Viaggio al BlueTechHub, il centro di competenza di Buffoli Industries

di Renzo Zonin ♦︎ Il primo competence center "privato" d'Italia è focalizzato su automazione, advanced e additive manufacturing. 7.400 metri quadri dove si sperimentano tecnologie abilitanti come robotica, realtà virtuale e aumentata, Qui vengono assemblate e collaudate le macchine utensili progettate da Buffoli Transfer prima di essere spedite al cliente, gli impianti robotizzati di Advanced Robotics, le macchine di montaggio e collaudo di Beocom-Twins e le stampanti 3D di 3D Evolve. A guidarci l'ad Francesco Buffoli

BlueTechHub

All’inizio dell’estate, a Brescia, ha aperto ufficialmente i battenti il BlueTechHub, un polo tecnologico che in un certo senso potremmo definire il primo competence center privato d’Italia.

Situato strategicamente a pochi passi dal Campus di Ingegneria dell’Università di Brescia, e poco lontano dal quartier generale delle aziende promotrici, in particolare Buffoli Transfer, che opera nel settore delle macchine utensili più sofisticate, il BlueTechHub si propone come centro di competenza per l’advanced manufacturing, l’additive manufacturing e l’automazione. Al suo interno operano diverse società (tutte appartenenti alla “galassia” Buffoli, ciascuna dotata di identità e competenze specifiche) capaci di offrire soluzioni chiavi in mano e servizi integrati, grazie ad una collaudata capacità di lavorare in stretto coordinamento. L’inaugurazione della struttura arriva a 70 anni esatti dalla fondazione dello studio di progettazione meccanica dell’ingegner Mario Buffoli, che ha dato inizio alla storia delle Buffoli Industries.







Che una struttura come il BlueTechHub nasca a Brescia non è un caso, visto che l’est lombardo è fra i più importanti distretti industriali d’Europa per la lavorazione dei metalli; tuttavia, l’Hub mette a disposizione il suo know-how e le sue eccellenze a una clientela globale. Ma quali sono le attività che vengono portate avanti nell’Hub? Per saperlo siamo andati a visitare la struttura e ne abbiamo parlato con Francesco Buffoli, amministratore delegato di varie società del gruppo e maggior promotore del progetto BlueTechHub.

Francesco Buffoli, ad di svariate società di Buffoli Industries

Le Buffoli Industries, tra parentesi, sono un gruppo abbastanza atipico, difatti, non esiste una holding da cui dipendano le altre entità: le società del gruppo sono tutte indipendenti, ciascuna può muoversi liberamente sul proprio mercato, e ad accomunarle è la presenza nei consigli di amministrazione dei fratelli Buffoli, che detengono quote di proprietà in ciascuna azienda. Il risultato è una struttura non verticistica, una sorta di rete capace di operare in modo più flessibile ed efficiente rispetto alle strutture “tradizionali”. Con l’apertura del BlueTechHub, alcune di queste industrie hanno trasferito lì la sede, e altre hanno comunque un punto di appoggio.

Questa vicinanza anche fisica creerà ulteriori vantaggi nell’interazione fra le varie aziende del gruppo, per le quali sarà ancora più semplice creare e offrire nuovi prodotti e servizi sviluppati a più mani. Inoltre, l’Hub fungerà da “concentratore tecnologico”, favorendo attività come la formazione settoriale e la ricerca applicata.

Le tredici aziende del gruppo, 9 delle quali hanno sede in Italia (prevalentemente nell’area del Bresciano), coprono una vasta gamma di esigenze nel comparto manifatturiero, in particolare in quello della lavorazione dei metalli. Si va dalla progettazione e realizzazione di macchinari e linee di produzione integrate (macchine transfer, macchine di tornitura, multi-centri, macchine di assemblaggio, riempimento e collaudo, stampanti 3D di piccolo e grande formato, marcatrici laser…) alla progettazione e fornitura di quadri elettrici, automazione, robotica, software, servizi di formazione e consulenza, manutenzione e revamping.

