Sorpresa: le start-up si finanziano soprattutto in Banca! Il caso UniCredit (fra gli altri)

di Laura Magna ♦ Altro che fondi e iniziative da Silicon Valley. In aumento per le nuove aziende italiane il ricorso al credito bancario, che comunque è sempre stato maggioritario. L’esempio dell’istituto guidato da Mustier per alimentare la crescita di PMI e iniziative di innovazione. Mentre nel Nord Est…

La relazione annuale al parlamento sullo stato di attuazione e sull’impatto della policy a sostegno delle startup e delle PMI innovative del Ministero dello Sviluppo Economico per l’anno 2016, l’ultima disponibile, conferma la crescita dell’ecosistema italiano, in termini di numero di startup registrate (+41% sull’anno precedente), forza lavoro coinvolta (+47,5%), valore medio della produzione (+33%). Crescono anche  le risorse finanziarie raccolte (+128%,) considerando il versante dell’accesso al credito mediante il Fondo di Garanzia per le PMI. Da questo punto di vista le startup innovative ricorrono prevalentemente a risorse proprie per finanziarsi. Pur restando la fonte principale, questa forma di approvvigionamento tende a diminuire la propria incidenza sul capitale. Anche se notevolmente distanziato, il credito bancario si posiziona al secondo posto tra le fonti finanziarie più diffuse, molto più di quanto lo sia ad esempio il capitale di rischio.







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Come si evidenzia dalla tabella, sono le banche di maggiori dimensioni (classe A) ad aver fornito le maggiori risorse alle start up: 1206 le operazioni, per 227 milioni e 288.461 euro di finanziamenti. Un ruolo sempre più importante, che vede in prima fila tra gli altri, istitituti bancari come UniCredit, con il programma Start Lab, San Paolo con Nova+, UBI banca, BNL e Banca Sella con il programma UP2START.

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La sede centrale di UniCredit a Milano

Il ruolo degli Istituti di Credito

In molti di questi casi la strategia dell’ Istituto di Credito deriva anche dalla considerazione degli effetti allargati della propria azione a beneficio dell’ecosistema delle PMI. «Le startup sono dei punti di generazione di grande valore economico sociale e culturale. -afferma Sebastiano Musso, regional manager Nord Est di UniCredit. – Rappresentano un importante volano per le aziende corporate». L’ iniziativa che aiuta le idee imprenditoriale innovative o quelle che hanno preso la forma di startup a svilupparsi e crescere  è stata chiamata da UniCredit  Start Lab. Un progetto i cui effetti positivi si dovrebbero riverberare su tutte le imprese. Con Start Lab, la banca negli ultimi anni si è fatta promotrice di  azioni di  supporto dell’imprenditorialità innovativa, con un focus speciale per l’area nordestina.

«Non dobbiamo solo erogare credito ma portare avanti iniziative», dice Musso. Con una convinzione : che le imprese della old economy possono trovare nella new economy uno strumento importante di crescita e sviluppo, di innovazione e rinnovamento.» Che sia una banca a suggerire questo percorso alle imprese è quantomeno singolare, spia di un cambiamento in atto. Un cambiamento talmente radicale che prevede che l’erogatore del finanziamento non si limiti a guardare il bilancio delle aziende richiedenti per verificarne la solidità: ma attui procedure di tipo qualitativo per entrare  nelle imprese e creare con gli imprenditori un rapporto basato su trasparenza e fiducia, al fine di stimolare gli investimenti.

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Start Lab

E proprio in questa logica si inserisce Start Lab, evoluzione di un programma  che in UniCredit esiste dal 2009, e che oggi si è arricchito di partnership con incubatori e investitori italiani e internazionali per rafforzare il sostegno sia alle startup in fase seed, sia a quelle che ottengono un finanziamento in equity da investitori selezionati, con la possibilità per quest’ultime di ricevere co-investimenti UniCredit.

Nel novero di questi attori si contano tra gli investitori i nomi di H-Farm, Digital Magics, Invitalia, LVenture Group, solo per citarne alcuni. Tra gli acceleratori compaiono invece Istituto Italiano di tecnologia, l’incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino, Impact Hub di Roma, ComoNext, Talent Garden, ma anche Friuli Innovazione e Sviluppo Basilicata (elenco completo qui) .

Musso spiega come la banca è arrivata a dar vita a una piattaforma dinamica in cui interagiscono università, centri scientifici, e fondi di venture capital per aiutare le aziende a crescere. «Nella nostra attività bancaria ci ponevamo essenzialmente sempre le stesse tre domande: come far evolvere le imprese? Come possiamo accompagnarle verso i necessari aumenti di capitale? E infine come facciamo a far crescere il fatturato? – racconta Musso -. Start Lab è nato dalla risposta a queste domande e oggi è diventano un programma dedicato a startup e PMI innovative in tutti i settori. Una giuria sceglie i progetti più interessanti, e negli ultimi 4 anni tra i 4 mila esaminati ne abbiamo scelti 160 che hanno partecipato a un programma di crescita. Programma che ha quattro pilastri: mentorship, training, networking e finanza».

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Sebastiano Musso, regional manager Nord Est di UniCredit

Come funziona Start  Lab

Il percorso, lungo e complesso, inizia con una serie di incontri one-to-one tra i professionisti di UniCredit e i partner, ovvero consulenti, manager e legal&accountans, e la startup:  i primi  fanno da mentore alla seconda. In modo continuativo un team dedicato e un pool di partner esperti lavora per trasformare le idee in progetti di mercato, così da rispondere alle esigenze nelle diverse fasi di vita aziendale e creare opportunità di crescita.

Alle neonate aziende viene fornito, a seguire,  un periodo di addestramento nella startup Academy di UniCredit, un’alta scuola per manager che sviluppa contenuti formativi pensati per il gruppo di startup ammesso di anno in anno. «Solo dopo questo step – continua Musso – cerchiamo di connettere le startup scelte con investitori istituzionali e aziende corporate che si dichiarano aperte a partnership per rapporti di natura commerciale. In questi anni abbiamo trovato 120 imprenditori privati e 350 corporate disposti a entrare nel capitale delle startup. Il punto finale del percorso è quello che ci vede coinvolti nella nostra attività tradizionali di finanziatori: siamo intervenuti erogando 79 milioni di euro sul territorio. E dal percorso sono uscite aziende di grande valore».

La ricerca è continua e si indirizza a nuove aziende ad alto potenziale e grande motivazione, con una visione internazionale: vengono valutati anche solamente progetti , ma   possono essere ammesse al programma anche aziende con meno di cinque anni di vita. I settori tra cui la banca sceglie spaziano dal Life Science, al Clean Tech, ICT/Web/Digital e all’Innovative Made in Italy, fino a Services & Industrials. Ed è la stessa banca che, agevolando l’incontro con investitori istituzionali e anche con Borsa Italiana, spinge questi nuovi imprenditori a cercare canali alternativi di finanziamento.

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Start up nel Nord Est: la sede di AREA Science Park, promotore di TILT Teorema Incubation Lab Trieste

Le start up iscritte allo Start Lab: un Nord Est che riparte

A maggio, allo Start Lab 2017,  risultavano iscritte 797 startup di cui 130 provenienti dal Nord Est. Un’area del Paese che ha voglia di ripartire e lo sta facendo, in qualche modo. A guardare i numeri elaborati dalla Fondazione Nord Est , si ha la fotografia di un’economia che sembra mostrare una lenta ma costante ripresa, dopo il crollo del 2013 con il PIL sceso ai livelli di dieci anni prima. Nel 2015 Il PIL nordestino si è attestato a 214 miliardi di euro, +0,5% rispetto al 2014, che a sua volta aveva fatto segnare una crescita dello 0,5% sull’anno precedente. Oggi, tuttavia, vale ancora il 6,4% in meno rispetto al picco del 2007.

«Gli imprenditori del Nord Est sono in una fase riflessiva e si rimboccano le maniche – commenta Musso – . Ma mentre qualcosa si muove sui finanziamenti alle famiglie, quelli alle imprese non crescono ancora», dice Musso secondo il quale «la rivoluzione culturale è fondamentale. Le aziende devono cambiare e devono farlo cavalcando le opportunità e affrontando le minacce. Quelle più grandi sono sono consapevoli della necessità del cambiamento. Sulle PMI c’è tanto da fare e da investire».

“Piu’ valore” : per le PMI ad alta potenzialità di crescita

Tanto che UniCredit, guidata dall’ ad Jean Pierre Mustier, ha messo in piedi un altro programma, Più Valore, dedicato alle aziende del Nord Est, e in particolare alle PMI ad alta potenzialità di crescita. «Si tratta di un tavolo interattivo assieme agli  imprenditori, con cui abbiamo affrontato un’ innovazione che non può più essere prorogata. – spiega Musso – Il programma sul territorio è durato cinque mesi, nel corso dei quali abbiamo cercato di diffondere presso le aziende la cultura della digital manufacturing, digital marketing, industria 4.0. Le abbiamo fatte incontrare con Borsa italiana. L’obiettivo finale è creare consapevolezza del fatto che sono le persone il cuore del cambiamento in azienda. Quindi da un lato c’è la necessità da parte dell’imprenditore di avere consapevolezza che il mondo sta cambiando, dall’altro quella di dare valore alle persone di cui ci si circonda e generare una reazione».














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