Skill steam, ict e… È l’intraprenditore, che promette di migliorare la produttività

di Piero Formica* ♦︎ Si tratta della spina nel fianco dell’economia italiana: tra il 1995 e il 2019 è cresciuta a una media annua dello 0,3%, contro l’1,6% dell’Ue. Come arginare il problema? La figura che dovrebbe profilarsi è quella del lavoratore intraprenditoriale, un moderno polymath la cui personalità eclettica spazia in diversi campi di studio e di lavoro, applicando modelli mentali che li collegano…

Tra social media, cloud computing, scienza dei dati e, ancora, tecnologie mobili, Internet delle cose, blockchain e intelligenza artificiale, quale direzione prenderà il lavoro? Di fronte ad eventi di tale portata, l’inevitabile cambiamento tettonico nella cultura e nell’economia porta il lavoro ad imboccare il percorso della creatività. Il 2020 ci ha mostrato con quanta rapidità le cose possono cambiare. Sono emerse nuove opportunità, soprattutto per il lavoro intraprenditoriale promosso dalle aziende che fanno leva sulle nuove conoscenze.

Con l’età della digitalizzazione deve fare i conti il lavoro così come è stato codificato e si è strutturato nell’era analogica. L’attesa è che la potenza scatenata dalle nuove tecnologie sia una forza liberatrice che permetta di lavorare senza fatica e tedio, ma con gioia. L’automazione dei processi robotizzati, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento delle macchine apriranno la porta al successo se non si costringeranno gli esseri umani ad agire similmente alle macchine impiegate; se non accadrà che l’automazione dei muscoli sia sostituita dall’automazione del cervello come risultato dell’attuale rivoluzione tecnologica. Il lavoro è una successione di fatti e azioni tra loro connessi che si sviluppano con continuità e con strappi. La parola racchiude in sé una molteplicità di attributi tra i quali il prepararsi (mettersi nelle condizioni di affrontare una situazione) e l’intraprendere (accingersi a sperimentare l’imprenditorialità). Essi richiedono processi orizzontali che attraversano diverse funzioni aziendali e specialità. Il successo dipende dalla capacità di allineare tutte le parti interessate che popolano l’azienda e di travalicare i confini aziendali, attingendo risorse dalle comunità della ricerca e dell’istruzione.







La produttività è la spina nel fianco dell’economia italiana. Tra il 1995 e il 2019, la produttività del lavoro ha sperimentato una crescita media annua dello 0,3%, mentre nell’Unione Europea l’incremento è stato pari all’1,6%. Il nostro Paese ha particolarmente sofferto a causa della lenta corsa del valore della produzione di beni e servizi finali. È stata molto debole la spinta esercitata dai fattori produttivi. Tra questi, il lavoro deve compiere un salto culturale. Accanto alla competenza ci vuole volontà e abilità di creare. La figura che dovrebbe profilarsi è quella del lavoratore intraprenditoriale, un moderno polymath la cui personalità eclettica spazia in diversi campi di studio e di lavoro, applicando modelli mentali che li collegano.

 

Produttività del lavoro nei principali paesi europei

Sono i finanziatori delle innovazioni tecnologiche a dire e scrivere che il nuovo lavoro nascerà dal gioco a incastro tra arti liberali, scienza, tecnologia e matematica. È questi uno scenario che ci riporta all’età medievale, quando si apprendeva il saper fare a tutto tondo. Il lavoro del futuro volge verso la missione dell’innovazione per ottenere prodotti e servizi di qualità da perseguire tramite la combinazione di competenze Steam (l’insieme di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e le Arti) e competenze Ict. Se come scrive McKinsey & Company nei prossimi 50 anni la crescita economica sarà di fatto quasi completamente dovuta alla crescita della produttività, ebbene il conseguimento di un tale risultato dipenderà dal successo della suddetta missione. Entreranno in scena gll innovatori dirompenti, professionisti della conoscenza che si propongono di agire imprenditorialmente nell’impresa che li occupa. Essi aprono nell’edificio del lavoro una nuova finestra professionale che ci rivela, appunto, la figura dell’intraprenditore. Gli intraprenditori trasformano il profilo del dipendente, il quale assume il ruolo propositivo di inventare la missione imprenditoriale da portare avanti all’interno dell’azienda che lo impiega. Costoro abbandonano le opportunità conformi alle abitudini prevalenti. Navigando nel mare dell’incertezza, la loro aspirazione è creare qualcosa che ancora non esiste.

