Stagnaro (Bruno Leoni): Benetton-Cdp, spreco di Stato da cinque miliardi

di Marco de' Francesco ♦︎ Per l'economista liberale, l'acquisizione di Autostrade è un'operazione ideologica a spese dei cittadini. Quei fondi si potevano investire, invece, per creare sviluppo economico. Aspi non sarà più la «gallina dalle uova d’oro» degli ultimi anni: saranno tagliati i pedaggi, i rendimenti a doppia cifra non si vedranno più. Inoltre, i risparmiatori postali vanno remunerati. Una bella trappola

Carlo Stagnaro, economista e direttore dell’Istituto Bruno Leoni

Chi non ha più venti anni, si ricorderà di un libro tascabile, La legge di Murphy, che conteneva una collezione di aforismi salaci, e volutamente esagerati. Uno faceva: «Se una serie di eventi può andar male, lo farà nel peggior ordine possibile». Letto così, sembrava un’amplificazione dell’improbabile. Il caso della nazionalizzazione di Autostrade per l’Italia, però, sembra dargli ragione e portargli nuova linfa vitale, partendo dai fatti.

Alla fine, quello che accade è che di fronte ad una disgrazia grande, quella della rovina del Ponte Morandi, con il suo retaggio di morte, e della prossima inaugurazione della nuova opera, invece di mettere in discussione la gestione, il governo ha deciso di concentrarsi sulla proprietà, comprandola dai Benetton. Perché? Non si sa, né si spiega razionalmente.  L’esecutivo disponeva di tutte le armi per definire una nuova governance, e nuove regole di amministrazione e manutenzione. Si è deciso, invece, che Cassa Depositi e Prestiti investirà 4 o cinque miliardi per diventare primo azionista di Aspi, accollandosi poi le spese del piano di sviluppo e quelle della manutenzione.







Non c’erano altri modi per spendere i soldi dello Stato, anche di fronte al più ingente indebitamento del Paese dai tempi della Seconda Guerra Mondiale? Non era più saggio investire nella Sanità, nella Scuola, ambiti profondamente piagati dal Covid-19? È normale che uno Stato che spende 11 miliardi in Ricerca apra il portafoglio per ricomprarsi le autostrade? Ma forse le cose stanno così: «La quadra dell’altra notte ha un significato politico, quello di colpire i Benetton per far vedere che si è fatta giustizia; e uno ideologico: per i pentastellati le infrastrutture vanno gestite da un soggetto pubblico». Lo pensa il direttore dell’Istituto Bruno Leoni Carlo Stagnaro, che abbiamo intervistato. Va detto, che Stagnaro e il Bruno Leoni sono campioni del liberismo liberale made in Italy, teorici dello Stato minimo. Ma le sue affermazioni in questo colloquio con Industria Italiana sorprendono.

 

Il casus belli

L’inaugurazione del Ponte Morandi il 5 settembre 1967. Sull’auto l’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat

Quando fu inaugurato, nel 1967, il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat lo definì un’opera «ardita e immensa». Anche in un’epoca in cui il Paese era concentrato nella costruzione di grandi infrastrutture, il viadotto Polcevera, noto anche come Ponte Morandi, era stato al centro dell’attenzione dei media, tanto da guadagnarsi una copertina della Domenica del Corriere. In effetti, con una struttura strallata di più di un km di lunghezza e con la carreggiata a quattro corsie a 45 metri dal suolo, il “Ponte di Brooklyn” di noialtri aveva acceso le fantasie di molti. Il simbolo di un’Italia proiettata nel futuro, che avanza inesorabilmente verso il progresso. Qualche problema, però, si notò subito. Se ne accorse lo stesso Riccardo Morandi, l’ingegnere progettista. Gli elementi metallici, ad esempio, si degradavano con rapidità. Era necessaria una manutenzione assidua per evitare guai.  Che si verificarono nel peggiore dei modi il 14 agosto del 2018, quando il Ponte rovinò parzialmente, causando la morte di 43 persone. Già il giorno dopo, per il vicepremier Luigi Di Maio non c’erano dubbi, sulle responsabilità. «Toglieremo la concessione ad Autostrade» – affermò ai microfoni delle tv. Era l’inizio di una campagna politico-mediatica che avrebbe portato all’attuale situazione.

 

La soluzione notturna negli accordi tra governo e Benetton

Luciano Benetton, uno degli azionisti di riferimento di Edizione Holding, capofila della catena di controllo di Autostrade

La svolta, l’altra notte. Come è noto, fino a ieri l’altro Autostrade per l’Italia, la società che gestisce 2.855 km di infrastrutture per la mobilità, era in mano ad Atlantia, società che disponeva dell’88% del pacchetto azionario e che a sua volta aveva come primo azionista la famiglia Benetton, con una quota del 30%. Lo schema è questo: il gruppo di Ponzano Veneto cederà le sue quote arrivando fino al 10%, e quindi perdendo la capacità di voto, mentre Cassa Depositi e Prestiti diventerà il primo azionista di Autostrade con il 51%. Posizione che Cdp manterrà anche in una seconda fase, quando Aspi sarà piazzata in Borsa. La Famiglia Benetton ha accettato queste condizioni e altre, come la riduzione dei pedaggi e come un generale “risarcimento” pari a 3,4 miliardi di euro. Va anche detto che pendeva la spada di Damocle della revoca della concessione.

