I segreti dell’ edificio intelligente di Ald

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di Laura Magna ♦  La società francese di noleggio e servizi auto (gruppo Societe Generale) approda allo smart working anche grazie a un nuovo edificio ipertecnologico e interconnesso. Lo smart building realizzato con le tecnologie Hpe e la collaborazione di Npo

C’ è un edificio a Roma, nel moderno quartiere dell’EUR, che rappresenta il futuro dei luoghi di lavoro. Parliamo del nuovo headquarter italiano di ALD Automotive, la divisione del Gruppo bancario francese Société Générale specializzata nei servizi di mobilità, noleggio a lungo termine e fleet management. Si tratta di un edificio “intelligente” che presenta una visione d’avanguardia per l’Italia, e  “avveniristico” anche considerato in un contesto europeo. Una costruzione per la quale è stato realizzato un ecosistema complesso, frutto di un lavoro di squadra: Npo Sistemi – Platinum Partner Npo Sistemi – è il consulente ICT e System Integrator che ha supportato e collaborato con la società ospitata nella struttura, appunto ALD, nel disegno e nella implementazione della soluzione, che a sua volta si avvale di sistemi Aruba HPE.

Lo smart building di ALD: un modello da replicare

In Italia, a oggi, lo smart building di ALD rappresenta una realizzazione rara. «Il nuovo headquarter di ALD Automotive Italia è stato inaugurato lo scorso giugno – dicono dall’azienda francese.-  In Italia  ci consideriamo dei pionieri tra le grandi aziende che con non poche difficoltà si stanno avvicinando allo smart working e alla creazione degli smart building. L’obiettivo di questa scelta da parte della nostra direzione generale è quello di migliorare il benessere organizzativo migliorando l’utilizzo del tempo di lavoro grazie a un rinnovato rapporto di fiducia tra i dipendenti e i propri responsabili. L’efficienza nel lavoro è data dai risultati, eliminando il controllo e puntando tutto sulla responsabilità». Una visione che in effetti fatica a affermarsi nel nostro Paese, dove le condizioni di lavoro negli uffici sono in genere molto poco smart: postazioni fisse e zero benefit sono la norma.







 

Smart worker

 

La tecnologia che rende gli ambienti intelligenti

«Alla base di questo processo di cambiamento e rinnovamento, ci sono gli hardware e i software in dotazione ai dipendenti. Ogni dipendente ha a disposizione un laptop con cui può collegarsi all’interno di tutto l’edificio grazie alla connessione WiFi. Per i fornitori e gli ospiti esterni è presente una rete guest sicura ed accessibile in modo da migliorare i risultati raggiunti durante i meeting esterni», spiegano ancora da ALD. «Ogni sala meeting è prenotabile in automatico attraverso la casella postale ed è attrezzata per organizzare videoconferenze. Ogni PC è collegato a tutte le periferiche video presenti nel buildng per la condivisione dello schermo. Grazie alla connessione alla rete VPN ogni dipendente che lavora fuori dall’edificio  può raggiungere e lavorare su tutti i file presenti nelle cartelle condivise nel server. Il softphone installato nel PC invece permette ai dipendenti di essere raggiunti al proprio interno anche in modalità smart working, senza la necessità di avere la postazione assegnata. In questo modo i dipendenti sia che si trovino nelle diverse aree del building o fuori dall’edificio potranno lavorare come se presenti nella propria postazione».

 

Un esempio di orientamento indoor con i sistemi Aruba HPE
La realizzazione pratica

Detto questo dei principi ispirativi, dei vantaggi della concezione generale e degli esiti finali dell’ architettura complessiva della struttura, dedichiamoci agli aspetti tecnologici che hanno reso possibile la realizzazione. «Il progetto di ALD ha tenuto in considerazione, nella scelta degli apparati, la possibilità di poter evolvere verso un ambiente totalmente Smart, grazie alle funzionalità integrate negli Access Point (AP) e switch Aruba. La tecnologia Beacon Bluetooth integrata negli AP dà la possibilità di usufruire di servizi come localizzazione e orientamento indoor e di notifica push basati sulla prossimità», spiega a Industria Italiana Francesco Cennamo, key account manager di NPO Sistemi: «Il progetto è orientato alla gestione in Cloud e grazie all’integrazione con ClearPass si possono utilizzare servizi evoluti quali NAC (802.1X), BYOD, protezione dei PC e relativi permessi (On Guard), gestione del guest wireless e wired. La soluzione Aruba Cloud è dotata di sistemi di monitoraggio analitici che permettono l’analisi del comportamento degli utenti in rete, garantendo la possibilità di audit di sicurezza».

