Segreti e strategie di Autodesk, tra simulazione, stampaggio e…

di Marco Scotti ♦︎ Intervenendo su supply chain, consumo di energia e circolarità un tech vendor può contribuire a una gestione più sostenibile della filiera. Il generative design e il remanufacturing. Il caso Comelit. Ne parliamo con il sales account manager Samuele Gallazzi

Autodesk

«Il software da solo non risolve il tema della sostenibilità. Ma è un abilitatore, consente di adottare comportamenti più virtuosi alle aziende». Samuele Gallazzi, Sales Account Manager di Autodesk racconta a Industria Italiana quale possa essere il ruolo della multinazionale americana anche in un tema non così direttamente impattato dai produttori di software. L’azienda, d’altronde, ha organizzato per il prossimo 8 giugno un evento dal titolo “Simulazione e stampaggio, con un occhio sempre più alla sostenibilità”. Tema principale dell’appuntamento sarà la riduzione del consumo energetico attraverso l’impiego di soluzioni che simulano la creazione di materiale plastico, come nel caso – che vedremo meglio – della Comelit. L’assunto è che per ridurre tempi di sviluppo e realizzare componenti sempre più leggeri, efficienti e sostenibili, prevedere le prestazioni dei manufatti in plastica è fondamentale. Grazie al software Moldflow, alcuni clienti di Autodesk hanno abbattuto il time to market dei propri prodotti; ridotto i costi di produzione e gli sprechi; ottimizzato il time to maket; sviluppato prodotti più competitivi e qualitativamente migliori.

«La sostenibilità – chiosa Gallazzi – è un tema che dal nostro osservatorio è costantemente al centro della scena. È un argomento che coinvolge tantissime realtà nel manifatturiero e, ultimamente, anche pmi. Si tratta di un tema in agenda estremamente sentito. L’impressione che abbiamo, soprattutto quando si guarda ai più piccoli, è che la sostenibilità non sia ancora stata tradotta in best practice, ma per ora rimanga ancora a livello di “statement” del management. Eppure, si tratta di un tema di grande importanza perché consente di posizionarsi come azienda green e perché ci sono delle necessità di compliance sempre più strette: l’azienda deve adeguare i suoi metodi di produzione a delle normative sempre più rigide in termini di ecosostenibilità». In effetti, per quanto concerne la compliance questa è stata vista fino ad ora come un costo. Oggi invece è un tema di massa e non più appannaggio di poche e determinate industry.







 

I capisaldi della sostenibilità per Autodesk

Samuele Gallazzi, Sales Account Manager di Autodesk

Come detto inizialmente, la multinazionale americana è un tech vendor, cioè si occupa di gestire un “pezzettino” della sostenibilità perché il software offre delle tecnologie abilitanti che rendono questo argomento green molto più facilmente attuabili, per lo più per quello che riguarda l’ambito produttivo nel mondo manufacturing. «Noi decliniamo questo argomento lungo tre ambiti principali – ci spiega Gallazzi -: supply chain, energia e circolarità. Per quanto riguarda quest’ultima, stiamo notando che con il progressivo “shortage” delle materie prime c’è la necessità di implementare pratiche di economia circolare. Banalmente, significa produrre, utilizzare e poi cercare di rinconvertire pezzi che non servono più invece che produrli ex novo. Sul tema dell’energia, l’efficacia arriva tramite il software, per analizzare il throughput della produzione, per migliorare l’efficienza del macchinario. In questo caso basti pensare a una fresa che, con il medesimo consumo di energia, riesce a ottimizzarne l’impiego. Noi abbuiamo software che vanno in quella direzione e che contribuiscono sensibilmente al taglio dei consumi».

Per quanto concerne la supply chain, infine, l’impegno di Autodesk passa da un tema di gestione e di tracciamento di tutti gli attori della filiera produttiva. In questo caso si sviluppa il tema della collaboration, con software che non sono più soltanto tecnici, ma che sono in grado di gestire il processo di sviluppo del prodotto che va a coinvolgere l’intera supply chain in modo controllato e puntuale.

