Guida autonoma: l’obiettivo zero incidenti è irraggiungibile. La visione di Audi

Secondo gli esperti la “Vision zero” non sarà mai realizzabile al 100%, perché le persone rimarranno sempre la principale variabile

Le persone riusciranno mai a fidarsi dei veicoli a guida autonoma? Molti si domandano se un veicolo a guida autonoma sia in grado di fare la scelta giusta in una situazione di emergenza. Per rispondere a queste domande Audi ha coinvolto diversi esperti nello studio Audi SocAlty. Il “dilemma del carrello ferroviario” è un esperimento mentale che esemplifica perfettamente questo genere di preoccupazioni. Bisogna immaginare un vagone impazzito e la possibilità di deviarlo su un binario laterale dove andrebbe a investire una persona, salvando però la vita ad altre cinque persone che invece si trovano in rotta di collisione sul binario principale. Qual è la soluzione giusta? Scegliere il male minore o non intervenire affatto?

In realtà questo è un vecchio dilemma, che però è tornato di attualità con lo sviluppo della guida autonoma. In quest’ultimo caso il punto focale della questione è un altro, perché l’auto non deciderebbe affatto da sola, ma si comporterebbe come ha deciso chi ha scritto il suo software di controllo. I veicoli a guida autonoma, dunque, decidono secondo l’etica di chi li ha creati e programmati. La commissione etica federale tedesca ha iniziato a confrontarsi su queste domande nel 2017, definendo subito delle linee guida ma anche una richiesta di sviluppo specifica dal punto di vista tecnologico e sociale. Dopodiché ha stilato un rapporto dove sono definite 20 “Regole etiche per il traffico veicolare automatizzato e connesso”. Una di queste stabilisce che i veicoli a guida autonoma hanno senso solo se permettono di ridurre gli incidenti e i conseguenti danni rispetto a quelli guidati dalle persone. In altre parole, ridurre gli incidenti e proteggere la vita umana sono le due massime priorità. A questo proposito, il software non deve fare distinzioni rispetto a caratteristiche come età, sesso o costituzione fisica o mentale. Un’altra regola è che non si può compensare una vita con un’altra. In questo modo, secondo molti esperti, sarà più semplice risolvere dilemmi come quello del vagone impazzito.







Il parlamento europeo ha affrontato la stessa questione nel 2018 con l’iniziativa Ai4People, che promuove gli standard etici nell’intelligenza artificiale. Lo scopo era supportare l’elaborazione di principi e linee guida per definire una “buona società” dell’intelligenza artificiale e per dare suggerimenti concreti alle aziende e all’economia. Anche qui la conclusione è stata la medesima: proteggere la vita umana è la massima priorità e i veicoli autonomi sono eticamente sostenibili solo se provocano un minor numero di feriti e decessi rispetto alla guida umana. Se si considera che ad esempio in Germania l’80-90% degli incidenti è causato da errori umani e che nel mondo ogni 24 secondi una persona muore in un incidente stradale (dato della World Health Organization), è facile capire perché gli esperti coinvolti nello studio Audi SocAlty ritengano che la guida autonoma possa migliorare la sicurezza stradale. Attualmente, in determinati contesti, i veicoli a guida autonoma si muovono in maniera più sicura delle persone. In un ambiente familiare con parametri chiaramente definiti, la tecnologia è molto affidabile., questo perché nei veicoli automatizzati, il computer è sempre attivo e il sistema non smette mai di funzionare.

«Sono convinto che la guida altamente automatizzata renderà le nostre strade più sicure, anche grazie alla tecnologia avanzata dei sensori. Audi utilizza sistemi diversi, come radar, telecamere e lidar, permettendo al veicolo di valutare ogni situazione con la massima precisione e permettendogli di frenare ed evitare gli ostacoli, reagendo agli imprevisti. Inoltre c’è la tecnologia V2x (vehicle-to-everything) che permette di connettere un’auto con gli altri veicoli, con l’infrastruttura e con l’ambiente che la circonda, inclusi gli altri utenti della strada come ciclisti e pedoni» spiega Oliver Hoffmann, membro del consiglio di amministrazione Audi con responsabilità per lo sviluppo tecnico.

Secondo gli esperti la “Vision zero”, ovvero la totale assenza di incidenti, non sarà mai realizzabile al 100%, perché le persone rimarranno sempre la principale variabile. Infatti, una delle sfide che andranno affrontate nei prossimi anni sarà quella del traffico misto, dove veicoli autonomi e tradizionali si troveranno a circolare insieme. Anche se la sicurezza continuerà a migliorare, si potrebbero verificare nuove tipologie di incidente, perché i veicoli a guida autonoma si dovranno confrontare con altri veicoli che non rispettano le regole. I software dovranno essere in grado di reagire pure a fattori di rischio molto comuni, come i veicoli che non rispettano i limiti di velocità, e lo dovranno fare per la sicurezza di tutti gli utenti. Questa è una delle maggiori sfide tecniche.

Secondo lo studio Audi SocAlty, per convincere gli scettici bisogna dimostrare i vantaggi e la comodità delle auto a guida autonoma, come il tempo risparmiato negli spostamenti e il maggiore comfort a bordo. Senza contare il potenziale in termini di mobilità inclusiva, per esempio per quanto riguarda le persone con disabilità. Un modo concreto per consentire agli utenti di iniziare a familiarizzare con questa tecnologia è rappresentato dalle “esperienze di guida autonoma”, ovvero quelle situazioni in cui si può salire di persona su uno shuttle senza conducente oppure consegnare la propria vettura in un parcheggio automatizzato.














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