Fashion 4.0! High-tech e automazione per l’industria della moda. Con Anitec-Assinform

di Chiara Volontè ♦︎ L’industria del fashion in Italia nel 2023 varrà 6 miliardi di euro, ma quanto ad adozione di nuove tecnologie è ancora indietro. Ma il digitale è un’opportunità per questo comparto: riduzione scarti ed efficienza. Metaverso e 3d: per tagliare i costi di produzione. Stampa digitale: processi più sostenibili lungo la catena del valore. Il white paper “Fashion 4.0” di Anitec-Assinform con Confindustria Digitale e Abie, Accenture, Dassault, Edicom, Epson Italia, Hpe, Hp Italia, Ibm, Microsoft, Oracle. I casi Spacewear, Orange Fiber, Futureclo. Ne abbiamo parlato con Marco Gay

Internet of things, digital twin, stampa 3d, metaverso, intelligenza artificiale stanno cambiando radicalmente il mondo dell’industria. Tutte queste tecnologie, infatti, contribuiscono a rendere la produzione più sostenibile – un’esigenza anche per il consumatore finale -, a basso tasso di scarti – che si traduce in maggior dispendio economico -, altamente personalizzabile e più precisa. Machinery, packaging, automotive, food&beverage, siderurgia sono tutti comparti che hanno integrato il tech 4.0 e 5.0 all’interno delle loro fabbriche, che sono diventate delle smart factory interconnesse, ergonomiche, con un’automazione spinta. Ma c’è un settore, che nel 2023 in Italia varrà ben 6 miliardi di euro con un crescita del 10% rispetto all’anno precedente, che quanto all’adozione di nuove tecnologie è ancora indietro: l’industria della moda. Ad alto consumo di materie prime e produzione, il fashion grazie alla digitalizzazione diventerebbe maggiormente efficiente e sostenibile.

«La tecnologia è uno straordinario abilitatore di competitività e di produttività. Tanto più dove c’è tradizione, con un corretto uso del tech e del digitale si può portare quel valore aggiunto sulle produzioni che contribuisce alla crescita di tante eccellenze». È Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, a spiegarci l’importanza della connessione tra il mondo ict e quello della moda, un settore che richiede alle aziende di essere sempre più competitive. «Il digitale è un’opportunità per l’industria del fashion – prosegue Gay – perché porta alla certificazione della filiera e alla sostenibilità del prodotto. Non solo: può servire alla costruzione di una nuova policy che sia guida per il settore, una transizione che mette l’uomo al centro e crea nuovi posti di lavoro. Che si traducono in maggiore ricchezza per il Paese».







Delle potenzialità del digitale nel mondo della moda si è parlato nel corso di un evento parte del progetto “Fashion 4.0”, avviato da Anitec-Assinform per sensibilizzare il comparto all’importanza di aprirsi alla digitalizzazione, cogliendo le opportunità che questa offre in termini di sviluppo della creatività, miglioramento dei processi produttivi, potenziamento dei canali di vendita e ampliamento dei mercati. Durante l’incontro, è stato presentato il white paper Fashion 4.0, (clicca qui per scaricare il white paper) a cura del Gdl Filiere produttive 4.0 di Anitec-Assinform e del Gdl Moda 4.0 di Confindustria Digitale, con il contributo di Abie, Accenture, Dassault, Edicom, Epson Italia, Hpe, Hp Italia, Ibm, Microsoft, Oracle.

L’industria della moda: eccellenza del Made in Italy

L’industria della moda si trova in un momento importante di trasformazione, guidata dalla digitalizzazione e dall’adozione di nuove tecnologie, che sta ridefinendo il settore sotto il profilo dell’efficienza operativa, della sostenibilità, e nella relazione stessa con i consumatori. Quello del fashion è un comparto centrale per il Pil italiano. L’Italia, infatti, è uno dei paesi leader della moda mondiale, celebre per la sua eccellenza artigianale, il design sofisticato, la qualità dei materiali e l’attenzione scrupolosa ai dettagli. Il mercato della moda italiano nel 2022 ha rappresentato il 5,2 % del Pil nazionale con una previsione di crescita al 5,3% per il 2023. Il comparto moda (tessile, abbigliamento, pelli, cuoio ed escludendo pertanto calzature, occhialeria, gioielleria e accessori) nel 2022 ha raggiunto i 73 mld di euro, rappresentando il 3,8% del Pil con una proiezione al 4% nel 2023 (dati NetConsulting cube).

