Si può guadagnare davvero, e velocemente, con l’Industry 4.0?

Industry 4.0

 Marco de’ Francesco ♦ L’approccio di PwC consiste nel definire e accompagnare tutti i passaggi della trasformazione digitale di una realtà produttiva, dal progetto alla realizzazione, dalla gestione quotidiana alla collocazione sul  mercato del prodotto. Viene proposto anche il governo della fabbrica attraverso una piattaforma che – per gestire gli strumenti dell’IoT, advanced analytics e machine learning – utilizza il cloud di Microsoft Azure

Entrare nel mondo interconnesso (Industry 4.0) e robotizzato è una strada obbligata. Chi non la percorre, verrà completamente tagliato fuori dal business, come coloro che non avevano l’informatizzazione e, prima ancora, il telefono e gli apparecchi elettrici. Tuttavia la partita è assai complessa. Occorre investire cifre importanti, e azzeccare tempi, modi, tecnologie, strategie. Tutto insieme. Non a caso, molti che lo fanno sbagliano, e distruggono valore economico. E allora? Per superare l’impasse, la multinazionale della consulenza PwC propone un approccio integrato, chiavi in mano, proponendo strategia, attuazione e strumenti informatici. Gioca con due carte importanti in mano: una strategia che beneficia delle competenze multidisciplinari derivanti da expertise maturate negli anni in diversi comparti, e i mezzi informatici per realizzare il percorso verso il 4.0.

Quanto alla prima, in un contesto in cui i muri tra It, Business e operations sono caduti, abilità strategiche e sperimentate conoscenze in materia legale possono fare la differenza; «è il plus che società come la nostra possono mettere sul piatto» – commenta Gabriele Caragnano, partner operations e coordinatore Industry 4.0 PwC.







Quanto alla seconda parliamo di SMAP (Smart manufacturing analytics platform), una piattaforma pensata per la manifattura animata da app basate su IoT, advanced analytics e machine learning, che consente di monitorare e governare la fabbrica digitalizzata. Piattaforma che, afferma il Direttore Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia Fabio Moioli, «fa leva su tecnologia Microsoft Azure», che permette di scaricare singoli componenti, come quelli relativi al machine learning.

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Michael Bruns, Data & Analytics Director PwC

 

Una strategia che contempla azioni complementari

A proposito della strategia di PwC, Michael Bruns, Data & Analytics Director PwC, spiega a Industria Italiana : «Per noi, l’impresa digitale è un concetto lato, che riguarda sia i processi digitalizzati e integrati, che i prodotti e i modelli di business. Dunque, esistono tre campi di applicazione “core”: anzitutto, la digitalizzazione delle offerte di prodotti e servizi; poi, la digitalizzazione e l’integrazione delle catene di valore verticali e orizzontali; e infine, i modelli di business digitali accessibili ai clienti. A tutto ciò corrispondono tecnologie “core” per fornire soluzioni di Industry 4.0 innovative, convergenti verso il cloud computing: sensori smart, dispositivi per cellulari, sistemi per l’autenticazione e per la rilevazione di frodi, Big Data analytics, tecnologie per rilevare la posizione, interfacce uomo-macchina avanzate, internet delle cose, customer insight (interpretazione delle tendenze nei comportamenti umani al fine di aumentare l’efficacia di un prodotto o un servizio per il consumatore); ma anche stampa 3D e realtà aumentata. Considerato questo quadro, occorrono abilitatori digitali: un’architettura per l’It e per il data management; e poi azioni sulla compliance, sulla sicurezza, legale e fiscale, e sull’organizzazione, sui dipendenti e sulla cultura digitale».