Produttività, i numeri chiave. Il nostro Paese ha particolarmente sofferto a causa della lenta corsa del valore della produzione di beni e servizi finali. È stata molto debole la spinta esercitata dai fattori produttivi. Tra questi, il lavoro deve compiere un salto culturale. Fonte Istat

Nel futuro del lavoro c’è, dunque, l’ideatore che vola alto come Icaro, mettendo a frutto il dono della sua mente intuitiva. Se i raggi del sole dovessero sciogliere la cera usata per fissare le ali, il nostro rileverebbe un difetto di progettazione o di fabbricazione, e andrebbe alla ricerca di un rimedio. È al centro della scena la sua capacità di sperimentare che dà significato al lavoro. Avere idee originali che producono valore è un processo che si impara cercando domande che sfuggono all’esperto e risposte che sono non convenzionali. Quando si pensa a quale novità creare e come farlo, entra in gioco la capacità di trascendere idee, regole, modelli e relazioni tradizionali. In anni di così grande trasformazione, non possono mancare i tentativi di immaginare le cose familiari sotto una nuova luce. Dobbiamo scavare sotto la superficie per trovare modelli non rilevati in precedenza e trovare nuove connessioni tra fenomeni non correlati. In breve, il lavoro creativo trascende le norme esistenti per andare oltre lo status quo; collega ciò che è ancora scollegato; dà al mondo qualcosa di cui non sapeva di aver bisogno.

Gli intraprenditori catturano punti di vista multipli, essendo partecipi di giochi di squadra che anticipano il cambiamento anziché subirlo. Sono persone che escogitano le idee più nuove e precorrono le esigenze dei clienti. Un altro non trascurabile aspetto della loro proposta di valore sono gli spazi di lavoro collaborativi. Lo erano le botteghe rinascimentali dove i progettisti rivolgevano la loro attenzione al corpo che attivando il cervello fa nascere idee migliori. I luoghi di lavoro, allora, vanno disegnati per favorire la connessione tra il corpo e la mente. L’uno e l’altra insieme devono potersi muovere per essere creativi. Suscita creatività la collaborazione che non è passiva e sedentaria ma attiva e dinamica, tanto da incoraggiare le persone al lavoro a sentirsi fisicamente, mentalmente ed emozionalmente impegnate nella generazione di idee.

Come funziona la produttività negli altri Paesi europei. La produttività è la spina nel fianco dell’economia italiana. Tra il 1995 e il 2019, la produttività del lavoro ha sperimentato una crescita media annua dello 0,3%, mentre nell’Unione Europea l’incremento è stato pari all’1,6%. Fonte Istat

La mutazione in atto nel lavoro è intimamente legata alle imprese in corsa per impedire che la nuova rivoluzione industriale produca una menomazione mentale tra il fare e il pensare. A dipingere a tinte rosa lo scenario del lavoro prossimo venturo è l’attività imprenditoriale che diventa materia viva e incandescente, investendo anzitutto sul valore dell’autonomia creativa dell’uomo. Ponendo la persona al centro dell’azione e affermando la sua dignità e autonomia, l’impresa intraprenditoriale è protagonista di un nuovo umanesimo rinascimentale. Essa punta sulla dinamicità degli intraprenditori piuttosto che sulla staticità dei posti di lavoro occupati da esecutori passivi di compiti. Coesistenza e conflitti cognitivi tra i diversi talenti rendono quell’impresa un luogo vivace dove il confronto di opinioni opposte apre le porte su opportunità da valorizzare in un futuro da costruire con la determinazione di agire in modo straordinario.