«In questo contesto diventa essenziale adottare nuove tecnologie per affrontare la crescente popolarità dell’e-commerce in Italia – prosegue Marco Gay – Il giro d’affari dell’e-commerce b2c nel nostro paese è in crescita, con previsioni di superare i 35 miliardi di euro nel 2023. La moda, comprensiva di vestiario, scarpe e accessori, è un settore trainante per il quale si prevede una crescita del 10% -11% rispetto al 2022 per raggiungere un valore di circa 6 miliardi di euro. Gli attori chiave – compresi produttori di tessuti, case di moda e retailer – stanno affrontando un mercato in rapido cambiamento. La digitalizzazione, focalizzata su design del prodotto, processi, servizi ed esperienze, è cruciale per offrire valore ai consumatori. L’integrazione delle competenze digitali richiede investimenti nella formazione per adattarsi alle esigenze in evoluzione del mercato. La trasformazione digitale è un processo complesso ma inevitabile, che richiede una visione lungimirante e un impegno nell’eccellenza, sostenuti da una solida infrastruttura ict e una cultura aziendale orientata all’innovazione».

Il mercato della moda italiano nel 2022 ha rappresentato il 5,2 % del Pil nazionale con una previsione di crescita al 5,3% per il 2023. Il comparto moda (tessile, abbigliamento, pelli, cuoio ed escludendo pertanto calzature, occhialeria, gioielleria e accessori) nel 2022 ha raggiunto i 73 mld di euro, rappresentando il 3,8% del Pil con una proiezione al 4% nel 2023 (dati NetConsulting cube)

Tra sostenibilità e digitale: nuovi paradigmi per l’industria della moda

Marco Gabriele Gay è presidente di Anitec-Assinform

La trasformazione digitale avrà un impatto rilevante sul settore della moda in termini di efficienza operativa, di semplificazione della gestione e dei processi, di maggiore controllo, di una più ampia diffusione di pratiche sostenibili e di un migliorato rapporto con il cliente finale. Ma il livello di digitalizzazione del settore risulta essere prevalentemente basso e inferiore rispetto ad altri comparti industriali. Una motivazione va rintracciata nella struttura tipica delle aziende della moda: il settore è orientato alla progettazione e allo sviluppo, con il resto della catena del valore tipicamente esternalizzato tra fornitori, fabbriche, distributori, negozi. Da questo punto di vista, soprattutto con le tecnologie di tipo tradizionale, risulta difficile costruire un business case capace di restituire un roi adeguato, soprattutto nelle pmi.

Ma il tech si sta facendo comunque largo nel comparto

Tre le innovazioni più sfruttate dalle case di moda c’è indubbiamente il 3d, che rende l’atelier un luogo sempre più phygital, dove le idee degli stilisti prendono vita in modelli tridimensionali. Il passaggio al 3d offre numerosi vantaggi, tra cui la riduzione dei costi e dei tempi di produzione; inoltre consente di ridurre le operazioni e gli scarti, contribuendo a una maggiore sostenibilità. Senza dimenticare il digital twin del prodotto, che può essere utilizzato per degli shooting virtuali, migliorando così l’esperienza del consumatore nell’e-commerce. Il metaverso, invece, consente ai brand di creare il proprio spazio sfruttando il proprio sito. Con gli Nft (non fungible token) i marchi della moda possono creare nuovi prodotti, certificare l’autenticità o rafforzare e coinvolgere la brand community.

