Aumentata, virtuale e mista: le mille facce della realtà industriale

di Marco Scotti ♦︎ AR e VR sono ormai parte integrante sia dei processi di fabbrica, sia della formazione. Ma quali sono le differenze? E quali i ritorni economici? Si può misurare in modo efficace la validità di queste due tecnologie? Un business in cui sono attivi grandi nomi come Dassault, Altair, Microsoft, Autodesk e Siemens. La parola a Davide De Cesaris di Ptc e Giuseppe Gramazio di Cefriel

«Noi usiamo per l’85% la vista, rispetto agli altri sensi. E per avere un’esperienza quanto più realistica dobbiamo trovare una tecnologia che porti la vista al centro». Davide De Cesaris, presales manager Southern Europe di Ptc, racconta quali siano le caratteristiche principali dei diversi tipi di realtà: virtuale, aumentata e mista. Tre tecnologie differenti che offrono tre diversi risultati. La prima offre un’immersione totale e completa in una realtà creata ad hoc, permettendo di proiettare in un contesto completamente diverso in cui non c’è interazione con il mondo fisico. La realtà aumentata e quella mista permettono invece di intervenire sulla realtà che ci circonda e diventa fondamentale in contesti pericolosi in cui è meglio offrire agli addetti una guida completa degli interventi da svolgere. «Il training professionale – ci racconta Giuseppe Gramazio, head of mobile, web and wereable practice Cefriel – è uno degli ambiti più impattati da queste due tecnologie e fa parte di quei contesti in cui diventa difficile tracciare una netta linea di demarcazione».

Su queste tecnologie e sulle possibili applicazioni in ambito industriale – un tema su cui i grandi nomi come Dassault Systèmes, Altair, Microsoft, Autodesk e Siemens sono già impegnati da tempo – il competence center Made (guidato da Marco Taisch) ha realizzato un webinar. L’impegno del centro di competenza per lo sviluppo di nuove soluzioni in ottica smart factory si è concentrato nella realizzazione di sei isole tecnologiche che consentono di vedere, sul campo, come funziona la fabbrica del domani. Un plant che non può prescindere dalla realtà aumentata e da quella virtuale, che garantiscono ottimi risultati in termini di efficienza, sicurezza e ottimizzazione delle risorse.







 

Tecnologie utili anche a far crescere il business

Davide De Cesaris, presales manager Southern Europe di Ptc

Troppo spesso le tecnologie di AR e VR sono percepite esclusivamente per l’effetto “wow” che possono generare nella clientela o negli utenti. Eppure, sono due pilastri della digital transformation delle persone e due strumenti importanti di efficientamento e riduzione dei costi. Consentono di trasformare le persone, le loro nozioni e la loro efficacia sul campo, migliorando le loro capacità visive e coinvolgendo gli altri sensi. Inoltre, si tratta di tecnologie di facile adozione, ma vanno scelti i dispositivi giusti e se le operazioni devono sempre essere selezionati sulla base dei progetti di business. Serve, insomma, avere una visione d’insieme in cui la realtà aumentata e quelle virtuali servono per un processo di “people empowerement” e non semplicemente per realizzare qualcosa di appariscente ma poco utile al business aziendale.

Il modo più corretto per individuare costi e benefici della realtà aumentata e di quella virtuale è considerare il Total Economic Impact e il Roi. In questo modo si possono individuare benefici quantitativi e qualitativi. «Tra i primi – ci spiega De Cesaris – c’è sicuramente il trasferimento delle competenze e la riduzione del tempo necessario per il training rispetto agli strumenti tradizionali. I problemi vengono risolti, mediamente, impiegando tra il 10 e il 12% in meno del normale. L’effort necessario per la realizzazione della nuova documentazione tecnica viene ridotto del 60%. Inoltre, per quanto concerne gli aspetti più intangibili, la soddisfazione nel cliente finale è decisamente accresciuta, questo perché si riesce ad agire in maniera più tempestiva, all’interno del contesto aziendale. Infine, si può differenziare un prodotto o un servizio offrendo una visibilità maggiore alla forza vendita».

