Smart City/1: l ‘Italia é vergognosamente indietro, ma ora, forse….

di Marco de ’ Francesco ♦ Da Singapore a Santander. L’innovazione non è a portata di mano solo delle megalopoli, ma è possibile anche in ecosistemi urbani di piccole dimensioni. E in Italia? Si va a rilentissimo e a macchia di leopardo. Il perché in uno studio di Roland Berger, con le proposte di ENEA per accelerare la digital transformation della città

Non c’era dubbio che Tokyo e Singapore intraprendessero la strada che porta alla smart city, ecosistema urbano dove soluzioni digitali consentono l’ottimizzazione dei servizi pubblici. Era ed è, in un certo senso, nel Dna di megalopoli innovative. Ma grazie a una ricerca di Roland Berger (“Smart city, smart strategy”, condotta a livello globale su 87 città) si scopre che in realtà anche centri europei di medie dimensioni come Malaga e Santander sono sulla strada giusta – un percorso che significa investimenti, ricerca e posti di lavoro.

E in Italia? Si avanza a macchia di leopardo. Due le ragioni, alla base del ritardo accumulato dal Belpaese. Anzitutto, la smart city richiede un impegno a medio e lungo termine, e la classe dirigente italica fatica a promuovere avanzamenti i cui frutti (politici) potrebbero essere riscossi, dopo un po’ di anni, da qualcun altro. E poi c’è il problema del ritorno degli investimenti privati. Ovviamente questi agiscono se c’è un tornaconto; e attualmente, è difficile reperirne uno.







Per Fabio Florio, Business development manager in Cisco Italia, il gruppo guidato dall’ ad Agostino Santoni, un’idea sarebbe quella di mettere a disposizione dei privati i dati raccolti dalle Pubbliche Amministrazioni grazie alle nuove tecnologie. Le informazioni, si sa, sono la moneta dei tempi nostri. La ricerca, peraltro, individua i principali fattori di successo per dar vita ad una smart city: per esempio, cittadini e imprese sono stati coinvolti proattivamente e consultati regolarmente; e sono state istituite unità di pianificazione e di coordinamento delle iniziative.

Anche l’ Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) si sta muovendo in questo senso. Secondo Mauro Annunziato, responsabile della divisione Smart Energy dell’ente, Enea è impegnata, con altri enti, nella definizione di standard comuni per i vari domini verticali della smart city, come la sicurezza, l’illuminazione e il traffico, per evitare che le utility che raccolgono dati su questo o quell’ambito agiscano come isole a sé. Per Enea, i verticali di crescente rilievo sono lo l’illuminazione intelligente e la smart community, e cioè una comunità che si organizza per una economia locale di scambio.

Secondo Paolo Massardi, senior partner di Roland Berger, è la mobility il tema più importante, perché l’esigenza di gestire i flussi di auto e di persone nel centro della città, e da dentro a fuori città e viceversa, è sentita in tutti i Paesi.

 

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Singapore, al top della classifica delle smart cities

Cosa sono le smart city. Perché la città è al centro dei megatrend globali

Le Smart Cities sono ecosistemi urbani in cui le soluzioni digitali creano valore aggiunto per cittadini, imprese, PA e società civile. Questa è la definizione di Massardi. «Il fatto è che le città sono punti focali per trend globali. Si pensi al tema dei cambiamenti demografici, e alle soluzioni legate all’e-care. Si pensi ai cambiamenti climatici, e al ruolo che possono giocare, in questo campo, previsioni avanzate e l’ottimizzazione dei consumi. Si pensi alla scarsità delle risorse, e alla svolta che in questo ambito possono produrre lo scambio di beni e servizi, e la creazione di nuove dotazioni digitali. Si pensi, infine, al tema della conoscenza globale, strettamente connesso all’open education, alla scienza avanzata e mondiale, e alla disponibilità del sapere». La città è al centro di tutto questo. E la digitalizzazione è l’abilitatore essenziale per affrontare questi megatrend. Da questo punto di vista, tutto ciò che opera in città e che ruota attorno ad essa è rilevante: la tecnologia, l’energia, la sostenibilità, l’e-government, l’innovazione, l’industry 4.0 e tanto altro.