Andando più in dettaglio, oltre alle sofisticate macchine “transfer” (frontiera tecnologica della macchina utensile volta alla minimizzazione del costo pezzo, prodotte da Buffoli Transfer), abbiamo accessori e servizi di revisione forniti da Buffoli Meccanismi, robotica applicata con Advanced Robotics, servizi di assistenza e manutenzione con InterMach (con sede a Vicenza e dedicata ai servizi su macchine convenzionali). Ci sono poi Electro Engineering, che fornisce hardware e software per l’automazione di macchine utensili e impianti (controlli numerici, Plc, Hmi, quadri elettrici, console, applicazioni per Industria 4.0); CloudBits Solutions, specializzata nelle soluzioni per realtà aumentata e virtuale; 3D Evolve che produce stampanti 3D e offre servizi collegati alla manifattura additiva; e Beocom-Twins che progetta e produce macchinari per assemblaggio, riempimento, testing e per marcatura laser. Le altre aziende della rete sono all’estero, come 3D Etplus, che opera dalla Svizzera in partnership con 3DEvolve. Oltre a Buffoli North America e Buffoli Deutschland, ci sono altre due società a Shanghai, in Cina: Buffoli Italian Technology e Luhance Intelligence Technology. Queste ultime si occupano delle vendite e dei servizi nel continente asiatico; la Luhance dispone anche di un proprio stabilimento per la produzione di macchine utensili. Mettendo insieme il valore di produzione di tutte le aziende, arriviamo a una cifra cospicua, intorno ai 40 milioni di euro.

Alla scoperta del BlueTechHub

Fra le grandi firme all’opera nell’hub, Abb per la robotica, Siemens e Fanuc per i quadri elettrici, Filoalfa per la tecnologia Fdm, MindSphere per i servizi cloud, Microsoft per la realtà aumentata.

Chi si occupa di manufacturing sa bene che la strada per trasformare un progetto in un prodotto è lunga e richiede un largo ventaglio di competenze. Bisogna selezionare le tecnologie di produzione, definire i processi, scegliere i macchinari, progettare le linee, creare il sistema di automazione, gestire la robotica. Senza dimenticare le nuove competenze richieste in fase di montaggio e collaudo delle linee di produzione, fasi che vengono gestite spesso da remoto, con sistemi di realtà virtuale, realtà aumentata, videoconferenza e telemetria. Difficile trovare tutte queste competenze riunite in un solo luogo. Ma è esattamente quello che è stato fatto con il BlueTechHub.

Nei 7.400 metri quadri coperti della struttura hanno preso posto le nuove aree produttive di Buffoli Transfer (produzione di macchine transfer flessibili ad alte prestazioni, capaci di produrre in pochi secondi pezzi finiti partendo da stampati o fusioni o direttamente da barra); Buffoli Meccanismi (accessori per macchine utensili e revisioni); Advanced Robotics (robotica applicata per vari settori); 3D Evolve (specializzata nei sistemi e servizi di scansione e stampa 3D) e CloudBits Solutions (produttori di software per la realtà virtuale e aumentata).

CloudBits Solutions è l’azienda dell’universo Buffoli specializzata nella realtà aumentata

Il patrimonio di know-how di queste 5 aziende viene integrato, a seconda delle necessità del cliente, con le conoscenze specifiche delle altre società del gruppo, come Electro Engineering (hardware e software per macchine e impianti): Beocom-Twins (specialista nelle macchine di collaudo, assemblaggio, riempimento e marcatura laser) o InterMach Service (servizi per macchine utensili tradizionali). Tutte queste aziende hanno un appoggio nell’Hub, ma mantengono sedi distinte. «La peculiarità principale del BlueTechHub è la capacità di fornire un panel di prodotti e servizi molto più ampio di quello che può offrire un’unica azienda, con una medesima logica di fornitura su scala globale, chiavi in mano» puntualizza Francesco Buffoli.

Il progetto BlueTechHub, partito tre anni fa, ha comportato un investimento iniziale pari a 4,5 milioni di euro, per l’acquisto dell’area e la ristrutturazione. Ma secondo Francesco Buffoli, si tratta comunque di un “work in progress”. «Stiamo ancora investendo per ampliarlo e dotarlo di ulteriori funzionalità e servizi. Per esempio, proprio in questo momento stiamo realizzando un’area formazione e una foresteria».