 

Che cosa fare con la realtà virtuale e aumentata

Giuseppe Gramazio, head of mobile, web and wereable practice Cefriel

Le potenzialità di queste due tecnologie sono veramente da “game changer”. Hanno caratteri peculiari, propri punti di forza che consentono di implementare l’esperienza d’uso che si crea intorno all’utente o in un mondo totalmente virtuale o in uno reale ma “arricchito”. Innanzitutto le differenze: realtà aumentata e mista offrono allo spettatore un ambiente immersivo in cui solo alcuni degli oggetti o degli asset fisici possono interagire con lui. Nella realtà virtuale, invece, si è completamente immersi in questo mondo tecnologico senza più essere in grado di toccare attraverso i sensi la realtà che lo circonda. È il caso dei concerti, un tema molto attuale in questo periodo di distanziamento sociale. La realtà aumentata, invece, permette di avere un’interazione con il mondo circostante ed è particolarmente indicata per tutti i processi di manutenzione che possano necessitare di ulteriori informazioni. Anche la banale sostituzione di un termostato in casa, per esempio, può essere più efficace se realizzata attraverso procedure guidate che mostrano le operazioni da compiere.

Gli ambiti di applicazione della realtà aumentata o mista sono molteplici: il controllo di qualità, la valutazione di un assemblaggio di elevato valore, ci sono compiti che devono essere seguiti con precisione e accuratezza. «Un altro ambito – spiega Gramazio – in cui AR e MR sono impiegate è quello della logistica e del magazzino. In questo caso si può guidare l’operatore con la riduzione dei costi di trasferimento. Si possono anche prototipare le idee e le architetture. E, ancora, cambiando completamente settore, queste tecnologie possono essere utili per le esposizioni museali o per far rivivere i luoghi in cui aveva vissuto un artista famoso».

Per quanto concerne la realtà virtuale, invece, essa serve per la collaborazione a distanza, per la realizzazione di room virtuali in cui incontrarsi, scambiarsi idee: il tutto in un ambiente in cui a interagire sono gli avatar. Altro comparto fondamentale è quello della medicina: in questo caso «si impiega la VR per addestrare le soft skill del medico nella gestione di operazioni particolari. In termini di incremento di significatività del dato – aggiunge Gramazio – questo approccio permette di migliorare l’impiego delle risorse e di ridurre i costi operativi, oltretutto minimizzando gli errori».

 

Imparare con la realtà virtuale e aumentata

Il training è uno degli ambiti più impattati da queste due tecnologie. Per quanto riguarda la mixed reality, ad esempio, è possibile eseguire processi anche complessi “step by step”, minimizzando il rischio d’errore e di pericoli esterni. Questa finalità può essere perseguita anche per la formazione, attraverso computer vision, per l’acquisizione di un video. L’esperienza mista, insomma, determina maggiore realisticità nell’esperienza di apprendimento. «La realtà virtuale – chiosa Gramazio – consente di avviare moduli di formazione per la gestione della manutenzione di macchinari particolarmente pericolosi in un ambiente totalmente sicuro. È possibile sperimentare operazioni delicate anche in ambito medico, ma tornando al campo della formazione, ci sono risultati tangibili di una maggiore efficacia per gli studenti. Questo perché si crea una sorta di “gamification” che la rende più assimilabile e persistente. Per erogare un nuovo corso formativo, d’altronde, basta sviluppare o aggiornare un’applicazione. Oltretutto, si generano nuove analitiche di performance che consentono di verificarne efficacia e pervasività».

Le principali differenze tra l’impiego dell’una o dell’altra tecnologia per il training riguardano la fisicità con il mondo circostante. Nell’AR, infatti, l’oggetto della formazione è reale e si interagisce con esso. Nell’ambiente virtuale, invece, si hanno meno distrazioni, non ci sono realtà circostanti che possono interferire con il lavoro.

