Ma dove vuole arrivare Alessandro Profumo?

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di Marco Scotti ♦ Progetti industriali e target di Leonardo, che vuole recuperare negli elicotteri e conquistare il ricco mercato americano

Un piano per tornare a una crescita sostenibile e profittevole. È questa la “mission” dichiarata dal piano industriale presentato da Leonardo ieri a Vergiate, nello stabilimento che dà alla luce gli elicotteri. Una scelta non causale, aveva ricordato il CEO Alessandro Profumo, dal momento che l’ex Finmeccanica ha intenzione di riposizionare il proprio business sugli elementi che ne hanno caratterizzato la produzione industriale più recente, ovvero gli elicotteri. Un piano industriale, quello che vedremo, che ha però creato qualche malumore sui mercati, con il titolo che ha perso oltre il 10% del valore dopo la presentazione delle strategie per i prossimi anni. Il CEO Profumo, nel presentare i risultati, ha suddiviso la propria analisi lungo due direttrici: da un lato la soddisfazione per quanto fatto negli ultimi anni, dall’altro la preoccupazione per il re-set che nel 2017 non ha portato a raggiungere i target  prefissati.

Che cosa piace

Prima di tutto, secondo Profumo Leonardo ha mosso i giusti passi nei mercati più deboli, riducendo le spese da 1,07 miliardi dell’anno fiscale 2014 ai 961 milioni del 2016 e una riduzione degli investimenti netti da 750 milioni a 427 sempre nello stesso periodo. Inoltre, cresce il flusso di cassa, che torna a essere positivo. Torna anche la profittabilità: il ROS – l’indicatore che calcola con quanta efficienza una compagnia sta generando profitti, calcolandolo sulla base dei risultati per singolo dollaro guadagnato dalle vendite – è in crescita per tutti i parametri. Infine, si riduce il debito dai circa 4 miliardi del 2014 ai 2,8 del 2016.







 

 

Che cosa non piace

A fronte di risultati che fanno registrare un’inversione di tendenza sul piano meramente numerico, bisogna registrare il sostanziale fallimento della politica industriale di Leonardo fino all’anno appena concluso. In cinque anni, dal 2012 al 2016, il mercato degli elicotteri civili – in cui a farla da padrone è l’AW189 – è passato da 4,57 miliardi a 3,15, con un calo del 31%. Questo per motivi esogeni come una diminuzione della spesa militare, ma anche problemi – scritti nero su bianco nel nuovo piano industriale – nella pianificazione e nella produzione. A ciò si devono aggiungere questioni finanziarie come una minore profittabilità dei prodotti più “giovani”, alcuni ritardi nei tempi di consegna uniti ad alcuni costi extra. Il tutto si è tradotto in una diminuzione dei ricavi e del margine operativo lordo.

 

Il futuro

Gli elicotteri rimangono un business forte e importante in termini assoluti per Leonardo, che mantiene una quota di mercato significativa che oltretutto è cresciuta dal 25% del 2012 a oltre il 30% del 2017. La parola d’ordine che il CEO Alessandro Profumo ha ribadito più volte durante la sessione con gli analisti è quella di una crescita “sostenibile” con ordini cumulati attesi nei cinque anni del piano industriale (2018-2022) nell’ordine di circa 70 miliardi. La spesa in ricerca e sviluppo, inoltre, vedrà un 60% della cifra complessiva destinata a un upgrade dei prodotti esistenti, il 35% per lo sviluppo di nuovi prodotti e il 5% in ricerca e tecnologie.

«Noi – ha spiegato Profumo ai giornalisti – investiamo in tecnologia in modo piuttosto consistente: su un battente di circa 1,4 miliardi di spese in R&D, parte sul nostro bilancio, parte finanziato dai clienti, circa il 5% è investito in tecnologia pura. Sono molteplici le aree nelle quali stiamo lavorando perché si va da una ricerca sulla rumorosità e vibrazione negli elicotteri a tecnologie nei sistemi di sensori radar. Abbiamo diverse aree sulle quali stiamo investendo per noi estremamente rilevanti, in prospettiva una delle aree importanti sarà quella dei motori elettrici/ibridi nel mondo degli elicotteri per quanto riguarda i rotori di coda o i motori.

