Vision: uno sguardo preciso… anche sul futuro 4.0

di Marco Scotti ♦ L’azienda di Vimercate, produttrice di sistemi di visione artificiale con soluzioni tailor made per il controllo della manifattura di fastener, cosmetici, automotive ed altro, punta a robotica collaborativa, reti neurali, machine learning. Per questo non difettano le risorse economiche, ma le competenze. L’impegno nella formazione del personale

Una boutique. Un’azienda di piccole dimensioni ma estremamente specializzata che fattura 2,5 milioni e  spende 80mila euro in formazione e che in quattro anni ha triplicato i dipendenti: stiamo parlando di Vision, impresa con sede a Vimercate, specializzata nei sistemi ottici per il controllo di qualità e difettosità. Una pmi che si è specializzata soprattutto nel comparto dei fastener, ovvero viti, bulloni e dadi, che da solo vale quasi il 50% del fatturato, ma anche nell’automotive, nella meccatronica, nella cosmetica. Il tutto sempre fornendo soluzioni tailor made che si applicano al 100% della produzione.

«Facciamo – ci ha spiegato Nicola Lo Russo, managing director dell’azienda – cose su misura, il che è la nostra forza, anche se come imprenditore forse è meno redditizio: sicuramente se fornissi soluzioni adatte a tutti guadagnerei di più, ma di certo ci divertiremmo molto di meno». Oggi la visione prospettica dell’azienda è il cuore pulsante dell’attività manageriale: il nuovo piano al 2027 prevede di affiancare ai sistemi di visione anche la robotica e la meccatronica, passando per le reti neurali e il machine learning, e continuando a puntare forte sulla formazione delle nuove leve. Un concentrato di innovazione e artigianalità che si traduce nell’eccellenza soprattutto nei settori della cosmetica e dei fastener.







Un po’ di storia

Lo Russo ha rilevato Vision il 29 gennaio del 2014 – dopo una carriera in diverse multinazionali – da un ingegnere chimico che l’aveva fondata una trentina di anni fa. L’attuale managing director ha deciso di reinvestire la  liquidazione ottenuta dalla precedente esperienza lavorativa in un’azienda ad alto tasso di innovazione che potesse garantirgli di …ritrovare il sorriso. «Sono arrivato – ci ha raccontato Lo Russo – quattro anni fa dopo una carriera manageriale nelle multinazionali. Ma a 50 anni ho deciso che volevo fare altro, la mia ultima esperienza è stata molto faticosa perché l’azienda per cui lavoravo univa l’approccio pragmatico statunitense con quello politico francese. Per questo ho deciso di andarmene e di iniziare una nuova avventura. Dal mio arrivo, Vision ha più che raddoppiato il fatturato e i dipendenti sono passati da 5 a 14».

 

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Nicola Lo Russo, managing director Vision
Le specializzazioni

Vision sviluppa sistemi di visione per l’identificazione di difettosità e controllo di qualità che si applicano al 100% della produzione in qualunque ciclo produttivo. Questo significa poter sostituire completamente l’uomo – o, per meglio dire, le donne, che hanno migliore e maggiore manualità e che per questo sono le principali candidate a svolgere il controllo di qualità. La componente umana, infatti, ha bisogno di fermarsi ogni 30-40 minuti perché altrimenti non è in grado di trovare le imperfezioni. Le macchine, ovviamente, non hanno bisogno di pause e possono mantenere standard pressoché perfetti per tutta la durata della loro operatività.

Nella cosmetica, Vision ha creato delle applicazioni che consentono di controllare l’intero ciclo produttivo dell’highliner: la quantità di inchiostro, i pennelli, i contenitori. Tutte queste componenti fondamentali vengono monitorate in modo che la fallibilità del sistema venga ridotta praticamente allo zero. «La perfezione – ci ha spiegato Lo Russo – non esiste e non è immaginabile un macchinario che non commetta neanche un errore». Anche perché non tutto è misurabile in maniera esatta. Finché si tratta di considerare oggetti che hanno dimensioni e peculiarità standardizzate il lavoro è “semplice”.

