Navigare lungo il fiume della storia delle idee. L’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale dall’antichità a oggi

di Piero Formica* ♦︎ L'evoluzione dell'IA, dai primi automi della mitologia greca al Cavaliere Meccanico di Leonardo da Vinci, fino ad arrivare a Sophia, il robot antropomorfo di Hanson Robotics. Dopo tante evoluzioni rimane però un quesito: l'IA sarà parallela, affiancherà o sottometterà l’intelligenza umana?

Osserviamo e affrontiamo l’Intelligenza Artificiale affidandoci al pensiero logico e formulando giudizi basati sull’esperienza. Dobbiamo ricordare che la nostra conoscenza dipende solo in parte dall’aver vissuto situazioni particolari che ci permettono di giungere a conclusioni generali. Dobbiamo ricordare che la conoscenza si ottiene attraverso la cultura, che è più dell’esperienza. Essa comprende valori e credenze trasmessi oralmente e per iscritto di generazione in generazione. Entrano in gioco istinto, emotività, contraddizioni e comportamenti irrazionali. Le relazioni umane dirette si rafforzano se prestiamo attenzione a questo apparato concettuale. Altrimenti, le nostre relazioni dipenderanno e saranno filtrate unicamente dalla logica e dall’esperienza acquisita dalle macchine intelligenti. Questa dipendenza può portare a sogni e realtà folli, perché si può far leva sulla logica e sull’esperienza non solo per fare il bene ma anche per produrre il male. Il nesso tra conoscenza e cultura ci rende consapevoli delle potenziali insidie del legame tra pensiero logico ed esperienza con l’IA. Da qui la necessità di discorre dell’Intelligenza Artificiale nell’ottica della cultura che ci porta a navigare nel mare della storia.

Navigare lungo il fiume della storia delle idee sull’Intelligenza Artificiale

Sin dai tempi antichi scienziati e filosofi, riflettendo ed investigando sulla natura dell’intelligenza, sulla struttura e sulla funzione del cervello umano, si sono chiesti se le macchine dispongano della facoltà di apprendere e ragionare correttamente, similmente agi esseri umani: in breve, se esse possano pensare. È questa la cornice che inquadra la storia delle idee sull’Intelligenza Artificiale, un lunghissimo fiume che scorre talvolta placido, talaltra impetuoso tanto da uscire dall’alveo e inondare i campi del sapere per poi sconvolgerne le mappe definite e consolatorie. Quando ciò accade, come oggi con il prorompere dell’Intelligenza Artificiale, a regnare sono un fecondo disordine e l’incertezza che va sopportata dovendo operare senza potersi più servire di quelle mappe.







Le idee sull’‘Intelligenza Artificialesono una mescolanza di intuizioni, visioni, impressioni, pensieri e nozioni accumulatisi nel tempo

Nonostante la parvenza intelligente, ChatGpt è fondamentalmente una macchina basata sul calcolo delle probabilità

Uomini e animali si muovono agendo secondo la propria volontà. Gli antichi filosofi, scienziati e inventori costruirono oggetti cui dettero il nome di autómatos, macchine che riproducono i movimenti e talora hanno anche l’aspetto degli esseri viventi. L’automa che agisce di propria volontà e, quindi, si muove spontaneamente, indipendentemente dall’intervento umano, è paragonabile a noi? L’agire da sé non vuol dire avere ragione e anima, secondo il pensiero platonico che riteneva che l’automa ne fosse privo. Diversamente, gli aristotelici mettevano l’accento sulla progettazione: se fatta correttamente, all’automa è data la possibilità di essere intelligenti, in grado di far credere ad un essere umano che lui, automa, è un umano. Da allora, il conflitto cognitivo sul potenziale dell’automazione di cambiare il significato di ‘umano’ si è allargato nello spazio culturale e prolungato temporalmente. Oggi chi chiediamo se l’Intelligenza Artificiale sarà parallela, affiancherà o perfino sottometterà l’intelligenza umana.