Le aziende la cui organizzazione è una centrale ad alta potenza imprenditoriale sfruttano la propensione, rilevata da Deloitte, di un numero sempre più crescente di occupati desiderosi di agire imprenditorialmente nell’azienda che li occupa. Non tutti sono tagliati per fare l’imprenditore. Tuttavia, le aziende possono favorire la mentalità imprenditoriale dei dipendenti e rimanere competitive. Le ricerche condotte dalla società di consulenza Gallup mostrano che il successo a lungo termine dell’impresa è legato al coinvolgimento dei dipendenti il cui impegno è un importante fattore di previsione della performance aziendale. I lavoratori impegnati sono i più produttivi. Promuovere l’intraprenditorialità è una strategia efficace per trattenerli in azienda. L’intraprenditore la cui idea è valorizzata dall’impresa si sente più motivato; se poi l’azienda ricorre a un sistema premiante, quel dipendente è ancor di più incentivato a proporre nuove idee. Rafforza la competitività un flusso continuo di idee che circolano liberamente nell’impresa. Al contrario, riservando a pochi, ai vertici aziendali, l’opportunità di ideare, il potenziale innovativo si esaurisce presto. L’ideazione a largo raggio che coinvolge l’intera orchestra è uno stile di vita che assicura un incessante processo innovativo.

Produttività del lavoro: dinamiche settoriali. Fonte Istat

Oggi più che mai è attuale in Italia il messaggio che negli anni della Grande Depressione, era il 22 maggio 1932, Franklin Delano Roosevelt lanciò ai suoi compatrioti: «Il paese esige una sperimentazione coraggiosa e persistente. È buon senso prendere un metodo e provarlo: se fallisce, ammettiamolo francamente e proviamone un altro. Ma soprattutto, proviamo qualcosa». Che allora, si provi e riprovi l’intraprenditorialità sulla scia delle imprese che già l’hanno fatto. I giovani sono attratti dalle accattivanti storie di intraprenditorialità. Suscitano in loro entusiasmo i casi di nuovi prodotti concepiti e partoriti dagli intraprenditori. Mac, iPod, iPod, iTunes, iPhone, iCloud all’interno di Apple. Dentro Google, Gmail, Google News, AdSense, auto senza conducente, Google Glass. Post-It Note nella 3M. E tanti altri ancora messi a punto nelle imprese intraprenditoriali. I nostri giovani corrono verso i luogo mentali, virtuali e fisici, in cui la cooperazione tra individui fa emergere creazioni imprevedibili e talvolta improvvisate. Lo spazio dell’intraprenditorialità è per loro un campo di sperimentazione su come prendersi cura degli interessi dell’azienda e dell’imprenditore senza arrecare danno agli altri e, alla fine, anche a se stessi.

Il quotidiano inglese Financial Times ha denunciato il cattivo stato di salute del lavoro con queste parole: «Negli ultimi quattro decenni, il lavoro non è riuscito a garantire redditi stabili e adeguati a un numero crescente di persone. Ciò si manifesta con salari stagnanti, redditi irregolari, riserve finanziarie inesistenti per poter fronteggiare le emergenze, scarsa sicurezza del posto di lavoro e condizioni di lavoro brutali». Affinché le risorse umane siano impiegate in modo efficiente e sia resa dignità alle persone, è indispensabile far avanzare il lavoro intraprenditoriale dalla frontiera in cui oggi di trova al retroterra del campo industriale. Il compito di progettare un futuro del lavoro che non è un posto dove si va, un masso inamovibile, ma ciò che si fa e si è, spetta ai “pensatori di cattedrali” – così furono chiamati gli artisti e progettisti che nell’età rinascimentale guardarono tanto lontano, consapevoli di costruire opere straordinarie.

 

*Piero Formica è Professore di economia della conoscenza, Senior Research Fellow dell’International Value Institute presso la Maynooth University in Irlanda. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale.














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1 commento

  1. si tutto bello, però se le aziende vogliono solo esecutori passivi e sanziona addirittura l’intrapenditorialità come l’ha definita l’autore, è pacifico che l’Italia poi si trovi agli ultimi posti.

    sono stato probabilmente sfortunato, e non penso che tutte le aziende siano come questa ultima dove attualmente lavoro, però mi trovo esattamente nella situazione descritta dal mio amaro commento, se non ci si allinea con il non pensiero dell’imprenditore si è fatti fuori.
    Scusate l’amarezza, ma dico questo perche nella mia lunga carriera ho trovato anche aziende (sopratutto multinazionazionali) che davano e apprezzavano i modi diversi di affrontare gli ostacoli, ma le ultime due (padronali) sono di quel tipo.
    Grazie dell’articolo che ho apprezzato molto e spero vivamente per i giovani sopratutto che si avveri anche in minima parte.
    cordiali saluti

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