Segreti e strategie di Satispay per aggredire i micropagamenti

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di Laura Magna ♦ Un borsellino nello smartphone. Riuscirà l’innovazione di questa start up  a cambiare le abitudini degli italiani? La GDO di Coop ed Esselunga ci crede, e anche chi  ha messo i soldi in questa fintech: tra gli altri ICCREA, Banca Sella, Banca Etica, Egea

Pagare in contanti senza avere contanti in portafoglio, con il solo ausilio di un telefono mobile e indipendentemente da carte e bancomat. Questo è, in estrema sintesi, il core business di Satispay, start up italiana pioniere nella sua nicchia, creata con l’impegnativo obiettivo di cambiare le abitudini di pagamento degli italiani e pronta allo sbarco in Europa.

Pagare con lo smartphone

Fondata nel 2012 da Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, nata sulla scorta del fastidio nel constatare «che con lo smartphone si potesse fare qualsiasi cosa, tranne che pagare», come dice a Industria Italiana lo stesso ceo Alberto Dalmasso, oggi è una realtà strutturata con un team di 65 persone. E numeri in rapida crescita. «Satispay è arrivata a 260mila utenti attivi che ogni mese fanno oltre 500mila transazioni per un valore che oggi è di circa 9 milioni di euro. Nell’ultimo anno siamo stati il traino per la crescita dei pagamenti “in-store” in Italia», afferma Dalmasso, effettivo amministratore della società che, con un transato di oltre 35 milioni di euro, ha coperto più del 50% del valore totale di un segmento che nel 2017 si è attestato a 70 milioni, con una crescita esponenziale rispetto ai 10 milioni del 2016. I dati sono quelli dell’Osservatorio Mobile Payment&Commerce del Politecnico di Milano, che stima che «nel 2017 siano poco meno di 500.000 gli utenti che hanno pagato almeno una volta con un servizio di Mobile Proximity Payment».







 

 

Satispay . Da sx Dario Brignone , Samuele Pinta , Alberto Dalmasso

Arriva l’innovazione italiana

«Il dato che emerge dall’Osservatorio racconta della capacità di innovazione italiana in un segmento dove si stanno cimentando anche grandi colossi internazionali – sostiene Dalmasso. – In aggiunta è importante sottolineare che lo scontrino medio pagato con Satispay è di circa 18 euro, molto inferiore rispetto allo scontrino medio delle soluzioni basate sulle carte di credito, il che significa che le 2 milioni di transazioni in negozio che abbiamo gestito lo scorso anno rappresentano la gran parte dell’intero mercato italiano. Una bella conferma nel cammino verso il traguardo che ci siamo posti: modificare le abitudini di pagamento quotidiane delle persone. I ritmi di crescita del 2018 lo confermano: abbiamo portato a 100 il numero delle banche che credono nella nostra soluzione come strumento di valore per i loro clienti consumatori ed esercenti, e da 70 a 120 le nuove attivazione quotidiane da parte di esercenti. Puntiamo a raggiungere 1 milione di utenti e 100 mila negozi in Italia, per poi passare alla fase di espansione in Europa».

I brand che ci stanno

I brand che nelle ultime settimane hanno attivato l’accettazione dei pagamenti in-store con Satispay sono diversi, da Motivi, che opera con 200 negozi di abbigliamento nell’orbita della galassia Miroglio, a Yamamay e Jaked, 1500 punti venduta del Gruppo Pianoforte. E prossimamente alla lista si aggiungeranno anche NaturaSì (250 punti vendita) e Tigros. Nel 2017 la start up aveva già eseguito l’integrazione con Esselunga, aprendo il canale GDO, in cui si era inserita in settembre anche Coop.