Ma come si distingue un alimento buono da uno da scartare? Quando è possibile dire che una banana è pronta per essere venduta e quando invece non può essere messa in commercio? «Abbiamo avuto questo problema – ha raccontato Lo Russo – con gli anacardi: qui la difficoltà era doppia, perché questo tipo di frutto può variare sia dal punto di vista delle dimensioni che delle macchie. In Arabia Saudita preferiscono quelli piccoli e con pochi segni, negli Stati Uniti esattamente il contrario: conciliare esigenze così differenti diventa decisamente complicato. Ma ci siamo riusciti…».

Per quanto riguarda i fasteners, Vision fornisce i propri servizi ai principali player del comparto. La loro ultima creazione è la macchina automatica di controllo Saturno 850, presentata in occasione della Fiera Fastener di marzo 2017 a Stoccarda. Si tratta di un sistema veloce, flessibile, modulare e assistito, che consente il controllo della filettatura esterna ed interna, oltre a quello di testi o loghi, garantendo standard qualitativi elevati. Solo con questo comparto l’azienda di Vimercate ottiene quasi il 50% del suo fatturato.

Ancora: Vision fornisce sistemi di visione a chi produce impianti per la lavorazione del vetro, garantendo la possibilità di effettuare qualsiasi tipo di taglio indipendentemente dalla modalità con cui la lastra esce dal forno in cui viene assemblata. Il controllo di qualità, inoltre, si concentra su spigoli o eventuali rotture. C’è poi la stampa, dove Vision effettua il controllo della quadricromia. Infine, l’automotive, dove il controllo di qualità avviene sul 100% della produzione, grazie ai sistemi integrati che consentono di effettuare un’analisi su circa 1.000 pezzi speciali ogni ora. L’intera produzione è sottoposta a un controllo visivo e dimensionale che garantisce una qualità sul 100% della produzione. Per il futuro, Vision si sta concentrando sulle reti neurali e sul machine learning, e si può “permettere” di avere una persona dedicata esclusivamente allo sviluppo di nuove applicazioni per le metodiche di visione industriale.

 

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Vision alla fiera Fastener di Stoccarda

 

L’accesso al credito

Uno dei tasti dolenti dell’imprenditoria italiana è quello dell’accesso al credito. Un problema che però non tocca l’azienda di Lo Russo: «Per noi non è difficile – ci ha spiegato – ottenere denaro perché la nostra azienda va bene, produce reddito, cresce, non ha negatività o passività. Sono le banche stesse che vengono da me e che mi hanno profilato come un’azienda particolarmente interessante. Sono molte le aziende di questo settore che non hanno particolari difficoltà finanziarie. Questo lo vedo perché faccio parte di AIDAM (Associazione Italiana di Automazione Meccatronica) e mi confronto con molti “colleghi”, che a volte sono anche competitor. Ma ho una visione americana del business e non considero aziende che fanno parte del mio stesso comparto come dei nemici, piuttosto come dei soggetti che mi aiutano a dare il massimo. Sono a favore di una competizione positiva che spinga sempre più in alto l’asticella. E il risultato è che l’intero comparto non ha problemi di accesso al credito anche in una congiuntura economica non propriamente felice».

La formazione

Semmai, il problema che Nicola Lo Russo incontra con maggiore frequenza è quello di una formazione di livello superiore o universitario non all’altezza delle esigenze dell’industry di cui fa parte. «Facciamo fatica – ci ha raccontato – a trovare risorse umane. I fattori sono tanti: stiamo lavorando con il Mise e con il Miur per far sì che negli istituti tecnici venga inserita la materia dei sistemi di visione. La mia azienda sta collaborando con l’istituto Einstein di Vimercate per un progetto di alternanza scuola lavoro. Stiamo lavorando anche sulle famiglie, per far capire loro che parlare di meccanica non significa vedere i propri figli con una tuta blu sporchi di olio in una catena di montaggio. Se riusciamo a convincere i genitori che la specializzazione in materie come quella di cui ci occupiamo è un grande plus per i loro figli, automaticamente scatta qualcosa. A livello universitario, poi, abbiamo tanti laureati giusti, che però non sono preparato al mondo del lavoro che dovranno affrontare. Chi conclude un ciclo di studi universitario oggi ha aspettative e ambizioni molto più elevate di quanto non succedesse ai miei tempi.»

