Sofidel pronta alla rivoluzione di carta

Produzione di carta del gruppo Sofidel
Produzione di carta del gruppo Sofidel

di Laura Magna ♦ Sofidel, il produttore della carta Regina, secondo in Europa e sesto nel mondo nel settore della carta per uso domestico, si prepara a lanciare un prodotto rivoluzionario. Proprio mentre festeggia il mezzo secolo di vita. 

Ricominciare a 50 anni con un nuovo, forte, prodotto. E conquistare gli Usa. È quello che ha in programma Sofidel. L’azienda, nota al grande pubblico come il produttore della carta Regina, i rotoloni che non finiscono mai di una riuscita campagna di comunicazione, punta tutto su crescita e sostenibilità: concetti apparentemente incompatibili, ma nella realtà di questa azienda della provincia lucchese, inestricabili. E oggi, che è il secondo produttore in Europa e il sesto nel mondo nel settore della carta per uso domestico, fa rotta sugli Usa. Dopo aver chiuso il 2015 con un fatturato di 1,8 miliardi di euro, più che triplicato negli ultimi dieci anni, aver aumentato del 179% il numero dei dipendenti e raddoppiato la capacità produttiva a oltre 1 milione di tonnellate in mezzo alla crisi che molte altre aziende ha fatto soccombere.







Obiettivo Usa
Gli Usa sono stati raggiunti nel 2012, nel pieno del bubbone del debito sovrano in Europa, per compensare il calo delle vendite nel Vecchio Continente: in quattro anni la capacità produttiva nel nuovo mondo ha raggiunto le 200mila tonnellate. Nel mentre, la società ha avviato un investimento greenfield a Circleville, in Ohio, per quello che sarà il centro della produzione nordamericana. Nel 2015 era già stato acquisito un impianto di trasformazione a Green Bay nel Wisconsin, e aperto un altro stabilimento a Hattiesburg, Mississippi, oltre agli uffici di Filadelfia in Pennsylvania. Tutto è stato fatto e continuerà a esser fatto con capitali propri e con lo status di azienda puramente familiare. Conservando cioè il più tradizionale – e per molti aspetti e in altri casi limitante – dei modelli di business. “La quotazione non è una strada che ci interessa perseguire oggi”, dice Luigi Lazzareschi, amministratore delegato del gruppo, “forse tra 15 anni dopo aver consolidato il mercato Usa. Nel nostro settore d’altronde ci sono solo due società quotate se escludiamo la Procter & Gamble. Gli Usa sono la prossima frontiera del nostro sviluppo: in Europa lo scorso anno siamo cresciuti del 3,5% e dobbiamo abituarci a ritmi più lenti. L’idea è di portare la quota di mercato Usa a essere simile a quella che abbiamo nel Vecchio Continente. Con l’obiettivo di arrivare a fatturare complessivamente 3 miliardi nel 2026”.

Emi Stefani, presidente, e Luigi Lazzareschi, ad del Gruppo Sofidel
Emi Stefani, presidente, e Luigi Lazzareschi, ad del Gruppo Sofidel

Le fabbriche nel mondo
L’ambizione non manca a questo imprenditore di seconda generazione che ha traghettato nel mondo l’impresa fondata nel 1966 da suo padre Giuseppe insieme a Emi Stefani, che conserva tuttora la carica di presidente. Nata con uno spirito già votato all’innovazione e all’avanguardia, sotto la guida di Luigi Sofidel è arrivata a controllare, dal quartiere generale a Porcari, nel distretto della carta toscano, l’attività di 17 aziende per la produzione e trasformazione della carta in Europa, tra Spagna, Regno Unito, Francia, Belgio, Germania, Svezia, Polonia, Ungheria, Grecia, Romania, Turchia e negli Stati Uniti. Una rete che potrà continuare a espandersi ma che avrà il suo fulcro sempre a Porcari. “Per noi è difficile pensare di allontanarci anche di 500 metri”, sostiene Lazzareschi. “I cartieri riescono a dormire solo se sentono il rumore della macchina che lavora. E si svegliano se il meccanismo si inceppa”. Nelle fabbriche in giro per il mondo vengono prodotti le bobine madri di carta tissue. Poi, ci sono le cartotecniche dove si realizzano i prodotti finiti e uffici in cui ci si occupa degli aspetti commerciali, della logistica e dei servizi. “Le aziende italiane con stabilimenti produttivi all’estero sono pochissime”, precisa Lazzareschi. “In Usa la manifattura di base è indietro di 20 anni e ha bisogno di rinnovarsi. Le multinazionali stanno sedute e mungono la vacca: per noi questa è una grande occasione. E dirò di più: è un’occasione per tutte le imprese italiana del manifatturiero”.

