Federchimica: il 2021 si chiuderà con un aumento della produzione dell’8,5%. Per il 2022 previsto un +3%

Secondo Paolo Lamberti, riconfermato presidente per il biennio, la transizione ecologica è irrealizzabile senza la chimica

Il 2021 ha visto la ripartenza del settore chimico, che in Italia conta oltre 2.800 imprese e 3.300 insediamenti attivi sul territorio, che danno lavoro a 111.000 addetti, 270.000 se si considera l’indotto.

La rapida ripartenza della produzione consentirà di chiudere il 2021 con pieno recupero dei livelli pre-crisi, con un incremento della produzione pari all’8,5%, che ripianerà le perdite del 2020 (-7,7%) superando, già nell’anno in corso, il fatturato pre-pandemia (56 miliardi nel 2019). Determinante il traino dell’export (+8,7% in valore nei primi sette mesi rispetto allo stesso periodo del 2019). Pur con l’incognita delle elevate criticità relative a disponibilità e costi di numerose materie prime e all’aggravarsi delle tensioni sul fronte energetico, la ripresa potrà consolidarsi nel 2022, con una previsione del +3,0%.







Come sottolinea Paolo Lamberti, che è stato confermato presidente di Federchimica per i prossimi due anni: «È essenziale che la ripresa sia accompagnata da una solida prospettiva di attuazione del Pnrr e da provvedimenti specifici, a sostegno di un settore che ha le caratteristiche per essere trainante nella ripresa. La nostra Industria ha tutti i requisiti per affrontare le sfide future: in tema di sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, le nostre aziende sono già in linea con gli obiettivi UE sui cambiamenti climatici al 2030 e hanno più che dimezzato, in meno di 30 anni, le emissioni di gas serra. Quanto alle Relazioni Industriali – oggi più che mai fattore strategico per una ripresa stabile, equa e duratura – la Chimica è considerata un modello: grazie al dialogo costruttivo e alla credibilità tra le Parti, consolidata nel tempo e fondata su scelte coerenti e realistiche, i rinnovi contrattuali di settore sono sempre stati sottoscritti entro la scadenza e senza un’ora di sciopero».

«Con la costituzione del Tavolo per la Chimica, il Governo ha dimostrato attenzione e riconoscimento del ruolo della nostra Industria – ha proseguito Lamberti. «In un documento congiunto, predisposto con le Parti sindacali, abbiamo ribadito le nostre priorità:

  • la semplificazione normativa e amministrativa: è prioritario garantire tempi certi e compatibili con le logiche di mercato alle autorizzazioni per i nuovi impianti o loro ampiamenti, i nuovi prodotti o per il riutilizzo dei rifiuti. Semplificare le norme e rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione è un fattore strategico di competitività: oggi è inaccettabile attendere due/tre anni per un’Autorizzazione Integrata Ambientale, quando negli altri Paesi della UE la si ottiene in pochi mesi.
  • il supporto alla transizione ecologica: va riconosciuto il ruolo della chimica come infrastruttura tecnologica. Il Pnrr valorizza alcuni importanti ambiti del nostro settore, come il riciclo chimico delle plastiche e l’idrogeno, ma permangono incertezze su provvedimenti inutili e dannosi, come la Plastic Tax.
  • la riduzione dei costi dell’energia: per i settori energy intensive come la chimica i costi elevati sono molto penalizzanti. Sono necessarie nuove infrastrutture e normative di bilanciamento a livello europeo dei costi di trasmissione del gas naturale, che sarà il vettore energetico della transizione. Serve anche una riforma del mercato elettrico nazionale che faciliti l’introduzione delle fonti rinnovabili. Infine, anche in Italia va finalmente introdotta la compensazione dei “costi indiretti” legati al pagamento dei permessi per le emissioni di CO2 nella generazione elettrica. Anche su questo aspetto il divario di competitività rispetto agli altri produttori europei è insostenibile».

«Ci auguriamo – ha concluso Lamberti – che prosegua efficacemente l’interlocuzione col Ministero dello Sviluppo Economico e con tutti i Dicasteri competenti per sciogliere, al più presto, i nodi che ostacolano lo sviluppo di un settore trainante per tutta la nostra economia. E che avrà modo, anche in questa fase cruciale per lo sviluppo del Paese, di dimostrarsi ancor più componente essenziale».














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