Produzione, consulenza, servizi 

Stampante 3D F1W di 3D Evolve

Le società del gruppo sono in grado di fornire anche servizi di consulenza, manutenzione, retrofitting, efficientamento e stampa 3D, oltre a software, accessori e sistemi automatizzati per carico/scarico, gestione, assemblaggio, test, riempimento e pallettizzazione. Detto in sintesi: si può entrare nell’Hub con il disegno di una valvola, e uscirne con un impianto “chiavi in mano” pronto a produrla in decine di migliaia di pezzi/giorno. Ma per che tipo di clientela è stato pensato il BlueTechHub? «Ci rivolgiamo soprattutto ad aziende leader che vogliono accrescere il loro vantaggio competitivo con l’automazione o il rinnovamento dei loro processi produttivi – spiega Buffoli – Attualmente i nostri principali clienti sono soprattutto subfornitori automotive, produttori di valvolame e raccordi, e le tornerie automatiche». Storicamente, i clienti delle Buffoli Industries sono aziende di medie e grandi dimensioni, che producono componentistica industriale. «In questo ambito Buffoli Transfer ha acquisito referenze in ogni parte del mondo, presso aziende leader di mercato italiane e straniere, come Danfoss, Grundfoss, Schell, Atos, Masco, Festo, Georg Fischer, Parker, Iseo serrature».

Di tutte le attività dell’Hub, quelle che saltano all’occhio maggiormente durante la visita sono quelle relative all’assemblaggio delle grandi macchine transfer. È qui nell’Hub infatti che essere vengono assemblate e messe a punto per il primo collaudo, prima di essere smontate e consegnate al cliente. Attorno all’attività di assemblaggio ruotano le altre competenze dell’Hub: prima di tutto la consulenza, la progettazione e personalizzazione delle macchine utensili; poi le attività di formazione e di ricerca applicata. Le macchine assemblate fungono anche da “dimostratori tecnologici” per potenziali clienti e delegazioni in visita. In occasione dell’inaugurazione, ogni macchina è stata dotata di un cartello esplicativo nel quale è stata descritta la tecnologia impiegata e i suoi vantaggi, completo di Qr Code per ottenere ulteriori informazioni, anche in video.

Inaugurazione del BlueTechHub

Nel complesso, l’Hub è una struttura polivalente, un po’ officina di assemblaggio, un po’ show room, un po’ polo di trasferimento di competenze e un po’ centro di ricerca. Questo essere più cose insieme, diventando l’una o l’altra a seconda delle esigenze del momento, del progetto da sviluppare, delle società coinvolte nel lavoro, si adatta bene alla filosofia delle Buffoli Industries, improntata alla massima flessibilità operativa di ciascuna azienda.

La formazione e la ricerca applicata

Presto, l’Hub disporrà anche di una propria area per la formazione «Abbiamo già un’area formazione in Buffoli Transfer, ma è specifica per i macchinari transfer – spiega Buffoli. Qui vorremmo ampliarla ad altri temi tecnologici, per esempio quello della stampa 3D. A ottobre partiremo con il primo corso approfondito sul metaverso e la Realtà Aumentata organizzato in Italia, in collaborazione con Regione Lombardia. Avrà una durata di tre mesi, quasi full-time, e sarà curato da CarraroLab. L’idea è quella di avere un occhio su settori della tecnologia che non sono strettamente legati alla macchina utensile, ma che prima o poi la toccheranno, visto come sta evolvendo il panorama tecnologico: intelligenza artificiale, robot collaborativi, eccetera. Ci sono tante tecnologie che ancora non stiamo implementando, ma l’Hub ha una funzione di osservatorio, e appena ci sarà interesse, dovrà lavorarci sopra».