Innovare in un prodotto della old economy
Come si fa a innovare quando si produce carta igienica e da cucina? “Noi stiamo per lanciare un prodotto del tutto innovativo”, spiega l’ad. “È una carta assorbente speciale che si usa fino in fondo: non posso dire altro, ma la strada dell’innovazione va verso l’obiettivo di evitare gli sprechi”.
Sofidel dunque rappresenta quasi un unicum. Nonostante una struttura, e un prodotto, old economy è riuscita a crescere nel mondo e a imporre un modello in cui, in maniera pionieristica, la sostenibilità è diventata una leva competitiva fondamentale. Così oggi è tra le prime aziende in Italia ad aver fatto della responsabilità sociale d’impresa un elemento centrale del suo sviluppo, con particolare attenzione all’ambiente, attraverso, tra l’altro, anche l’adesione al programma internazionale WWF Climate Savers, nell’ambito del quale l’azienda si è impegnata a rispettare obiettivi ambiziosi per il 2020: ridurre del 23% le emissioni dirette, del 13% quelle indirette e portare all’8% le fonti rinnovabili sulla quantità di combustibili consumati annualmente.

Sostenibilità e crescita
“Fra il 2008 e il 2015 le emissioni dirette di CO2 in atmosfera sono state ridotte del 17,8%”, rileva Lazzareschi. “Oggi, grazie all’applicazione di rigorose politiche di approvvigionamento della materia prima di origine forestale abbiamo il 99,97% della cellulosa utilizzata certificata secondo i principali schemi di catena di custodia forestale (FSC, PEFC, SFI)”. In nome della trasparenza e di questa attenzione al mondo circostante, ogni anno l’azienda compila il bilancio integrato, in cui oltre ai numeri vengono segnalati tutti gli elementi Esg – envirnmental, social e governance, anche questa una scelta da mosca bianca nella realtà italiana.

Espansione a Est
E se l’espansione negli Usa è il futuro di Sofidel, l’ultima crescita è stata appena completata a Est dell’Europa. In Ungheria a marzo, l’azienda ha acquisito il brand Forest, capacità produttiva di converting, nel settore del packaging, di 30mila tonnellate e uno stabilimento sempre di converting a Piszke. A febbraio la lucchese aveva modernizzato e reso più efficiente lo stabilimento polacco di Delitissue di Ciechanow, con l’acquisto della macchina Advantage New Tissue Technology 200 prodotta da Valmet, leader mondiale nello sviluppo e nella fornitura di tecnologie per le industrie della cellulosa, della carta e dell’energia. La macchina, con una capacità produttiva di 70mila tonnellate l’anno, sarà a regime nella seconda metà del 2017. Nell’esercizio 2015 nuovi investimenti erano stati fatti in Svezia, a Kisa, con un impianto nuovo di zecca, lo Swedish Tissue, e in Francia, dove a Ingrandes sono state trasferite e potenziate le linee produttive precedentemente attive nel vicino stabilimento di Buxeuil.
“Guardiamo al futuro da sempre. Oggi ciò vuol dire per noi impegnarsi ancora di più per essere un’impresa responsabile che vuole confrontarsi con mercati, prodotti, tecnologie e stili di vita in costante cambiamento. Essere un’azienda che, nel garantire igiene e benessere a tutti i suoi interlocutori, vuole dare risposte alla crescente domanda di ecologia integrale che va diffondendosi nel mondo”, conclude Lazzareschi .














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