Una fintech di successo

«Sul fronte degli aumenti di capitale, nel tempo abbiamo raccolto complessivamente 26,8 milioni di finanziamento, 18,3 nel terzo round proprio a settembre, ma per sviluppare il nostro ambizioso progetto di crescita internazionale servono molte risorse. Stiamo lavorando su altre operazioni, con l’ottica di raccogliere nuovi capitali nei prossimi due anni», aggiunge Dalmasso. Tra i finanziatori, oltre a ICCREA Banca (da sempre al fianco di Satispay) sono entrati anche Banca Sella e Banca Etica, oltre a numerosi investitori privati e alla multi utility EGEA che lo scorso gennaio ha anche integrato il servizio per il pagamento ricorrente delle bollette. Non solo. A novembre Satispay è stata inserita, prima italiana a raggiungere il traguardo, nella classifica delle Top 100 aziende fintech al mondo stilata da KPMG e H2 Ventures, “FINTECH100 LEADING GLOBAL FINTECH INNOVATORS” .

Cambiare le abitudini di pagamento degli italiani

Dunque, gli ingredienti per “cambiare le abitudini di pagamento degli italiani” ci sono tutti. E il modello di business è molto semplice e trasparente, basato su un’idea altrettanto immediata.«Ci capitava sempre più spesso di vederci rifiutare le carte per i piccoli pagamenti come il caffè al bar o il giornale all’edicola. Eravamo costretti a cercare un bancomat. Una vera perdita di tempo. Abbiamo iniziato a studiare e ragionare e siamo arrivati alla conclusione che era possibile costruire qualcosa a partire dai conti correnti. Dopo aver preparato una prima versione dell’app nel 2013, abbiamo ottenuto il primo finanziamento, affrontato la fase di avvio e dal 2015 siamo operativi», racconta Dalmasso.

Come funziona Satispay

Il servizio si aggancia a un IBAN e ha bisogno di uno smartphone per funzionare. Ed è trasversale: accetta qualsiasi banca e qualsiasi telefono o sistema operativo. I consumatori che si iscrivono, creano un borsellino di moneta elettronica sul proprio smartphone, che viene ricaricato settimanalmente e automaticamente in base al valore prestabilito, che può essere modificato in qualsiasi momento. Da questo borsellino il consumatore attinge per pagare, senza costi, presso i negozi iscritti al servizio o per scambiare soldi con privati, selezionando dalla propria rubrica. I vantaggi sono evidenti in termini di risparmio di tempo e comodità, e c’è anche possibilità di accedere a offerte speciali, sotto forma di cashback, riservate dagli esercenti alla community.

Anche l’esercente aggancia Satispay direttamente al proprio IBAN, dove gli vengono bonificati, 24 ore dopo, gli importi che raccoglie tramite il network. E anche per l’esercente ci sono benefici immediatamente quantificabili: soprattutto in termini di abbattimento drastico dei costi di commissione, che sono nulli per i pagamenti sotto i 10 euro e ammontano a 20 centesimi fissi per qualsiasi importo superiore, senza canone. E senza considerare l’opportunità di utilizzare il canale a fini relazionali e promozionali verso i clienti, per i quali l’esercente può attivare campagne promozionali di cashback personalizzate in base a età, abitudini di consumo, bisogni.

 

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Per i commercianti una possibilità di marketing

Spiega con un maggiore grado di dettaglio il CEO: «attraverso la funzionalità di cashback che gli esercenti possono decidere di attivare in modo molto mirato, viene messo nelle loro mani uno strumento di marketing ideale: quello che paghi solo a vendita avvenuta e, peraltro, in modo molto controllato perché è l’esercente stesso a decidere quale percentuale di cashback attivare. È una funzione che offre un vantaggio ai membri della nostra community, che risparmiano nei loro acquisti, e ai negozianti che mettono letteralmente nelle mani dei consumatori uno strumento in più per farsi scegliere rispetto ai competitor, perché aprendo l’app Satispay il cliente può visualizzare i negozi in cui è attivo il cashback e scegliere di effettuare il suo acquisto lì proprio in virtù del fatto che lo pagherà meno».