 

Lo Stato si accolla i costi

Quanto costerà allo Stato questa soluzione? È difficile dirlo, visto che il valore di Autostrade per l’Italia è cambiato parecchio in questi ultimi giorni, tra rally e affossamenti di Borsa. Fino all’altro ieri non superava i 5 miliardi, ma normalmente ne vale il doppio. Si pensa che Cassa Depositi e Prestiti dovrà procedere con un aumento di capitale di 4 o 5 miliardi.  È peraltro previsto un piano di investimenti pari a 14,5 miliardi. Va detto che Autostrade non sarà più la «gallina dalle uova d’oro» degli ultimi anni: dal momento che saranno tagliati i pedaggi, i rendimenti a doppia cifra non si vedranno più. Inoltre, i risparmiatori postali vanno remunerati. Dunque, ne vale veramente la pena?

 

Una svolta incomprensibile, che punta sulla proprietà invece che sulla gestione

La reazione di Danilo Toninelli, ministro del Mit all’epoca del crollo del Ponte Morandi

Questa soluzione, afferma Stagnaro, è incomprensibile da un punto di vista razionale. «La governance non era adeguata? Era “pericolosa”? Ci sono responsabilità per il crollo del Ponte e altri disservizi? Bene, partendo da questo principio, lo Stato avrebbe dovuto imporre il cambiamento della gestione. Invece, abbiamo scoperto che la priorità era un’altra: ci si è concentrati  sulla proprietà». Non fa una piega. Il governo aveva tutti gli strumenti tecnici e legali per agire sull’amministrazione senza accollarsi i costi dell’acquisto e della gestione. E tutto ciò accade in una fase pre-giuridica, quando cioè, non è ancora stata fatta chiarezza relativamente ad eventuali responsabilità civili, penali e amministrative. «Aspi non era soggetta al controllo del ministero dei Trasporti, quanto a manutenzione? Ha prodotto documentazione ingannevole? Sono tutte cose che vanno chiarite nelle sedi opportune».

Secondo Stagnaro, anche considerando i soli investimenti non ricorrenti, i soldi destinati all’acquisto di Autostrade potevano essere utilizzati meglio. «Ci sono due grandi ambiti, la Sanità e la Scuola, meritevoli di assoluta attenzione. Anche perché entrambi vanno riorganizzati in funzione anti-Covid19, per renderli più resilienti al verificarsi di disgrazie improvvise». Ma poi, è normale che il Paese che ha spezzettato e venduto l’Iri, il sesto conglomerato industriale del mondo, ad un prezzo di assoluto favore (attuali 17 miliardi di euro) e quasi tutto l’imponente sistema industriale-imprenditoriale-bancario  pubblico, che trenta anni fa garantiva un quarto del Pil, alla cifra commovente di 50 miliardi di euro, tiri fuori 4 o 5 miliardi per ricomprare Autostrade? Viviamo nello stesso Paese che negli anni Novanta e nei primi del nuovo secolo ha svenduto se stesso intonando il peana «dagli al boiardo di Stato»?

Secondo il noto economista, storico e accademico torinese Giulio Sapelli, peraltro, la soluzione è destinata a generare gravi ripercussioni all’estero. «Una cosa tristissima: si immaginino le conseguenze sul piano internazionale. Sembrerà a tutti una sorta di esproprio, l’intervento dello Stato. L’effetto più immediato, sarà quello di terrorizzare gli investitori globali e le multinazionali, che già faticano a mettere piede in Italia. Molti esultano, ma in realtà è una catastrofe. Non sembra il comportamento tipico di uno Stato europeo o occidentale, piuttosto quello del Venezuela di Nicolás Maduro. Io non credo che azioni di questo genere abbiano mai portato bene ad un Paese. Tendono ad isolarlo».

Ma allora, perché si è proceduto in questo modo? Stagnaro non ha dubbi: «La quadra dell’altra notte ha un significato politico, quello di colpire i Benetton per far vedere che si è fatta giustizia; e uno ideologico: per i pentastellati le infrastrutture vanno gestite da un soggetto pubblico». E poi, la maggioranza è risicata, e non è da escludere che prima o poi si torni alle urne. Ecco che forze di lotta e di governo – ossessionate dall’auto-rappresentazione del nuovo, e dall’idea della differenziazione dal contesto politico sulla scorta di promesse radicali – sono costrette, magari anche controvoglia, ad indossare la panoplia cerimoniale e a fare mostra di sé sulla scena mediatica. Lo scontro con la realtà non è mai semplice. Talvolta, è razionale tornare indietro, rispetto ad impegni infantili o irrealizzabili: si pensi al referendum sull’euro, alla Tav, al Tap, alla cancellazione dell’immunità parlamentare, al premier scelto dal popolo, ai vaccini, alle dimissioni immediate per gli indagati, e a tante altre parole date e non mantenute. «L’Ilva? Chiude domani». E poi, dopo tutto quello che è successo, un palchetto condiviso dal premier e dai Benetton all’inaugurazione del nuovo Ponte Morandi – che si terrà tra due settimane – sarebbe stata una fatale concessione al realismo politico che i fan di Grillo non avrebbero gradito. Niente di nuovo sotto il sole, si dirà. Cose che sono sempre accadute, e che accadranno di nuovo. Forse però i soldi dello Stato, anche in vista del più ingente indebitamento del Paese dai tempi del secondo conflitto mondiale, potevano essere spesi con più cautela.














Articolo precedenteRetailer: la situazione post-covid secondo D-Link
Articolo successivoSapelli: sull’affaire Autostrade-Benetton Giuseppe Conte ha fatto una catastrofe






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui