Cionet: la scarsa cultura aziendale è il principale freno alla trasformazione digitale

Altri ostacoli sono la carenza di competenze del personale e i requisiti di compliance e privacy riguardanti la cybersicurezza

Luigi Pignatelli, head of digital and information technologies di Carl Zeiss Vision Italy e board member di Cionet

Secondo i cio italiani, la cultura organizzativa aziendale resta il più grande ostacolo alla trasformazione digitale delle imprese. È quanto emerge dalla ricerca “Cios & The Board” realizzata da Cionet, business community internazionale dei direttori informatici e leader digitali del settore It che conta oltre 9.000 membri nel mondo, e Workday, multinazionale che sviluppa applicazioni cloud native per la gestione finanziaria e delle risorse umane. Secondo il 71% degli intervistati (178 chief information officer di grandi aziende operative in Italia), la cultura organizzativa aziendale è la principale barriera che frena la trasformazione digitale delle imprese. Al secondo posto sono state indicate le capacità lavorative dei dipendenti (54%), mentre al terzo posto i requisiti di compliance e privacy in materia di cybersicurezza (33%).

Un problema culturale e di visione a lungo termine che parte dai vertici aziendali e si riflette a cascata sulla forza lavoro. A livello complessivo, infatti, i Cio intervistati hanno evidenziato come in media le aziende italiane siano parzialmente digitalizzate con una percentuale complessiva pari al 61%: questo significa che le imprese sono sulla via della digitalizzazione ma solo in parte possono ottimizzare, accelerare e rendere più agili tutte le attività di business per ridurre le distanze tra partner, clienti e fornitori, nonché per identificare nuove opportunità e nuovi modelli di business. Interessante notare come la principale divisione aziendale dove si concentreranno gli sforzi d’innovazione e tecnologia nei prossimi 12 mesi è quella legata a Product & Operations (38%): un segnale importante che dimostra come le organizzazioni stiano accentuando gli investimenti in questa business unit con l’obiettivo di offrire prodotti sempre più tecnologici, diversi da quelli della concorrenza e in linea con le nuove richieste del mercato. Al secondo posto i direttori informatici italiani hanno indicato con il 21% il reparto Marketing & Sales, in terza posizione l’ICT con il 17% e seguono Customer Services con il 12%, Ricerca e Sviluppo con l’8% e con lo 0% dei rispondenti Human Resources.







La collaborazione strategica tra le varie business unit aziendali è ormai divenuta un imperativo all’interno delle organizzazioni e i Cio dedicano sempre più impegno e risorse: oltre il 66% dei rispondenti ha indicato di riservare tra il 40 e il 60% del loro tempo a questa attività. È poco sopra il 30% la percentuale dei rispondenti che si dedica quasi interamente (oltre il 60% del tempo) a programmi d’innovazione e digitalizzazione dell’azienda.

«La trasformazione digitale è un cambiamento culturale prima che operativo e proprio la paura del cambiamento è il primo ostacolo da superare. Le organizzazioni devono adottare strumenti di gestione aziendale digitali e innovativi che possano aiutare l’azienda ad adattarsi rapidamente ai nuovi scenari di business», commenta Federico Francini, country manager di Workday per l’Italia.

«È evidente come il cio diventi un manager a 360 gradi. Necessita e necessiterà sempre di più di capacità di visione strategica, spinta innovativa verso il cambiamento e di stabile e continuativa relazione con il board aziendale», spiega Luigi Pignatelli, head of digital and information technologies di Carl Zeiss Vision Italy e board member di Cionet .














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