«In Vision abbiamo sviluppato un percorso formativo specifico, dopo circa un anno con noi li mettiamo a lavorare sotto l’occhio vigile di un project manager in modo che inizino fin da subito a “sporcarsi le mani” e a capire esattamente che cosa ci aspettiamo da loro. Meno teoria e più pratica. Ci consideriamo dei visionari, ci piacciono le sfide. Ma d’altronde, se su un fatturato di 2,5 milioni, investiamo 80mila euro in formazione, vuol dire che stiamo puntando davvero forte sul nostro futuro. Un ulteriore problema è che data la scarsità di ingegneri rispetto a quando mi sono laureato io, le multinazionali possono permettersi di iniziare lo scouting dei migliori studenti già al quarto anno. Ma attraverso AIDAM stiamo cercando di coinvolgere le scuole e le famiglie in un percorso virtuoso che garantisca anche le aziende dimensionalmente più piccole».

Industria 4.0

L’industria 4.0 è ormai una parola entrata nell’uso comune anche, e soprattutto, in un comparto così tecnologicamente avanzato come quello in cui opera Vision. «Per quanto mi riguarda – ci ha spiegato Lo Russo – essere parte dell’Industria 4.0 significa essere una tecnologia abilitante, soprattutto nel controllo di qualità e nella minimizzazione degli scarti. Stiamo anche lavorando nell’ambito della robotica collaborativa. Prima di questa quarta rivoluzione industriale il robot faceva miliardi di operazioni allo stesso modo, chiuso nella sua “gabbia”. Oggi invece è addestrato a svolgere la sua mansione, grazie alla fabbrica intelligente, in qualsiasi luogo, minimizzando la propria presenza. Ha gli occhi per capire che cosa lo circonda ed è in grado di prendere decisioni autonome. Siamo nella partita della robotica collaborativa perché non possiamo non farne parte. Abbiamo avuto contatti con aziende danesi perché la Danimarca è forse il paese a livello europeo con il maggior numero di aziende che si occupano di robotica. E facciamo parte dell’EFFRA (European Factories of the Future Research Association)».

Un altro tema particolarmente caro a Lo Russo è quello della riduzione degli sprechi, sulla falsariga di quel modello Toyota che grande successo sta raccogliendo nella lean industry. «Se sono in grado – ci ha spiegato Lo Russo – di avere zero difetti, significa che ho zero sprechi e posso permettermi di avere un magazzino molto più piccolo. Stiamo tentando di replicare il modello Toyota anche in comparti diversi dall’automotive. Ovviamente ci sono industry che hanno dei controlli di qualità tali che sarebbe impossibile per una realtà piccola come la nostra essere compliant a tutti i livelli. È il caso del farmaceutico: noi svolgiamo la nostra funzione sulle fialette, controllando che quelle che arrivano a casa non abbiano del vetro dentro, ma non siamo nel settore dei controlli a raggi X».

 

Flusso VISION

Il futuro

La visione prospettica di Lo Russo è davvero ad ampio respiro, soprattutto per una realtà piccola come Vision: «Abbiamo – ha concluso il patron dell’azienda di Vimercate – messo a punto un piano decennale al 2027 che prevede il nostro impegno anche nella robotica, nelle reti neurali, nel machine learning e nella meccatronica. Si tratta di settori che si stanno aprendo sempre di più. Inoltre, stiamo portando avanti accordi con le università, cercando di coinvolgere futuri ingegneri al quarto anno di corso perché facciano degli stage da noi sul tema della visione. Inoltre, con EFFRA stiamo creando un network in modo da aumentare i momenti di condivisione e di confronto. Il futuro che ho in mente non può prescindere da aspetti che non sono squisitamente tecnologici: bisogna apprendere rudimenti commerciali, capire l’importanza del lavoro in gruppo, della resilienza, della flessibilità. E, soprattutto, imparare a gestire i momenti di stress quando le cose – e succede spesso nel nostro settore – iniziano a complicarsi».














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