Tlc: nel piano industriale di Vodafone Italia oltre 1.100 esuberi

di Chiara Volontè ♦︎ Secondo l’azienda la pressione della concorrenza sul mercato ( in particolare quella di Iliad ), con il calo delle tariffe, ha comportato una riduzione di fatturato e margini. Da qui l’indirizzo verso una semplificazione del modello operativo

Oltre 1.100 esuberi tra tutte le funzioni aziendali. È il dato più eclatante del piano industriale che Vodafone Italia ha presentato ai sindacati questa mattina. Ora la palla passa alle sigle confederali, ma da parte dell’azienda inglese c’è il desiderio di avviare un dialogo «per condividere una ridefinizione complessiva del modello operativo e della conseguente riduzione del perimetro organizzativo pari 1.130 efficienze appartenenti a tutte le funzioni aziendali». In primo luogo c’è «l’obiettivo e l’impegno reciproco di individuare quanto prima soluzioni sostenibili per le persone e per l’impresa» sottolinea l’azienda che nel pomeriggio incontrerà le organizzazioni sindacali.

La improvvisa necessità di ridurre il numero di lavoratori dipende dal progressivo calo delle tariffe dovute all’ingresso di Iliad nel mercato delle telecomunicazioni. L’arrivo del nuovo operatore, che ha da subito adottato costi particolarmente bassi a fronte di un’offerta comprensiva di sms, telefonate e giga di traffico, ha dato vita a una «straordinaria pressione competitiva, in particolare nel segmento mobile» che ha progressivamente ridotto la marginalità per le aziende di telecomunicazioni. Per Vodafone, infatti, «ha comportato nell’ultimo anno una sensibile riduzione di fatturato e margini. Ma anche in questo scenario  – sostiene l’azienda – Vodafone ha mantenuto costante la propria strategia di investimenti in Italia e di differenziazione basati sulla superiorità di rete, la qualità del servizio e l’accelerazione sul digitale: dallo sviluppo delle reti di nuova generazione alla convergenza, dai nuovi servizi per le imprese all’innovazione del servizio». Ciononostante  «la spinta verso modelli di business più agili e digitali rende necessaria una revisione dell’organizzazione e una radicale semplificazione del modello operativo per continuare ad investire, garantire la sostenibilità futura e tornare a crescere».







Solotanto dieci giorni fa, Tim aveva raggiunto un accordo con Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl telecomunicazioni per far uscire dall’azienda anticipatamente e volontariamente 4.300 lavoratori nel biennio 2019-2020, utilizzando lo strumento di prepensionamento dei lavoratori anziani (la cosiddetta “isopensione) previsto dalla Legge Fornero e per altri 314 dipendenti impiegando la “Quota 100”.














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