Dall’Ict all’automazione di fabbrica: il posizionamento manifatturiero di Oracle

di Marco Scotti ♦︎ La software house di Larry Ellison propone nuove suite industriali. Partnership con Mitsubishi, Omron e Bosch. E una rinnovata attenzione all'economia reale

Larry Ellison, fondatore di Oracle

Un portafoglio di soluzioni interamente dedicate alla manifattura. Alleanze con partner dell’automazione come Mitsubishi, Omron e Bosch per abbattere le barriere tra l’officina e l’ufficio. Dashboard che consentono un approccio funzionale. Il tutto con l’obiettivo di riportare l’uomo al centro. È l’ambizioso programma di Oracle e delle sue applicazioni cloud studiate appositamente per l’industria che, come ci spiega Simone Marchetti – sales development manager dell’azienda fondata da Larry Ellison – «sfruttano tutte le peculiarità di nuove tecnologie come IoT, intelligenza artificiale e blockchain per potenziare tutte le aree di processo».

Per quanto riguarda le soluzioni disponibili, Oracle ha una vasta gamma di strumenti che permettono di supportare tutte le funzioni aziendali nella programmazione del flusso di lavoro. Da un punto di vista squisitamente tecnologico, poi, la multinazionale americana ha un portafoglio molto spinto dal punto di vista della robustezza e della capacità di immagazzinare dati. «Il nostro obiettivo – prosegue Marchetti – è fare in modo che i dipendenti delle aziende manifatturiere abbiano a disposizione applicazioni che funzionino in modo simile alle app presenti su nostri smartphone. Vogliamo riportare al centro dell’attenzione i processi decisionali grazie al supporto di una forte componente infrastrutturale. Macchine che affiancano l’uomo nel lavoro quotidiano».







 

Il processo decisionale ritorna fondamentale. E riduce gli sprechi

Simone Marchetti, digital supply chain sales development manager di Oracle

Dopo un periodo in cui la convinzione era che gli operai sarebbero stati spazzati via con un colpo di spugna dal proliferare dei robot, oggi i provider tecnologici puntano sulla piena compartecipazione tra uomo e macchina. Non fa eccezione Oracle, che vuole soprattutto concentrare l’attenzione sulla gestione del dato, non più come semplice “byte” da archiviare, ma come informazione per il dipendente che può in questo modo indirizzare le sue scelte. «Prendiamo un ciclo tipico del manifatturiero – prosegue Marchetti – con le nostre soluzioni un product manager può avere a disposizione una analisi puntuale del proprio portafoglio prodotti e delle sue performance sul mercato di riferimento. Disponendo di informazioni provenienti dall’interno e dall’esterno dell’organizzazione, tramite un processo a funnel, può selezionare quali le innovazioni su cui concentrarsi, quali i prodotti che hanno maggiore potenzialità di vendita e così via».

Questo processo ha una conseguenza logica: permette di capire ad esempio quali sono i fornitori migliori in ottica di procurement strategico, abbassando di conseguenza i fattori di rischio. Un supporto alla decisione, inoltre, garantisce un vero spostamento di paradigma: il monitoraggio costante dell’intero ciclo di vita della produzione permette di diminuire gli scarti, abbassare l’incidenza dei problemi della logistica. «Vogliamo ottenere – aggiunge Marchetti – il miglior risultato possibile lungo tutta la catena di business, anche in termini di sostenibilità. Per fare questo, abbiamo sviluppato strumenti che consentono di prendere decisioni che sono compatibili con gli obiettivi dell’azienda. Al tempo stesso, sviluppiamo applicazioni che dialogano con il mondo dell’automazione: partner come Mitsubishi, Omron e Bosch, sono il collegamento che permette di rimuovere le barriere tra chi sta in officina e chi sta in ufficio. In questo modo creiamo un mondo aziendale molto collaborativo».

