Targa Telematics: obiettivo 100 milioni al 2023. E sul progetto con Duferco…

di Laura Magna ♦︎ L’azienda trevigiana rende applicativi i vantaggi dell’IoT nell’automotive, tramite hardware e software integrati a bordo macchina. Tra i clienti case automobilistiche - Stellantis e Piaggio -, operatori a noleggio a breve termine - Europcar, Hertz, Sixt, Locauto -, realtà con flotte di veicoli in gestione - Poste Italiane, Enel, Lavazza, Luxottica, Engineering -, banche e assicurazioni - Fca Bank, Agco, Unipol, Aon, Verti. L’ingresso nel capitale di una società di investimento indirettamente detenuta da Investindustrial. Ne parliamo con il ceo Nicola De Mattia

Per rendere applicativa la smart mobility – e in definitiva la smart city – è necessaria la tecnologia abilitante. O meglio una serie di tecnologie avanzate, software e hardware, che consentano di avere auto elettriche connesse e dialoganti innanzitutto. A fornirle è Targa Telematics, azienda trevigiana da 40 milioni di euro di fatturato e 130 dipendenti nel 2020, con un piano di crescita che la porterà a quota 100 milioni entro il 2023. «La nostra mission – dice a Industria Italiana il ceo Nicola De Mattia – è rendere applicativi in diversi contesti i vantaggi dell’IoT. Ci focalizziamo sull’automotive perché è il settore in cui tale percorso è più consolidato».

Parla di automotive De Mattia e lo fa in senso lato: Targa sviluppa interamente in house nelle sedi di Treviso e di Torino software e hardware che integra a bordo vettura per farne un mezzo dialogante dentro una rete delle cose. E li fornisce sia a case auto, come Stellantis e Piaggio sia a operatori del noleggio a breve termine (Europcar, Hertz, Sixt, Locauto), sia in generale a tutte le aziende che abbiano una flotta di veicoli in gestione. I nomi in questo caso sono quelli di Poste Italiane, Enel, Lavazza, Luxottica, Engineering. Un parco clienti ampio e variegato che include anche banche e servizi finanziari e assicurativi (Fca Bank, Agco, Unipol, Aon, Verti).







«Offriamo soluzioni che vanno dalla telematica assicurativa all’asset e fleet management, dalla diagnostica e telemetria remota dei mezzi, veicoli professionali e da cantiere, alla gestione dei mezzi aeroportuali. Per chi eroga servizi come car sharing e car pooling forniamo l’infrastruttura tecnologica per andare sul mercato», spiega De Mattia.

 

I numeri e le prospettive di crescita 

Nicola De Mattia, ceo Targa Telematics

Il settore in cui Targa opera si è mostrato resiliente, tanto che il piano di crescita a cinque anni non è stato intaccato dalla pandemia. «Nel 2021 supereremo i 50 milioni di euro di fatturato ma da piano industriale miriamo a un Cagr del 40% nel quinquennio al 2023 per portarci a quota 100 milioni. L’ebitda è intorno al 22-28%. Pensiamo che la nostra mission si ponga all’inizio di una transizione della mobilità, in cui le tecnologie sono sempre più centrali». Per finanziare questa crescita De Mattia considera la quotazione in Borsa come opzione eventualmente studiabile e praticabile tra qualche anno. E ha, nel giugno 2021, rafforzato la compagine azionaria con l’ingresso nel capitale di una società di investimento indirettamente detenuta da Investindustrial. «La ratio dell’operazione è stata quella di avere nell’azionariato un soggetto internazionale, in questo caso un grande fondo di investimento che gestisce asset per 11 miliardi di dollari, che ci guidasse nel processo di internazionalizzazione prima in Europa per poi portarci a ovest negli Usa e in Nord America. Diciamo che abbiamo scelto un partner con una forte vocazione industriale e con un approccio di affiancamento in questa evoluzione».

Il processo di internazionalizzazione è in effetti iniziato nel 2018, finanziato dal cash flow, con l’apertura della sede di Parigi e, l’anno successivo, di quella Londra. Nel 2020 è stata la volta dell’ufficio di Lisbona, in Portogallo e, nel 2021, di quello di Madrid, in Spagna, oltre che dell’avvio di una fase di start-up in alcuni paesi latini, tra cui Messico e Brasile. «Nel futuro – continua De Mattia – pensiamo anche ad acquisizioni anche se siamo appassionati della crescita organica. Stiamo attenti a considerare opzioni di crescita per linee esterne soprattutto in aree geografiche dove non siamo presenti, ancora una volta in Europa e Nord America».