 

Il ruolo del software

L’industria automobilistica ha sempre fatto molto affidamento sui prototipi fisici. Quando si arriva ad avere un prototipo funzionante, ogni cambiamento diventa molto costoso da introdurre. Purtroppo la creazione di una serie di modelli diversi per i test e lo sviluppo è molto lontana dalle economie di scala

Il software, dunque, non è in grado da solo di promuovere comportamenti virtuosi o di istituire best practice. Ma può in compenso fare da abilitatore in modo da accendere un riflettore su determinate dinamiche e problematiche. Un esempio arriva dal generative design e dal remanufacturing. «L’industria manifatturiera – aggiunge Gallazzi – ci permette di conoscere esempi eccellenti di come il generative design e la simulazione possano rendere l’azienda più sostenibile. Ci sono esempi limite, che riguardano l’automotive, come nel caso del crash test: già oggi, infatti, non è più necessario ogni volta impiegare un veicolo e lanciarlo contro il muro. La capacità di calcolo e di simulazione può riprodurre sia le condizioni dell’automobile, sia del guidatore o dei passeggeri. Ma certo, stiamo parlando di un livello altissimo, con una complessità molto elevata e con il rischio concreto di una mole di dati impressionante. Questi esperimenti vengono svolti con il gemello digitale sia del veicolo sia degli umani a bordo. Ma ci sono anche esempi in ambito industriale più “classico”. Uno di questi è la riduzione del peso dei materiali nella siderurgia, per cui supporti o prodotti che prima pesavano oltre 150 kg oggi magari vengono realizzati con una massa inferiore anche di oltre la metà».

Un altro esempio della collaborazione del software per rendere i comportamenti della manifattura più semplici da gestire è rappresentato da quanto fatto nel settore del consumer goods. In particolare, si è scelto di capire in che modo la parte del biberon cui il bambino si attacca per suggere il latte venga modificata a seconda della pressione esercitata dalla bocca. Sapendo che il caucciù o il silicone hanno una determinata deformabilità, tramite software di simulazione si può capire se e come si rischia la rottura e quali forze devono essere contrastate per evitare che la copertura si spezzi.

Un ulteriore esempio è quello delle componenti del motore, che vengono ridisegnate con una forma completamente differente e, soprattutto, con un peso enormemente inferiore. Il che, oltre a un risparmio in termini di costo, si traduce anche in un grande impatto per quanto concerne la sostenibilità, in due direzioni: il veicolo pesa di meno e quindi usura meno le gomme e consuma meno carburante; i pezzi prodotti pesano meno, necessitano di minore energia per venire creati e diminuiscono il consumo durante la fase logistica.

 

La simulazione e l’additive manufacturing

È dunque evidente che sotto il cappello di generative design si nasconde un tema fondamentale per la sostenibilità. La simulazione, d’altronde, ha il grandissimo vantaggio di ridurre all’osso la necessità di prototipizzare la produzione. «Non significa che non faccio più prodotti “fisici” – chiosa Gallazzi – ma che quando arrivo a quella fase avanzata ho ormai raggiunto un’accuratezza molto più elevata. Significa, banalmente, che nei test che andrò a fare quel determinato prodotto non avrà grandi esigenze di essere rivisto e ritoccato e che, nel 90% dei casi avrà un esito positivo nei test di affidabilità e compatibilità che verranno condotti.».

 

L’esperienza con Comelit

Con il Generative Design, per semplificare il discorso, il progettista non “disegna” la forcella, ma piuttosto indica al software i componenti che devono essere vincolati e le forze che agiscono. Il software a questo punto grazie all’intelligenza artificiale è in grado di fornire centinaia di possibili soluzioni di design tra i quali il progettista potrà scegliere sulla base dei parametri desiderati. Questa tecnologia si avvale della potenza di calcolo del Cloud, e ci permette anche di scegliere il tipo di lavorazione da fare per realizzare il nostro pezzo, dunque tiene in considerazione il fattore della produzione in termini di prezzo e di materiale

Durante il webinar del prossimo 8 giugno, inoltre, verrà presentato il caso specifico della collaborazione tra Autodesk e Comelit. Obiettivo del webinar, come detto, è quello di porre l’accento sulle modalità di riduzione del consumo energetico attraverso soluzioni che simulano la creazione di materiale plastico. Un esempio è quello di Comelit, azienda che produce videocitofoni e sitemi di videosorveglianza e sicurezza. «Sono molto diffusi in Italia – conclude Gallazzi – e hanno una filiera fully outsourced in estremo Oriente. Il problema che si sono sempre posti è il controllo della qualità e la compliance degli standard in modo che i pezzi siano confacenti alle normative vigenti. La collaborazione che c’è tra noi e loro riguarda proprio il modo in cui poter controllare uno stampista cinese che abita dall’altra parte del mondo. E questo è possibile proprio grazie alla simulazione, prima di far partire la commessa, in modo da essere sicuri che non ci siano eccessi di materiali o “buchi” con spessori troppo sottili. In questo modo evitiamo stampaggi fatti male e lo spreco del materiale plastico. Attraverso la simulazione, la fase di stampaggio non crea più particolari problemi, si evitano pezzi fallati e componenti non utilizzabili. Quello di Comelit è quindi un esempio di come le tecnologie di Autodesk possono essere messe in pratica».

 

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 2/06/21)














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