5G: come cambierà davvero la vita di imprese e Telco e che cosa sta facendo Hpe

di Marco de' Francesco ♦︎ Per le aziende e per le compagnie telefoniche come Tim, Vodafone, Wind Tre, Fastweb la multinazionale guidata da Antonio Neri mette a disposizione orchestratori software, wi-fi 6 e edge computing. Il network slicing, l’Industrial Internet of Things e… La parola al presidente e ad della branch italiana Stefano Venturi

Realtà virtuale come non si è mai vista. Realtà aumentata, guida autonoma, telemedicina e soprattuttto, terabyte di dati generati da fabbriche e da supply chain che diventano delle Smart Factory. Cambiano la vita e i modelli di business delle aziende. È il 5G, il nuovo standard di telefonia mobile che si differenzia dalle generazioni precedenti. Entro il 2025, a regime, la banda disponibile dovrebbe aumentare dagli attuali 1 gbit al secondo fino a 100 gbit al secondo. Cavalcare il 5G è un must della strategia di Hewlett Packard Enterprise, la multinazionale guidata da Antonio Neri, che con un giro d’affari di circa 30 miliardi di dollari è leader nel mondo dei server, dei sistemi di connessione e di tutto ciò che riguarda il dato, da dove viene generato, a dove viene utilizzato e trasformato in valore: l’Intelligent Edge.

E proprio dai punti di forza tecnologici di HPE, e in particolare dall’Intelligent Edge, nasce l’approccio al 5G, rivolto sia alle Telco (che possono introdurre nuovi tipi di servizi in tempi più rapidi e a costi inferiori) e sia al mondo Enterprise (che può implementare il wi-fi 6 e sfruttare l’Edge Computing, che genera grandi quantità di dati trasmessi poi, appunto, attraverso la tecnologia 5G).







Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato di Hpe Italia

Per quanto riguarda le Telco, le proposte di HPE, come vedremo meglio più avanti, possono avviare la loro trasformazione in partner chiave dell’edge computing. Infatti, per gestire i “micro Edge” server, HPE mette a loro disposizione degli “Orchestratori” software. Grazie ad essi, le aziende di telecomunicazioni potranno fornire servizi remunerativi, facilmente monetizzabili e ad alto valore aggiunto, per la robotica, per l’automazione industriale e per tanto altro. Inoltre le Telco si occuperanno anche del network slicing, e cioè della strutturazione della rete in sotto-reti adatte ad applicazioni con requisiti diversi; nonché della scelta di software integrati nei “micro Edge” server, individuati sul mercato: il modello è open e multi-vendor. Per sostenere tutto questo, la multinazionale americana ha creato l’HPE 5G Lab, un ambiente virtuale di test e sviluppo dove le Telco e i Partner possono validare e integrare soluzioni di rete 5G. Con Stefano Venturi, CEO (Presidente e Amministratore Delegato) di HPE Italia, parliamo di 5G sia in generale, sia in riferimento alle strategie della sua azienda. Per comodità di lettura, abbiamo esposto il risultato della conversazione in nove punti, elaborando il suo pensiero, lasciando fra virgolette, il suo.

 

1 In ambito enterprise, il 5G va combinato con il wi-fi potenziato

Nella visione HPE, la rete wireless in combinazione con il 5G consente di evitare le congestioni del traffico e di consumare meno energia. Questa soluzione è gradita soprattutto dalle aziende manifatturiere, visto che il cellulare ha molti più problemi a viaggiare attraverso muri e oggetti rispetto al wi-fi. La tecnologia 5G va vista quindi come complementare a quella Wifi 6 e non in contrapposizione.

 

2 Il 5G potenzia l’Intelligent Edge

Le funzioni delle antenne intelligenti by Hpe sono “containerizzate”, «come tanti cassetti», e i software che operano al loro interno non vengono forniti da un solo vendor, ma scelti dalle Telco, che pertanto avranno l’opportunità  di selezionare quelli migliori sul mercato (relativi, ad esempio, alla sicurezza o alla gestione dei workload) per creare soluzioni di rete su misura sintonizzate su specifiche verticali e casi d’uso

L’utilizzo del 5G presuppone una rete di supporto che viene chiamata network edge. Per fare un esempio, oggi la comunicazione di dati di tipo mobile funziona così: dal telefono ad un grosso server, che è a Francoforte o a Dublino, e da questo al device. Secondo il nuovo standard, le cose andranno così: dal telefono ad un  insieme di antenne direttamente forniti dalla Telco e posti accanto ai device. Queste antenne sono dotate di micro data center, che sono destinati ad elaborare il 75% dei dati generati nello shopfloor. Volumi colossali di  informazioni saranno processate: attualmente una simile operazione è difficilmente immaginabile, un po’ perché l’invio di moli così consistenti ad un server remoto ha dei costi molto alti e non permette di avere out-put in real-time, e un pò perché, nel caso in cui si decidesse invece di scremare i dati su un solo server locale, si andrebbe incontro a precisi limiti tecnici comportanti l’applicazione di policy di cancellazione.