 

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Le applicazioni “core”
Una strategia in tre mosse per iniziare il percorso di digitalizzazione delle aziende

Secondo Caragnano, il problema, per l’azienda, è sempre quello di capire come cominciare. Da questo punto di vista, Pwc ha studiato una strategia in tre interventi consecutivi: «Anzitutto – afferma Caragnano – si tratta di comprendere bene le opportunità di Industry 4.0 all’interno del proprio business. Perciò, interviene il nostro team PwC, che organizza una sessione di workshop Industry 4.0 con l’azienda per esplorare le caratteristiche proprie del settore in cui l’azienda opera». La multinazionale spiega che «si cerca di evidenziare i possibili contributi che le nuove tecnologie e i nuovi modelli possono apportare. Il fatto è che differenti settori agiscono con modelli operativi molto diversi, pertanto i processi nella creazione del valore hanno caratteristiche peculiari e portano ad individuare opportunità differenti scaturenti dalle nuove tecnologie. Insieme si identificano le aree di possibile approfondimento e, con creatività, si esplorano ipotesi di soluzioni innovative».

In secondo luogo, per Caragnano «si tratta di “misurare dove siamo e dove vogliamo arrivare”». In pratica, secondo PwC «grazie ad uno strumento di valutazione del grado di “maturità digitale” dell’azienda, attraverso 6 dimensioni di indagine e 4 livelli di maturità, si mappa il livello attuale per i processi identificati e, valutati i benchmark di settore (best practice, competitors level, best technology) si condividono i target da raggiungere in linea con la strategia aziendale. Valutati i gap da colmare si identificano le possibili soluzioni “digitali” e organizzative attuabili più adatte. Valutando costi e benefici attesi, nelle aree d’applicazione identificate, si scelgono i nuovi modelli operativi e le migliori tecnologie al loro supporto».

 

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Gabriele Caragnano, partner operations e coordinatore Industry 4.0 PwC

 

Infine per Caragnano «si tratta di condividere un percorso d’implementazione e supportarne la messa in atto. Con attività di Pmo (Project Management Office: ci si occupa di supportare la gestione dei progetti schedulandone e gestendone le attività nel rispetto del programma predefinito) e di coordinamento degli attori, interni ed esterni, PwC utilizza un approccio di business transformation evoluto a garanzia del risultato finale». Pwc spiega che proprio così «si costruisce la soluzione con un “progetto pilota” per poi proseguire con l’estensione della soluzione all’intera area di applicazione».

D’altra parte secondo Bruns «i risultati chiave di una nostra indagine PwC sull’Industry 4.0 sottolineano il ruolo fondamentale di Data & Analytics nel successo ottenuto da una azienda manifatturiera quanto a trasformazione digitale. Le aziende devono procedere con investimenti rilevanti di grande impatto: è il momento di impegnarsi. Ma ciò, a ben vedere, è l’ultimo passaggio di una azione circolare, che comincia con colloqui e finisce con l’implementazione». Peraltro dalla Survey, condotta nel 2016 a livello globale sull’Industry 4.0, è emerso che «le aziende italiane riconoscono di essere già partite nel processo di digitalizzazione e prevedono di raddoppiarne il loro livello nei prossimi 5 anni. Le previsioni di crescita del fatturato grazie a questo percorso, si spingono oltre il 10% nei prossimi 5 anni. Al contempo si stima un forte aumento dell’efficienza dei processi (4,1% medio per anno) che porta ad una significativa diminuzione dei costi operativi (3,6% medio per anno)».

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Piattaforma SMAP

SMAP, piattaforma di app per digitalizzare la manifattura

Ma allora, cos’è SMAP? «È un sistema che consente di non partire da zero, da un foglio bianco – chiarisce Caragnano – perché contempla modelli di previsione già disponibili per chi lo utilizza». Pwc lo definisce come «un insieme di soluzioni analitiche per migliorare il processo produttivo e perseguire soluzioni Smart Factory». È una soluzione che riguarda la fabbrica, il manifatturiero. Ma a cosa serve? E come funziona?

Consente di agire in cinque direzioni dallo stesso portale di informazioni globali. Anzitutto, nel settore della manutenzione preventiva, per predire i difetti degli utensili e i tempi di inattività della macchina prima che i problemi si verifichino e in modo di eseguire azioni di manutenzione proattive; poi in quello del monitoraggio in tempo reale: i dati dei sensori inseriti nei meccanismi della produzione vengono processati in tempo reale e si possono “vedere” nel portale globale di affidabilità. Ancora, in quello della qualità predittiva: si tratta di incrementare la qualità del prodotto e ridurre i rifiuti e i costi tracciando i prodotti e analizzando i dati provenienti dalla produzione. C’è poi l’ambito relativo all’analytics di qualità: si tratta di analizzare i passaggi del processo produttivo, i tempi di esecuzione e altro per ottenere misure di ottimizzazione. Infine, in quello delle soluzioni basate sulla posizione: si tratta di registrare, analizzare e visualizzare la posizione e le movimentazioni di tutte le risorse in tempo reale per migliorare l’efficienza della logistica.

Sono queste le cinque app che consentono di guidare l’azienda e di produrre avanzamenti di vario genere. Il “global reliability portal”, invece, è un punto di osservazione di tutte le app dello SMAP. Permette di ottenere una visione a 360 ° sulle KPI (indicatori di performance) degli stabilimenti, con avvisi di manutenzione e conoscenza della produzione in tempo reale.

 

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PwC Global Reliability Portal
Manutenzione predittiva e monitoraggio in tempo reale prima di tutto

Sempre in riferimento a SMAP, particolare rilievo si concede alla manutenzione predittiva, «una delle applicazioni più importanti di oggi nell’Industry 4.0, dal momento che riguarda più settori: prodotti industriali, automotive, trasporti e energia». Bruns fa l’esempio di un caso pratico che è stato affrontato ricorrendo appunto a questa forma di manutenzione: quello della Friedrichshafen AG.

«Lì l’usura degli utensili portava a problemi costosi di qualità – afferma Bruns – e a lunghi guasti alle macchine. I questo caso, gestendo miliardi di dati e utilizzando algoritmi di machine learning, siamo riusciti a rilevare più del 90% delle rotture degli utensili, ottenendo più tempo utile per il lavoro delle macchine e una maggiore comprensione dei processi». Quanto al monitoraggio in tempo reale, secondo l’azienda, il Global Reliability Portal integra le funzionalità in materia basate su Microsoft Azure, GE Predix, Siemens MindSphere.

Pwc afferma inoltre di aiutare i clienti a scegliere la giusta strategia operativa per integrare le soluzioni Data & Analytics in un ambiente produttivo. Si va dalla connessione diretta di sistemi e macchine all’infrastruttura cloud selezionata (propria o dei fornitori); alla connessione con un gateway centrale come interfaccia tra la rete di produzione e i sistemi di rete esterni; infine ad un middleware (un insieme di programmi informatici che operano come intermediari tra diverse applicazioni e componenti software) che funge da interfaccia funzionale per consentire la distribuzione di più scelte di cloud, la sicurezza estesa e analytics in edge (vicino alla fonte dei dati).

 

Fabio Moioli, Direttore Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia

Il contributo di Azure

Secondo Microsoft, SMAP fa leva su tecnologia Microsoft Azure (piattaforma cloud di software e servizi che Industria Italiana ha già trattato e che si può reperire qui.  Per Moioli, «Microsoft ha avviato da diversi anni un percorso volto alla democratizzazione dell’intelligenza artificiale e del machine learning che consente a chiunque, in modo semplice e conveniente, di adottare nel proprio contesto operativo strumenti e tecniche di miglioramento dei processi operativi. L’openness e la flessibilità delle soluzioni basate su Microsoft Azure consentono di connettere persone e cose senza dover sostituire i propri impianti e sistemi, bensì valorizzando informazioni spesso già disponibili in azienda, trasformandole in dati immediatamente utilizzabili per l’introduzione di un miglioramento operativo.»

