Strategie per non buttare soldi con l’ Industria 4.0

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Robosoftware copyright Paolo Del Forno

di Ermanno Rondi ♦ La chiave di volta è il software, ma  condurre l’azienda in un percorso di digital transformation, non vuol dire solo limitarsi a scegliere un package. Che cosa bisogna fare per centrare l’obiettivo

Qui nella veste di Amministratore Delegato di INCAS, INTRALOGISTICA ITALIA, l’ Ing. Ermanno Rondi propone ai nostri lettori alcune  riflessioni e consigli  derivati alla sua esperienza gestionale in azienda, tanto più utili in quanto, come pubblicato recentemente da Industria Italiana qui, con riferimento a una ricerca di Fujitsu, esiste una percentuale molto alta di progetti digitali che non vanno a buon fine per la mancanza di una visione d’insieme e di una chiara strategia nel momento in cui si affrontano nuovi progetti.

Come in architettura anche la costruzione di un modello organizzativo che interpreti i canoni di Industria 4.0 ha la sua chiave di volta. L’elemento centrale ed integrante attorno al quale ruota l’implementazione della Fabbrica on demand è il software. Robot, automazione e tecnologie sono contrafforti e colonne portanti, ma è il software ad integrare gli strumenti tecnologici ed interpretarne il modello organizzativo. Selezionare la giusta soluzione definendo obiettivi e prospettive e valutare correttamente l’insieme degli elementi che ne determineranno l’efficacia è spesso più delicato e complesso che non affrontare la robotizzazione di una linea produttiva.







Come scegliere il software

Quando si affronta l’evoluzione organizzativa, connessa al paradigma di Industria 4.0, spinta dalla necessità di rispondere alle esigenze di un mercato che richiede sempre più velocità ed alti livelli di personalizzazione, si analizzano e decidono investimenti i cui valori economici si concentrano sulle macchine e sulle tecnologie. E’ facile e naturale focalizzarsi sulle parti che presentano i maggiori importi con il rischio di porre minor attenzione sul software che è di fatto la chiave di volta dell’investimento essendo l’interprete del modello organizzativo che governa l’automazione.

 

Il software è la chiave di volta dell’ investimento
Non basta solo la competenza tecnologica degli specialisti

Spesso la valutazione degli aspetti ICT è demandata a specialisti in questo campo che correttamente definiscono un quadro di riferimento rispetto allo stato dell’arte tecnologico. Il processo decisionale di acquisto deve però essere coerente con una visione di insieme complessiva che consideri più fattori: il fornitore visto nell’ottica di una partnership di lungo periodo, la flessibilità del rapporto che potrà essere instaurato, la qualità del prodotto, l’expertise sotteso, il grado di adattabilità alle proprie caratteristiche ed obiettivi ed infine la percezione di prospettiva futura che ne deriva.

Le variabili per una realizzazione efficace di un impianto di automazione che vuole implementare un nuovo modello di flusso produttivo sono quindi molteplici e non tutte correlate allo stato dell’arte della tecnologia. Ad esempio soluzioni cloud non sempre garantiscono i tempi di latenza necessari per governare linee di handling ad alta produttività e soluzioni web, tecnicamente più avanzate, possono presentare profili di affidabilità non ancora coerenti con le richieste di applicazioni di campo.

Non si sceglie solo un software, ma un partner e un percorso

Anche nella scelta di un software occorre metodo sapendo che in realtà non si seleziona un prodotto, ma anche un partner e un percorso. Ogni cambio organizzativo è in effetti l’inizio di un cammino che tocca nel tempo diversi anelli del processo produttivo e distributivo. E’ quindi importante avere chiara la profondità della proposta software. Ad esempio se si affronta la scelta di un’automazione in campo logistico è opportuno avere la visibilità dell’architettura sottesa al modulo di interesse specifico, perché nel tempo occorreranno certamente altre parti che è opportuno siano presenti nella suite analizzata.
La figura 1 descrive sinteticamente gli ingranaggi di uno scenario applicativo logistico: dalla gestione delle materie prime/semilavorati, al controllo dei flussi produttivi fino al magazzino distributivo integrato con l’automazione di campo per arrivare alla gestione delle consegne.

 

Fig. 1 – Scenario applicativo logistico
La galassia applicativa deve essere anche interpretata in chiave di flessibilità e cambiamento

E’ ormai chiaro che il futuro sarà caratterizzato da cambiamenti sempre più veloci e quindi soluzioni ERP che integrano tutti i processi in un solo package sono teoricamente efficaci, ma irrigidiscono di fatto qualsiasi cambiamento: sono architetture nate in un mondo solido e non sono adatte, per parafrasare Bauman, a una manifattura liquida. La soluzione non è neppure una varietà troppo alta di moduli perché ognuno avrà tematiche di interfaccia da affrontare. La ricerca del giusto mix rappresenta già uno degli obiettivi più importanti del percorso. A questo punto la valutazione del fornitore è essenziale tanto quanto gli aspetti tecnici.

L’obiettivo è garantire tranquillità nella prospettiva di futuro avendo come parametri di valutazione

Credibilità sul mercato
Continuità e stabilità nel tempo
Sicurezza/affidabilità economica
Organizzazione

Valutare attentamente il fornitore e il tipo di rapporto

Ad esempio per valutare la qualità di una organizzazione si consiglia di analizzare il modello di gestione dell’assistenza andando a visitare l’azienda; la competenza del team di help desk, come è gestito il ticketing, come viene monitorato il tempo di risposta, gli SLA proposti e così via, definiscono una cartina di tornasole molto affidabile. Strettamente legata al fornitore è la valutazione del rapporto che si potrà costruire. È infatti da tenere presente che sarà necessario un continuo aggiornamento/modifica/tuning di quanto installato dovendo adeguarsi alle richieste del mercato, mutevoli per definizione, ma anche spinti dalla volontà di evolvere verso nuove soluzioni e servizi che emergeranno certamente se il cammino del nuovo modello organizzativo è corretto rispetto alle strategie aziendali.

Obiettivo è comprendere quale flessibilità avrà nel tempo la partnership facendo riferimento al tipo di legame che si intuisce si verrà a costruire. Si possono prendere come riferimento tre modelli:

Legame indissolubile (matrimonio)
Partnership paritetica (team)
Non continuativo (occasionale)

E’ evidente come solo la seconda condizione consenta di crescere e sviluppare correttamente le proprie strategie, ma non sono poche le aziende fornitrici che puntano a costruire un legame vincolante, così come molti utenti mirano a rapporti non continuativi pensando di avere più libertà di scelta ed un miglior controllo dei costi. Entrambe queste situazioni non sono virtuose, la prima perché prima o poi si cercherà di spezzare il vincolo perdendo quando di positivo si era costruito e la seconda perché nessuno aggiungerà valore alle richieste occasionali.

I parametri per la scelta consapevole della soluzione

La valutazione del prodotto/soluzione rispetto alle attesa non è una classificazione in termini assoluti, ma occorre definire parametri che consentano una scelta consapevole. Ad esempio la qualità deve essere definita in termini di completezza, sia funzionale che prospettica come descritto poc’anzi; di stabilità determinata dalla robustezza dell’architettura e di dinamicità valutandone l’evoluzione nel tempo. Anche il prezzo deve essere valutato rispetto a tutte le variabili che lo compongono: valore come ritorno atteso dell’investimento, assistenza fornita nel percorso di avviamento e successivamente come supporto all’uso, senza ovviamente dimenticare i termini di consegna e pagamento che non sono mai ininfluenti, di fatto occorrerà una sintesi complessiva del TCO (Total Cost of Ownership).

 

Senza nome

Un software è anche un concentrato di know how e quindi valutare il grado di expertise è un ulteriore elemento da considerare. Acquisire un impianto significa introdurre un sistema organizzativo e quindi il know how complessivo dell’azienda diventa elemento strategico rispetto ad una serie di parametri quali:

competenza = conoscenza + esperienza
supporto strategico ottenibile
livello generale delle risorse disponibili

Un impianto di automazione ha una vita abbastanza lunga, ad esempio la parte meccanica di un magazzino automatico è efficacemente operativa per circa 30 anni, ma necessita di aggiornamenti alle parti elettriche ed al software durante il suo percorso, quindi valutare il grado di solidità e di evoluzione nel tempo sono parametri importanti. Per ottenere un indice di affidabilità nel tempo i parametri sono:

uso di apparati/macchine/moduli di mercato o sviluppati secondo standard
modalità di integrazione con le parti personalizzate
storia degli impianti realizzati
vita media degli impianti in essere

Al termine di questi percorsi si avrà chiara una “percezione di futuro” rispetto alla soluzione scelta; è questo il vero parametro di scelta per affrontare correttamente la trasformazione 4.0.

Quello che viene costruito è un un ecosistema della conoscenza

La decisione di affrontare un percorso di evoluzione verso lo Smart Manufacturing non si limita all’approvazione di un investimento, ma coinvolge l’intera azienda in un percorso di digitalizzazione dove gli aspetti software sono predominanti sul piano strategico pur non essendolo, apparentemente, sul piano economico. Non ci si può limitare a scegliere un package, ma è necessario avere chiara l’esigenza di costruire un ecosistema della conoscenza dove ogni componente dovrà contribuire ad apportare valore nel tempo. Una scelta quindi da affrontare con attenzione e metodo non limitandosi ad analisi solamente tecniche o prettamente economiche. Conoscere il fornitore e la sua sintonia potenziale con la propria struttura è condizione basilare per costruire un’architettura organizzativa con la giusta chiave di volta.














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