Sono ricerche che facciamo insieme a dei partner in modo da capire in che modo possiamo utilizzarle sui nostri velivoli. L’ibrido permetterebbe di volare con un solo motore e utilizzare il secondo solo nelle fasi di maggiore consumo e questo ridurrebbe enormemente i costi operativi. Sono delle cose estremamente probanti, stiamo investendo in molte aree. Circa il 12% del nostro fatturato annuo viene investito in ricerca e sviluppo con un breakdown del 5% in tecnologie pure, 35% nuovi prodotti, 60% ammodernamento prodotti esistenti. Lavoriamo con circa 20 università e una decina di centri di ricerca nel mondo, siamo un centro di sapere».

Il piano prevede anche risparmi annui per circa 200 milioni, di cui l’80% verrà reinvestito per recuperare la competitività di prezzo. La parola “sostenibile”, declinata nelle sue diverse accezioni, ricorre continuamente nelle oltre 70 pagine del Piano presentato ad analisti e giornalisti. Profumo, ma anche la CFO Alessandra Genco, hanno ribadito come l’intenzione di Leonardo sia quella di mantenere il cosiddetto “low profile”, non dando per scontata nessuna possibilità di business ma mantenendo sempre la rotta sui dati del “worst case scenario”, il peggiore scenario possibile, il  che ha lasciato perplessi i mercati .

 

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Thesan – Sonar attivo compatto per navi di superficie

 

Nell’orizzonte di piano, la divisione sistemi per la difesa è un settore con alto tasso di crescita perché alcuni prodotti vanno a regime anche nel settore terrestre. Ci sono programmi importanti anche per la difesa cliente nell’orizzonte terrestre e l’azienda guidata da Alessandro Profumo ha tutto l’interesse a cogliere queste opportunità. Inoltre, Leonardo sta partecipando a delle gare internazionali importanti nel campo delle munizioni. È ovvio che è prematuro parlare di chance di vittoria, ma intanto l’ex Finmeccanica ha superato il primo round di selezione.

La delusione degli analisti

Non è certo un mistero, né tantomeno una reazione inattesa, la delusione delle borse dopo la consegna del piano industriale. Il titolo di Leonardo è calato di oltre il 10%. «Gli analisti nel mercato – ha chiosato Profumo – non hanno mai torto, ho battuto il marciapiede per tanti anni e so che bisogna prenderne atto. Il mercato ha reagito negativamente perché le guidance del 2018 non sono in linea con le aspettative, ma è nostro dovere fare un piano di crescita e sostenibilità nel medio-lungo periodo. Non ho mai visto piani che danno i dati infraannuali nel periodo di piano, né in questo mercato né in altri.

Credo che sia giusto dare il trend di crescita e soprattutto quali sono gli elementi sottostanti per dire che noi quel trend di crescita lo raggiungeremo. Faremo registrare un +6% di ordini, +5-6% di ricavi, l’EBITDA in crescita dell’8-10%, una conversion rate media nel periodo 15-18 del 50% e diciamo che questa è la base dalla quale partiamo per la media del periodo 19-22. Sono dati estremamente importanti, sono convinto che dovremo essere in grado di convincere il mercato attraverso la realizzazione di quello che abbiamo promesso. E questo è il focus principale, mi sembra che questi siano numeri importanti. Consegnando i risultati che abbiamo promesso sarà possibile ritrovare il segno “+” in borsa».