Gli automi nell’antica Grecia

Il cavaliere meccanico di Leonardo da Vinci (Fonte: Wikipedia)

L’antica Grecia palesò un grande fascino per il mito degli automi. Efesto, il dio del fuoco e della lavorazione dei metalli, forgiò degli automi per assisterlo nella sua officina. Per la difesa di Creta, Efesto realizzò Talos, un gigantesco automa di bronzo a guardia dell’isola, sollevando un interrogativo sulla programmazione delle macchine tale che esse possano agire eticamente. Prima i filosofi greci e poi i romani indagarono sulle possibilità della vita artificiale. Secondo Pitagora (c. 570–495 a.C.), dai numeri che governano su tutte le cose ci si può aspettare la creazione di umani artificiali. Nel Timaeus, uno dei suoi dialoghi, Platone (c. 428–348 a.C.) descrive gli dei all’opera di dar vita a una nuova razza di umani artificiali, gli automai, addetti a lavori di routine. In seguito, in età rinascimentale, Leonardo da Vinci progettò intorno al 1495, un automa meccanico umanoide, denominato ‘cavaliere meccanico”. Il polymath del Rinascimento italiani dischiuse un nuovo orizzonte sull’abilità umana nel costruire macchine ad un sempre più alto livello tecnico per poter interagire con il mondo circostante. Nel XVII e XVIII secolo la questione della misura in cui gli esseri umani non sono altro che macchine puramente fisiche dette luogo a dibattiti sempre più accesi che si estesero alla possibile creazione di specie artificiali. Nell’Ottocento, l’evoluzione degli automi condusse alla messa a punto di funzioni primarie tipiche ed inconfondibili dell’essere umano, quali l’imitazione della voce, dei gesti e degli atteggiamenti.

L’età contemporanea

Alan Turing fu fra i pionieri dell’informatica e dell’IA. Codifico il Test di Turing, per testare “l’intelligenza” delle macchine

Nell’età contemporanea, tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento, scienziati, scrittori e mediologi sono entrati in scena da protagonisti preannunciando il tempo che stiamo attraversando.

  • Nel 1921 il drammaturgo e giornalista ceco Karel Čapek (1890-1938) pubblica l’opera di fantascienza “I robot universali di Rossum“, ponendo l’umanità di fronte al progresso scientifico capace di creare ‘persone artificiali’, da lui chiamate robot. Questo fu il primo uso, allora conosciuto, del termine.
  • Nel 1929, il biologo giapponese Makoto Nishimura (1883-1956) costruisce ad Osaka il robot chiamato Gakutensoku la cui testa fu progettata per esprimere e comunicare sentimenti umani. Nel 1923, esseri umani artificiali comparvero in una rappresentazione teatrale a Tokyo.
  • Nel 1949, l’informatico americano Edmund Callis Berkeley (1909-1988) rende popolari nel suo libro “Giant Brains, or Machines That Think le immagini cognitive dei nuovi modelli di computer che sono cervelli meccanici che si avvicinano ad essere un cervello umano.
  • Nel 1950, il polymath inglese Alan Mathison Turing (1912-1954), pioniere dell’informatica teorica e dell’Intelligenza Artificiale, pubblica “Computer Machinery and Intelligence”, che propone un test di intelligenza delle macchine chiamato “The Imitation Game”. È questo un gioco che aiuta a rispondere alla domanda se “le macchine possono pensare”. Una macchina che superi il gioco dell’imitazione è motivo per ritenere che possa pensare come un essere umano e addirittura avere un’anima.
  • Nel 1952, l’informatico americano Arthur Lee Samuel (1901-1990), un pioniere nel campo dei giochi per computer, sviluppa un programma per giocare a dama, il primo a imparare il gioco in modo indipendente.
  • Nel 1955, John McCarthy (1927-2011), informatico e scienziato cognitivo statunitense, tiene un seminario a Dartmouth sull'”Intelligenza Artificiale”, che rappresenta il primo utilizzo del termine e il modo in cui è entrato nell’uso popolare.

