Prometeia-Intesa Sanpaolo: fatturato del manifatturiero giù del 14,3%. Risultati negativi per tutti i settori, salvo solo il farmaceutico con un +3,9%

La ripresa è prevista per il 2021-20122, a patto che l'emergenza sanitaria venga contenuta. A fare da traino saranno gli investimenti spinti dai fondi europei per sostenere transizione green, innovazione, digitalizzazione e automazione

Andamento della produzione manifatturiera. dal 2015.

Il Rapporto Analisi dei Settori Industriali di ottobre 2020 di Prometeia (in collaborazione con Intesa Sanpaolo) evidenzia segnali di recupero per il fatturato del settore manifatturiero durante il trimestre giugno-agosto: alla dinamica già positiva della farmaceutica e di calo moderato del fatturato di alimentare e bevande e largo consumo (grazie ai prodotti per la detergenza della casa e l’igiene personale), che beneficiano di una domanda sostenuta dall’emergenza sanitaria, si è aggiunto un aumento tendenziale dei fatturati di elettrodomestici, mobili e prodotti e materiali da costruzione, trainati dalla ripresa degli interventi di riqualificazione edilizia, con lo sblocco dei cantieri, e dalla maggior attenzione per l’ambiente domestico, diventato anche luogo di lavoro e di studio. Spunti di miglioramenti sono giunti, tra giugno e agosto, anche dalla dinamica degli ordinativi, dove spicca il dato tendenziale positivo di autoveicoli e moto.

Un recupero che però non ripiana i i crolli primaverili, a fronte anche di un aumento dei rischi legati alle difficoltà di gestione della pandemia, che gettano ombre sulla solidità di ripresa dei principali sbocchi internazionali e del mercato interno. In questo contesto, prevediamo una caduta del 14.3% del fatturato manifatturiero in media d’anno, a prezzi costanti.







Confermate le stime di crescita per la Farmaceutica (+3.9% a prezzi costanti nel 2020), unica eccezione nel quadro settoriale, grazie a una domanda mondiale trainante, a fronte di una domanda domestica di farmaci in leggero ripiegamento (sintesi di un aumento di domanda dei trattamenti Covid e di un calo delle altre terapie), e attese di tenuta per il fatturato dell’alimentare e bevande (-2.8%), grazie alla debole crescita delle esportazioni e all’aumento dei consumi alimentari domestici, che compensano in parte la flessione generalizzata del canale Ho.Re.Ca.

Tra i settori che sono attesi contrarsi meno della media manifatturiera troviamo i prodotti e materiali da costruzione (-10.5% il calo atteso 2020, sempre a prezzi costanti), il cui giro d’affari sta beneficiando del riavvio degli investimenti in costruzioni, in particolare delle riqualificazioni residenziali (per cui sono stati potenziati gli incentivi in chiave ecologica e antisismica), gli Altri Intermedi (-11.8%), sostenuti dall’aumento di domanda di prodotti in plastica e carta legato all’emergenza sanitaria e gli Intermedi chimici (-9.2%), grazie alla domanda di chimica per prodotti igienizzanti che sta trainando le esportazioni.
Performance in linea con l’andamento medio del manifatturiero per Metallurgia e Prodotti in metallo (con fatturato atteso in calo del 14.3% e del 14.5% rispettivamente, a prezzi costanti), la cui attività è condizionata positivamente dalle costruzioni ma negativamente dalla Meccanica e dalla filiera automotive.

Le difficoltà congiunturali del settore automotive stanno penalizzando anche l’Elettrotecnica, che apre la parte bassa della classifica settoriale (-15.2% il calo atteso del fatturato a prezzi costanti 2020), nonostante il traino offerto dai crescenti investimenti in chiave ecologica, sia nel settore auto sia nelle costruzioni. Ancor più penalizzata la Meccanica (-18.4% la contrazione attesa in media d’anno), che si trova a fronteggiare una flessione marcata della domanda mondiale (superiore al 13% nel 2020, secondo le nostre stime, contro un -10% circa per il totale manifatturiero) e una battuta d’arresto degli investimenti sul fronte interno. La riqualificazione dell’ambiente domestico legata allo smart working sta trainando il recupero del settore dei Mobili, che dopo una caduta molto intensa nella fase di lockdown, dovrebbe riuscire a contenere al 18.5% il calo del fatturato a prezzi costanti 2020. In fondo alla classifica si collocano Sistema moda (-25.4% il calo atteso per il 2020) e Autoveicoli e moto (-26.8%). Sulla performance della moda pesano una stagione andata sostanzialmente persa, per i provvedimenti restrittivi alla mobilità intrapresi in primavera a livello internazionale, e una chiusura d’anno caratterizzata da un clima di incertezza, con limitazioni alla vita sociale che freneranno ancora i consumi di questi beni. L’automotive sconta gli effetti della pesante crisi economica che ha portato a posticipare la domanda di autoveicoli, anche se le attese sono di parziale recupero del fatturato settoriale tra agosto e dicembre, grazie alla spinta degli ecoincentivi per le autovetture approvati nel Decreto Agosto, che hanno già riportato in positivo i numeri delle immatricolazioni in settembre.

