L’intelligenza artificiale ci allontana dal dubbio? I due volti della conoscenza

di Piero Formica* ♦︎ La conoscenza è ciò che sappiamo, l'intelligenza è il modo in cui usiamo ciò che sappiamo. L'IA ci aiuta a conoscere di più, ma facilita anche una lettura attenta delle opere del passato, senza allontanarci dall'esercizio del dubbio?

Se miriamo alla produttività facendo leva sull’innovazione incrementale, possiamo mettere al lavoro la conoscenza acquisita per applicarla ai processi, ai prodotti e ai servizi esistenti. Se, però, il nostro obiettivo è l’innovazione che è “distruzione creativa”, destabilizzatrice dell’esistente, allora è utile apprendere come diventare ignoranti di quella conoscenza poiché essa è una cattiva guida. Il filosofo Nicolò Cusano parlava di ignoranza appresa. «Bisogna essere piuttosto ignoranti per formulare delle genuine congetture», sosteneva lo psicologo sperimentale americano Edwin Boring.

Mettere in discussione il sapere acquisito…

Lo psicologo statunitense Edwin Boring (Fonte: Wikipedia)

II tempo vissuto e le attività svolte sono soggetti ad eventi sconvolgenti prodotti dall’interazione tra conoscenza e intelligenza che ci portano su strade mai prima battute. Pensiamo all’econosfera e alla tecnosfera. Ci addentriamo nella prima per combinare insieme gli indicatori economici con quelli sociali e ambientali affinché la crescita economica sia sostenibile. L’intervento umano nella tecnosfera richiede la familiarità con l’apprendimento automatico. Il problema da affrontare è la visione a tunnel: la tendenza a concentrarsi esclusivamente su un obiettivo, su una vista unica e limitata. Utilizziamo strumenti intellettuali circoscritti e unidimensionali. Sia la contabilità macroeconomica che quella aziendale trascurano le esternalità negative causate dalle azioni umane. Ciò che importa è la quantità di Pil e di profitti. È sugli strati di conoscenza e intelligenza che costruiamo il nostro futuro. Se la passione per il sapere perde slancio e l’intelligenza si appanna, la società declina. 







Cerchiamo conoscenza lungo un percorso che a un certo punto si biforca. Propensi a conoscere sempre di più di un dato argomento, approfondirlo incessantemente fa crescere la nostra ignoranza. Siamo soggetti all’ignoranza aumentata giacché quella conoscenza finisce con il rivelarsi falsa. 

La sindrome tolemaica (la concezione dell’universo geocentrico) ci ha afferrati. Accumuliamo conoscenza lungo il percorso tolemaico, ma restiamo immobili rispetto all’innovazione che si va formando nel percorso alternativo, quello in cui ci si può inoltrare solo se dotati dell’umiltà e del coraggio dell’esploratore che non si spaventa dell’ignoto. Una volta che il sistema di conoscenze consolidato viene travolto, le novità cognitive impongono la riorganizzazione delle comunità scientifiche mentre il nuovo sapere si diffonde attraverso le reti formali e informali tessute dai precursori e dai seguaci del nuovo sapere. È stato così nel passato con la comparsa del linguaggio, della stampa e di internet. 

È così oggi con l’avvento dell’intelligenza artificiale e della salute olistica (un futuro di salute guidato da ‘3P’ – salute Predittiva, Preventiva e Personalizzata).

A guidarci sono le persone dotate di tanta curiosità da mettere continuamente in discussione il sapere acquisito attingendo ad una varietà di fonti dell’intelligenza, sia quelle della natura umana sia le fonti artificiali. La meta è il miglioramento delle nostre prestazioni fino al raggiungimento del pieno potenziale che ciascuno di noi è in grado di esprimere. Si pensi, per esempio, all’abilità di porre domande e cogliere le sottili differenze di significato, opinione o atteggiamento; oppure di volare a fior di frase per leggerla analizzando in una sola volta tutte le sue parti anziché le singole parole una dopo l’altra – il che consente di afferrare con più accuratezza e da diverse angolazioni il significato, oltre a facilitarne e renderne più appropriata la traduzione in un’altra lingua. Il potenziale così espresso spiana la via a nuove generazioni di scienziati, umanisti e imprenditori che contribuiranno significativamente a trasformare la società e l’economia. È quanto accaduto, per esempio, con gli scienziati di Google che hanno aperto la strada alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale.