 

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L’ ATR 600
Gli stabilimenti in Italia

 Tra le questioni toccate dall’amministratore delegato durante l’incontro con i giornalisti anche quello degli stabilimenti in Italia, con particolare riguardo a quelli liguri, campani e pugliesi.  Per quanto riguarda la regione partenopea, Profumo ha dichiarato che «stiamo lavorando intensamente perché sappiamo che il livello di qualità non è ancora quello che vorremmo. Le macchine con cui effettuiamo la produzione sono certificate da Boeing e non possono essere sostituite, altrimenti si dovrebbe rifare la certificazione. A Pomigliano noi produciamo il 767. Per quanto riguarda l’ATR abbiamo reinternalizzato la parte di delivery. Anche qui c’è un tema di qualità su cui bisogna lavorare, prevediamo di investire sulle attuali piattaforme perché stanno lavorando molto bene».

Grande ottimismo in merito alla Puglia, con un piano di produzione che ha un orizzonte di quasi quindici anni. «Su Grottaglie – ha annunciato Profumo – la cosa più importante è l’accordo con Boeing che estende il contratto quadro da 1.200 fusoliere a 2.700, quindi abbiamo una prospettiva di occupazione fino al 2030-2031 perché là si producono 14 fusoliere al mese. Mi sembra l’informazione più importante per Grottaglie e non ci sono molte aziende che hanno una prospettiva così lunga di occupazione».

 Infine, capitolo Liguria, uno dei cuori pulsanti di Leonardo con un focus su tre diverse specializzazion. «Sull’elettronica – ha spiegato ancora il numero uno di Leonardo – è vero che c’è un certo frazionamento a Genova, ma vogliamo mantenerlo perché tuteliamo le competenze. A Genova abbiamo tre grandi aree: nella prima, la cybersecurity, abbiamo assunto 40 persone; la seconda è quella di Airborne Space Assistant, segnatamente con dei sistemi di navigazione che partecipano a tutti i programmi importanti dei quali facciamo parte; la terza area è il Ground segment del sistema Galileo. Abbiamo circa 2.754 persone in Liguria e dobbiamo mantenere la frammentazione perché sono delle specialità operative. Il tema automazione è un business che sta crescendo: dobbiamo consolidare delle esperienze e poi si vedrà».

 

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Leonardo Cyber Security Solutions

 

Gli stabilimenti all’estero

 La presenza in Polonia è quella che desta maggiori preoccupazioni non tanto per la decisione di Leonardo di restare o meno nella zona – un esodo non è minimamente all’ordine del giorno – ma piuttosto per l’avvicendamento avvenuto nel ministero della Difesa. «C’è stato – ha spiegato Profumo – un cambio recente sia per quanto riguardo il ministro della difesa sia per il capo del procurement: la nostra attività nello stabilimento di Swidnik non è in discussione. Per fortuna, sia che vinciamo sia che non vinciamo, i tender che abbiamo realizzato sono una realtà importante per noi». Leonardo è attesa da una gara per la fornitura di tender agli elicotteri delle special forces il cui esito non è così scontato. «L’elicottero che noi abbiamo – ha aggiunto l’amministratore delegato -, il 101, risponde a tutti i requisiti di gara: è un mezzo performante, competiamo con grande determinazione,. Parteciperemo anche alla versione navale e siamo sicuri che questo elicottero risponda totalmente a tutti i requisiti di gara con una partecipazione di PGZ che dovrebbe fare una parte importante della customizzazione». Va aggiunto che il sito di Swidnik è anche uno di quelli deputati alla realizzazione di alcune parti delle fusoliere che poi vengono assemblate a Vergiate. «Swidnik – ha concluso sul tema Profumo – è parte della nostra catena di valore, ci consideriamo anche un player polacco, ma per continuare a considerarci tali vogliamo vincere la gara dei tender. Ovvio, le due cose non sono connesse ma faremo in modo di ottenere questa vittoria».

