Oltre le frontiere delle tlc: i new business model di Tim, Vodafone, WindTre, Fastweb. Parla Fuggetta

di Piero Macrì ♦︎ La riconversione delle tlc è una questione strategica: riguarda la digitalizzazione del Paese e delle sue industrie. L’affermazione di un sistema orizzontale: wholesale, retail e cloud da gestire come se fossero “aziende” separate. La collaborazione tra la filiera cloud e la rete. Le opportunità del 5G. Intervista con Alfonso Fuggetta (Cefriel)

Le telecomunicazioni hanno un ruolo vitale nella digitalizzazione del Paese e delle sue industrie, tema che costituisce la ragion d’essere di Industria Italiana. E pertanto bisogna preoccuparsi, perché gli operatori vivono ormai da lungo tempo una condizione di difficoltà. Ogni anno fanno investimenti in termini di miliardi, ma i loro ricavi continuano a calare. E allora, come possono continuare a essere competitivi in un mondo ad alta digitalizzazione, dove nulla è più come prima? Il passaggio da un mondo analogico a uno digitale ha infatti determinato una stratificazione orizzontale di mercato – rete fisica, connettività e servizi as a service – che necessita, come evidenziato da quanto sta succedendo in Tim (che appena annunciato scorporo della rete, trattative di con Open Fiber e rivisitazione generale dello suo modello di business) di strategie completamente nuove. Pur tra incertezze e complessità ci si sta orientando verso una separazione delle singole attività, con la creazione di pure player a livello wholesale, retail e cloud. In questo scenario ci sarà sempre più spazio per operatori over the top, senza rete propria e focalizzati unicamente su attività retail e cloud, e dotati di strutture più leggere e sostenibili.

Alfonso Fuggetta, amministratore delegato e direttore scientifico di Cefriel

Di fronte a queste prospettive, insistere nel replicare un modello tradizionale significa vivere da elefanti in un ecosistema pensato per delle gazzelle. Concetti che sono emersi dalla lunga conversazione di Industria Italiana con Alfonso Fuggetta, amministratore delegato e direttore scientifico di Cefriel, massimo esperto del settore delle telecomunicazioni. «L’idea di continuare su un business verticalmente integrato è in antitesi con la stratificazione a tre livelli – wholesale, retail e cloud – che si è venuta a determinare con l’evoluzione tecnologica», dice Fuggetta. Il mondo sta andando da un’altra parte. Pensare di poter essere un fuoriclasse su ogni singolo segmento lo vedo complicato, se non impossibile». Come dire, a ciascuno il suo mestiere. Da una parte aziende che operano al primo livello (wholesale), capaci di fare investimenti a medio e lungo termine, poiché il cablaggio in fibra si ripaga nel giro di 15, 20 anni. Dall’altra i retailer, pure connectivity player, che vendono servizi comprando wholesale. Infine, la dimensione cloud: la più futuribile. Tim, Vodafone, WindTre, Fastweb, tutti stanno progressivamente creando nodi edge cloud distribuiti su tutto il territorio nazionale ovvero data center di prossimità – sviluppati spesso con una logica di investimenti condivisi, con hyperscaler o cloud provider locali.







La frontiera del cloud è la grande sfida per gli operatori

La riconversione delle tlc è una questione sempre più strategica e va inquadrata all’interno della progressiva affermazione dell’edge computing e del 5G e alla conseguente e crescente distribuzione della capacità di calcolo verso la periferia della rete. E’ un fenomeno che mette in discussione il ruolo delle telco. Come si afferma nell’ultimo rapporto Asstel, “l’interconnessione degli asset ibridi e multi provider cui fa riferimento l’It aziendale di oggi trova nella rete un elemento abilitante e un fulcro di opportunità. Le telco – prosegue Asstel – rappresentano l’attore chiave con cui interfacciarsi per affrontare la complessità, mantenendo visibilità e controllo sulle prestazioni di sistema”. Un’offerta cloud, quindi, che potrebbe diventare sempre più integrata nella rete, grazie soprattutto alla diffusione del mobile edge cloud (mec), modello infrastrutturale che incentiva una collaborazione a tutto tondo tra la filiera cloud e la rete.