 

Cennamo
Francesco Cennamo, key account manager di NPO Sistemi

 

Gli fa eco Claudio Bassoli, Vice President Industry Segment Sales Hewlett Packard Enterprise:« Il progetto relativo allo smart building di Ald è particolarmente interessante perché fa capire come la tecnologia possa migliorare la qualità della vita e la produttività del lavoro». Per il top manager HPE si tratta anche di una case history di Edge Computing, uno dei punti più importanti dell’approccio della multinazionale americana. « Il concetto di Edge – che in italiano letteralmente significa confine – si può spiegare ricordando che i dispositivi intelligenti generano continuamente dati che devono essere processati ed analizzati al fine di prendere decisioni o intraprendere azioni. L’Edge è il punto di prossimità rispetto ai vari strumenti che li raccolgono (device) ed è qui che i dati possono essere analizzati per essere “puliti” e interpretati, così da consentire anche decisioni in tempo reale. Noi vogliamo quindi raccogliere ed elaborare dati in modo intelligente. Cosa vuol dire in modo intelligente? Significa incamerare dati, rielaborarli e trasformarli in metadati direttamente alla periferia, nell’Edge, prima di trasferirli al centro verso i grandi datacenter. Del resto la complessità delle connessioni (basta pensare che ogni sensore ha un suo proprio IPA, ovvero una etichetta numerica che lo identifica sulla rete e di conseguenza gli fornisce il percorso per essere raggiunto da un altro dispositivo il quale a sua volta lo deve riconoscere) e lo sviluppo delle interazioni richiedono e richiederanno quantità di energia e risorse crescenti e se non si inserisce uno step locale, intermedio, la trasmissione diventa troppo onerosa in termini economici e in termini di tempi di risposta. Il vecchio sistema di lavoro basato sul networking è già alle corde. Ecco che HPE sta già lavorando a costruire il futuro nell’Edge Computing»

 

Claudio Bassoli
Claudio Bassoli, Vice President Industry Segment Sales Hewlett Packard Enterprise

La tecnologia al servizio del lavoratore

Nell’edificio è incorporata una visione che, utilizzando la tecnologia, mette al centro l’uomo. « Spazi lavorativi condivisi, attenzione elevata a utente e dipendente sono il focus del progetto, continua Cennamo. Qualche esempio: le scrivanie possano alzarsi o abbassarsi per lavorare seduti o piedi; si possono ospitare team in maniera dinamica; viene fornito l’orientamento, così da aiutarti a capire dove devi andare, indicando  la strada  da prendere per raggiungere la destinazione finale.  É  possibile  prenotare gli spazi in funzione del compito che si deve eseguire. Noi abbiamo realizzato per ALD tutta la parte di prenotazione sale e spazi; con HPE la copertura wi fi interna e il sistema di geolocalizzazione e path finding ».

ALD è un luogo dove la tecnologia è un abilitatore del benessere dei fruitori: «wi fi, beacon, sistemi di rilevazione di presenza, sensori, diverse piattaforme per organizzare videoconferenze e attivare una modalità di lavoro collaborativa. La novità è che queste tecnologie sono state integrate e connesse per rendere possibile quello che sarà il futuro, ovvero lo smart working. Che aumenta il benessere ma anche riduce i costi: regolando l’uso dell’energia, permettendo di gestire in maniera ottimale i picchi di affluenza di persone», continua Cennamo. Come conferma a Industria Italiana la stessa ALD. «L’idea di base è   posizionare il dipendente al centro, migliorando l’ambiente di lavoro e fornendo i maggiori confort in termini di comodità e dotazioni tecnologiche».

 

Lo smart building , componente essenziale della Smart city

 

La definizione di smart building, secondo il Politecnico di Milano

Facciamo un passo indietro per capire meglio di cosa parliamo e perché questa dotazione intelligente per gli edifici può veramente cambiare il nostro modo di vivere e lavorare. Nel primo Intelligent Building Report dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano si definisce come  Intelligent Building  «un edificio in cui gli impianti in esso presenti sono gestiti in maniera integrata e automatizzata, attraverso l’adozione di una infrastruttura di supervisione e controllo degli impianti stessi, al fine di massimizzare il risparmio energetico, il comfort e la sicurezza degli occupanti, e garantendone inoltre l’integrazione con il sistema elettrico di cui il building fa parte». Gli impianti tipicamente presenti all’interno di un Intelligent Building possono essere “clusterizzati” in 3 macro-categorie: «(i) “energy”, all’interno della quale ricadono gli impianti per la produzione, gestione e consumo di energia (ad esempio, impianti di illuminazione e di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria; (ii) “entertainment”, all’interno della quale ricadono gli impianti per la gestione ed il controllo di apparecchi multimediali audio-video; (iii) “safety&security”, all’interno della quale ricadono gli impianti per la prevenzione e gestione dei «rischi» che possono compromettere l’incolumità e la sicurezza degli occupanti».

Ma a fare la differenza tra una costruzione che sia semplicemente automatizzata e una davvero intelligente è la capacità di tutti i sistemi che la compongono di fare rete e comunicare continuamente tra di loro attraverso una infrastruttura di supervisione e controllo fatta di sensori, attuatori, controller, interfacce di comunicazione, bus di collegamento e applicativi software. Questa conformazione trasforma gli edifici in fonti di dati: i sensori trasmettono informazioni su quante persone occupano uno spazio, sul percorso più adatto per raggiungere un punto, su come vengono usate le diverse sale riunioni e le aree relax, e quali siano sovraffollate e quali sottoutilizzate. Informazioni la cui analisi rende possibile realizzare alcuni obiettivi importanti: ottimizzare l’uso dell’energia, migliorare la mobilità interna e dunque la fruibilità degli spazi; risparmiare riducendo spazi e zone inattive e massimizzando l’utilizzo dei luoghi fisici.

