Sick presenta le fotocellule che funzionano come una barriera

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La nuova serie di Reflex Array Sensor, dotata di un fascio di luce laminare che identifica oggetti a partire da 3mm di altezza, è pensata in particolare per il machine building e l’automotive 

Sick, società leader per la produzione di sensori e prodotti dedicati all’automazione industriale e di processo, ha ideato una nuova generazione di fotocellule: Reflex Array. La serie è composta da Ray26 e Ray10, che funzionano come barriere catarinfrangenti; il rilevamento che ne deriva è molto affidabile del mercato, dal momento che la banda luminosa 2D individua gli oggetti in ogni loro punto, indipendentemente dalla loro forma. Una caratteristica molto utile, ad esempio, per rilevare le sporgenze di materiale irregolare su conveyor utilizzando una sola fotocellula. Inoltre, il fascio di luce è sempre regolare e ben visibile fino a 4,5 m grazie alla tecnologia Led PinPoint che concentra l’energia in una piccola area per aumentare l’intensità della luce. Questo rende molto più semplice l’allineamento e il commissioning del sensore.

Uno dei settori in cui può essere utilizzato Reflex Array è quello della logistica, dove i due nuovi prodotti possono essere impiegati per il rilevamento di pallet con altezze diverse, di oggetti piatti, di target irregolari in sistemi di pesatura e etichettatura, così come per l’identificazione in ingresso sui nastri trasportatori di tipo crossbelt. Ray26 e Ray10 sono utili anche per rilevare oggetti trasparenti e possono essere usati nel consumer goods, nel machine building, nella parte di confezionamento del food&beverage per il rilevamento di oggetti in caduta o in cassette forate, nell’automotive per l’identificazione di condensatori, gomma degli pneumatici e alberi motore, nell’elettrico e nel solare e, grazie ai gradi di protezione Ip66 e Ip67, anche nell’industria del legno.







Ray26 e Ray10

Oltre alla capacità di proiettare un fascio di luce laminare di 55 mm di altezza, Ray26 si differenzia da qualsiasi altra fotocellula anche per il suo Mdo (Minimum Detectable Object): è, infatti, capace di rilevare oggetti a partire da soli 3 mm di spessore. L’Mdo può essere impostato anche a 5 e 10 mm per raggiungere portate di 4,5 m; inoltre, Ray26 non presenta alcuna zona cieca. L’ottica autocollimata, infatti, consente di posizionare il catarifrangente a distanze molto ravvicinate. Dall’installazione alla messa in esercizio il tempo è ridotto ad appena tre secondi, quello che serve per premere il tasto di teach che innesca il commissioning.

Ray10, invece, si fa notare per le sue dimensioni compatte. Con appena 21,5x36x37,3 mm di ingombro può essere installato ovunque, senza rinunciare a grandi performance. Ad esempio, il suo fascio di luce di 25 mm ha una portata massima di 1,5 m e una zona cieca di 0,5 m, il che gli consente di rilevare oggetti a partire da 5 mm. A differenza del Ray26, la regolazione avviene via potenziometro con un indicatore visivo che indica la qualità dell’allineamento.

La vera intelligenza: Io-Link e doppio allarme di serie.

Entrambe le versioni dei Reflex Array sono dotate di Io-Link di serie. L’uso del protocollo si rileva fondamentale per un’altra potenzialità dei Ray26 e Ray10, ossia quella di impostare delle aree di blanking. In questo modo si possono oscurare i bordi esterni dei conveyor, soggetti a frequente usura e, quindi, pericolosi per la generazione di falsi rilevamenti. E sempre via IO-Link le nuove fotocellule comunicano degli alarm in caso di contaminazione dell’ottica e/o del riflettore. Il segnale di allarme viene dato anche in modo visivo tramite un Led blu: un doppio output per un intervento sempre più tempestivo che abbatte i tempi di downtime.














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