Il ‘cittadino robot’

Sophia, il primo ‘cittadino robot’ con un aspetto umano realistico e la capacità di vedere e replicare le emozioni, oltre che di comunicare

Sono seguite realizzazioni tese a dimostrare la prossimità tra l’essere umano e l’Intelligenza Artificiale.

  • Nel 1965, l’informatico statunitense Edward Feigenbaum e il microbiologo Joshua Lederberg (1925-2008) danno vita a una forma di IA programmata per replicare il pensiero e le capacità decisionali degli esperti umani.
  • Nel 1966, l’informatico tedesco Joseph Weizenbaum (1923-2008) crea Eliza, il primo chatbot finto psicoterapeuta, che tramite l’elaborazione del linguaggio naturale può conversare con gli esseri umani.
  • Nel 1968, il matematico sovietico Alexey Ivakhnenko (1913-2007) propone un nuovo approccio all’IA poi noto come ‘Deep Learning’.
  • Nel 1973, Frederic Ira Parke, ricercatore e accademico americano di computer grafica, crea l’umano digitale di Parke, chiamato Audrey. Da allora in avanti, è un incessante susseguirsi di tentativi volti a copiare in forma digitale il cervello umano. Viene sfidata l’idea coltivata dai filosofi della dualità tra mente e corpo che se non fossero la stessa cosa sarebbe dunque illusoria la digitalizzazione di un essere umano. Si tenta di disegnare una mappa ordinata dei vari tipi di cellule della corteccia cerebrale dei mammiferi, ma la digitalizzazione dell’intero cervello del topo non si è ancora ottenuta.
  • Nel ’79, l’ingegnere meccanico statunitense James L. Adams (1934-2022) riuscì a far navigare con successo un veicolo autonomo in una stanza piena di sedie senza alcuna interferenza umana.
  • Negli anni ’80, i ricercatori dell’Università di Tokyo svilupparono un umano digitale chiamato Takanashi le cui espressioni facciali e i movimenti delle labbra erano
  • Nel 1986, il robotista tedesco Ernst Dickmann e il suo team dell’Università Bundeswehr di Monaco creano la prima auto senza conducente. L’auto robot poteva raggiungere le 55 miglia orarie su strade prive di ostacoli o di conducenti umani.
  • A partire dagli anni Novanta, la tecnologia umana digitale è stata adottata dai media. È il caso di due personaggi: Gollum nel film il Signore degli Anelli e Lara Croft nei videogiochi Tomb Raider.
  • Nel 2000, la robotista americana Cynthia Breazeal sviluppa Kismet, il primo robot in grado di simulare le emozioni umane con il suo volto che comprende occhi, sopracciglia, orecchie e bocca.
  • Nel 2011, Apple rilascia Siri, il primo assistente virtuale popolare.
  • Nel 2016, Hanson Robotics ha creato un robot umanoide di nome Sophia, noto come il primo ‘cittadino robot’ con un aspetto umano realistico e la capacità di vedere e replicare le emozioni, oltre che di comunicare.

Il filo conduttore di alcuni tra i tanti momenti salienti nella storia compresa tra l’origine degli automi e l’IA ci ha portato al giorno d’oggi in cui l’IA è in piena espansione, come dimostra la sua curva di sviluppo esponenziale. Aprendo delle finestre nel muro della tradizione, questi e altri pionieri libertari ci fanno intravedere visioni non più separate su umani e macchine, su scienza e la filosofia.

*Piero Formica è Professore di Economia della conoscenza. Senior Research Fellow dell’International Value Institute, Maynooth University, Irlanda. Docente e advisor, Cambridge Learning Gateway, Cambridge, UK. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














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