…per un apprendimento continuo e fuori dagli schemi mediante esplorazione

La conoscenza è la comprensione di uno o più argomenti che richiede un processo di apprendimento continuo mediante esplorazione, esperienza, formazione, ricerca, libri e materiali. Individui tra loro diversi possono possedere la stessa conoscenza avendola ottenuta, per esempio, nel contesto sociale ed educativo nel quale opera la scuola. Diversamente, l’intelligenza umana è naturale, racchiude le sensazioni derivanti dalle circostanze e dalle relazioni con gli altri, la facoltà di intuire e la capacità di cogliere e condividere i sentimenti altrui. Inoltre, essa è imprevedibile e si differenzia da individuo a individuo, essendo ciascuno di noi dotato di una miscela unica di attitudini e capacità cognitive innate e svincolate da algoritmi o vincoli imposti dall’intervento umano. L’intelligenza che possiede queste qualità avvia il processo di acquisizione della conoscenza per poi usarla in ambiti diversi ricorrendo alle sue capacità olistiche. Emozioni, intuizioni ed empatia sono elementi essenziali della conversazione suscitatrice di idee originali. Vengono alla ribalta creatività e ragionamento. L’intelligenza naturale è, dunque, il carburante che permette al velivolo della conoscenza di volare: fuori metafora, di essere utile se applicata.

Conoscenza e intelligenza 

La conoscenza è ciò che sappiamo, mentre l’intelligenza è il modo in cui usiamo ciò che sappiamo. Possiamo acquisire la conoscenza attraverso l’istruzione, l’esperienza e l’osservazione. 

L’intelligenza è qualcosa con cui nasciamo. La conoscenza è specifica di una particolare materia o area di competenza. L’intelligenza è più generale e può essere applicata a una gamma più ampia di compiti. La conoscenza può essere accumulata. L’intelligenza può essere migliorata. Possiamo sempre imparare cose nuove e arricchire la nostra base di conoscenze. L’intelligenza può essere migliorata attraverso la formazione e la pratica. Una persona con molte conoscenze su un particolare argomento può non essere in grado di applicarle efficacemente se manca di intelligenza. Una persona con un’intelligenza elevata può essere in grado di risolvere un problema solo se dispone delle conoscenze necessarie.

I due volti della conoscenza

Cartesio sosteneva che le nostre ricerche non debbono dipendere da ciò che altri prima di noi hanno pensato
(Fonte: Wikipedia)

La conoscenza si presenta sia in forma tacita che esplicita. Quest’ultima è reperibile in manuali, documenti, sessioni di istruzione, ecc. La prima si rinviene nelle emozioni, nel flusso dei pensieri, nei gesti e nei discorsi informali che hanno luogo, per esempio, nelle caffetterie. Dobbiamo alla conoscenza la capacità di cambiare i nostri sistemi di riferimento, i valori e i comportamenti. Generazione dopo generazione la conoscenza si è accumulata e sviluppata, ha creato valore spostandosi dal suo punto di origine verso il punto di bisogno o di opportunità, e si è moltiplicata quando è stata condivisa. Questi processi si sono accelerati nel corso del tempo ed è quindi cresciuto il nostro potere trasformativo. Basti pensare al passaggio dalla Rivoluzione Scientifica del Seicento alle successive fasi della Rivoluzione Industriale iniziata nella seconda metà del Settecento e poi, a partire dalla metà del XX secolo, al rapido e diffuso aumento dell’attività umana che va sotto il nome di Grande Accelerazione il cui impatto sui sistemi naturali terrestri sta producendo inattese e gravi conseguenze.