Se si riuscirà a contenere l’emergenza sanitaria, è previsto  un significativo rimbalzo del fatturato manifatturiero nel prossimo biennio, ad un tasso di crescita medio annuo del 6.8% a prezzi costanti, nell’ipotesi di una gestione efficiente dell’emergenza sanitaria che possa creare le condizioni per un rapido ritorno ad un contesto di domanda più brillante.
A fronte di consumi in ripresa ma su ritmi insufficienti a riportare la spesa delle famiglie sui livelli pre-Covid, dato il deterioramento di redditi e ricchezza e l’atteggiamento cautelativo dei consumatori, che si protrarrà nel medio periodo, saranno dagli investimenti a rappresentare il principale volano di ripresa, favoriti da un’iniezione senza precedenti di fondi europei che punta su transizione green, innovazione, digitalizzazione e automazione per accelerare i processi di trasformazione già in atto. Una quota rilevante dei fondi europei (pari ad almeno il 37%), di cui l’Italia sarà tra i principali beneficiari, sarà destinata alla transizione green, che si impone oggi come vero e proprio volano di crescita. L’Europa è storicamente in prima linea nella corsa verso una maggiore sostenibilità ambientale dell’economia, perseguendo obiettivi ambiziosi di abbattimento delle emissioni inquinanti e puntando su un continuo spostamento in avanti della frontiera tecnologica, che le vale oggi la prima posizione nel ranking mondiale dei paesi brevettatori di tecnologie legate alla mitigazione dei cambiamenti climatici, davanti agli Stati Uniti.

ai risultati dell’approfondimento contenuto nel Rapporto, emerge come il manifatturiero italiano sia il secondo meno intensivo di emissioni dopo quello tedesco, davanti a quello di Francia e Spagna, grazie anche allo sforzo innovativo delle imprese, evidenziato dalla quota di mercato del 5.1% sui brevetti green europei destinati ai processi manifatturieri. Spicca l’intensità di emissione più contenuta dell’Italia in alcuni settori chiave, come i Prodotti e materiali da costruzione (2.393 Kg di gas serra, Ghg, per euro di valore aggiunto, contro i 4.043 Kg della Spagna, il paese più inquinante nel settore), dove si segnalano marcati progressi sul fronte della performance ambientale dei produttori di ceramica, e la Metallurgia (1.449 Kg di GHG per euro di valore aggiunto, contro i 3.066 Kg della Francia, paese più inquinante in questo caso), grazie alla preponderanza di elettrosiderurgia, con maggiore attenzione alla valorizzazione delle scorie e alle tecnologie per la cattura, il riciclo e/o lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Progressi emergono anche sul fronte dei processi chimici, il settore manifatturiero dove l’Italia conta più brevetti in tecnologie green, e nella filiera automotive, dove prosegue la fase di trasformazione verso una maggiore offerta di veicoli elettrici, che dovrebbe portare a un deciso abbattimento delle emissioni nazionali dei trasporti.

La caduta dell’attività produttiva nel corso del 2020, comporterà inevitabilmente una flessione della redditività operativa e del capitale proprio dell’industria manifatturiera, che scenderanno rispettivamente al 4.5% e al 4%, secondo le nostre stime, erodendo del tutto il recupero conseguito negli anni successivi alla crisi del 2012, ma mantenendosi comunque superiori ai livelli che avevano caratterizzato la crisi del 2009. Tra i fattori a sostegno degli indicatori di redditività, la maggiore resilienza del nostro sistema industriale, determinata dalla solidità patrimoniale e finanziaria raggiunta alla vigilia della crisi, e le misure di sostegno alla liquidità messe in campo dal governo. Alcuni cluster di imprese potrebbero mostrarsi più vulnerabili di fronte alla crisi, su tutti quello delle aziende di minori dimensioni, che potrebbe essere oggetto di un processo di selezione più intenso nel prossimo biennio. In linea generale, stimiamo che le imprese a rischio insolvenza (con cash flow negativo) rappresentino il 5.4% del totale manifatturiero, incidenza molto più limitata rispetto al 2012, quando la crisi di liquidità raggiunse il suo apice nel nostro paese.

Il riavvio della crescita economica nel biennio 2021-22, unita a prospettive di basse pressioni dal lato dei costi operativi, consentiranno alla redditività di recuperare in parte quanto lasciato sul terreno nel 2020, ma senza tornare sui livelli pre-Covid. La velocità di ripresa sarà strettamente legata alla ripartenza del ciclo degli investimenti, che farà da traino al recupero di competitività del nostro sistema industriale.














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