Storicamente il principale incentivo che poteva dare un datore di lavoro è sempre stato il riconoscimento economico, oltre a una serie di benefit, per esempio l’auto aziendale. I tempi però sono cambiati e, come evidenzia l’indagine What Job Seekers Wish Employers Knew di Bcg, le priorità dei dipendenti sono oggi differenti.
Attrarre e mantenere i talenti migliori oggi per le aziende non è affatto semplice, soprattutto considerata la necessità di stare al passo con le nuove priorità del mercato del lavoro. Bcg e The Network, alleanza globale che unisce i 60 migliori siti di recruitment al mondo, hanno condotto la principale ricerca globale sulle necessità e le preferenze dei talenti, intervistando più di 750.000 in tutto il mondo dalla prima edizione del 2014. Nell’ultima edizione, è stato chiesto a più 90.000 persone in 160 Paesi cosa risulta più importante nella ricerca del lavoro e quali aspetti del percorso di assunzione risultano invece demotivanti.
«Ricercare e scegliere i talenti migliori è sempre più difficile. Le aziende oggi affrontano grandi sfide e tempi complessi, che richiedono talento e costante capacità di apprendimento a tutti i livelli», spiega Monia Martini, Emc People and hr operations executive director di Bcg. «Ci si confronta spesso con professionisti ben consapevoli del proprio valore oltre che molto richiesti, ed è sempre più importante tener conto delle loro numerose esigenze».
Il 74% del campione globale afferma di essere contattato più volte in un anno per delle nuove proposte di lavoro, con un 39% che afferma di ricevere offerte per nuovi impieghi anche a cadenza mensile. Ne consegue che il 68% dei lavoratori intervistati si sente in una posizione di forza, quando attiva una ricerca di lavoro.
I lavoratori europei sono mediamente i più soddisfatti: il 45% afferma di non cercare una nuova posizione lavorativa, ma di essere comunque disposto a valutare alternative interessanti, contro il 41% a livello mondiale; il 42% invece, afferma di essere impegnato attivamente nella ricerca di un nuovo lavoro.
Ma cosa deve offrire, esattamente, un nuovo lavoro? Difficilmente un talento con una solida posizione lavorativa lascerà il suo posto senza un adeguato riconoscimento in busta paga. Tuttavia, la vera novità rispetto al passato, è che anche questo oggi potrebbe non bastare.
Per chi sta cercando di cambiare lavoro, infatti, non ci sono dubbi: la priorità che emerge dalla ricerca è il bilanciamento tra vita professionale ed esigenze private. Ben il 69% del campione globale e il 70% di quello europeo piazzano il work-life balance al primo posto nella classifica.
Per chi viene contattato da agenzie di selezione o direttamente dalle aziende, la scala delle necessità cambia: il 65% del campione globale e il 59% di quello europeo, sono attratti principalmente da un miglioramento nello stipendio e nei benefit. Al secondo e terzo posto, con largo stacco, si cerca un avanzamento di carriera o una posizione con seniority più alta, poi c’è il work-life balance, con il 28% sia per il campione internazionale che per quello europeo. Va inoltre aggiunto il fatto che per il 60% dei talenti europei è importante la possibilità di avere una forma di lavoro ibrida e operare da remoto almeno per parte della settimana.
Chiarito cosa vogliono i potenziali candidati, BCG e The Network si sono soffermati a lungo anche sulla prassi che chi seleziona il personale deve adottare per assicurarsi i talenti migliori sul mercato.
«In fase di selezione è importante tenere sempre a mente che ogni persona, anche la più focalizzata sulla sfera professionale, ha una vita privata e vuole poter pianificare il proprio tempo in termini di avanzamento di carriera ed economico. Specialmente in determinate fasce d’età», commenta Martini. «Anche i più giovani, di solito particolarmente interessati a sviluppare esperienza e nuove competenze, non necessariamente attribuiscono minor valore a tutto ciò che non fa parte della dimensione strettamente professionale».
L’equilibrio casa-lavoro viene tenuto in considerazione soprattutto dai profili fra i 30 e i 50 anni, fascia d’età che di solito corrisponde agli impegni familiari più vincolanti. Gli intervistati con oltre 60 anni sono disponibili a un impiego ad alto impatto, purché sia direttamente proporzionale al ruolo a loro riconosciuto e in aziende strutturate o enti governativi. Rimane, in ogni caso, l’imperativo di non trascurare l’offerta economica.
Oltre all’offerta professionale, la ricerca di BCG mette in evidenza come sempre più profili professionali prestino attenzione al modo in cui vengono reclutati. Ben il 52% degli intervistati nel mondo ha affermato di essere pronto a rifiutare un’offerta a fronte di un processo di selezione che non giudicano positivamente.
Per evitare questo ostacolo, chi si occupa di selezione deve personalizzare il più possibile il colloquio di lavoro tenendo conto non solo del curriculum, ma anche della personalità e delle attitudini del candidato. Ciò significa costruire un clima di fiducia fin dal momento di valutazione e considerare non solo il titolo di studio e le precedenti esperienze lavorative, ma anche le predisposizioni personali come la motivazione e il potenziale che il soggetto potrebbe esprimere.