Pnrr: lavoriamo per una visione organica del sistema industriale, dalle filiere al trasferimento tecnologico

di Luca Manuelli* ♦︎ Un articolo del Presidente del Cluster Fabbrica Intelligente esamina tutto il lavoro di fine tuning ancora necessario per il Piano, e che probabilmente richiederà una cabina di regia. Anche perché i giochi non finiscono certo a Bruxelles, e dopo ci sarà ancora molto lavoro. Comunque, il Governo Draghi viene ritenuto eccellente per essere arrivato in tempo, presentandosi autorevolmente. E il piano nel complesso è promosso

Finalmente ci siamo. Dopo l’esame delle Camere, il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è ormai pronto per il passaggio a Bruxelles. Come è noto, i contenuti sono più robusti delle attese: 222,1 miliardi, frutto della somma tra i 191,5 miliardi finanziati dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza – strumento chiave del Next Generation Eu – e i 30,6 miliardi del Fondo complementare finanziato dallo scostamento di bilancio. A fronte di questa maggiore dotazione, è da segnalare che sono state ridotte di oltre quattro miliardi quelle relative al Piano Transizione 4.0, che passa da oltre 18 a 13,97 miliardi.

Nel testo i si legge che «il Piano Transizione 4.0, dal valore di circa 14 miliardi di euro, di cui almeno il 10 per cento destinato a incentivare l’acquisto di beni intangibili innovativi quali i servizi di cloud computing e big data analytics; lo stanziamento di 750 milioni di euro di contributi a sostegno di progetti industriali ad alto contenuto tecnologico, tra i quali ricade la produzione di semiconduttori; e la migrazione al cloud delle pubbliche amministrazioni centrali e locali stimolerà lo sviluppo di un ecosistema di servizi basati sul “cloud”, accelerando così lo sviluppo dell’offerta italiana».







Un plauso al Governo di Mario Draghi che ha centrato in pieno i fondamentali obiettivi di arrivare in tempo e di presentarsi in modo autorevole di fronte all’Unione Europea e agli altri Stati membri grazie anche alla declinazione del consistente piano di Riforme a supporto del Piano fortemente raccomandato dalla UE. A noi che abbiamo fatto della Fabbrica Intelligente la nostra ragion d’essere non può non dispiacere la riduzione di quattro miliardi del budget del Piano Transizione 4.0, ma si tratta comunque di un piano efficace e risorse integrative potranno aggiungersi in corso d’opera, anche con fondi dello Stato o delle Regioni. Non va dimenticato, infatti, che il cammino di Ripresa e Resilienza non si ferma certo a Bruxelles, anzi. Il piano entrerà nel vivo nella fase di attuazione, che è ancora da definire e che comporta un fine tuning.

Non è solo una questione di fondi. Occorre mettere a fuoco meglio la qualità delle risorse che devono entrare in campo, e gli obiettivi da raggiungere. Manca ancora una visione organica dell’impatto che il Piano indirizzerà a beneficio del complessivo sistema industriale, che non è certo fatta di singole realtà che comprano strumenti interconnessi e li fanno funzionare una per una. È invece un organismo complesso, fatto di tanti collegamenti, paragonabile per molti aspetti a un corpo umano. E per farlo crescere robusto occorre una visione olistica, che ancora manca. Ci sono almeno quattro aspetti da mettere ancora a fuoco bene: collegamento degli obiettivi, filiere industriali, ruolo degli enti di trasferimento tecnologico, digitalizzazione della pubblica amministrazione in rapporto ai benefici attesi dalle aziende. Implementazione e affinamento a nostro avviso potrebbero richiedere una cabina di regia oltre ad una cinghia di trasmissione che faciliti il collegamento tra i diversi obiettivi e la relativa implementazione. In questo contesto, il Cluster Fabbrica Intelligente (CFI) potrebbe fare la sua parte. Infatti è l’unico tavolo al quale siedono tutti i portatori di interesse che mettono a disposizione i migliori esperti delle varie tecnologie facenti parte dei gruppi tematici tecnico-scientifici che mettono a punto la Roadmap dell’Innovazione Tecnologica del Manifatturiero Avanzato: istituzioni regionali, università ed enti di ricerca, grandi aziende e PMI, player tecnologici  ed associazioni.

La quantità di risorse messe in campo per rilanciare la crescita, gli investimenti e le riforme ammonta a 750 miliardi di euro, dei quali oltre la metà, 390 miliardi, è costituita da sovvenzioni. Le risorse destinate al Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF), la componente più rilevante del programma, sono reperite attraverso l’emissione di titoli obbligazionari dell’UE, facendo leva sull’innalzamento del tetto alle Risorse Proprie. Queste emissioni si uniscono a quelle già in corso da settembre 2020 per finanziare il programma di “sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza” (Support to Mitigate Unemployment Risks in an Emergency – SURE)

 

Collegamento degli obiettivi

Il premier Mario Draghi

I vari obiettivi devono essere collegati fra di loro nell’ambito, come si diceva, di una indispensabile visione olistica dell’impresa e della crescita economica. Due esempi. Nel piano il tema del 5G è affrontato prevalentemente dal punto di vista infrastrutturale delle reti di comunicazione. Ma il 5G è intimamente connesso alla realizzazione di applicazione su tutti i processi della fabbrica intelligente, connessione che per ora non emerge dal piano. Secondo esempio: un altro collegamento importante da fare, e che per ora non emerge completamente dal piano, è quello fra la transizione ambientale e quella digitale.