Dal 2010 al 2020 il traffico dati su rete fissa è cresciuto enormemente, passando da poco più di 3mila petabyte a oltre 38imla

L’affaire Tim

Nello scenario appena descritto le vicende che vedono protagonista l’ex-monopolista rivelano l’urgenza di un cambiamento di passo. Una newco Tim-Open Fiber per una rete unificata su cui far convergere il business wholesale delle due aziende? Sembra l’ipotesi più accreditata. Ma come, e se, ci si arriverà, è ancora tutto da scoprire. Di sicuro pesa l’orientamento del Governo, in virtù dei poteri speciali di golden power, la facoltà dell’esecutivo di salvaguardare gli assetti proprietari delle società attive in settori strategici, compreso quello delle comunicazioni. Al momento l’azionariato di Tim è composto da Vivendi (23,75%, maggior azionista), Cassa depositi e prestiti (9,81%), investitori istituzionali esteri (41,28%), italiani (3,57%), gruppo Telecom Italia (1,01%) e altri azionisti (20,58%). Verrà accettata l’Opa del fondo Usa Kkr, azionista al 37,5% di Fibercop, la società Tim dedicata alla creazione dell’infrastruttura di accesso (rete primaria) in fibra ottica? Comunque vada a finire, una cosa appare scontata: si arriverà alla creazione di due entità separate servco e newco, la prima che opererà a livello retail, la seconda, che potrebbe confluire in Open Fiber, che opererà a livello wholesale. Una decisione che prende atto della trasformazione del mercato, avvenuta a partire con il passaggio dalla commutazione di circuito alla commutazione a pacchetto ovvero dalla conversione delle reti analogiche in reti digitali.

Pietro-Labriola, ad di Tim

Come affermato nella relazione finanziaria annuale dall’ad di Tim Pietro Labriola, «il piano prevede la creazione di entità di business separate (servco e netco) e focalizzate l’una sulle attività dedicate alla fornitura e vendita di servizi alla clientela finale (affari e residenziali) e l’altra sulle attività più prettamente infrastrutturali (sviluppo e manutenzione rete e fornitura servizi wholesale agli altri operatori). Il piano – prosegue Labriola – definisce un modello di sviluppo confacente alle caratteristiche di ciascun segmento così da garantire massima flessibilità e specificità delle azioni che saranno intraprese al fine di valorizzare al meglio le rispettive potenzialità in termini di innovazione, redditività e creazione di valore».

L’affermazione di un modello di business orizzontale: wholesale, retail e cloud da gestire come se fossero “aziende” separate

Come già detto, l’evoluzione tecnologica spinge gli operatori, Tim in primis, a passare da un modello verticalmente integrato – wholesale-retail – a uno orizzontalmente stratificato, che prevede la separazione delle due attività. Modello che si estende oggi a un terzo livello, quello Over the Top, dove insistono i fornitori di servizi cloud. Quest’ultimo layer viene visto come la terra promessa, la dimensione dove ritrovare competitività e sostenibilità economica che sono state gravemente compromesse in quest’ultimo periodo. Ricordiamo infatti, fonte Agcom, che il comparto telco nel 2010 valeva 41,9 miliardi e nel 2020 solo 28,3 miliardi. Ma il dato che desta più preoccupazione è il calo di redditività. Nello stesso periodo il margine lordo è passato da 16,83 miliardi a 10,36 miliardi e il margine netto da 8,4 miliardi a 2,7 miliardi.

Negli ultimi 10 anni il settore telco è stato caratterizzato da un calo di redditività

Il nuovo business delle telco ha l’ambizione di svilupparsi in un mondo diverso da quello in cui gli incumbent si sono affermati, Un mondo che va al di là dei servizi di connettività sinora offerti alle imprese (reti private virtuali, servizi di connessione ad alta affidabilità). La sfida? Essere contemporaneamente fornitori wholesale, retail e cloud. Gli operatori sembrano per il momento orientati – pur con sfumature diverse – a continuare a essere competitivi su tutti e tre i livelli, ma con una forte separazione delle attività: sulle infrastrutture fisiche, fisse e mobili, con ricavi wholesale che derivano dall’affitto dell’infrastruttura ad altri operatori retail; sui servizi agli utenti (retail) con ricavi che derivano dai servizi di connettività offerti agli utenti finali; sui servizi applicativi Ott con ricavi che derivano dalla vendita as a service.

A ciascuno il suo mestiere? Forse è la soluzione

Alberto Calcagno, amministratore delegato di Fastweb

Come spiega Fuggetta, «la stratificazione orizzontale – wholesale, retail e ott – dà origine a modelli di ricavi e tempi di ritorno dell’investimento assolutamente diversi. Una cosa è gestire le infrastrutture fisiche (wholesale), altra cosa è fornire connettività ai clienti finali (retail) o servizi cloud». Se questa è la sfida, la possibile soluzione starebbe nel creare strutture in grado di esprimere una sostenibilità economica su tutti i tre livelli. La direzione appare ormai segnata. Per Tim, innanzitutto, ma anche per gli altri major operator. Vodafone, Fastweb, WindTre.

Tutti devono trovare una sostenibilità alternativa al modello verticale: sulla rete, sulla connettività e sul futuribile business del cloud. Siano queste, o altre ancora, le strategie delle telco in risposta alla crisi del settore, si delinea comunque un diverso assetto dei mercati tlc, con l’affermazione di nuovi modelli di business. In questo scenario, il modello wholesale only sembra più future proof, mentre meno promettenti appaiono le prospettive ott. Se è certo che una telco non possa ridursi a pipeline che trasporta contenuti altrui, resta quindi da capire quali siano le prospettive di redditività di un modello a più dimensioni su cui si stanno orientando le compagnie telefoniche.

Fibra everywhere, ma anche 5G

Gianluca Corti e Benoit Hanssen, attuali co-ceo di WindTre

La separazione tra infrastruttura e retail sarà sempre più evidente. E la trasformazione sarà condizionata da un’importante transizione: quella che implica il passaggio da una rete di accesso in rame (Adsl o Fttc) a una end-to-end in fibra ottica (Ftth). E’ uno degli aspetti che spinge verso una discontinuità del modello verticale e alla separazione wholesale-retail. Non tutti possono rifarsi la rete di accesso ultimo miglio, costa e molto, tanto è vero che il tutto viene in gran parte delegato a Fibercop e ad Open Fiber, società nate e strutturate per avere una sostenibilità in quello specifico segmento. Da tenere poi presente che investimenti in rete di accesso Ftth saranno complementati da investimenti 5G Fixed Wireless Access per assicurare il broadband in quelle zone dove il cablaggio in fibra risulta troppo costoso. 

Opportunità in 5G

Come affermato nell’ultima relazione Agcom, affinché gli operatori riescano a cogliere le opportunità di monetizzazione derivanti dai servizi 5G occorre agire su più fronti. Da una parte, creare un ecosistema di attori (in parte provenienti dalla filiera tlc, in parte da altre industry come i cloud provider) in grado di cooperare per l’individuazione delle esigenze dei mercati verticali e la costruzione di un’adeguata selling proposition. Dall’altra, ampliare le competenze dei diversi attori della filiera tlc per riuscire ad avere una visione più ampia e diretta degli impatti del 5G nei diversi mercati verticali, da affiancare alle competenze specialistiche di attori esterni e, in alcuni casi, per giocare un ruolo di orchestratore nella gestione di progetti complessi.

Un business a tre punte: wholesale, retail e cloud

Wholesale, retail e cloud. La ricerca di una sostenibilità nei tre diversi segmenti condizionerà in modo permanente l’evoluzione del mercato. La stratificazione a tre livelli crea infatti opportunità per newcomer o per reinterpretare il modello verticale. Esiste, per esempio, la possibilità di essere un player ott con funzioni di puro trasporto a livello retail. In questo caso cambiano però marginalità e profilo di ricavi che possono essere sostenuti solo con strutture più leggere di quelle attuali. D’altra parte, il servizio di trasporto è una commodity. Come dice Fuggetta, «da un operatore telco gli utenti comprano gigabit, non comprano un servizio applicativo o cloud. Quello che mi dà un operatore piuttosto che un altro è sempre una cosa sola: connettività e trasporto dati.». E per quanto promettente possa apparire la diversificazione produttiva nei servizi cloud, le telco dovranno fare i conti con il potere di mercato  degli hyperscaler (Amazon Web Services, Microsoft, Google) ed avere una chiara strategia per capitalizzare i possibili investimenti.

 

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato l’11 aprile 2022)














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