Dopo Applied Robotics, le prossime mosse di Trafalgar, il private equity industriale della famiglia Giacomini

di Laura Magna ♦ Customizzazione, una gamma completa di prodotti, e componenti IoT ready nelle strategie della società di investimento. Forte dello shopping americano ora guarda ai mercati asiatici dell’automazione per la robotica… e per questo non esclude altre acquisizioni

Un fondo di private equity con una logica industriale. Trafalgar, società di investimenti che fa capo alla famiglia Giacomini, industriali di lungo corso nella meccanica piemontese, è riuscita nel tempo a lavorare con successo per questo importante obiettivo. Fondata nel 2000, la holding di partecipazioni controlla ora un giro di affari, solo nel settore industriale, di 80 milioni di euro. E in più ha altre partecipazioni in società quotate e non.







«Le partecipazioni sono circa 40, e riguardano aziende operanti in diversi settori: dall’industria idronica, all’healthcare, dall’aerospaziale all’energia, dalla moda al lusso» – dice a Industria Italiana l’ingegner Giovanni Patrini, General Manager di Effecto Group, nata dalla fusione di Tecnomors e l’americana Applied Robotics (ne avevamo parlato qui) e aggiunge,  a sottolineare ulteriormente la caratteristica del fondo: «Recentemente, la società ha deciso di concentrare la propria attività sulla parte industriale, cedendo le azioni possedute in aziende di altri settori. Trafalgar detiene la maggioranza di Tecnomors, di IVR (acquisita nel 2001 nel settore delle valvole termoidrauliche per diverse applicazioni nell’acqua, nel gas e nell’industria) e di Mayfair, (società impegnata nel facility management che si occupa di importanti progetti immobiliari)».

 

Flavio Piero Graziano Giacomini
Flavio, Piero e Graziano Giacomini

Trafalgar e la famiglia Giacomini

L’ultima operazione, quella che ha portato alla costituzione di Effecto Group, attivo nell’ automazione per la robotica, e che ha riguardato l’acquisizione per 3 milioni di euro di una importante realtà societaria statunitense, è il paradigma dell’ottica con cui Trafalgar compra e vende partecipazioni: puramente industriale e di promozione del made in Italy. Fondo di private equity che non ha l’urgenza dell’exit, Trafalgar è guidato da Piero Giacomini, presidente, assieme ai figli Flavio, che si occupa degli aspetti strategici e tecnologici, e Graziano, che gestisce gli aspetti legali e finanziari.

In realtà, a guardare bene la strategia che segue la holding non è molto diversa da quella che la famiglia Giacomini aveva inaugurato all’inizio dello sviluppo delle sue attività industriali; allora aveva proceduto a fare molte acquisizioni per ampliare la gamma e diversificarla. Tra queste, nel 1978, proprio la Tecnomors. Che oggi punta a diventare un centro di robotica applicata nella provincia novarese, con appendici negli Usa e presto, almeno nei progetti, anche in Asia.

 

Lo stabilimento di Applied Robotics
Ultima operazione: l’acquisizione di Applied Robotics

Come si diceva, ha seguito una logica industriale anche l’ultima operazione della holding, quella che ha riguardato la Applied Robotics  finalizzata allo sviluppo internazionale del business con il completamento dell’offerta di “end of arm tooling”, la realizzazione di dispositivi sempre più diffusi per l’automazione dei processi produttivi industriali. In questo ambito clienti di Effecto spaziano dal settore auto, con nomi come BMW, Nissan, Peugeot, Renault e Ford, fino a Rolex nell’hard luxury, per giungere al settore delle macchine utensili, rappresentato da Micron e ABB, e a quello degli strumenti elettromedicali di Siemens Healthcare.

La notizia di una piccola società italiana che fa shopping oltre confine fa rumore anche perché in genere le industrie italiane, anche eccellenti, finiscono prede di compratori esteri. In questo caso, invece, è avvenuto il contrario. Ed è stato possibile proprio grazie alla potenza di fuoco fornita alla multinazionale tascabile dalla sua holding. Oggi Effecto Group (65 dipendenti) ha un fatturato aggregato di quasi 11 milioni di euro, realizzato solo per il 19% in casa; il 27% deriva dall’Europa, il 28% dagli USA e il 26% dal resto del mondo (di cui 9% Cina).

«L’automazione per la robotica è un settore molto promettente, che cresce del 15% all’anno. La Effecto fa morse e componenti meccanici che vengono montati su linee e macchine per la produzione di valvole, con una gamma completa che pochi nel mondo possono vantare. Parte della produzione di rimarrà a Glenville, nello stato di New York, ma sarà gestita dall’headquarter nella nostra location storica di San Maurizio D’Opaglio, nella provincia novarese. -spiega Patrini – Qui continueremo nella produzione così come a Castelleone, in provincia di Cremona, dove abbiamo una seconda fabbrica domestica».

In principio… Tecnomors

«Nello specifico Tecnomors produce componenti per l’automazione industriale, componenti per robot e macchine automatiche. Sostanzialmente pinze e morse, attuatori lineari e rotanti, sistemi per il polso robot e attrezzature per l’asservimento delle macchine utensile, con un mercato per l’80% industriale. L’azienda è cresciuta per linee esterne, per la prima volta grazie alla fusione, nel 2013, con Grip, un’azienda concorrente specializzata in morse e dispositivi di serraglio. Oggi con la partecipazione in Applied Robotics – spiega Patrini – si aggiunge un’importante ampliamento della gamma, ampliata con strumenti che consentono il cambio utensili per robot sulla linea di produzione, il monitoraggio anticollisione, e pinze speciali, con sistemi creati ad hoc per aumentare velocità, flessibilità ed efficienza, in particolare nei processi produttivi dell’automotive, che rappresenta l’80% del mercato di riferimento dell’azienda ». L’integrazione e la fusione delle due società segue la joint venture attiva dal 2011 con Applied Robotics Europe, che aveva l’obiettivo di rafforzare nel vecchio continente la presenza delle tecnologie dell’azienda americana, con una sede non solo commerciale, ma anche produttiva.