 

3 Intelligent Edge, ovvero Intelligenza Artificiale nell’edge computer: come cambia il mondo produttivo

«Soprattutto nell’industria, peraltro, i casi d’uso di Edge includono analisi predittive e prescrittive: ad esempio, per individuare in anticipo i guasti delle macchine e predisporre attività di manutenzione o per intraprendere azioni automatiche a circuito chiuso come lo spegnimento delle apparecchiature prima che un certo problema di produzione si verifichi. Questo genere di esame presuppone l’implementazione dell’intelligenza artificiale». Questa è costituita da algoritmi, e cioè da elenchi finiti di istruzioni, che risolvono ciascuno un determinato problema attraverso un certo numero di passi elementari. I “problemi” che si considerano sono quasi sempre caratterizzati da dati di ingresso variabili, su cui si lavora per giungere fino alla soluzione. L’innesto dell’AI nell’Edge è, in definitiva, l’Intelligente Edge. A luglio HPE ha reso noto che investirà 4 miliardi di dollari in questa tecnologia, nel corso dei prossimi quattro anni. Con la controllata Aruba, HPE è già un leader in questo campo: ad esempio, le due aziende stanno assistendo Texmark a creare la raffineria del futuro che renderà la produzione chimica più sicura ed efficiente; e stanno aiutando l’Aeroporto di Gatwick a diventare l’aeroporto tecnologicamente più avanzato del mondo.

4 L’Orchestratore trasforma le Telco da fornitori di banda in specialisti di Edge Computing

Aldo Bisio, ceo di Vodafone

A questo punto la domanda è: chi gestisce migliaia di antenne dotate di micro data-center “intelligenti”? Occorre un orchestratore, ossia un sistema che ne amministri l’attività in modo automatico, seppure sotto la supervisione delle Telco. «È un passaggio fondamentale per le Telco. L’orchestratore serve a garantire l’efficienza operativa e la sicurezza nelle operazioni di estrazioni dei dati, a gestire i load di carico e ad ottimizzare i traffici, e ad assicurare che le informazioni esaminate siano quelle di maggior interesse per l’azienda utente». E poi, come si è già accennato, tramite l’orchestratore, le Telco possono fornire altri servizi di Edge ad alto valore aggiunto, ad esempio quelle di industrial automation, di robotica o di virtual reality. HPE propone HPE Edge Orchestrator, che gestisce un catalogo di applicazioni containerizzate usufruibili in modalità “software as a service”.

In pratica, la convergenza tra 5G ed Edge Computing rappresenta per le Telco un’opportunità unica per monetizzare i servizi legati all’elaborazione dei dati e per generare nuovi flussi di entrate. Secondo uno studio di Idc (società americana che realizza ricerche di mercato in ambito IT e innovazione digitale), i software di orchestrazione nel 2023 costituiranno un mercato di 513 milioni di dollari, che a sua volta comporterà sviluppi per un miliardo di dollari in hardware e servizi. Ma, continua lo studio di Idc, le società di telecomunicazioni possono realizzare questa opportunità solo con investimenti strategici e tempestivi: l’orchestrazione nasconde una grande complessità operativa, per superare la quale devono attrezzarsi dal punto di vista tecnologico. Inoltre, per fornire con successo servizi di edge computing, devono introdurre nuovi modelli di pricing basati sul pay-as-you-grow, e cioè su costi inferiori all’inizio rispetto all’utilizzo ma crescenti con il tempo, per consentire alle aziende di pagare meno quando i flussi di entrate non sono ancora consistenti.