EPDB, la direttiva europea che incentiva gli smart building

A queste convenienze si affianca anche una ragione normativa a spingere verso smart city fatte sempre più di smart building. Parliamo della EPBD, la Energy Performance of Buildings Directive su cui il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un primo accordo a fine anno. La direttiva prende atto del fatto che la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare europeo va a passo lento: ogni anno solo tra lo 0,4% e l’1,2% delle costruzioni vengono rinnovate nei diversi Paesi dell’Unione. Posto che 75% dello stock immobiliare risulta scarsamente efficiente per quanto riguarda i consumi elettrici e termici, l’Europa prevede che gli Stati si dotino di una strategia di lungo termine, con obiettivi intermedi fissati ogni dieci anni fino al 2050, per arrivare alla realizzazione di zero-energy buildings, edifici del tutto autonomi dal punto di vista dell’energia. Non solo. Nell’EPBD c’è un intero capitolo dedicato all’edilizia intelligente: la direttiva incoraggia la diffusione entro il 2025 di tecnologie e dispositivi di controllo e di automazione, come i vari sensori che permettono di regolare a distanza l’illuminazione e la temperatura nei singoli ambienti, a patto che la loro installazione sia ritenuta fattibile sotto il profilo tecnico-economico.

Le previsioni di   mercato per lo smart building in Italia

Tornando ai dati contenuti nell’Intelligent Building Report, in Italia per  dare un’idea del potenziale di mercato degli edifici cognitivi si può partire dalla stima della superficie delle strutture che può essere resa “intelligente”: parliamo di una superficie che va dai 36,7 a i 44,9 milioni di metri quadri per edifici in fase di costruzione di tipo residenziale a uso abitativo e di 25,8 i milioni di metri quadri per edifici commerciali tra il 2016 e il 2020. In valori economici il potenziale di mercato atteso degli Intelligent Building in Italia si attesta fra i 9,3 e i 17 miliardi di euro nel 2020 con un volume d’affari medio annuo di circa 1,9-3,4 miliardi di euro all’anno fra il 2016 e il 2020.

 

Smart working vuol dire anche aumentare gli spazi per il confronto collettivo

Lavorare meglio per stare meglio

Quello dello smart building è un modello che si sta affermando, soprattutto nei Paesi del Nord Europa. E che nel nostro Paese, come già detto, incontra  ostacoli non solo tecnologici, ma anche  culturali. «In Italia, – dice ALD -nel futuro prossimo, la tendenza della grandi aziende sarà quella di permettere ai lavoratori di essere liberi di lavorare anche lontani dall’ufficio senza perdere in produttività e soprattutto senza inficiare i rapporti tra colleghi. Il focus si sposta sull’obiettivo e non sul controllo sulle risorse. Per arrivare a questo obiettivo ci vuole un importante cambiamento. La componente IT di qualsiasi azienda deve essere posizionata al centro dei flussi e dei processi aziendali, sia quelli orientati al cliente che quelli organizzativi. Tutto questo a fronte di un grande investimento economico».

«Mettere il dipendente al centro, significa anche pensare al suo benessere durante le ore di lavoro. Abbiamo posizionato all’interno della struttura delle vending machine con prodotti biologici. Nella staff canteen è allestita un’area con frutta biologica ed un estrattore a disposizione di tutta la popolazione aziendale. Durante l’anno ci sono più volte incontri organizzati con esperti del benessere e della salute per accompagnare i dipendenti in un percorso di fitness e wealth anche grazie a convenzioni con circoli sportivi e centri fitness. Il team CRAL organizza un calendario fitto di eventi che vanno dai concerti, al teatro, alle visite culturali, pensati per il tempo libero e dedicati sia ai dipendenti che alle loro famiglie. La nostra strategia è quella di creare un DNA in cui i dipendenti possano riconoscersi e creare un legame. In questo modo pensiamo sia più facile raggiungere obiettivi e risultati migliorando anche la percezione e l’esperienza dei nostri clienti».

 

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                                                                                    ALD

ALD Automotive è la divisione del Gruppo bancario francese Société Généralé specializzata nei servizi di mobilità, noleggio a lungo termine e fleet management. L’azienda si posiziona tra i leader mondiali del comparto, con una presenza internazionale diretta diffusa in 41 Paesi, con oltre 6.000 dipendenti e una flotta gestita che globalmente supera quota 1.400.000 veicoli. In Italia, con uno staff di circa 600 risorse, ALD Automotive gestisce piattaforme digitali dedicate ai propri servizi e una rete di assistenza di oltre 10.000 centri convenzionati; sviluppa oggi la mobilità di circa 45.000 clienti con soluzioni flessibili e personalizzate che rispondono alle esigenze sia di aziende corporate Pmi, professionisti e P.Iva , ma anche di clienti privati con un parco circolante di oltre 160.000 unità tra auto, veicoli commerciali leggeri e moto.

 

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