Anitec-Assinform: crescono gli investimenti in Ict, ma siamo ancora ben al di sotto della media europea

È necessario aumentare l’investimento nel settore ICT di almeno 3,5 miliardi e gli stanziamenti pubblici di mezzo miliardo nei prossimi tre anni, oltre a inserire ulteriori 6.500 ricercatori

Marco Gay, presidente Anitec Assinform

L’Italia sta migliorando molto sotto il profilo degli investimenti sul digitale: secondo Anitec-Assinform, nel 2018 le imprese hanno investito 2,6 miliardi di euro in Ricerca e Innovazione, con un +6,4% rispetto al 2017 e si stima che il trend proseguirà anche nel 2109, mentre per il 2020 si prevede che l’emergenza sanitaria faccia pesare il suo effetto anche su questo settore.
Il dato più rilevante è il fatto che nel settore Ict, sempre nel 2018, per la prima volta il 50% della spesa è stata sostenuta dalle imprese di software e servizi It, con una crescita netta del 10% dell’investimento. Sono cresciuti, sebbene meno che in passato, gli investimenti in R&S&I delle aziende di produzione di computer e apparati (+ 4,8%), mentre sono risultati sostanzialmente statici quelli dei servizi di telecomunicazione (+0,3%). La maggior parte della spesa (86%) è stata autofinanziata dalle imprese Ict, ma i valori espressi dagli investimenti in Italia sono ancora solo il 12% del totale dei finanziamenti internazionali alla R&S&I e presentano valori e proporzioni inferiori (0,15% rispetto al PIL) a quelli raggiunti in Germania e nella Ue (0,21% e 0,22% rispettivamente).

Un aumento significativo nel 2018 ha portato lo stanziamento pubblico nazionale a favore dell’ICT a 801,7 milioni di euro (+26,7% sul 2017), di cui 403 alle imprese del settore ICT (+37,1%) e 398,7 (+17,6%) agli altri settori dell’economia.  Gli incrementi sono superiori a quelli di Germania, Francia, UE e Stati Uniti. In valore assoluto, l’allocazione dei fondi pubblici alla R&S&I ICT sembrerebbe anche superiore a quella della Francia, dove però maggiore è il ricorso agli incentivi fiscali alla ricerca (credito d’imposta) in aggiunta al finanziamento diretto. La dinamica sostenuta degli stanziamenti per R&S&I ICt nel periodo 2016-2018 ha portato il tasso di crescita medio annuo 2007-2018 della quota destinata al settore Ict al 5,5% – in linea con i requisiti dell’Agenda Digitale Europea- mentre quello ai settori non Ict (le imprese utilizzatrici di Ict) è rimasto sostanzialmente stabile raggiungendo il livello che aveva a inizio periodo, attorno ai 400 milioni di euro.







Secondo Anitec-Assinform è fondamentale investire sul capitale umano: il nostro Paese ha ancora un numero di ricercatori proporzionalmente inferiore a quelli dei principali partner scientifici, tecnologici e commerciali, e con un’età media più elevata di quella degli occupati. È l’effetto di scelte passate che ha portato, fra l’altro, a una diminuzione dei finanziamenti per i dottorati di ricerca. Il personale R&S&I e i ricercatori in unità nelle imprese del settore Ict sono aumentati nel 2018 del 13,1% e del 20,6% rispettivamente La crescita maggiore è stata rilevata nelle aziende di software e servizi It. Al contrario, si è osservato un calo nei servizi di telecomunicazione.

Sul fronte delle misure a sostegno dell’offerta le priorità riguardano l’ampliamento dei finanziamenti diretti e delle agevolazioni fiscali, l’accesso a competenze avanzate nelle tecnologie di frontiera, il potenziamento dei poli di innovazione. Sul fronte del sostegno della domanda la priorità assoluta è la riqualificazione della domanda pubblica (con un salto quantitativo e qualitativo nella riallocazione di risorse), mentre su quello delle filiere il nodo da sciogliere riguarda gli interventi trasversali e diffusi di sostegno all’innovazione.

«I programmi di rilancio di cui si discute oggi, sulla base del Recovery Plan che adotterà l’Unione europea, assegnano un ruolo centrale al digitale e accentuano la priorità di rafforzare gli investimenti in R&S&I ICT, puntando su una solida collaborazione tra istituzioni pubbliche e attori privati con l’obiettivo di mantenere il passo con i paesi guida», ha dichiarato Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform. «Di più vuol dire, aumentare sensibilmente le risorse. Meglio vuol dire concentrare risorse ed energie su ambiti dove maggiori sono le possibilità di sviluppare massa critica e consolidare ecosistemi tecnologici di rilevanza almeno europea. Serve una strategia più ambiziosa per la R&S&I Ict, che valuti costantemente obiettivi, percorsi e orienti gli incentivi alle maggiori potenzialità».

«La pandemia ha accelerato il processo di transizione digitale in atto e va colta l’opportunità di governarlo per rispondere alla richiesta di una società più equa, più democratica», ha commentato il Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi. «Il ruolo delle competenze è tornato centrale e gli iscritti alle università sono aumentati, ma c’è sempre un gap con i principali Paesi europei che siamo chiamati a colmare. Innanzitutto vanno rafforzate le competenze specifiche spingendo molti più giovani, in particolare le donne, a orientarsi verso le facoltà di area Stem, in modo da rispondere alla crescente richiesta che arriva dai mondi della robotica, dell’intelligenza artificiale, della biomedicina, dell’energia. Ma, allo stesso tempo, bisogna intervenire per sviluppare le competenze trasversali e diffuse, sia implementando le contaminazioni tra le varie classi di laurea sia favorendo un’efficace formazione digitale di tutte le categorie di lavoratori. Senza dimenticare il fondamentale ruolo della ricerca, che deve consentire anche alle realtà industriali medie e piccole, tanto importanti per il nostro sistema economico, di attestarsi su di una dimensione tecnologica superiore. In questo senso è strategico sviluppare al massimo le potenzialità dei dottorati industriali».














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