Nella visione del CFIProdurre un Paese Resiliente e Sostenibile”, la sostenibilità industriale copre aree quali il risparmio energetico nelle fasi di produzione; l’ispezione e caratterizzazione dei materiali di ritorno per il riuso; il riciclo ad elevata qualità, per ottenere materie prime-seconde e per il recupero e riuso dei materiali; le tecnologie innovative di smaltimento, disassemblaggio e remanufacturing. Per abilitare la piena applicazione nel settore manifatturiero di tali ambiti di innovazione assume un particolare rilievo l’uso di tecnologie che vanno dal cloud al machine learning, dai digital twin alla generazione, analisi e gestione dei big data tramite piattaforme IoT..

 

Filiere industriali

È ancora necessario lavorare sul tema delle filiere, che rappresentano l’ossatura portante del tessuto produttivo italiano. L’Italia è il quinto Paese al mondo (secondo in Europa dietro alla Germania) per surplus commerciale, esclusa l’energia, e dei 90 miliardi di surplus, ben 79 miliardi arrivano dall’export dei distretti, che sono organizzati intorno ad imprese capofila. Ci sono imprese leader in grado di interfacciarsi con i mercati esteri dialogano con imprese terziste che operano a stretto contatto sul territorio. «Per decenni si è assistito al persistere di un vantaggio competitivo delle aree distrettuali sulle aree non distrettuali», si legge nel recentissimo rapporto di Intesa Sanpaolo sui distretti industriali, «derivante proprio dai legami di collaborazione ravvicinata tra le imprese».

Il tema è rilevante in sé stesso, ma anche in riferimento alla Transizione 4.0, che può avvenire solo con un coinvolgimento delle filiere, che ancora non è stato messo a fuoco. Le piccole e medie aziende non comprano macchinari intelligenti senza soluzioni che possano permettere loro di usarli. E perché ciò avvenga, occorre un coinvolgimento di tutta la loro filiera, a partire dalle aziende capofila. L’industria italiana, per progredire, ha bisogno di piattaforme aperte, che si formano nel contesto delle filiere. Favorire il progresso di queste ultime può portare alla formazione delle prime. Si tratta di far dialogare software e applicativi diversi in contesti di network fra aziende, anche per dar vita a soluzioni condivise.

La Componente 2 della Missione 1 ha l’obiettivo di rafforzare la competitività del sistema produttivo rafforzandone il tasso di digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione attraverso una serie di interventi tra loro
complementari

Ruolo degli enti di trasferimento tecnologico: Dih, Competence Center, Cluster

Le nuove tecnologie che abilitano la digitalizzazione e l’economia circolare devono essere trasmesse e metabolizzate dalle centinaia di migliaia di piccole aziende italiane attraverso lo sviluppo di tecnologie e competenze idonee. In questo scenario, un ruolo chiave viene svolto dall’ecosistema dei competence center, digital innovation hub e cluster tecnologici legati a temi che vanno dall’aerospazio ai trasporti, dall’energia alla fabbrica intelligente e alle biotecnologie che si stanno evolvendo nella logica degli European Digital Innovation Hub (EDIH). Uno stretto raccordo tra i diversi ambiti di ricerca ed innovazione tecnologica nel settore industriale indirizzati dal Piano può costituire una leva fondamentale per garantire tale contributo in logica di sistema.

Tra le principali iniziative del Cluster, la definizione della Roadmap, processo strategico per indirizzare la trasformazione digitale dell’industria italiana, individuando le principali necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico e traiettorie di sviluppo. Attualmente, sette Gruppi Tematico Tecnico Scientifici (GTTS) formati da esperti, docenti universitari e soci del cluster sono impegnati nella redazione della nuova Roadmap

Digitalizzazione della pubblica amministrazione e aziende

Il piano prevede una grande attenzione alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, tema vitale per la qualità della vita dei cittadini. Sul piatto ci sono 1,67 miliardi tra fondi Pnrr e fondi strutturali suddivisi lungo le tre direttrici della riforma: accesso (reclutamento), buona amministrazione (semplificazioni e digitalizzazione) e competenze (profili, carriere e formazione). L’Abc per ripartire. La qualità del rapporto dei cittadini con la PA è fondamentale, certo. Ma non va dimenticato il tema del rapporto fra imprese e PA, che deve passare attraverso vie digitali e semplificate, da sviluppare contestualmente al processo di digitalizzazione delle aziende stesse e che permette, unitamente alla realizzazione delle Riforme che accompagnano il Piano, di rilanciare ulteriormente la competitività del nostro Paese e la capacità di attrarre investimenti dall’estero.

*Luca Manuelli è presidente del Cluster Fabbrica Intelligente, ceo di Ansaldo Nucleare e cdo di Ansaldo Energia














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