 

 

Paolo Massardi, senior partner Roland Berger

Perché in Italia, per adesso, le smart city avanzano con lentezza

La ricerca mette in rilievo i grandi progressi di città come Vienna, Chicago, ma anche, come vedremo, città minori, come Malaga e Santander. In Italia si gioca una partita di retroguardia. «Una situazione a macchia di leopardo – afferma Massardi – tra alcuni esperimenti assai virtuosi e molte lacune. In alcune città, si sta agendo in alcuni campi caratteristici della smart city, come la mobilità; ma mancano progetti di largo respiro. Manca una visione di insieme, e la capacità, a livello nazionale e locale, di porre in essere progetti strutturati». Il punto è capire perché ciò accada. «Il fatto è che – per una questione di mentalità ma anche per abitudini della classe dirigente – da noi manca una pianificazione a medio e lungo termine. E la smart city non si fa da un anno all’altro; occorre appunto quel genere di pianificazione». In pratica, cioè, la classe dirigente tende a promuovere progetti realizzabili in breve tempo, perché non sorgano dubbi sulla paternità dei piani.

Un attuale limite operativo

Per stimolare l’investimento dei privati, occorre che i dati raccolti dalle pubbliche amministrazioni vengano messi a disposizioni dei primi. Secondo Fabio Florio, Business development manager in Cisco Italia – parte del gigante globalizzato del networking e dell’IT ha lanciato un programma per accelerare la digitalizzazione nel nostro Paese – c’è un problema. «Il fatto è che le pubbliche amministrazioni sono in genere a corto di budget, mentre i privati sono disposti ad aprire il portafoglio, se poi hanno un tornaconto. Questo il governo nazionale dovrebbe capirlo. Ora, dal momento che è difficile che il Pubblico disponga a breve di importanti risorse dedicate, un’idea sarebbe quella di utilizzare i dati raccolti dalle Pubbliche amministrazioni grazie alle nuove tecnologie, e di metterli a disposizione dei privati che investono. Da una parte di darebbe vita ad un servizio, dall’altra al ritorno nell’investimento dei privati. E ciò garantendo la privacy, visto che oggi si può fare.»

«Per esempio: consideriamo i dati di accesso delle auto ai parcheggi e a zone particolari delle città. Se una società li conoscesse, potrebbe fare business soltanto disponendo di queste informazioni. Al cittadino, peraltro, tutto questo non costerebbe niente. Serve però una regolamentazione specifica; ed è un tema che va affrontato al più presto». Massardi è d’accordo. «Le smart city non sono una questione del pubblico o del privato, ma una del pubblico e del privato che lavorano insieme. E il privato deve potersi fidare dello Stato o degli enti territoriali, e deve avere un tornaconto nella vicenda».

 

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Fabio Florio, Business development manager di Cisco Italia

Le strategie per la smart city devono riguardare le infrastrutture e tutti i settori relativi alla vita dei cittadini, in un contesto di pianificazione sistematica

Secondo lo studio di Roland Berger, dobbiamo dunque considerare tre aree fondamentali di intervento. Anzitutto, i progetti per le Smart City sono impegni complessi, che necessitano di pianificazione strategica. Hanno impatto su vari stake-holder urbani e richiedono un coordinamento strutturato. Necessitano di investimenti considerevoli, provenienti da budget dedicati. Infine, l’implementazione può verificarsi solo se organizzata a seguito della definizione di chiare responsabilità. Quanto ai campi di attività, l’education, il government, la mobility, la Salute, il building e l’energia sono i più rilevanti. Va sottolineato, secondo la ricerca, che i campi di azione della strategia della Smart City coprono aspetti chiave della vita urbana per la crescita, il benessere e il bene comune.