 

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Una app che vale per tutti e per tutto

Quello dei pagamenti digitali è un settore in grande fermento e sul mercato – italiano e internazionale – sono disponibili diverse app che consentono di fare transazioni, «ma le caratteristiche distintive di Satispay sono di essere realmente alternativi ai circuiti tradizionali, e quindi più convenienti per gli esercenti, utilizzabili da qualsiasi conto corrente indipendentemente dalla banca di appoggio e da qualsiasi smartphone, indipendentemente da modello e sistema operativo», precisa Dalmasso. «Gli altri servizi sono per lo più legati alle carte di credito o esclusivamente peer to peer, spesso compatibili solo con alcuni circuiti e vincolati a determinate banche oltre che a specifiche tipologie di smartphone. Altro punto fondamentale distintivo, in cui si esprime la nostra strategia di massimo orientamento verso gli esercenti, è che come società tech abbiamo svolto un importante lavoro di integrazione con qualsiasi dispositivo si trovi in cassa per accettare i pagamenti: dai Pos, ai software di cassa che coprono la gran parte del mercato, fino ai PC. Questo ci rende una realtà strutturata in grado di soddisfare i bisogni di tutti i punti vendita, dai piccoli esercenti fino alle grandi catene».

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Farsi strada nella terra del contante

I numeri snocciolati in apertura già dimostrano che l’accoglienza da parte del pubblico italiano, notoriamente poco avvezzo al denaro elettronico, è stata invece calorosa. «L’Italia è stata ed è tutt’oggi la terra del contante ma al contempo, proprio per questo, il mercato potenziale per una soluzione che mira a sostituirlo è enorme», spiega Dalmasso: «Il trend di crescita che abbiamo registrato fin dal debutto lo conferma. È sempre stato forte e più ci diffondiamo tra gli esercenti più aumentano esponenzialmente gli utenti. La nostra è una community molto attiva, che ascoltiamo quotidianamente e l’entusiasmo che registriamo, la partecipazione alle nostre iniziative, ci dicono che quel cambiamento culturale per modificare le abitudini quotidiane di pagamento di cui ci siamo voluti fare promotori fino dall’inizio è in atto».

 

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Non solo retail

Le funzionalità di Satispay non si limitano solo al mondo del retail ma ci sono possibili applicazioni anche nell’industria (per esempio per i pagamenti ai fornitori o altri soggetti nella filiera). «Già oggi siamo molto attivi nelle integrazioni per i pagamenti di tutti i giorni. Tutto il mondo in cui è presente una bolletta, dalle utilities alle tlc, rappresenta un mercato in cui si può fare molto. Ad esempio i 150mila clienti della già citata multiutility Egea possono pagare con Satispay le proprie bollette in maniera semplice, sicura e veloce e, soprattutto, senza bisogno di ricorrere a bonifici, contanti o carte di credito.In generale però possiamo dire che sono molti gli ambiti in cui – dove c’è un pagamento alla base – possiamo portare innovazione», afferma il ceo di Satispay.

 

 

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Semaforo verde per il fintech in Italia?

Dalmasso si fa portavoce, infine, dell’onda inarrestabile del Fintech italiano, che raccoglie aziende nate per lo più nell’ultimo triennio, che impiegano più di 300 dipendenti, lavorano con oltre 425.000 clienti e hanno intermediato risparmi e finanziamenti per 450 milioni di euro, come si legge nel comunicato di lancio di Italia Fintech , gruppo di lavoro delle principali 22 aziende fintech del Paese, tra cui figura la stessa Satispay.«Il Fintech è un’opportunità da cogliere, non un nemico da contrastare e l’Italia, voglio aggiungere, sta esprimendo delle interessanti eccellenze nel comparto. Credo che la consapevolezza che questa sia l’occasione per ritagliarsi nuovi segmenti di mercato, sia stata raggiunta ormai da diversi operatori tradizionali e anche a livello Istituzionale stiamo cogliendo attenzione. Sono convinto che questo processo continuerà e offrirà interessanti prospettive di crescita per le imprese e quindi per il Paese», conclude Dalmasso.














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