hanno concorso alla scelta del cloud come architettura It aziendale.

Michele Mariella, cio di Maire

Il caso di Maire (ex Maire Tecnimont, azienda attiva nel settore della chimica “verde”, delle tecnologie per il riciclaggio di materie plastiche, e nelle energie rinnovabili) è un esempio tipico dell’utilizzo del Sustainability Manager, adottato quando era ancora in versione beta. Dopo aver “pulito casa” nel 2017, con il passaggio al cloud, «il nostro Gruppo ha adottato, sin dalle prime fasi, la piattaforma Microsoft Sustainability Manager – dice Michele Mariella, cio di Maire – Il suo utilizzo ha evidenziato l’importanza della trasformazione digitale nelle sfide della sostenibilità e di come tecnologia e dati possano diventare uno strumento a supporto delle scelte ambientali, economiche e sociali che dovremo affrontare».

L’utilizzo del Sustainability Manager ha consentito, fra le altre cose, di implementare dashboard capaci di portare a ciascun dipendente le informazioni di sostenibilità di cui deve essere a conoscenza, innescando una sorta di “circolo virtuoso” per cui ogni persona si sente responsabilizzata e cerca in prima persona di migliorare le statistiche di sustainability aziendali.

Corrado Piazzalunga, head of corporate sales di UniCredit

Un terzo testimonial è il Gruppo UniCredit (UniCredit Banca: Conti correnti, Prestiti, Carte e Investimenti). Il gruppo bancario è stato nominato nel 2022 “Miglior Esg Bank in Italia” dal World Economic Magazine. Guidato da Andrea Orcel, il Gruppo è un partner storico di Microsoft, con cui aveva dato vita all’iniziativa Togheter4Digital. Corrado Piazzalunga, head of corporate sales di UniCredit, ha approfittato dell’occasione per presentare quella che appare la logica prosecuzione della precedente iniziativa: Togheter4Energy (ne abbiamo parlato qui: Together4Energy, il progetto di Microsoft Italia, UniCredit e Var Group per accelerare la transizione energetica Industria Italiana).

«Con Together4Energy, UniCredit vuole confermare il suo ruolo di partner strategico delle aziende Italiane, fornendo non solo credito, ma anche consulenza specializzata a 360° per vincere le sfide della transizione energetica e digitale – ha puntualizzato Piazzalunga – Con Together4Energy, le aziende clienti potranno avere un assessment gratuito dei propri consumi energetici, e valutare poi con un consulente personale come ridurre le proprie spese, il tutto con il supporto finanziario della banca». Il servizio di assessment è stato messo a punto insieme al partner Var Group.

Jacopo Palermo, ceo del Gruppo Costim

L’ultimo case study presentato è stato quello relativo a Costim gruppo immobiliare di Bergamo che ha realizzato recentemente uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana della bergamasca, lo smart district “Chorus Life” (CHORUS LIFE – Vivere oggi la città del futuro). Si tratta di una smart city innovativa che riqualifica un’area abbandonata di circa 150.000 metri quadri, realizzata utilizzando tecnologie Bim (Building Information Management) per la gestione del progetto, della costruzione e della messa in opera degli edifici. L’uso dei software Bim ha permesso di implementare un vero e proprio “gemello digitale” del quartiere, che servirà a gestire tutto il complesso durante la sua vita utile, anche in ottica di sostenibilità. La costruzione infatti si è prefissa vari obiettivi di sustainability: ben 9 dei 17 elencati nell’Agenda 2030. Un esempio è l’idea di costruzione a “chilometro zero”: l’80% dei materiali arriva dalla provincia di Bergamo, e il 95% dalla Lombardia. Ma soprattutto, l’intero quartiere è innervato da sensori e linee di comunicazione, che portano informazioni alla piattaforma Gsm (Global System Model) sviluppata da Microsoft in collaborazione con Gewiss e Siemens.

La piattaforma permette di integrare l’infrastruttura digitale e i sistemi impiantistici producendo dati che, una volta analizzati, permettono di realizzare applicazioni su misura e servizi digitali per aumentare il comfort, la sicurezza, la produttività e la sostenibilità di ogni edificio connesso. Il tutto a portata di smartphone, grazie a un’apposita app. «Il Gruppo Costim è orgoglioso del lavoro che in questi anni è stato portato avanti, anche grazie alla collaborazione con player importanti come Microsoft – ha detto Jacopo Palermo, ceo del Gruppo Costim – Con la piattaforma Gsm il nostro Gruppo sta concretizzando l’attività di ricerca e sviluppo iniziata con la nascita del progetto Chorus Life, applicando e implementando al suo interno le tecnologie che domani saranno dello Smart District. Chorus Life Bergamo metterà a disposizione della propria community di utenti uno strumento integrato scalabile il cui limite è solo la fantasia».














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