BlueTechHub si occuperà anche di formazione. Si parte a ottobre con un corso su metaverso e realtà aumentata

La ricerca è elemento fondamentale per Buffoli Transfer fin dalla sua fondazione. «L’azienda ha sempre fatto perno sull’ufficio tecnico dalla quale è nata, e ovviamente lo stesso vale per le varie start up presenti nell’hub o le aziende storiche che si appoggiano all’hub, come le altre società del gruppo Buffoli con sede staccata (per esempio la Electro Engineering di Mazzano). Siamo in contatto con enti di ricerca e università e intendiamo stringere collaborazioni per creare un’associazione, o un consorzio, legato al BlueTechHub, per promuovere l’advanced manufacturing e le sinergie in ambito manifatturiero. Buffoli Transfer fa della ricerca il perno della sua attività, per cui l’impegno nella progettazione di nuove soluzioni è costantemente superiore a 2,5 milioni di euro l’anno, di cui circa un milione di ricerca secondo il Manuale di Frascati».

Per quanto riguarda la formazione e la ricerca sulle nuove tecnologie, il BlueTechHub potrà sfruttare la vicinanza, non solo fisica, con l’Università di Brescia: il complesso si trova a poche centinaia di metri dal campus di Ingegneria. «Abbiamo già contatti in atto con l’Università e siamo in attesa di conoscere il nuovo rettore per stringere nuove collaborazioni. Il precedente rettore era presente all’inaugurazione dell’Hub» conferma Buffoli. «Stiamo costruendo un rapporto che valorizzi questa vicinanza – prosegue – e del resto in ambito formazione non faremo nulla che sia in diretta competizione con l’Università. La nostra sarà una formazione molto settoriale e molto concreta. Anche il concetto di ricerca che abbiamo qui, si concentra su una ricerca molto applicata, quella più vicina al ritorno economico e a essere concretamente messa su un prodotto. Comunque, l’Hub, rispetto a un’azienda normale, ha interesse a guardare un po’ più avanti, in fatto di tecnologie innovative. Sfruttando anche il fatto che magari un’azienda singola non lo farebbe, ma un gruppo sì».

Le Buffoli Industries

Una macchina utensile Transfer in fase di allestimento

Il BlueTechHub è il fiore all’occhiello delle Buffoli Industries, una sorta di “multinazionale tascabile” (definizione dell’ad) da 40 milioni di euro complessivi, che con 180 dipendenti è presente in Italia, Europa, Nord America e Asia. Il gruppo è composto da una rete di una dozzina di aziende, ciascuna dotata di uno specifico know-how all’interno del vasto settore del manufacturing. L’azienda più importante del gruppo è Buffoli Transfer, che si occupa, come si intuisce dal nome, della produzione di “macchine transfer”: grandi macchinari che arrivano a costare anche 4 milioni di euro, e che rappresentano lo stato dell’arte delle macchine utensili. I sistemi transfer sono, fondamentalmente, l’ulteriore evoluzione dei centri di lavoro e dei torni. Sono macchine che combinano insieme più stazioni di lavorazione, ciascuna con uno o più mandrini, a pezzo fisso e mandrini rotanti, oppure con pezzo in rotazione in alcune o anche ogni stazione.

Il tutto spesso comprende anche dei robot o dei sistemi asserviti per il carico e lo scarico dei pezzi. In pratica, queste macchine partono dal grezzo e producono il pezzo finito, eseguendo tutte le lavorazioni richieste dal ciclo. «Avendo più stazioni e più mandrini, una macchina transfer riduce i tempi di produzione a pochi secondi. Inoltre, una caratteristica importante è che essa integra un processo – spiega Buffoli – Anche un centro di lavoro ha il suo processo, carico e scarico eccetera, ma nella macchina transfer il concetto è più radicato, tanto che essa viene comprata tipicamente come soluzione a un problema produttivo.

Ovviamente non è una macchina per prototipazione, o per piccole serie: è fatta per produrre pezzi in medie e grandi serie. Le grandissime serie sono ormai rare, e quindi anche le macchine studiate per una specifica esigenza; oggi, devono essere dotate di una certa “flessibilità”. Il che significa progettare un macchinario in cui sia velocissimo il riattrezzaggio, e che abbia anche una spiccata versatilità di impiego, arrivando, in molti casi, alla massima flessibilità delle macchine cosiddette “universali”».

