Aumenta il cyber crime e cresce il mercato dell’information security

Sicurezza digitale

Le imprese cominciano ad attivare le difese. È un mercato ora da  1 miliardo di euro, con spese in aumento del + 12 % . Un’ impresa su due si sta adeguando al GDPR, ma le Pmi sono ancora indietro. I dati dell’ Osservatorio Information Security & Privacy del Politecnico di Milano

Nel 2017 il cyber crime è aumentato in modo incessante e progressivo, con attacchi sempre più frequenti, aggressivi e sofisticati, ma sono cresciute anche l’attenzione delle imprese alla cyber security e le risorse stanziate per prevenire gli attacchi. Il mercato delle soluzioni di information security in Italia raggiunge un valore di 1,09 miliardi di euro, in crescita del 12% rispetto al 2016. La spesa si concentra prevalentemente fra le grandi imprese (il 78% del totale), trainata dai progetti di adeguamento al General Data Protection Regulation (GDPR), che contribuiscono ad oltre metà della crescita registrata.

Un cambio di marcia per il GDPR

In oltre un’impresa italiana su due (il 51%), è in corso un progetto strutturato di adeguamento alla nuova regolamentazione UE in materia di trattamento dei dati personali che diventerà pienamente applicabile a partire dal 25 maggio 2018 (erano appena il 9% un anno fa) e un altro 34% sta analizzando nel dettaglio requisiti e piani di attuazione. Contemporaneamente, cresce al 58% (rispetto al 15% di un anno fa) la percentuale di aziende che hanno già un budget dedicato all’adeguamento al GDPR.







 

Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Information Security & Privacy del Politecnico di Milano

 

«Il 2017 si è rivelato un anno di svolta per la gestione della sicurezza e della privacy in Italia: gli investimenti aumentano in modo consistente, grazie anche alla spinta del GDPR — afferma Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Information Security & Privacy del Politecnico di Milano —. Questa rinnovata attenzione permette al nostro paese, soprattutto per quanto riguarda le imprese più grandi, di collocarsi in linea con le principali realtà europee. Rispetto al passato c’è una maggiore attenzione ai trend dell’innovazione digitale che richiedono nuovi modelli e competenze. La sfida per il 2018 sarà quella di rendere questi investimenti strutturali, per dare continuità alla spinta di innovazione registrata lo scorso anno».

Le grandi imprese più attente

Sono le grandi imprese a dividersi la maggior parte della spesa in soluzioni per l’information security (78%). Insieme al mercato cresce la consapevolezza della necessità di un approccio di lungo periodo nella gestione della sicurezza: nel 50% delle imprese è in corso un piano di investimenti pluriennale, anche se ben il 21% dichiara di stanziare un budget in sicurezza solo in caso di necessità. E si definiscono i ruoli nelle organizzazioni: il 39% delle imprese sta inserendo in organico nuovi profili che si occupano di security e il 49% di privacy. Aumentano responsabilità e competenze richieste al Chief Information Security Officer ed emergono figure emergenti come il Security Administrator, il Security Architect, il Security Engineer e il Security Analyst. Il 28% delle imprese ha già in organico o collabora con un Data Protection Officer con il compito di facilitare il rispetto del GDPR.

 

Gabriele Faggioli
Gabriele Faggioli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Information Security & Privacy del Politecnico di Milano

 

«Nonostante le minacce aumentino, l’evoluzione del mercato restituisce un quadro tutto sommato ottimistico — Gabriele Faggioli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Information Security & Privacy del Politecnico di Milano —: nelle aziende italiane cresce la consapevolezza dell’importanza della gestione della sicurezza e della privacy, mentre aumentano i budget stanziati. La figura del Chief Information Security Officer sta acquisendo maggior rilevanza rispetto al passato e si assiste a una progressiva strutturazione delle funzioni preposte alla gestione della sicurezza».

Le Pmi

Le piccole e medie imprese si dividono soltanto una parte minoritaria della spesa in soluzioni di information security, pari al 22%, con il livello di spesa e di adozione delle tecnologie di cyber sicurezza che aumenta al crescere delle dimensioni aziendali. Il 93% delle medie imprese utilizza soluzioni di security, di cui il 44% adotta strumenti sofisticati, come Intrusion Detection e Access Management. Nelle piccole sono diffuse soluzioni più basilari, come Antivirus e Antispam, mentre le microimprese si rivelano le più esposte agli attacchi: ben il 30% non prevede alcun tipo di difesa contro le cyber minacce. Lo stesso gap dimensionale è in ambito organizzativo: soltanto nel 30% delle Pmi è presente un responsabile cyber security, nella maggior parte dei casi l’imprenditore stesso o il direttore generale, mentre il 15% non prevede nessuna figura nella gestione di questa funzione. Un altro divario evidente, infine, è quello fra Nord e Sud del Paese, con il 40% delle imprese del Nord Ovest e il 30% di quelle del Nord Est che utilizzano soluzioni di information security, contro il 19% delle aziende del Centro e il 15% di quelle del Sud.

I risultati vengono dalla ricerca dell‘Osservatorio Information Security & Privacy della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “GDPR e Security: un percorso impervio… a trazione integrale”. La ricerca è stata realizzata attraverso una survey a 1107 CISO, CSO e CIO di imprese italiane, un’indagine ad hoc ai Risk Manager e Chief Risk Officer di 106 organizzazioni italiane e un’ulteriore indagine su 313 professionisti del settore sul tema data protection














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