La realtà virtuale offre un’immersione totale e completa in una realtà creata ad hoc, permettendo di proiettare in un contesto completamente diverso in cui non c’è interazione con il mondo fisico. La realtà aumentata e quella mista permettono invece di intervenire sulla realtà che ci circonda e diventa fondamentale in contesti pericolosi in cui è meglio offrire agli addetti una guida completa degli interventi da svolgere. Fonte Made

I benefici della realtà aumentata e virtuale

Con la collaborazione e il supporto da remoto si creano diversi vantaggi: prima di tutto si riduce il tempo di risoluzione dei problemi, si ha il potenziamento della forza lavoro nella risoluzione di errori inaspettati, si ottiene una riduzione dei costi operativi e si garantisce un miglioramento dei tempi di attività e di efficienza operativa. «La cosa interessante – spiega De Cesaris – è che l’esperto può apporre delle notazioni, quelle che in inglese si chiamano “sticker”, che rimangono fisse all’interno del contesto tridimensionale e che possono poi essere facilmente recuperate. In questo modo si ottiene un Kpi molto rapido, ovvero una riduzione dei tempi di gestione dei problemi. Inoltre si aumenta la sicurezza dei lavoratori perché ci sono settori come il farmaceutico o l’oil&gas in cui i rischi sono elevatissimi e la compliance particolarmente complessa. In questo modo, invece, si dà la possibilità a chi è in prima linea di stare in sicurezza e di potenziare le sue capacità».

Realtà aumentata e mista offrono allo spettatore un ambiente immersivo in cui solo alcuni degli oggetti o degli asset fisici possono interagire con lui. Nella realtà virtuale, invece, si è completamente immersi in questo mondo tecnologico senza più essere in grado di toccare attraverso i sensi la realtà che lo circonda. Fonte Made

 

Il futuro delle due tecnologie

Gli scenari a breve e medio termine della realtà aumentata e virtuale coinvolgono vari aspetti sai hardware che software e nomi importanti come Apple o Android. «Il primo punto di cui siamo abbastanza sicuri – spiega Gramazio – è che si avrà l’affermazione degli industrial smart glasses perché son più sicuri dal punto di vista dell’accessibilità in punti particolarmente pericolosi degli impianti. Altro ambito di sviluppo hardware è lo sviluppo di dispositivi che integrano l’ambiente reale in quello virtuale con delle fotocamere. Questo significa che a tendere potremo utilizzare un unico device che sottenda sia alle esigenze di VR sia di AR. Qualcuno sostiene che ci stia lavorando Apple. Il comportamento degli occhi umani, poi, dovrà essere replicato: per questo servirà aumentare il campo visivo dei device e la risoluzione dei display. Per quanto concerne i software, poi, le evoluzioni sono quelle che avranno il remote rendering e che consentiranno di apporre degli oggetti virtuali in posizioni ben precise nel mondo reale. È come costruire un mondo virtuale in quello reale. Altro ambito: WebXR, che permette la fruizione delle tecnologie di VR e AR attraverso u semplice browser, in accoppiata con delle piattaforme Apple o Android sui dispositivi mobile».

Gli scenari a breve e medio termine della realtà aumentata e virtuale coinvolgono vari aspetti sai hardware che software e nomi importanti come Apple o Android. Fonte Made

Come nascono realtà virtuale e aumentata: un po’ di storia

Il primo scopo per cui queste due tecnologie sono state ideate – e in particolare la VR – è per l’entertainment: videogiochi ma soprattutto cinema, per poter coinvolgere tutti i sensi in un’esperienza più umana e immersiva. I primi prototipi erano talmente pesanti da dover essere ancorati al soffitto e la tecnologia non era ancora abbastanza matura. Dal 2000 in poi, con l’affinamento della tecnologia e l’elettronica miniaturizzata, si è iniziato a produrre un hardware in grado di portare lo spettatore più vicino al mondo reale. «L’uomo – conclude De Cesaris – utilizza per l’85% la vista come senso principale. E per avere un’esperienza quanto più realistica dobbiamo avere una tecnologia che porti proprio la vista al centro».














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