Ciascuna nuova conoscenza interviene sulla società trasformandola. Quanto e in che tempi la conoscenza muta, quanti e quali trasformazioni da essa discendono dipendono dalle istituzioni e dalle reti relazionali prevalenti in una società. Ciascuna società ha un processo di creazione e trasmissione della conoscenza che la differenzia dalle altre. Laddove il processo di produzione della conoscenza si frammenta in tanti piccoli rivoli di specializzazione, l’insieme dei silos disciplinari alza barriere che impediscono alle intuizioni transdisciplinari di manifestarsi o di essere ammesse nella e accettate dalla società. La curiosità che si spinge oltre i sentieri battuti è contrastata e le opportunità che ne discendono sono viste come un rischio da non correre. La prima e più significativa opportunità è la conciliabilità tra la cultura e la natura resa possibile proprio dalla conoscenza integrata che lega e fonde le scienze fisiche con le scienze umane.

Per conoscere ci immergiamo nella lettura dei testi di coloro che ci hanno preceduto al fine di renderci conto di quanto resti da scoprire. Tuttavia, così facendo corriamo il pericolo di incorrere in gravi errori, giacché ci porta fuori strada l’aver dato tanta importanza a quei testi da utilizzarli pedissequamente. Nella terza delle sue Regulae ad directionem ingenii, Cartesio sosteneva che le nostre ricerche non debbono dipendere da ciò che altri prima di noi hanno pensato. Precisamente così egli scriveva: «Per quanto riguarda qualsiasi argomento che ci proponiamo di indagare, dobbiamo investigare non su ciò che gli altri hanno pensato o su ciò che noi stessi abbiamo ipotizzato, ma su ciò che possiamo chiaramente e manifestamente percepire per intuizione o dedurre con certezza. Perché non c’è altro modo di acquisire la conoscenza».

La passione per il dubbio

Il critico letterario Antoine Léonard Thomas (Fonte: Wikipedia)

La passione per il dubbio si insinua consultando il lavoro altrui. Sul dubbio e sull’attività del pensiero, il rimando d’obbligo è al filosofo Cartesio e al critico letterario Antoine Léonard Thomas

A quest’ultimo è stata attribuita l’estensione della locuzione di Cartesio: da “Cogito, ergo sum” a “Dubito, ergo cogito, ergo sum”. Il passaggio dal pensiero a un corso costruttivo e vantaggioso di azione e realizzazione è stato illustrato da Edward de Bono, padre fondatore del pensiero laterale cui si deve la locuzione “Ago, ergo erigo”. Chi apprende a scoccare le frecce del dubbio innesca i processi di cambiamento nel tempo lungo due direttrici. Una è l’acquisizione di nuove conoscenze; l’altra è l’emergere di nuovi modi di utilizzare le conoscenze consolidate. Per avviare questi processi e poi trasferire le lezioni apprese e fornire l’accesso alle competenze sono i membri delle comunità di pratica della conoscenza. Tali comunità attraggono personaggi di ogni tipo il cui scopo comune è quello di sviluppare nuove idee ed esplorare nuovi percorsi. 

Questo modo di argomentare diventa sempre più attuale quando si pone l’interrogativo di come e quanto l’intelligenza artificiale, gestendo una mole straordinaria di dati che amplia e approfondisce i pozzi di conoscenza disciplinare (la specializzazione e la conoscenza dettagliata dei contenuti di un certo tipo di curriculum o di materia), faciliti una lettura tanto attenta delle opere del passato da allontanarci dal dubitare.

*Piero Formica è Thought Leader e Senior Research Fellow dell’Innovation Value Institute della Maynooth University (Irlanda). È inoltre  direttore della Summer School del Contamination Lab dell’Università di Padova (Unipd) e docente presso il MOIM – Open Innovation Management /Unipd Executive Learning.

Il professore ha vinto l’Innovation Luminary Award 2017, assegnato dall’Open Innovation Science and Policy Group sotto l’egida dell’Unione Europea “per il suo lavoro sulla moderna politica dell’innovazione”.













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