Allarme cibersecurity: a rischio la sopravvivenza della società digitale

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E’ la considerazione contenuta nelle anticipazioni   della quattordicesima edizione del Rapporto Clusit sulla sicurezza ICT. Nel 2018 +38% di attacchi e minacce in continua evoluzione. Sotto tiro in particolare la Sanità

Il trend individuato dal 2011 ad oggi dagli esperti di Clusit, – Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica – i cui soci rappresentano oltre 500 aziende e organizzazioni e che collabora, a livello nazionale, con diversi Ministeri, Authority e Istituzioni, con la Polizia Postale e con altri organismi di controllo – non lascia spazio alle interpretazioni: gli attacchi con impatto significativo rilevati a livello globale vanno a comporre una curva di crescita che non vede flessioni, con un picco del +38% nel 2018, anno in cui si sono registrati 1.552 attacchi gravi, con una media di 129 al mese.

L’anteprima del quattordicesimo rapporto, presentata a Milano, evidenzia anche che è sempre il Cybercrime la principale causa di attacchi gravi: il 79% di questi è stato infatti compiuto allo scopo di estorcere denaro alle vittime, o di sottrarre informazioni per ricavarne denaro (+44% rispetto ai dodici mesi precedenti). Nel 2018 è stata inoltre registrata la crescita del 57% dei crimini volti ad attività di spionaggio cyber, lo spionaggio con finalità geopolitiche o di tipo industriale, a cui va anche ricondotto il furto di proprietà intellettuale.







Le attività di Hacktivism e di Cyber warfare (la guerra delle informazioni) risultano invece in calo nel 2018, rispettivamente del 23% e del 10%, se paragonate all’anno precedente. Va sottolineato che, rispetto al passato, oggi risulta più difficile distinguere nettamente tra “Cyber Espionage” e “Information Warfare”: sommando gli attacchi di entrambe le categorie, nel 2018 si assiste ad un aumento del 35,6% rispetto all’anno precedente.

Particolarmente significativa l’analisi dei “livelli di impatto” per ogni singolo attacco, in termini geopolitici, sociali, economici, di immagine e di costo: si osserva in generale un deciso aumento della gravità media degli attacchi rispetto al 2017. In particolare, l’80% di quelli realizzati con finalità di Espionage e oltre il 70% di quelli imputabili all’Information Warfare sono stati classificati nel 2018 di livello “critico”; le attività riconducibili al cybercrime sono state invece caratterizzate prevalentemente da un impatto di tipo “medio”. Ciò è dovuto, secondo gli esperti Clusit, alla necessità degli attaccanti di mantenere un profilo relativamente basso, per poter continuare ad agire senza attirare troppa attenzione.

Cyber attacchi nel 2018: chi viene colpito e perché

Negli ultimi dodici mesi la sanità ha subito l’incremento maggiore degli attacchi, pari al 99% rispetto al 2017. Nel 96% dei casi gli attacchi a questo settore hanno avuto finalità cybercriminali e di furto di dati personali.  Segue il settore pubblico, con il 41% degli attacchi in più rispetto ai dodici mesi precedenti e i cosiddetti “multiple targets” – i bersagli multipli – che nel 2018 risultano anche i maggiormente colpiti, con un quinto degli attacchi globali a loro danno, dato in crescita del 37% rispetto al 2017. Queste cifre confermano che – come già constatato negli ultimi anni – non solo ormai tutti sono diventati bersagli, ma anche che gli attaccanti sono diventati sempre più aggressivi e sono in grado di condurre operazioni su scala sempre maggiore, con una logica “industriale”, che prescinde sia da vincoli territoriali che dalla tipologia delle vittime.

Nel 2018 sono stati presi di mira anche i settori della ricerca e formazione, che vede un incremento del 55% degli attacchi rispetto al 2017, dei servizi online e cloud e delle banche, con l’aumento degli attacchi rispettivamente in crescita del 36% e del 33%, sempre rispetto all’anno precedente.  Considerando la gravità dei singoli attacchi nei settori di riferimento, gli esperti Clusit evidenziano che la sanità e le infrastrutture critiche risultano essere i settori per i quali i rischi cyber sono cresciuti maggiormente nel 2018; pur avendo subito in assoluto un numero di attacchi maggiore, il settore pubblico e i “multiple targets” non mostrano invece peggioramenti significativi in termini di gravità.

Le tecniche d’attacco

È stato ancora il malware “semplice”, prodotto industrialmente e a costi sempre decrescenti il principale vettore di attacco nel 2018, in crescita del 31% rispetto al 2017; All’interno di questa categoria, i Cryptominers – pressoché inesistenti in passato – nel corso del 2018 sono arrivati a rappresentare il 14% del totale (erano il 7% nel 2017); l’utilizzo del malware per le piattaforme mobile negli ultimi dodici mesi ha rappresentato quasi il 12% del totale.  Da segnalare la crescita del 57% rispetto all’anno precedente degli attacchi sferrati con tecniche di Phishing e Social Engineering su larga scala, ancora a testimonianza della logica sempre più “industriale” degli attaccanti.

L’elevato incremento negli ultimi dodici mesi dell’utilizzo di tecniche sconosciute (+47%) dimostra tuttavia che i cybercriminali sono piuttosto attivi anche nella ricerca di nuove modalità di attacco. I DDoS rimangono sostanzialmente invariati rispetto al 2017, lo sfruttamento di vulnerabilità note invece è ancora in crescita (+39,4%), così come l’utilizzo di vulnerabilità “0-day”, (+66,7%), per quanto questo dato sia ricavato da un numero di incidenti noti limitato e risulti probabilmente sottostimato. Ritornano a crescere gli attacchi basati su tecniche di “Account Cracking” (+7,7%). Unico dato in calo, le SQL injection, che segnano –85,7% rispetto al 2017.

Il Rapporto CLUSIT 2019

Sarà presentato al pubblico il prossimo 12 marzo in apertura della undicesima edizione di Security Summit, convegno che si propone di analizzare lo stato dell’arte della cybersecurity e di delineare in maniera indipendente le prospettive per i mesi a venire per creare una vera e propria cultura sui temi della sicurezza delle informazioni, delle reti e delle infrastrutture informatiche.














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