Già da questa breve descrizione, appare chiaro che le macchine transfer possono essere davvero molto complesse e diversificate. Durante la nostra visita, non ne abbiamo viste due, non diciamo uguali, ma che almeno si somigliassero. Eppure, tutti i modelli Buffoli sono basati su una sorta di libreria di moduli base, che vengono combinati e, all’occorrenza, adattati. L’approccio modulare permette di realizzare macchine anche molto diverse, senza dover partire ogni volta dal foglio bianco. «Abbiamo uno sviluppo continuo di nuovi moduli, per rispondere a esigenze nuove o crescenti – puntualizza Buffoli – Certo, una macchina non può essere costituita completamente da moduli nuovi. Anche le macchine concettualmente nuove e brevettate, riutilizzano in prevalenza moduli già sperimentati. Questo ci consente di avere anche una maggiore affidabilità. Tra l’altro, utilizzare un approccio modulare si riflette positivamente sui tempi di consegna».

La flessibilità della rete

Attorno a Buffoli Transfer, i fratelli Buffoli hanno costruito la loro rete di aziende, tramite acquisizioni ma anche fondando startup. L’idea di base è che ogni azienda sia specializzata in una specifica tecnologia, e sia in grado di cooperare con le altre per realizzare progetti complessi (tipicamente, linee di produzione, se non interi reparti produttivi) che possono essere forniti ai clienti “chiavi in mano” e con tutti i servizi necessari: dai collaudi alla formazione del personale, dalla manutenzione fino al revamping.

Un nastro trasportatore in costruzione nel settore di Buffoli Meccanismi

Un esempio di come funziona la cosa? Prendiamo Buffoli Meccanismi. L’azienda porta all’Hub la sua esperienza in fatto di accessori per macchine utensili (caricabarre, nastri trasportatori, pallettizzatori eccetera) ma combinando le sue competenze con quelle di Electro Engineering e di InterMach Service (specializzata in assistenza, manutenzione e altri servizi) dà all’Hub la possibilità di fornire servizi di revamping di linee e sistemi, servizi comprendenti l’installazione di hardware e di controlli numerici “ad hoc”.

All’interno dell’Hub hanno trovato casa, oltre a Buffoli Transfer e Buffoli Meccanismi, altre aziende innovative. Per esempio, Advanced Robotics, che si occupa appunto di robotica applicat; o CloudBits, una software house specializzata nelle applicazioni di Realtà Aumentata e Realtà Virtuale, richiestissime negli ultimi mesi per realizzare servizi di training e teleassistenza, stante l’impossibilità di far viaggiare i tecnici per raggiungere i clienti. Infine, l’Hub è anche la sede di 3D Evolve, startup specializzata nel settore dell’additive manufacturing. 3D Evolve produce la stampante 3D industriale di altissima precisione F1W, basata sulla tecnologia Fdm e capace di usare qualsiasi filamento standard da 1,75mm (anche materiali metal replacement o gommosi).

L’azienda inoltre è in grado di fornire una serie di servizi che vanno dalla formazione del personale allo studio di modelli e materiali per progetti specifici, dalla scansione 3D fino alla fornitura di filamenti personalizzati, in aggiunta all’ampia gamma di polimeri tecnici disponibile grazie alla collaborazione con FiloAlfa. Le caratteristiche della F1W la rendono estremamente versatile, precisa e competitiva. «La stampa 3D ha applicazioni anche in ambito design, medicale, arredamento, soprattutto considerando che stampiamo ogni tipo di plastica, anche metal replacement, gomma e, recentemente, anche i materiali metallici» conferma Buffoli.

Concentrando nella stessa location che ospita le aziende “storiche” di Buffoli Industries, sia le start-up più innovative del gruppo, sia i “punti di appoggio” delle altre aziende della rete, la società ha creato un circolo virtuoso che favorirà lo sviluppo tecnologico, la ricerca sulle tecnologie innovative e, soprattutto, l’implementazione dei risultati della ricerca all’interno dei prodotti e servizi del gruppo. Qualche esempio dei temi in agenda al momento? «Per esempio, per quanto riguarda la robotica stiamo lavorando sui cobot, i robot collaborativi. Alla prossima fiera Bimu di Milano porteremo una cella cobot dotata di un sistema di intelligenza artificiale, già sperimentato per realizzare sistemi di visione intelligenti per il controllo di qualità di componenti automotive».














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