Dunque, operazioni straordinarie e ampliamento della gamma: i due capisaldi della strategia di Giacomini sono questi e vengono replicati per ognuna delle attività in portafoglio. «Oggi siamo impegnati in una operazione di consolidamento per sfruttare al meglio tutte le sinergie. Però non escludiamo in futuro altre acquisizioni, se si presentasse un’occasione, soprattutto nella robotica, che è un settore sempre più diffuso nei Paesi sviluppati e sul quale ci stiamo orientando. Un settore per cui i mercati principali sono Germania, Italia e Stati Uniti e a seguire Corea, Giappone e Cina. Ci piacerebbe allargarci anche in Asia, e probabilmente lo faremo stringendo accordi di collaborazione come avevamo già fatto in passato», continua il general manager.

 

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Lo stabilimento Tecnomors a San Maurizio d’ Opaglio
I punti di forza: gamma completa e customizzazione con R&S

I vantaggi competitivi del prodotto per Patrini sono due: una gamma completa, «che pochi concorrenti al mondo possono vantare, direi solo alcune aziende tedesche come Schunk e Schuablin e qualche americana. E poi l’ attenzione notevole al cliente: mentre i nostri concorrenti hanno un approccio standardizzato noi cerchiamo di dare customizzazione. Lo riusciamo a fare grazie a una struttura ingegneristica molto forte, sia in Italia sia un Usa, dove i nostri ricercatori sono rispettivamente 5 e 10 e a un investimento tra il 5 e il 10% del fatturato in R&S».

«Il nostro principale punto di forza – dice Patrini – è disporre di una fabbrica dotata di una struttura snella, con una logica che cerchiamo anche di esportare verso i clienti: siamo cioè attivi anche in R&S per le fabbriche dei clienti, produciamo strumenti personalizzati per loro, con caratteristiche aggiuntive per far sì che gli strumenti che forniamo possano parlare con altri dispositivi in un sistema IoT». Insomma, strumenti che siano in grado di dare informazioni: nel caso dei robot sulla linea di montaggio, per esempio, di inviare dati per il cambio utensile just in time, o informazioni sullo stato della macchina per gestire la produzione, o programmare la manutenzione, individuando in anticipo prestazioni in calo.

 

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Effecto Group: supporto per organi di presa per robot
I progetti

«Uno dei progetti in atto è quello per rendere elettriche e intelligenti le pinze, che oggi sono meccaniche. L’obiettivo è trasmettere attraverso le pinze  informazioni su forza e prestazione delle stesse qualunque sia la macchina su cui sono montate: una casistica per applicazioni nell’imballaggio, nel montaggio elettronico, nell’automotive, nel medicale. Immaginiamo una pinza intelligente nel settore medicale, dove usiamo già questo dispositivo per muovere le provette utilizzate nei laboratori analisi: immaginiamo che le pinze possano dare informazioni sulla provetta, oltre semplicemente a movimentarla». Un ulteriore progetto che sta vedendo la luce in seno alla Effecto è quello che mira alla riduzione dei consumi energetici, «l’area compressa nei sistemi delle macchine viene aumentata e genera un grande consumo di energia: stiamo studiando accorgimenti meccanici per ridurlo», accenna Patrini.

I risultati

I risultati di queste strategie sono buoni: «Nel primo semestre 2017 abbiamo registrato un trend di crescita del 10% – ricorda Patrini – Gli ordini sono in crescita perché i nostri clienti, costruttori di macchine e sistemi robotizzati, a loro volta beneficiano delle opportunità di Industria 4.0, che promuove la diffusione della tecnologia robotica a settori industriali sempre più ampi ». Con riflessi positivi anche sull’ occupazione:  «Poiché questa si associa anche a scenari di connessione di macchine ed impianti all’IoT, prevediamo l’assunzione di nuovo personale qualificato per affrontare queste nuove sfide» conclude Patrini.

IVR

I due capisaldi della strategia Giacomini, fusioni e acquisizioni e l’offerta di una gamma completa, vengono replicati in tutte le attività del gruppo. Così è anche per IVR, l’altra anima industriale di Trafalgar, che opera nel settore delle valvole e che  attraverso un processo di reingegnerizzazione della valvola a saracinesca, ha inventato la valvola a sfera, molto più versatile della prima. L’investimento dell’azienda negli ultimi anni è sopra il 4% del fatturato, una parte per ammodernamento degli impianti e messa in sicurezza, e la quota più importante per macchine e impianti. IVR vale 24,5 milioni di fatturato nel 2016, cresce del 10% all’anno e ha l’obiettivo di arrivare a 35 milioni di euro a tre anni. Una incremento che deve avvenire per linee interne, senza acquisizioni. Il punto di partenza è sempre lo stesso: costruire una gamma completa per coprire la domanda di mercati nei settori del riscaldamento, acqua, gas e industria e cercare clienti in mercati geografici nuovi, per esempio in Kazakistan, in Cile e in Uruguay.

 














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