Analizzandoli uno dopo l’altro, risulta che smart government riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione, l’e-service, il governo partecipativo. Emerge che la smart education contempla piattaforme di educazione urbana, l’istituzionalizzazione del digital learning e l’avanzamento degli skill digitali; e che lo smart health riguarda la telemedicina e sistemi di informazione integrata sulla salute. Si evidenzia che lo smart Energy & environment contempla l’amministrazione dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti; e che la smart mobility concerne sistemi di amministrazione intelligente del traffico, trasporto multimodale e logistica urbana. Si evince infine che lo smart building riguarda la gestione delle facility, le case e le costruzioni. Insomma, pochi sono gli argomenti che esulano dalle strategie sulla smert city. Quanto infine alle infrastrutture, devono riguardare la connettività, l’accessibilità e gli aspetti legali. La connettività internet va realizzata con bande di alta qualità. Il quadro giuridico deve essere adattato alle esigenze del mondo digitale.

 

Santander, Centro Botin ( photo by Canduela da Flickr)

Non solo megalopoli: anche le città più piccole hanno creato strategie esemplari

E i soldi contano fino ad un certo punto. Dallo studio emerge che «città di dimensioni ridotte hanno sviluppato strategie ben bilanciate e strutturate. Shangai, di gran lunga la città più grande fra quelle analizzate, è nell’ultimo terzo del ranking. Santander (Spagna) e Parramata City (distretto finanziario dell’area metropolitana di Sydney, in Australia), centri con meno di 200mila abitanti, sono molto più agguerrite, risultando tra le prime dieci città per strategie». In genere, poi, le performance economiche di una città sono positivamente correlate alle strategie per la smart city. «Ma Santander (Spagna), Bhubaneswar (India) e Rio de Janeiro (Brasile), città di ricchezza intermedia, stanno realizzando strategie molto interessanti». Attualmente, peraltro, non c’è una città che primeggi nelle tre aree fondamentali di intervento.

Vienna è in testa per infrastrutture, seguita da Malaga e Rio de Janeiro. Singapore è la prima quanto a campi d’azione, battendo Vienna e Santander. Tokyo domina quanto a planning strategico, mettendo in fila Chicago e Riga (Lettonia). «In particolare – afferma Massardi – Vienna promuove l’espansione dell’infrastruttura IT con un approccio visionario nei confronti delle economie digitali. Investimenti in fibra ottica, wireless, infrastrutture digitali avanzate. Wifi in scuole e università, e tante opportunità di finanziamento per aziende innovative. Singapore, con la sua Smart Nation, agisce in ogni campo d’azione, anche grazie a partenariati pubblico-privato. Gli organismi governativi sono collegati tramite piattaforme, che analizzano dati relativi ai trasporti e alla salute. Tokyo, invece, sviluppa la smart city grazie ad una pianificazione rigorosa e al coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Gli obiettivi per la smart Energy, come d’altra parte tutti i passaggi da realizzare, sono stati resi chiari fin dal principio. I progetti sono finanziati dal pubblico e dal privato insieme».

I dieci fattori chiave di successo alla base delle strategie delle best practice nello sviluppo di smart city

«Anzitutto – afferma Massardi – l’amministrazione cittadina e le sue molteplici strutture in vari ambiti hanno assunto un ruolo chiave. In secondo luogo, cittadini e imprese sono stati coinvolti proattivamente e consultati regolarmente. In terzo luogo, sono state pianificate soluzioni d’insieme – quanto al sistema – ed adottate le migliori pratiche, senza vincoli di sosta. Ancora, sono state fortemente incentivate la cooperazione pubblico privato e l’auto-sostenibilità delle iniziative. In quinto luogo, le strategie e le piattaforme di gestione dei dati sono state progettate e sviluppate con metodo. Poi, sono stati favoriti laboratori di ricerca e innovazione, e sono state testate le idee con la logica del fare. Quanto alla settima condizione, è che sono state poste in sicurezza le informazioni sensibili e critiche. Ancora, i gestori delle infrastrutture cittadine sono stati spinti a creare le condizioni per abilitare le iniziative. Inoltre, si è cercato il supporto politico e tenuto conto delle indicazioni dell’opinione pubblica. Infine, sono state istituite unità di pianificazione e di coordinamento delle iniziative».