 

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Le commesse all’estero

Com’è naturale, Leonardo mantiene un occhio vigile su tutte le possibilità di ampliamento del business anche all’estero, soprattutto in una fase in cui si è deciso di rifocalizzarsi sugli elicotteri. «Stiamo partecipando a parecchie gare – ha annunciato Profumo – , ma nel piano non sono comprese le più grosse: pensiamo al discorso del T-X o UH1, la sostituzione di 84 elicotteri per l’esercito americano, noi partecipiamo a queste gare ma non le abbiamo nel piano perché sono delle opportunità di upside che abbiamo scelto di non inserire per mantenere una dichiarazione prudente nei confronti degli analisti. Solo in seguito, se dovessimo ottenere queste commesse, potremo mettere a regime ulteriori opportunità di business particolarmente interessanti».

 

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L’ AW 609

 

Il settore elicotteri

Come già detto, gli elicotteri sono il core su cui Leonardo intende focalizzarsi nel prossimo futuro. «Abbiamo intrapreso – ha spiegato Profumo – una lunga serie di azioni per il settore elicotteri: stiamo lavorando sul coordinamento tra l’attività commerciale e quella produttiva, stiamo lavorando sulle campagne soprattutto nel settore militare, visto che quello civile continua a crescere, continuiamo a lavorare nello sviluppo di nuovi prodotti, in particolare il 609 ma anche su un continuo update dei nostri elicotteri che stanno crescendo nel segmento intermedio in modo importante. Purtroppo siamo in un settore nel quale l’instabilità politica fa crescere la domanda, vediamo un trend positivo nella domanda nel nostro settore, raccogliamo intensamente per cogliere le opportunità che questo settore può rappresentare per Leonardo. Sugli elicotteri, abbiamo una riduzione della componente militare nel portafoglio ordini sugli Apaches. Uk ha già degli altri Apaches e davamo abbastanza per scontato che ci sarebbe stato questo altro batche. Nel piano vediamo una leggera decrescita nel mercato militare, stiamo lavorando una serie di campagne importanti che si concretizzeranno nel mercato».

 

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L’elicottero Apache

Per quanto riguarda il prezzo, Leonardo è stata accusata di avere una politica di prezzo troppo aggressiva, ma anche in questo caso Profumo ha difeso la scelta della sua azienda: «Sono convinto che abbiamo la fascia alta dei prodotti, ma se prendiamo per esempio gli elicotteri siamo competitivi dal punto di vista del prezzo. Abbiamo due prodotti che sono più costosi degli altri, il C27J e il 346. Su quest’ultimo abbiamo lavorato molto per partecipare alla gara del T-X ed è errato guardare il prezzo del velivolo, mentre bisogna vedere il prezzo del pilota formato. È un sistema che consente di avere il sillabo 4, che è la parte più alta della formazione del pilota, e grazie a questa capacità un pilota passa direttamente dal 346 a situazioni operative di velivoli complessi come l’F-35. Per quanto riguarda il C27J abbiamo lavorato molto in termini di shoot-cost per ridurre il prezzo ed è comunque un aereo che costa di più del suo competitore diretto perché ha due motori da 5.000 cavalli e può decollare su 425 metri di pista non preparata, cosa che non fa il competitor, il C295. La Guardia Costiera americana utilizza sempre il nostro velivolo sull’altopiano andino, quando ci sono le alluvioni del Nino. Il grande ordine che stiamo per avere di export è particolarmente importante perché sarà di sorveglianza marittima che dà l’idea del range di utilizzabilità di questo veicolo».