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Il contributo di Microsoft Azure Cloud

«Un chiaro esempio di come le tecnologie Microsoft Azure IoT, advanced analytics e machine learning possano accelerare miglioramenti nei processi di produzione industriale, è la soluzione SMAP, volta alla completa valorizzazione dei dati aziendali in ottica di ottimizzazione delle performance». In pratica con Azure «si può disporre di una infinità di soluzioni tecnologiche già pronte – veri e propri “mattoncini” (ad esempio un algoritmo particolare, una certa capacità di processare dati, un modulo per gestire il blockchain) che consentono di sviluppare il progetto dell’azienda organizzando elementi già a disposizione. In questo caso PwC ha preso dei mattoncini di Azure (come, ad esempio, quello sul machine learning) per realizzare le app che compongono la piattaforma SMAP. Così, il cliente di Pwc non deve creare tutto da sé, ma ha a disposizione un sistema già pronto, che va poi assestato ed eventualmente integrato».

 

La sede italiana PwC a Milano

Pwc e la nascita del team italiano per la trasformazione digitale

Abbiamo visto che la multinazionale mette insieme più competenze. «Offriamo ai nostri clienti – afferma Caragnano – una combinazione unica di know-how aziendale, in termini di business, di ingegneria e di esperienza nell’analisi di dati. Nella nostra azione convergono la consulenza strategica e l’apporto dei partner tecnologici. Che non sono nomi qualsiasi: Microsoft, Ibm, Sap e Fraunhofer».

In effetti Pwc è un network internazionale, operativo in 158 Paesi con circa 225mila dipendenti (e 11mila partner), che fornisce servizi di revisione di bilancio, consulenza di direzione e strategica, e consulenza legale e fiscale. La società odierna è il risultato della fusione tra la Price Waterhouse e la Coopers & Lybrand avvenuta nel 1998. È un colosso globale con sede a Londra. PwC ha 350 clienti nel settore retail & consumer, industrial products e auto motive; 150 in quelli energia, utility a mining; 200 in tecnologia, media e comunicazioni; 50 in private equity e sovereign wealth funds; 250 in asset management, banking & mercati di capitali e assicurazioni; 250 nella farmaceutica e servizi sulla salute; e 200 nel settore pubblico.

 

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Interno della sede italiana PwC, Milano

La società si muove a tutto campo. Tra le soluzioni specialistiche nei singoli comparti, compare quasi sempre la voce “innovazione e sviluppo dell’eccellenza”. Quest’anno (fiscale, chiuso alla fine di luglio) i ricavi globali hanno raggiunto quota 37,7 miliardi di dollari. Il network PwC è presente in Italia con 23 sedi operative e circa 4.400 professionisti che operano, anche nel Belpaese, con un’organizzazione multi-disciplinare e un approccio che integra competenze complementari e trasversali in grado di offrire soluzioni complete per i vari servizi: «Le competenze del network PwC integrano quelle operations nel supporto al cambiamento, nella progettazione dell’architettura IT e della gestione e sicurezza dei dati, nella gestione della conformità, degli aspetti legali e fiscali. PwC si avvale anche di selezionati partner tecnologici nello sviluppo di applicazioni, di piattaforme standard e nell’ integrazione tra gli “oggetti” e i sistemi (Internet Of Things)».

Sulla scorta di ciò è stato messo insieme un team che si occupa espressamente di Industry 4.0, analytics e IoT. «Tre anni fa – continua Caragnano – abbiamo iniziato a sviluppare offerte in ambito digitale, in vista del 4.0; siamo partiti, qui in Italia, sulla scia dei nostri colleghi tedeschi. Abbiamo formato un gruppo di esperti, sulla scorta dell’esperienza di quello di Michael Bruns in Germania; ora conta 100 membri, che fanno parte integrante di una comunità globale dedicata al digitale che include, in PwC, almeno 2mila persone. D’altra parte, la qualità della nostra clientela richiede un impegno globale e delocalizzato. Se ti occupi di FCA, per esempio, non puoi farlo solo a Torino».

 














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