 

 

Smart City concept (courtesy ENEA)

 

La Smart City secondo Enea: standard comuni, smart building, smart lighting e smart community

«Il fatto – afferma Annunziato, responsabile della divisione Smart Energy – è che oggi ogni dominio verticale (sicurezza, illuminazione, traffico) è un’isola a sé. I dati non convergono, i sistemi non comunicano tra di loro. Se invece tutte le informazioni riguardanti i diversi contesti cittadini possono confluire in uno stesso ambiente, si ottiene un vantaggio consistente. I dati possono essere valutati nell’insieme. Se l’utility che si occupa di illuminazione conosce la situazione del traffico, può regolare il servizio, risparmiare e applicare tariffe minori ai clienti. Questo tipo di approccio va standardizzato, con gli stessi criteri a livello nazionale. Oggi le città sono isole a sé, e al loro interno vivono domini verticali separati.

La nostra risposta si chiama Smart Italy, e comporta la definizione di standard comuni per territori diversi. Stiamo trattando la cosa con l’Anci, con Confindustria, con la Consip, e con l’Agid, (l’agenzia per l’Italiana digitale). Si stanno gettando le fondamenta. Poi, ci sono interventi verticali, come Smart Bulding e Smart House, per abbattere i costi di gestione. Si aiuta i cittadini a risparmiare, grazie alle tecnologie legate a piattaforma IoT. Quello che si è capito è che non si può lavorare solo su efficienze di risparmio, però. Certe tecnologie diventano interessanti quando sono coniugate ad altre. Le persone, per esempio, sono disposte ad investire, quando si tratta di mettere insieme energia e sicurezza». In tema di Smart Building, secondo Massardi «In Germania, Paesi Bassi, Danimarca, le scuole devono seguire un percorso di riduzione degli sprechi energetici. Sono risultati che si ottengono con un cappotto termico, cambiando gli infissi, o con la luce che si spegne automaticamente quando non c’è nessuno in sala».

 

Mauro Annunziato, responsabile della divisione Smart Energy di ENEA

 

Tornando a Annunziato, secondo lui un altro verticale è lo Smart Lighting, e cioè l’illuminazione intelligente. «In realtà non si tratta di fornire la luce, ma la sicurezza. Con i sensori si può sapere se è in corso un’inondazione, o se c’è traffico in questa o quella parte del territorio. Anche la videosorveglianza può essere applicata al modello. I lampioni diventano hub urbani sensoriali in grado di fornire in tempo reale informazioni sulle esigenze degli utenti consentendo l’erogazione dinamica dei servizi. In tal modo la rete dell’IP diventa lo scheletro digitale della città, consentendo abbattimenti dell’energia consumata impossibili con approcci parziali e il contemporaneo abbattimento dei costi della rete infrastrutturale in quanto condivisa da diverse applicazioni. Infine la Smart Community. La comunità si organizza per una economia locale di scambio. Per esempio, la possibilità di scambiare beni e servizi, senza utilizzare denaro. Un tizio insegna inglese ai figli di Caio, e riceve dalla figlia di questi una prestazione come babysitter. Si scambiano beni, servizi, tempo. Le piattaforma ideali sono, in questo caso, quelle social».

 

 

Smart mobility

La questione della Smart Mobility

«Per come la vedo io – dice Massardi , senior partner di Roland Berger – il mondo della Smart Mobility è quello che si sta maggiormente imponendo. L’esigenza di gestire i flussi di auto e di persone nel centro della città, e da dentro a fuori città e viceversa, è sentita in tutti i Paesi, soprattutto – ma non solo – nelle grandi metropoli. Ecco, la tecnologia è il fattore abilitante in grado di gestire il traffico. Si possono indirizzare le flotte di bus, ma anche definire in modo intelligente le frequenze delle metropolitane. Se si conoscono i dati, il concetto di frequenza fissa può essere superato: se tanti utenti attendono alla banchina della metro, si può agire di conseguenza. Esperimenti del genere sono già in corso, ad esempio a Monaco di Baviera».














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