 

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Il C27J

 Il rapporto con l’Europa

 Il futuro di Leonardo passa anche per una maggiore chiarezza a livello europeo: è necessario che tutti i principali paesi del continente decidano che cosa fare, soprattutto in merito ai programmi specifici per i Fighter. Attualmente c’è un progetto potenziale tra Francia e Inghilterra, oltre a una lettera d’intenti tra Francia e Germania. «Nel momento in cui ci sarà una stabilizzazione del programma – ha affermato Profumo – bisognerà capire che ruolo vuole giocare il nostro paese. Da questo punto di vista, come Leonardo, abbiamo una carta importante, perché siamo italiani ma anche inglesi, nel programma Eurofighter la nostra presenza è molto importante. Auspichiamo che ci sia una nuova generazione e come Leonardo vorremmo farne parte, ma bisogna vedere lo scenario competitivo.

Per quanto ci riguarda, si parla di possibili 90 Eurofighter da parte della Germania. Inoltre è ancora in corso di discussione il regolamento per il Fondo Europeo per la Difesa: bisognerà capire quanti paesi dovranno partecipare, nel 2019 il Fondo avrà una dotazione di 500 milioni e dal 2020 di un miliardo. Come Leonardo vorremmo essere attori di questa opportunità. Siamo stati vincitori di uno dei progetti per il Fondo da 90 milioni di euro che era strutturato per capire come possono funzionare delle procedure con un numero elevato di Paesi: abbiamo coinvolto 15 paesi e 42 imprese, l’importanza di Leonardo come potenziale capofila è sotto gli occhi di tutti.»

 

 

 

Focus sull’India

L’alta tensione tra Italia e India, culminata con l’incidente diplomatico dei marò, allignava già alla base del  business, con il caso dell’ipotizzata corruzione (ma smentita dalle sentenze della magistratura) che aveva portato alle dimissioni dell’ex amministratore delegato Orsi. Oggi i rapporti tra Roma e Delhi stanno progressivamente tornando alla normalità, ma la strada è ancora lunga. «Il nostro governo – ha spiegato Profumo – sta lavorando con l’India per riavviare una relazione stabile e auspichiamo che questo possa accadere. Noi saremo attivi per cogliere tutte le opportunità possibili, anche per quanto riguarda una possibile commessa di siluri. La giustizia è arrivata a una soluzione con l’assoluzione degli ex colleghi. Non ritengo opportuno che io commenti oltre la vicenda. Da questo punto di vista sono un po’ antiquato, abbiamo un sistema che ha una chiara divisione di poteri, mi sembra corretto che ci sia un rispetto reciproco di questi poteri. Per l’esperienza che ho i procedimenti arrivano poi dove devono arrivare come abbiamo visto in questo caso. Non penso di dover commentare l’incriminazione, ma sono contento del risultato della sentenza. Come non penso che sia il mio mestiere giudicare il fatto che anni fa si decise di non entrare nel consorzio Airbus, oggi sarebbe impossibile e quindi è inutile avere ripensamenti. Con Airbus abbiamo un ottimo rapporto ed è importante continuare a mantenerlo. Siamo consoci anche con MDBA che è una Joint Venture che sta funzionando molto bene e lavoriamo insieme per l’Eurofighter».

 

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L’incidente diplomatico con marò ha inciso su di una situazione già delicata con l’India

 

DRS

DRS, la branca americana di Leonardo, sta vivendo un momento di grande cambiamento, e qualcuno inizia a pensare che il 2018 possa essere l’anno giusto per una sua quotazione in borsa. Ma Profumo ha smentito seccamente questa ipotesi: «Il 2018 è un anno con tanti avvenimenti importanti per DRS, un’eventuale quotazione può aspettare. In quest’anno avremo un’ulteriore crescita dell’EBITDA e altri eventi significativi che mettono in secondo piano la ricerca di capitale con meccanismi borsistici. Oggi DRS è un’importante opportunità avere una società basata negli Stati Uniti, stiamo lavorando con grandissima intensità, con l’auspicio di essere vincenti. Sappiamo che quella del 346 non è una gara facile, ma siamo assolutamente convinti della primazia qualitativa del nostro prodotto, soprattutto come stabilità. SAAB e Boeing faranno aerei altamente performanti, ma ci sono solo due prototipi, mentre noi abbiamo 30 aerei che volano a Israele, altri a Singapore, altri ancora in Polonia e 18 in Italia. Saremo competitivi ma con l’obiettivo di guadagnarci, siamo estremamente disciplinati nella definizione del prezzo».