 

La storia e l’evoluzione fino a oggi

Targa Telematics, azienda trevigiana da 40 milioni di euro di fatturato e 130 dipendenti nel 2020, con un piano di crescita che la porterà a quota 100 milioni entro il 2023

La storia di Targa Telematics inizia nel 2000, con la nascita di UbiEst, laboratorio di innovazione del gruppo Elda Ingegneria, che in quegli anni lavora pioneristicamente all’integrazione tra tecnologie mobile, hardware e sensori per lo sviluppo di applicazioni IoT, principalmente in ambito Internet of Cars, Smart City e Smart Mobility. UbiEst grazie allo sviluppo di una serie di tecnologie proprietarie diventa leader nel settore del geomarketing, delle soluzioni per call center, della geolocalizzazione veicolare e personale, della navigazione e delle applicazioni per mobile. Nel 2006 la società acquisisce dal gruppo Fiat Targa Infomobility, che sviluppa e commercializza soluzioni per l’infomobilità e la telematica, quali servizi di informazione e assistenza a chi viaggia, rilevazione e diffusione di informazioni sul traffico, off-board navigation, antifurti satellitari, soluzioni di fleet management per privati ed aziende.

E pian piano la controllante Elda si allarga ad altri ambiti: entra nel mondo assicurativo con Targa Drive, offrendo soluzioni ad hoc tramite l’utilizzo di scatole nere, nel 2012. Nello stesso anno, UbiEst realizza anche nuove soluzioni verticali per noleggiatori a breve e lungo termine e viene scelta da Sfr, il secondo più importante operatore di telefonia mobile francese, come partner per la propria piattaforma di servizi di Location Based Services, che forniscono all’utente delle informazioni in base alla posizione geografica in cui ci si trova. Negli anni successivi la società sviluppa nuove soluzioni verticali per la mobilità aziendale e la piattaforma proprietaria di Car Sharing. Nel 2015, Targa Infomobility e Targa Drive danno origine al nuovo brand Targa Telematics e infine nel 2019, Targa Telematics e UbiEst si fondono in un’unica società, che conserva il nome della prima.

 

La smart mobility in Italia: un mercato da 1,8 miliardi di euro

La mission di Targa Telematics è rendere applicativi in diversi contesti i vantaggi dell’IoT. Si focalizza sull’automotive perché è il settore in cui tale percorso è più consolidato

Con il riassetto si definisce il core business di Targa Telematics nella smart mobility che, secondo il ceo, è un concetto complesso che rappresenta un nuovo modo di fruire dei mezzi di trasporto, un modo che include «condivisione, intermodalità, elettrificazione: sono i tre trend secolari che corrispondono ad altrettanti cambiamenti di comportamento e di consumo, che impongono alle aziende retail di prodotto e servizio una rivoluzione copernicana nel modello di business». Secondo l’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020 il mercato delle soluzioni per l’auto connessa e intelligente ha toccato il valore di 1,8 miliardi di euro, nel quale le soluzioni per la ‘connected car’ valgono 1,18 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 600 milioni di euro dei sistemi di assistenza al guidatore, come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia.

Oltre un consumatore su tre possiede una funzionalità smart per l’auto, e la diffusione di veicoli connessi in Italia è in crescita: 17,3 milioni a fine anno, pari al 45% del parco circolante, contro i 16,7 milioni del 2019. Le soluzioni per l’auto connessa più diffuse sono i box Gps/Gprs per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative (55% del mercato, -11%), ma a trainare il mercato sono soprattutto le auto nativamente connesse tramite Sim (18% del mercato, +48%) o con sistemi bluetooth a bordo veicolo (27%, +15%). In crescita anche la componente dei servizi che sfruttano i dati raccolti dalle auto connesse, che vale 340 milioni di euro (+3%). «Il mercato è poco prevedibile nelle sue evoluzioni puntuali, l’unica cosa certa è la velocità del cambiamento – continua De Mattia – L’importante per gli operatori è avere know-how e caratteristiche per reagire velocemente ai cambiamenti». E il Polimi rileva che nel 2020 non si è fermata l’attività dei comuni italiani sul fronte della smart mobility: un tema rilevante per l’85% dei Comuni sopra i 15mila abitanti. Il 60% dei comuni ha avviato almeno un progetto nel 2020, in crescita rispetto al 54% del 2019.

 

… e la realizzazione delle smart city

Targa Telematics ofre soluzioni che vanno dalla telematica assicurativa all’asset e fleet management, dalla diagnostica e telemetria remota dei mezzi, veicoli professionali e da cantiere, alla gestione dei mezzi aeroportuali

Condivisione, intermodalità, elettrificazione sono gli stessi trend che ridisegneranno il profilo delle città, trasformandole in smart city. «I macro trend indicati – continua De Mattia – sono consolidati e sono una strada già intrapresa, c’è una convergenza di investimenti privati e pubblici e on top severe normative che indirizzano il mercato, per esempio verso l’idrogeno come fonte di alimentazione dei trasporti pubblici». La convergenza di investimenti pubblici e privati è evidente nell’ingresso di operatori privati in progetti dei comuni italiani per l’abilitazione della mobilità elettrica del car sharing. È il caso di Genova, per cui Duferco energia sta lavorando a un progetto in collaborazione con Targa Telematics.

«Duferco ha ritenuto di entrare sul mercato della mobilità offrendo servizi di car sharing elettrico nell’area geografica di Genova con 80 mezzi sia in modalità free floating che station based e noi abbiamo offerto tutta l’infrastruttura tecnologica per la mobilitazione dei servizi, dalle app per la prenotazione alla parte che riguarda registrazione e pagamenti all’utilizzo delle autovetture. Penso che sia un modello replicabile. L’utilizzo delle tecnologie più adatte sono il fattore che può coniugare sostenibilità ambientale ed economica dei servizi come questo. La logica di evoluzione è di servizi che si reggano al di fuori di investimenti pubblici e perché avvenga deve esserci sostenibilità economica e ambientale che passa dalle tecnologie. Noi siamo presenti in diverse città come fornitori di servizi ad aziende municipalizzate o private come nel caso di Duferco». Targa ha all’attivo una serie di collaborazioni con i comuni: da Palermo (con Amat), a Roma (con Roma Capitale), a Interland di Torino (con 5T), Latina (con Alea Mobilità Urbana), Reggio Calabria e Arezzo (entrambe con Atam) e Udine (con Sifà).

 

La transizione avviene in maniera graduale

La trasformazione verso smart mobility e smart city avverrà in maniera graduale e sta già impattando sull’industria automotive e su tutti i grandi player coinvolti, i car rental, le assicurazioni e i nuovi soggetti «che saranno chiamati a grandi sforzi per riposizionarsi nella catena del valore. Poiché le tecnologie abilitanti sono centrali, riteniamo che coloro che riusciranno a creare un network di partner in grado di dominare le tecnologie abilitanti potranno godere di un posizionamento competitivo molto migliore. Chi più sarà aperto alle collaborazioni tecnologiche sarà veloce e competitivo. Noi per il ruolo specifico che ci siamo disegnati siamo partner di lungo periodo di grandi soggetti, alle cui strutture vogliamo adattarci».

Targa produce la sua tecnologia in house e in autonomia per la parte core, mentre ha attivato una serie di collaborazioni per le tecnologie più specifiche. «L’elettrificazione non è un fenomeno a sé ma parte della transizione dei servizi che eroghiamo. Se una flotta ha mille veicoli, acquista da noi un servizio tecnologico per telematizzare sia quelli elettrici, sia quelli ibridi o a motore endotermico», dice De Mattia che specifica come il passaggio all’elettrico sarà una lenta progressione e non uno stravolgimento. «Ci sono in Italia 12-13 milioni di vetture euro zero che sono le colpevoli delle emissioni di CO2, pensare di far migrare queste vetture in massa verso l’elettrico è impossibile. Una transizione verso lo standard euro sei, verso i motori termici ecologici è più realistica, senza pensare a salto quantico che ci metterebbe in difficoltà anche dal punto di vista delle infrastrutture».














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