 

Rimettere l’uomo al centro

Ingegneri assemblano parti di computer da Oracle. Image downloaded by Enrique Aguirre

Come detto, quindi, l’intento finale di Oracle è quello di riproporre la centralità dell’essere umano nel processo decisionale. Oggi abbiamo a disposizione tecnologie sia dal punto di vista dello shop floor (l’officina), sia per quanto concerne le applicazioni. «Possiamo collaborare con le nuove tecnologie  – ci spiega il sales development manager di Oracle – in un modo che non ha precedenti. In “Tempi Moderni”, Charlie Chaplin aveva raccontato l’uomo come ingranaggio, un pezzo della macchina, che svolgeva dei compiti che i macchinari non erano in grado di compiere. Poi, un’automazione molto spinta aveva separato le strade tra robot e uomo, dando origine a problemi dal punto di vista della qualità e per quanto concerne i livelli occupazionali. Nulla di nuovo: già negli anni ’80, nel nostro Paese, l’automotive aveva creato una notevole automazione dei processi che però aveva causato qualche scossone di troppo per i lavoratori».

Ecco perché la quarta rivoluzione industriale non può prescindere dalla maggiore capacità di connettere ciò che era stato precedentemente diviso. E il merito di questa nuova contiguità va ricercato nello strumento che tutti abbiamo a disposizione: lo smartphone. «Fino a 20 anni fa gli strumenti informatici aziendali erano molto più potenti – chiosa Marchetti – di quelli che potevamo permetterci come consumer. L’ergonomia stessa era appannaggio esclusivo del b2b e chiaramente le applicazioni erano verticalizzate per la singola azienda. Cambiare lavoro significava ripartire da zero, o quasi, nel processo di alfabetizzazione tecnologica. Oggi invece abbiamo un contatto molto più indipendente con la tecnologia, non ci limitiamo più a usarla per lavoro. Consultiamo Facebook o Google, ma anche prenotiamo dei taxi e scegliamo le nostre azioni in funzione degli obiettivi. Noi vogliamo portare questa filosofia in fabbrica, riteniamo che questo approccio sia l’unico veramente efficace».

 

Un nuovo modello di interfaccia

Le tecnologie di Oracle per la manifattura

Un altro tassello delle novità che Oracle introduce sulle sue piattaforme dedicate al manifatturiero riguarda l’impiego delle interfacce. Una trasformazione profonda: questi strumenti, infatti, non saranno più passivi, ma consentiranno di adattare i task degli operatori. «Saranno finalmente attenti alle modalità di lavoro dei singoli – prosegue Marchetti – e permetteranno di avviare un meccanismo di adattamento fornendo percorsi “consigliati”. Quando le aziende impareranno ad utilizzare nel migliore dei modi queste nuove interfacce, potremo finalmente impiegare le persone per i lavori ad alto valore aggiunto e con il focus sulla creatività. Inoltre, con questa nuova modalità di interazione tra uomo e macchina, finalmente si eliminano i bias in entrambe le direzioni. L’uomo è un soggetto fortemente polarizzato, perché prende decisioni sulla base di un set di informazioni culturali che non sempre è valido. Il machine learning e l’intelligenza artificiale, invece, forniscono quel “tappeto” di informazioni che permette di indirizzare in maniera più proficua il processo. Un buon algoritmo, infatti, è in grado di essere indipendente».

 

Riportare la bellezza al centro della scena             

Soluzioni Oracle per la manifattura. Image downloaded by Enrique Aguirre

L’idea di Oracle è che le macchine possono aiutare l’uomo che, dal canto suo, rimane un pensatore e un decisore fondamentale. Anche perché le attività a basso valore aggiunto, indipendentemente da chi le svolge, non sono destinate ad avere un futuro molto roseo. «Stiamo cercando – conclude Marchetti – di costruire un’umanità più funzionale, senza attività frustranti. Un tempo l’azienda aveva persone deputate alla gestione di fax e fotocopie, oggi quelle medesime competenze possono essere impiegate per svolgere compiti documentali che neanche esistevano fino a qualche tempo fa. Lamborghini, che ha uno stabilimento all’avanguardia a Sant’Agata Bolognese, ha mantenuto la fase di verniciatura in capo agli umani e alla robotica collaborativa. Questo perché il concetto di bellezza e di cura rimane tipicamente afferente alla sfera dell’uomo. Il successo di Apple, d’altronde, ricorda a tutti come qualcosa di bello abbia necessariamente e sicuramente un peso nel raggiungere il successo dell’azienda».














Articolo precedenteAutomazione a pieno ritmo in Bmw: acquisiti 3.500 robot per le nuove linee di produzione e impianti
Articolo successivoHybrid MultiCloud, da Ibm la piattaforma che semplifica l’infrastruttura storage






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui