Competence center Start 4.0 di Genova: rilancio tech per le infrastrutture italiane. E…

di Marco Scotti e Alberto Falchi ♦︎ Il centro di competenza ligure sta sviluppando progetti afferenti al mondo della manutenzione di grandi opere. La ferita del Ponte Morandi è ancora aperta. Tra le ultime iniziative sostenute il progetto DigitBrain, in cui il digital twin “si è fatto furbo” e consente di migliorare le procedure di testing. Dopo aver completato il primo bando e aver assegnato i fondi ai primi nove progetti, il Made 4.0 è pronto a estendere il proprio raggio d’azione in tutto il nord Italia. Ecco come

Il ponte di Genova, ex Ponte Morandi

Digital twin sì, ma ancora più intelligenti. È il cuore di DigitBrain, uno dei progetti portati avanti dal competence center ligure Start 4.0, sotto l’egida del programma di ricerca europeo Horizon 2020. «Il digital twin tradizionale approssima il sistema e si aggiorna con dati sul campo che sfrutta per prendere decisioni. Ma si ferma qui. Il progetto DigitBrain mira a realizzare uno che si auto-aggiorna e si collega a elementi collegati come la parte di logistica o di testing», ci ha spiegato Marco Barbagelata, project manager di Stam, realtà italiana specializzata in meccatronica, robotica e – ultimamente – nell’efficientamento degli asset. Stam è uno dei provider tecnologici che fornirà i modelli tecnologici alla base di DigitBrain in particolare sull’impatto ambientale dei dispositivi.

Il progetto DigitBrain coinvolge un consorzio internazionale di imprese e partenariati provenienti da vari paesi (Italia, Finlandia, Estonia, Austria, Germania, Spagna Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca ma anche Regno Unito e Russia). L’obiettivo è quello di realizzare un’evoluzione del concetto di digital twin da mettere a disposizione delle aziende tramite una piattaforma aperta, alla quale tutti possono contribuire. Ma cosa si intende per digital twin evoluto? Se pensiamo a un classico gemello digitale, questo si limita a simulare uno specifico processo o asset fisico. L’obiettivo di DigitBrain è migliorare questi modelli sfruttando le fasi precedenti e successive alla produzione. Un esempio concreto sul quale si sta lavorando è l’applicazione del gemello digitale a una macchina per la tessitura del cashmere per il mondo del lusso che, oltre ai parametri sulla produzione, integra anche i valori della logistica e degli acquisti. Questo permetterà  non solo di rendere più efficiente il macchinario col tempo, ma anche di sapere quali lotti sono piaciuti maggiormente ai clienti, e hanno ottenuto il maggior successo commerciale, supportando il management nel prendere decisioni di business più efficaci.







E fa parte del competence center ligure. Un centro di competenza che può contare su partner di grande prestigio come il Cnr e la Fondazione Iit (Istituto Italiano di Tecnologia) ma che presenta anche una stranezza: è l’unico degli otto attivi in Italia a non poter contare sul supporto di un’università locale. Sono parte integrante del competence center anche le Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e Orientale e Inail, oltre a Ansaldo, Abb e Leonardo. Start 4.0 si muove dunque con una doppia identità: da una parte una vocazione locale, dall’altra un afflato europeo sostenuto proprio da Horizon 2020. Obiettivo: rendere “democratiche” le nuove tecnologie, impiegandole per scopi precipui come la manutenzione delle infrastrutture strategiche. La lezione del Ponte Morandi, infatti, è servita soprattutto per comprendere che solo con una vasta operazione di manutenzione e controllo si sarebbe potuto evitare. Ma non ci sono soltanto le infrastrutture, bensì anche un complesso tessuto industriale che raccoglie l’eredità del famoso “triangolo” che tutti abbiamo studiato a scuola.

DigitBrain non è l’unico programma europeo a cui partecipa il competence center ligure, che è anche impegnato in Digital Europe, il cui obiettivo è sostenere la trasformazione digitale dell’economia e della società tramite investimenti su infrastrutture digitali strategiche. Ma l’Europa non è l’unica ambizione di Start 4.0, che agisce soprattutto sul territorio ligure, dove ha sede e dove si trovano i suoi principali partner.

 

Start 4.0 e l’Italia Il rapporto con le pmi e pubblica amministrazione

Cristina Battaglia, Responsabile esecutivo di Start 4.0

«I competence center sono dei meccanismi di supporto alle imprese, in termini di politica industriale. Noi vogliamo cercare di accelerare questi processi nel perimetro dell’industria 4.0, perché altrimenti il rischio è che le pmi vengono bombardate di informazioni che fanno faticano a comprendere», ci ha spiegato Cristina Battaglia, Responsabile esecutivo di Start 4.0, che non nasconde alcune difficoltà. Il problema principale? «La consapevolezza», afferma con decisione. «Il nostro compito è quello di diffonderla. Usiamo le aziende che già collaborano per portare questa consapevolezza anche alle altre imprese, un tema sul quale c’è un grande interesse. Stiamo costruendo dei percorsi di formazione per le pmi: l’obiettivo è che si possano costruire dei meccanismi di partnership e networking su temi importanti, soprattutto su aziende che non conoscevano queste tecnologie o non pensavano di averne bisogno. Questo consente di alzare il livello del tessuto imprenditoriale». Potremmo definirlo un processo di evangelizzazione, a tutti gli effetti. Più complesso invece coinvolgere le pubbliche amministrazioni: «Il problema è la mentalità: siamo vecchi e chi deve gestire questi processi è troppo anziano. È il paradosso dell’Italia: siamo un paese schizofrenico. Abbiamo dei centri di eccellenza, ma la mentalità è ancora arretrata», spiega Paola Girdinio, presidente di Start 4.0.

 

Che cos’è e che cosa fa il competence center ligure

Paola Girdinio, presidente di Start 4.0

Start 4.0, insieme ad altri cinque Digital Innovation Hub europei, avrà inizialmente il compito di trovare le imprese da coinvolgere nelle prime fasi e attirare ulteriori finanziamenti. Successivamente, si occuperà di supervisionare e accompagnare i partner di due progetti pilota: il primo è Digital style, dedicato al settore del lusso e che vede coinvolte la filiera del Fashion di lusso, le aziende Porini e Domina, e ha come end user Fratelli Piacenza. Il secondo è proprio Digital Brain for Laser-Cutting and Forming of Aluminium, e vede come protagonista Gigant, una pmi manifatturiera che offre soluzioni integrate per la lavorazione della lamiera.

Start 4.0 concentra la sua azione sul tema della sicurezza, sia delle persone, sia delle infrastrutture, inclusa la cybersecurity, e ha già maturato competenze relative alla tecnologia del digital twin, tanto che sta lavorando al gemello digitale di uno dei porti di Genova. Si tratta del primo progetto annunciato dal competence center all’inizio dello scorso anno: creare un gemello digitale dell’hub portuale, con l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e la realtà aumentata, che vengono impiegate per gestire le tematiche della sicurezza. L’obiettivo di Start 4.0 è quello di supportare le imprese, in particolare le pmi, ad affrontare le sfide della nuova rivoluzione industriale, e per raggiungerlo offre servizi di orientamento e di formazione sulle tecnologie abilitanti, oltre a realizzare progetti di innovazione per l’industria, stimolando il trasferimento tecnologico così da incrementare la competitività delle imprese.

Un Laboratorio di analisi di nuvola di punti per sviluppo Digital Twin

Ma quali sono le iniziative che ha messo in atto e qual è il rapporto con le pmi di Start 4.0? Ne abbiamo parlato con Flavio Tonelli, strategic advisor del competence center. Start 4.0 è stato costituito come associazione nel gennaio del 2019 e, come detto sopra, coinvolge 5 enti pubblici. A questi si affiancano 33 imprese, che sono state selezionate dal centro sulla base delle loro caratteristiche tecniche e della loro solidità economica: oltre a quelle citate in precedenza, ci sono anche Cetena (parte del gruppo Fincantieri), il gruppo Fos (che ha lavorato sul progetto Cymon) e Flairbit, specializzati in soluzioni IIoT, l’internet of things industriale. Insieme a queste entità Start 4.0 ha costituito il Training and Research Facilities Network 4.0, che ha l’obiettivo di dare risalto alle strutture tecnologiche presenti sul territorio, farle conoscere alle pmi così da dare spunti e strumenti per innovare. Attualmente a disposizione del centro ci sono 9 di queste, definite nodi infrastrutturali: fra questa la piattaforma cloud Rina Cube, destinata alla raccolta e l’analisi dei big data e sulla realizzazione di digital twin di asset fisici; il centro di supercalcolo Dltm, presso il quale è installato un supercomputer con una potenza di calcolo di oltre 18 TFlops; il lighthouse plant di Ansaldo Energia; il laboratorio Cyber Scada di Leonardo, dove si fa ricerca sulla cybersecurity applicata alle infrastrutture critiche. Ai 9 nodi infrastrutturali già attivi se ne aggiungerà presto un decimo, Port Lab 4.0, che ha come obiettivo la realizzazione del digital twin di uno dei porti liguri.

 

Il primo bando di Start 4.0

la Presentazione al MISE del Progetto Start 4.0

Uno dei compiti dei competence center è quello di finanziare progetti innovativi. Lo si fa attraverso dei bandi, con fondi messi a disposizione dal Mise. Le aziende presentano dei progetti focalizzati sulle aree di specializzazione di questi centri, che decidono i criteri di valutazione e selezionano i migliori, finanziando sino a metà dell’importo richiesto, per un massimo di 20.000 euro ciascuno. Il primo bando di Start 4.0 metteva a disposizione 1.6 milioni per 9 progetti. Fra i vincitori Cat Vision, presentato da Aitek e Circle Garage, che sfrutta l’A.I. per il monitoraggio di asset quali porti, infrastrutture e sistemi di trasporto. Tebets, di Circle Group, ha come obiettivo la realizzazione di una control room per un terminal portuale. Castore, dietro al quale ci sono Gruppo Sigla e Abb, pone le basi per la realizzazione di digital twin dedicati all’integrazione tra porto città. E ancora, Smartbol, promosso da Dltm e Liguria Digitale, propone un sistema di digitalizzazione della polizza di carico del trasporto marittimo appoggiandosi alla blockchain. Safe 4.0 (realizzata da Siit), sfrutta IoT e intelligenza artificiale per garantire più sicurezza ai lavoratori dei cantieri. Iren – la multiutility locale, terza a livello nazionale per fatturato dopo a2a e Hera – , ha ottenuto un finanziamento per il suo sistema Siem (Security Information and Event Management) per tenere sotto controllo la sicurezza dei sistemi informatici. Restabilise4.0 (lanciato da FlairBit e Sismat) fa leva su big data, machine learning ed edge computing per garantire l’affidabilità dei sistemi energetici delle aree strategiche (ponti, aree di soccorso, zone industriali). FerrovIaDrone (realizzato in tandem da Jp Droni, Gter e On Air) è invece un sistema di intelligenza artificiale che equipaggerà dei droni pensati per la valutazione dei rischi delle strutture ferroviarie. Non va poi dimenticato Cymon, di cui abbiamo parlato in questo articolo, un gemello digitale del nuovo ponte di Genova concepito per semplificare i processi di Operation & Maintenance.

Ma come sono stati scelti questi progetti, e quali indirizzi sono stati dati? Abbiamo posto la domanda a Flavio Tonelli, advisor strategico di Start 4.0, che sottolinea come l’approccio è stato differente rispetto ad altri centri di competenza: «La nostra scelta è stata diversa da quello che hanno fatto altri: non giochiamo a tutto tondo tutte le partite. Giochiamo quelle di nicchia, tentando di avere il minor livello di sovrapposizione con le altre regioni, ma con applicazioni molto promettenti. La strategia è stata chiedersi “cosa abbiamo che ci distingue”? Ci sono tante risposte nel tempo: porto, grandi aziende, grandi acciaierie, produzione di energia con player come Ansaldo. La domanda che ci siamo posti è stata: di quali infrastrutture strategiche vogliamo occuparci e come?», aggiunge Tonelli. «Lo spettro di possibilità era enorme e abbiamo quindi iniziato a identificarne le peculiarità: robotica, security, fabbrica intelligente, safety. Messe insieme tutte queste competenze, bisognava capire che cosa fare e abbiamo deciso di avviare un dialogo con le aziende per verificare se fossero d’accordo sull’impostazione che avevamo deciso di dare al progetto. E qui abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora: abbiamo deciso di avviare azioni di monitoraggio strategico delle infrastrutture proprio nel momento in cui erano al centro del ciclone, visto che gli asset erano stati gestiti male».

 

Disaccopiare la complessità: il sogno di Tonelli

La sede del competence center ligure Start 4.0

Le parole chiave della rivoluzione digitale e tecnologica (A.I., big data, digital twin, realtà aumentata) non sono state applicate secondo logiche di mercato, ma in relazione alle esigenze della città, ancora scossa dal crollo del Ponte Morandi. Tutti i progetti che hanno partecipato al bando (anche quelli che non sono stati selezionati fra i nove vincitori) ruotavano attorno alla necessità di mantenere efficienti nel tempo le infrastrutture strategiche, per evitare di ripetere gli errori del passato. Ma non ci sono solamente i ponti e i viadotti: ci sono anche i porti e le industrie, asset strategici che consentono un dialogo anche con le aree confinanti. «Se guardiamo la mappa – chiosa Tonelli – vediamo che Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte ed Emilia hanno gli stessi problemi. Abbiamo un mercato potenziale di enormi dimensioni a poca distanza. E possiamo quindi industrializzare la nostra attività, ragionando in base a esigenze verticali e per filiera. Questo ci permette di fare rete a livello di centri competenza, di regioni, di raccogliere il bisogno inespresso di regioni piccole».

Per Tonelli, il lavoro più importante di Start 4.0 è stato quello anticipare determinati bisogni e di risolverli con la moderna tecnologia: agire su grandi temi con piccole tecnologie, quali l’IoT, la realtà aumentata, l’analisi dei dati. È per questo che anche investimenti relativamente modesti possono fare la differenza.  Tonelli ha una definizione particolarmente efficace per questo approccio: disaccoppiare la complessità, in modo da essere anticipatori nella fase di analisi e di risoluzione.














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