5 La questione della remunerazione delle Telco

Antonio Neri, ceo di Hpe

La questione della remunerazione delle Telco non è secondaria. Il settore, di per sé, non è caratterizzato da una grande marginalità: si è assistito, in questi anni, ad una guerra al ribasso dei costi a carico del consumatore per accesso e abbonamenti alla rete tradizionale e questo ha determinato un forte calo dei ricavi. Però le Telco hanno investito, a livello globale, un trilione di dollari per il 5G. Il rientro nella spesa, tuttavia, è previsto in dieci anni; ed è un bel rischio, visto che una generazione “G” dura appunto una decina d’anni. HPE parte molto “avvantaggiata” nei rapporti con le società di telecomunicazioni. «Siamo nella “cabina di regia” di queste aziende : da molti anni HPE dispone di una divisione, “Communications and Media Solutions” (Cms) operativa in 50 Paesi diversi e specializzata nella fornitura di servizi alle Telco. Per noi, si tratta sostanzialmente di aggiornare la dotazione tecnologica di cui dispongono. E alcuni passaggi, come quello tra il WI-FI 5 e il WI-FI 6, si realizzano in breve tempo».

 

6 Il network slicing e il nuovo ruolo delle Telco

Il network slicing è la possibilità di strutturare una rete in sotto- reti specializzate in rapporto all’uso, ad applicazioni che hanno requisiti diversi. Una slice (“fetta”), ad esempio, può servire in uno scenario IoT: sarà necessaria poca banda, e anche la latenza non sarà un problema. In altri casi, invece, il 5G sarà spinto al massimo, per velocità, banda e latenza. Il lavoro di slicing viene realizzato dalle Telco e ogni fetta di rete è affidata da queste ad un operatore (mobile virtual network operator, Mvno) che distribuisce risorse in modo autonomo.

 

7 Nel modello Hpe sono le Telco a scegliere il software che opera nei micro server

Come si è visto, HPE punta sulla “decentralizzazione” dell’analisi dei dati, che viene realizzata da questi “micro Edge” server.  Le funzioni di queste antenne intelligenti sono “containerizzate”, «come tanti cassetti», e i software che operano al loro interno non vengono forniti da un solo vendor, ma scelti dalle Telco, che pertanto avranno l’opportunità  di selezionare quelli migliori sul mercato (relativi, ad esempio, alla sicurezza o alla gestione dei workload) per creare soluzioni di rete su misura sintonizzate su specifiche verticali e casi d’uso. La Telco, peraltro, ha l’opportunità di individuare anche la componente hardware vicino all’antenna. Il 5G cui si riferisce HPE, inoltre, è Open, nel senso che si basa sull’adozione di standard aperti, e non proprietari. In altre parole, il 5G Open che propone HPE, consente un cambio di paradigma: dal “Best of suite” con un unico fornitore al “Best of breed” che consente un alto grado di indipendenza e flessibilità, con la scelta di fornitori diversi. Infine, il 5G Open consente di gestire le esigenze di latenza al meglio, a seconda della domanda in un dato momento, garantendo così le massime prestazioni anche nella periferia della rete.

Operazioni di chirurgia da remoto grazie al 5G by Vodafone

8 Il 5G Lab di HPE aiuta le Telco a sperimentare le nuove tecnologie

Luigi Gubitosi, ceo di Telecom Italia

A questo punto, occorreva un ambiente virtuale di test e sviluppo dove le Telco potessero validare e integrare soluzioni di rete 5G. Come si è detto, le società di telecomunicazioni possono introdurre nuovi tipi di servizi in tempi più rapidi e a costi inferiori, e possono consentire alle aziende di implementare il Wi-Fi 6 e sfruttare l’Edge Computing. Per realizzare questi obiettivi, occorre però il supporto di HPE. Questo “terreno di prova” è stato inaugurato a luglio dell’anno in corso, e si chiama “HPE 5G Lab”. L’iniziativa è supportata da partner come Affirmed Networks, Casa Systems, Intel, Metaswitch, Openet e Red Hat.    Il laboratorio è materialmente situato a Fort Collins, in Colorado, e le Telco vi accedono da remoto. «Sono della partita – precisa Stefano Venturi – anche i vendor indipendenti, che come abbiamo visto sono fondamentali nella fornitura dei software e hardware modulari strutturati per la realizzazione di piattaforme open e cloud-native».