«Tra le tecnologie che maggiormente troveranno sviluppo nell’industria della moda – ci spiega Marco Gay – ci sono sicuramente i cosiddetti abilitatori di trasformazione digitale. Quindi la sensoristica, l’intelligenza artificiale, la capacità di calcolo e di previsione. Tutte tecnologie che ben combinate riescono a portare, anche grazie all’utilizzo di sistemi come il digital twin, dei prodotti fisici in un mondo virtuale, per poi farli ritornare crescere nel mondo fisico». Vediamo più in dettaglio queste tecnologie e il loro utilizzo nell’industria della moda.

Il digitale è un’opportunità per l’industria del fashion perché porta alla certificazione della filiera e alla sostenibilità del prodotto. Non solo: può servire alla costruzione di una nuova policy che sia guida per il settore, una transizione che mette l’uomo al centro e crea nuovi posti di lavoro. Che si traducono in maggiore ricchezza per il Paese. Fonte Anitec-Assinform

Digitalizzazione per una visione completa della supply chain

Nel mondo della moda, i processi lungo l’intera catena del valore, dallo sviluppo del prodotto sino all’arrivo del bene al consumatore finale, seguono logiche simili a quelle che regolano le dinamiche delle altre realtà produttive. Tuttavia, in questo specifico settore, vanno considerate alcune sfumature dovute alla necessità per le aziende della moda di intercettare e influenzare con i loro prodotti stili e tendenze, di competere sul fronte della produzione di beni low-cost a bassa marginalità e di eseguire cicli di produzione brevi ma complessi. Ma le tecnologie possono supportare un nuovo paradigma organizzativo sia per i produttori di materie prime che per le case di moda e i retailer. Le aziende devono rendere le loro supply chain più efficienti e agili, per fornire la corretta quantità di prodotto nel posto e al momento giusto: serve una strategia di pianificazione che consideri l’intera struttura e la capacità end-to-end dell’intera rete.

L’ottimizzazione della supply chain passa necessariamente dalla digitalizzazione, dove processi e procedure possono rispondere rapidamente alle nuove esigenze del mercato, alla concorrenza e a tempi di consegna sempre più brevi, come nel fast fashion. Una soluzione di questo tipo consente di mappare la capacità della catena di fornitura, di distribuzione e produzione per rispettare il piano vendite concordato. Allo stesso tempo è necessario garantire la giusta flessibilità nella gestione dei materiali e delle scorte, considerando la stagionalità delle collezioni e il ciclo di vita del prodotto, gestendo eventuali carenze inattese di materie prime. L’ottimizzazione deve anche tener conto della pianificazione della logistica: i percorsi di trasporto e le assegnazioni dei conducenti possono essere ottimizzati per consegne puntuali e guadagni di efficienza per rispettare gli impegni di consegna riducendo al minimo i costi e le emissioni di gas serra.

Le dieci aziende più popolari tra i consumatori per gli acquisti online nel settore della moda. Fonte Anitec-Assinform

Metaverso e 3d per tagliare i costi di produzione

Le aziende del settore della moda stanno sfruttando sempre più l’innovazione tecnologica per raggiungere i propri consumatori: dall’ideazione del capo allo shooting utilizzando le tecnologie 3d e i digital twin, fino al metaverso come canale attraverso cui comunicare con i propri clienti. Grazie alla virtualizzazione sono stati creati gli atelier digitali, dove le idee prendono vita in modelli tridimensionali attraverso l’utilizzo di software. Non solo: nell’atelier digitale è possibile visualizzare il prodotto su piattaforme di e-commerce, creare esperienze virtuali, produrre Nft, configurare prodotti e realizzare showroom virtuali.

Il passaggio al 3d, inoltre, riduce i costi e i tempi di produzione. Si tratta di un processo efficiente che, consentendo di ridurre le operazioni e gli scarti, contribuisce a una maggiore sostenibilità. Inoltre, una volta che un asset 3d è creato, può essere utilizzato una moltitudine di volte, accrescendo l’archivio dei modelli dell’azienda e rendendo il processo ancora più efficiente e versatile. Il metaverso, invece, permette alle case di moda di creare una brand experience nelle piattaforme centralizzate e decentralizzate, sfruttando le proprietà della blockchain per certificare le proprietà degli asset. Inoltre, ci sono anche soluzioni che consentono ai marchi di creare il proprio spazio nel metaverso sfruttando il proprio sito.

Competenze e formazione in ict: il confronto tra il comparto della moda e le altre industry manifatturiere. Fonte Anitec-Assinform

Stampa digitale: processi più sostenibili lungo la catena del valore

La stampa inkjet comporta un approccio progettuale e produttivo che può contribuire a ridurre l’impatto ambientale di un articolo di moda o di design. Nata per soddisfare le richieste di velocizzazione dei processi creativi dei prodotti di moda, la stampa inkjet si è trasformata in un modello produttivo caratterizzato da flessibilità, versatilità e da un time to market vantaggioso. Il primo elemento di vantaggio della stampa digitale è il risparmio di tempo: se il processo di preparazione di lucidi e cilindri di stampa può richiedere anche due settimane, i tempi con la stampa inkjet si riducono a poche ore.

Senza dimenticare il risparmio di spazio: un impianto di stampa a quadri può arrivare a 40 metri di lunghezza, mentre una macchina digitale occupa 40/50 metri quadri. Contenimento dei costi energetici: la stampa inkjet consente di risparmiare rispetto alla stampa tradizionale dal 40 al 75% a seconda dlla tipologia dell’impianto e della complessità del disegno. Negli ultimi anni si è diffusa nell’industria della moda anche la stampa 3d, che permette un’alta personalizzazione dei prodotti, velocità e flessibilità nella produzione, riduzione dei costi di fabbricazione. Con un’alta riduzione degli sprechi, che rendono la produzione più sostenibile.

Nell’industria della moda l’adozione di robot industriali è di gran lunga inferiore rispetto agli altri comparti manifatturieri. Fonte Anitec-Assinform

Il white paper “Fashion 4.0” di Anitec-Assinform

Simone Marchetti, Coordinatore Gruppo di lavoro Anitec-Assinform “Filiere produttive 4.0”

«L’industria della moda è un traino importante per l’economia e il digitale può dare impulso positivo al comparto. Vogliamo realizzare una piattaforma per gli stakeholder in cui si possano confrontare, perché quella del fashion è un’industria complessa». È Simone Marchetti, Coordinatore Gruppo di lavoro Anitec-Assinform “Filiere produttive 4.0”, a spiegare le ragioni che hanno portato l’Associazione e redigere il white Paper “Fashion 4.0” in collaborazione con il Gdl Moda 4.0 di Confindustria Digitale. La motivazione principale, infatti, è proprio quella di dare la possibilità a tutti gli attori della filiera di avere una piattaforma in cui avere interazioni e scambi, nonché fornire un documento che possa essere accolto sui tavoli dei decisori politici. «L’intento dell’Associazione – sottolinea Marchetti – è fornire uno stimolo a chi legifera, offrendo così le migliori condizioni alle imprese». I contenuti del white paper sono stati organizzati in quattro filoni principali: new digital nel mondo del fashion, modelli ed esperienze di vendita, fabbrica e filiera digitale e sostenibilità e fashion. Il documento evidenzia il contributo del digitale alla definizione di processi produttivi sempre più efficienti e più controllabili, nella logica di una trasformazione digitale “cucita” sui fabbisogni di ciascuna azienda. L’analisi si concentra sull’importanza di adottare pratiche sostenibili nell’industria, con un focus sulla riduzione dell’impatto ambientale e sulla tracciabilità della catena di approvvigionamento, aspetti – questi – sempre più valorizzati e richiesti dai consumatori finali.

Una parte significativa del white paper è dedicata all’analisi dello scenario globale e delle vicende internazionali che stanno determinando lo sviluppo del mercato e l’evoluzione dell’industria della moda, a partire dalla guerra in Ucraina e dalle dinamiche inflazionistiche. Un ulteriore focus è dedicato ai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, con una particolare attenzione all’adozione di modelli gender-fluid nell’abbigliamento, che impongono alle aziende del settore di ripensare – in termini creativi e produttivi – collezioni, canali di vendita, marketing e comunicazione. Infine, il documento enfatizza l’importanza della collaborazione tra il settore digitale e l’industria della moda per promuovere l‘innovazione. La sinergia tra questi due settori è indicata come cruciale per l’adattamento alle nuove sfide e opportunità offerte dalla digitalizzazione che si si esprime su tre direttrici principali: prodotto, servizi ed esperienze. La combinazione di queste tre variabili garantisce la costituzione di value proposition rilevanti per il consumatore finale.

Spacewear, la moda dal made in Italy… allo spazio

La tuta interattiva wearable di Spacewear

Spacewear è una società italiana attiva nel campo della ricerca e sviluppo di tessile e abbigliamento per il settore aerospaziale, nell’ambito dell’emergente space economy. Sperimenta nuove funzioni, utilizzi e integrazioni wearable, con nuovi design ed ergonomie. L’azienda cerca di soddisfare necessità ed esigenze sia degli astronauti che dei viaggiatori e turisti spaziali, realizzando innovativi capi di abbigliamento e accessori. La società ha prodotto due tute interattive wearable, Smart Flight Suit 1 e Smart Flight Suit 2: costruite con tessuti di ultima generazione dotati delle necessarie performance quali massima ignifugazione, resistenza a liquidi e fluidi, antistatica e antimagnetica, le tute garantiscono il mantenimento della normale temperatura corporea. Sfs2 integra anche la capacità di rilevare i dati medici degli astronauti, ed è stata scelta per la missione Ax–3 di Axiom Space. «Lavoriamo su tre fronti – commenta Corinna Sperandini, ceo & Co-Founder, Spacewear – innovazione sui materiali, utilizzando anche quelli che derivano dalla natura; device, per la massima precisione; design, perché la tuta deve essere anche bella».

Moda sostenibile? Sì, grazie a tech e agrumi!

Enrica Arena, ceo e co-founder di Orange Fiber

Orange Fiber è il primo marchio al mondo a produrre tessuti sostenibili dai sottoprodotti del succo di agrumi partendo dall’Italia, per contribuire attivamente ad un futuro dell’industria tessile sempre più rispettoso dell’ambiente. Il “pastazzo” – ovvero ciò che resta dopo la produzione di succo di agrumi – rappresenta il 60% del peso del frutto fresco e tramite i processi e la filiera trasparente viene trasformato in filato e tessuto per i brand e per i designer. Come? Negli nostri impianti in Sicilia si ricava la cellulosa dal pastazzo di agrumi, il cui smaltimento avrebbe invece un costo economico e ambientale non indifferente. Grazie alla partnership con il gruppo Lenzing, la cellulosa da agrumi viene trasformata nella fibra tessile che è il cuore pulsante dei tessuti circolari di Orange Fiber: la fibra Tencel Limited Edition x Orange Fiber. Il brevetto di estrazione della cellulosa, depositato nel 2014 in Italia, è stato esteso anche nei principali Paesi produttori di succhi di agrumi con l’obiettivo di applicare la tecnologia nei mercati più promettenti. Nel 2014 è stato registrato il marchio, che identifica i prodotti contenenti filati e tessuti; attraverso le etichette dedicate, i clienti finali possono riconoscere i capi e i complementi d’arredo dei brand che hanno scelto i tessuti da agrumi Orange Fiber per le loro creazioni. «Il nostro obiettivo è ricostruire una filiera di materie prime in Italia, ottenendo dagli scarti le materie prime della moda – spiega Enrica Arena, Co-Founder & ceo, Orange Fiber – Non siamo gli unici a volerlo perseguire, infatti il fenomeno del reshoring o near shoring è sempre più presente, ma vogliamo anche coinvolgere gli attori della filiera con cui lavoriamo per creare sempre più sinergie con gli operatori di filati e tessuti, per dimostrare che a partire dalla materie prima innovativa si possono realizzare tantissimi prodotti».

Altagamma: sostenibilità e digitalizzazione le sfide dell’industria della moda

Fondazione Altagamma dal 1992 riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana, riconosciute come autentiche ambasciatrici dello stile italiano nel mondo. La sua missione è contribuire alla crescita e alla competitività delle imprese dell’industria culturale e creativa italiana. Le Imprese Altagamma operano in molteplici settori tra cui spiccano moda, design, gioielleria, alimentare, ospitalità, velocità e wellness. «Le sfide dell’industria della moda sono la sostenibilità e la digitalizzazione – chiosa Stefania Lazzaroni, Direttrice Generale, Fondazione Altagamma – e sono legate perché la digitalizzazione permette alla sostenibilità di realizzarsi. Bisogna coinvolgere le filiere e supportarle soprattutto in questo scenario complesso, dove le aziende fanno fatica a investire. Gli investimenti in tech e digitale riguardano una complessità di fattori, è anche comunicazione e certificazione, protezione dei brand e blockchain per fare fronte alla contraffazione, cresciuta nel post Covid».

Trai nuovi trend del mondo della moda c’è il gender fluid. Fonte Anitec-Assinform

Futureclo: l’equilibrio tra tech e fashion

German Picco, Co-Founder, Futureclo

Futureclo è una start-up innovativa specializzata nella moda fisica e digitale: Accessori, Design, Design del prodotto, Direzione artistica, Modellazione, Produzione, Modellistica e Realtà Aumentata. La società, che realizza tutti i progetti internamente, dispone di linee di produzione in Asia, Europa e Italia, per soddisfare ogni richiesta. «Abbiamo compreso sin da subito l’importanza di creare i gemelli digitale del prodotto: partendo dal design e dalla prototipazione, infatti, l’azienda può creare il digital twin – commenta German Picco, Co-Founder, Futureclo – ora siamo a una fase di commercializzazione degli asset 3d e del metaverso, che costituiscono enormi opportunità per i brand. Realtà aumentata e virtuale sono tecnologie importanti per consentire ai consumatori finali di indossare virtualmente il capo nell’e-commerce».

#Fashion 4.0 – Il Digitale per un futuro sostenibile

Con l’evento “#Fashion4.0 – Il digitale per un futuro sostenibile” Anitec-Assinform ha voluto mettere in evidenza il valore che la trasformazione digitale può avere per il settore. In particolare, l’Associazione ha cercato di evidenziare gli impatti positivi in termini di efficienza operativa, di semplificazione della gestione e dei processi, di maggiore controllo e, non ultimo, di una più ampia diffusione di pratiche “sostenibili”. Sono intervenuti player della filiera moda, referenti istituzionali, esponenti del mondo accademico, rappresentanti della base associativa e di esperti del settore; partendo dalla fotografia attuale, sono state illustra le prospettive di sviluppo della collaborazione tra il settore digitale e il settore moda e le proposte dell’Associazione. Hanno preso parte ai lavori: Anna Scavuzzo, Vice Sindaco Comune di Milano; Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform; Simone Marchetti, Coordinatore Gruppo di lavoro Anitec-Assinform “Filiere produttive 4.0”; Maria Laura Albini, Co-Founder & Partner, Arad Digital; Luis Molina Apestegui, Sales Manager, Edicom; Emanuele Strada, Docente, Università Liuc – Castellanza; Corinna Sperandini, Ceo & Co-Founder, Spacewear; Enrica Arena, Co-Founder & Ceo, Orange Fiber; Stefania Lazzaroni, Direttrice Generale, Fondazione Altagamma; German Picco, Co-Founder, Futureclo; Cinzia Sasso, Founder, ApritiModa.














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