 

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L’ Aermacchi M-346
I fornitori

 Per quanto riguarda i fornitori, Leonardo si è data già da tempo una regola importante: nessuno può totalizzare il 100% del suo fatturato con l’ex-Finmeccanica. «Dobbiamo ottimizzare continuamente la nostra struttura– ha chiosato Profumo – perché i clienti ci chiedono una continua razionalizzazione dei costi, quello che vogliamo fare insieme alla filiera di fornitura è lavorare da una parte per consentire loro di avere visibilità dell’attività prospettica e dall’altra, proprio grazie a questa visibilità, riuscire ad avere un’ottimizzazione della struttura di costo. Il cambiamento di politica che è stata realizzata negli anni scorsi è stata quella di non avere fornitori esclusivi, che facciano il 100% del loro fatturato con noi, altrimenti è un pezzo della nostra catena produttiva e a quel punto è meglio internalizzarla. Il limite è del 75% e questo è solo sano. Passata questa fase di difficoltà, quello su cui ci piacerebbe lavorare è capire se i nostri fornitori possono crescere per avere una maggiore penetrazione sui mercati potendo fare più fatturato con noi ma che percentualmente diventa meno sul loro fatturato complessivo».

 

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Alessandro Profumo,AD Leonardo

 Le elezioni del 4 marzo e il futuro dell’ ad

 Tra poco più di un mese si terranno delle elezioni che potrebbero scompaginare non soltanto l’assetto politico, ma anche quello delle aziende partecipate. Leonardo è, ovviamente, una di queste. Ma Profumo ha ostentato tranquillità, in merito a una sua possibile “cacciata” da Leonardo dopo meno di un anno dal suo insediamento. «Intanto vediamo che cosa succederà, personalmente sono estremamente sereno. Nel 2017 abbiamo rivisto le guidance, abbiamo fatto un profit warning che sarebbe stato fatto qualunque fosse la struttura manageriale di questa azienda. Sono arrivato il 16 maggio e ho individuato che c’era una struttura che andava rivista, abbiamo fatto un cambiamento manageriale e abbiamo fatto tutto quello che andava fatto, sapendo che questa è un’industria che ha cicli abbastanza lunghi.

 Oggi si inizia a lavorare su programmi che se va bene portano risultati vincenti 18-24 mesi dopo e questo piano dimostra che vogliamo cogliere tutte le opportunità che i cicli lunghi vogliono prendere. Quando il Cda scadrà il governo assumerà le decisioni che riterrà opportuno prendere. Il piano industriale serve per gestire l’azienda nel lungo periodo e orientarla, noi lavoriamo nel mondo operativo, certamente il governo è estremamente importante per noi, soprattutto come supporto nella nostra attività di esportazione, ma è obbligatorio continuare a gestire l’impresa in qualsiasi condizione politica».

Il sistema Italia

 Infine, Profumo ha spiegato il rapporto dell’azienda da lui guidata con il cosiddetto “sistema Italia”. «Leonardo – ha dichiarato – è un’azienda un po’ particolare, di grandi dimensioni, ipertecnologica e da parte nostra non possiamo dire che non esiste il sistema Italia, anzi il contrario: riceviamo un supporto molto significativo, dalla Presidenza del Consiglio fino al Ministero degli Esteri e della Difesa, passando per MEF e MISE. La nostra rete diplomatica all’estero funziona a meraviglia, per la verità io sono stato fortunato perché ho lavorato in due grandi aziende e ho sempre avuto grande supporto dai governi di qualsiasi colore. Leonardo continuerà a ricevere il supporto dei governi, il sistema Italia c’è».














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