Inizialmente, la sperimentazione riguarderà soprattutto il “core” della rete che, come si è detto, non sarà più “monolitico”, ma un modello 5G Cloud native con il network slicing. Le implementazioni iniziali delle reti di accesso devono migrare verso questo nuovo tipo di “core”. Da questo punto di vista, la multinazionale americana dispone di una sua soluzione, la HPE 5G Core Stack: è uno standard aperto, che consente alle Telco di scambiare le funzioni di network (NF, che sono elementi costituitivi funzionali all’interno di una infrastruttura, con interfacce esterne ben definite. In termini pratici, per funzione di rete oggi si intende un nodo o un dispositivo fisico) secondo le necessità e quindi di rimanere agili e in vantaggio rispetto alla concorrenza. Le Telco potranno sperimentare, in situazioni ricreate appositamente per loro, anche il citato HPE Edge Orchestrator, nonché l’HPE Resource Aggregator for Open Distributed Infrastructure Management, che semplifica la gestione dell’infrastruttura di calcolo per il 5G distribuendola in una pluralità di siti differenti.

 

9 L’impatto sulla fabbrica: il 5G sarò il motore dell’Industrial Internet of Things. Quindi…

Alberto Calcagno, ceo di Fastweb

L’impatto del 5G sullo shopfloor può essere molto rilevante. Anzitutto, il 5G sarà il motore dell’internet delle cose industriale, e ciò comporta conseguenze di rilievo. Si pensi all’asset tracking. Di norma, il tracciamento delle risorse fisiche avviene associando agli asset etichette di codici a barre o utilizzando tag che trasmettono la loro posizione grazie a gps, ble (bluetooth low energy, tecnologia wireless che implica un consumo energetico e un costo ridotti pur mantenendo un intervallo di comunicazione simile al bluetooth) o Rfid (identificazione a radiofrequenza, tecnologia che utilizza i campi magnetici per tracciare automaticamente i tag posti sugli oggetti). L’ultimo trend è l’utilizzo del nfc, near field communication, un insieme di protocolli che abilitano la comunicazione tra due dispositivi elettronici, uno dei quali è un portatile come uno smartphone, quando li si avvicina entro una distanza di quattro centimetri. Si pensa che il 5G consentirà di fare progressi in materia, con il tracciamento dei componenti all’interno della fabbrica e con quello dei prodotti deperibili all’esterno della azienda. Sempre in tema di IoT industriale, si potrebbe abilitare l’Erp, il software pianificatore delle risorse di impresa che consente di amministrare tutti i processi rilevanti dell’azienda, direttamente all’IoT grazie al 5G. In questo modo, l’Erp integrerebbe i dati di sensori e di device IoT per orchestrare real time e senza intervento umano i meccanismi dell’azienda che fanno girare il business. In tema di Cobot, e cioè di robot collaborativi, va detto che questi potrebbero progredire in maniera sostanziale. Attualmente, si tratta di braccia intelligenti che manipolano oggetti in uno spazio ristretto, la cella di lavoro, accanto ad un operatore che assistono nelle operazioni. In genere, sono dotati di sensori di movimento, e di quelli per rilevare la forza impressa, di telecamere e di a sistemi anticollisione. Sono piccoli, leggeri e facilmente configurabili; soprattutto, svolgono task definiti a seguito di programmazione: l’intelligenza è dentro di loro. Con il 5G, invece, saranno guidati dall’intelligenza artificiale di rete, quella distribuita in una pluralità di micro server.  Per questo motivo, potrebbero diventare molto più flessibili, e svolgere compiti non direttamente programmati.  Anche le linee di montaggio cablate potrebbero scomparire, sostituite da isole di lavoro servite da robot mobili solo per il materiale necessario al momento per quella precisa lavorazione, secondo la regola del just in time.  Altri salti quantici sono previsti nei campi della manutenzione predittiva, dell’Augmented Reality e della realtà virtuale.

Il 5G c’è già: in Italia è stato lanciato da Tim e Vodafone nel settembre del 2019, giusto un anno fa. Per ora i risultati nel mondo industriale forse non sono stati all’altezza delle attese. «Molte aziende non hanno ancora compreso il valore strategico del 5G, che non consiste nel disporre di più banda o nel trasferire i dati più velocemente, ma nel portare l’intelligenza ai confini della rete e tecnologie innovative a livello di micro-sito. Ma sono ottimista, perché i vantaggi sono così consistenti che in breve tempo tutti ne comprenderanno l’importanza». Conclude Stefano Venturi.














Articolo precedenteLe nuove sfide della cybersecurity: ecco di cosa devono preoccuparsi i ciso secondo Cisco
Articolo successivoGrazie all’accordo con Gruppo Cva lo stabilimento di Aosta di Cogne Acciai Speciali sarà più sostenibile






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui